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Montalto di Castro ed il nucleare “impossibile” – Le ragioni tecniche di Giorgio Nebbia e Paolo D’Arpini

Ante scriptum

Riguardo all’ipotesi d’istallazione di un impianto nucleare a Montalto di Castro vorrei aggiungere, alle ragioni sollevate dal prof. Giorgio Nebbia (vedi più sotto), anche un paio di motivazioni “sociologiche” e “naturalistiche”.

a) La vicinanza con Roma, la capitale d’Italia, creerebbe un target molto interessante per il terrorismo internazionale. Con una bombetta da poco piazzata nell’ipotetica nuova centrale, si metterebbe a rischio la sopravvivenza di milioni di persone. Inoltre la vicinanza del Vaticano é una ulteriore ragione per l’aumento del rischio attentati, soprattutto oggi che la “guerra religiosa” fra islam e cristianesimo sta subendo un’impennata paurosa (vedi i continui eccidi in Africa ed in Asia, etc.).

b) Il raffreddamento tecnico dell’impianto che dovrebbe essere effettuato utilizzando le acque del Tirreno, porterebbe ad un eccessiva riscaldamento del biosistema costale, con conseguente sconvolgimento e distruzione della vita acquatica (pesci ed alghe).

c) La contemporanea presenza nell’area di Montalto di Castro e Civitavecchia di due preesistenti enormi impianti di produzione elettrica, di cui uno a carbone, i quali già sono fonte di un tremendo inquinamento dell’aria, della terra e dell’acqua,  sommandovi l’eventuale impianto nucleare (alcune fonti parlano di due nuovi impianti che andrebbero forse a sostituire quelli a policombustibile) l’equilibrio bio-sistemico già precario collasserebbe definitivamente, creando un deserto su tutta la costa tirrenica: Lazio, Toscana  sino alla Campania.  

Paolo D’Arpini

………..

A mio modesto parere un aspetto importante delle improponibilità del nucleare in Italia sta nella impossibilità di trovare una localizzazione accettabile ai sensi delle norme di sicurezza.

Un problema di geografia e geologia, quindi, una revisione critica dei caratteri dei “siti” proposti in passato per la localizzione sia delle centrali, sia dei depositi di scorie, alla luce dei vincoli indicati dal comma 1, articolo 8, del decreto legislativo 22-12-2009 pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 55 del 08-03-2010, in relazione a:

“a) popolazione e fattori socio-economici;

b) idrologia e risorse idriche;

c) fattori meteorologici;

d) biodiversità;

e) geofisica e geologia;

f) valore paesaggistico;

g) valore architettonico-storico;

h) accessibilità;

i) sismo-tettonica;

l) distanza da aree abitate e da infrastrutture di trasporto;

m) strategicità dell’area per il sistema energetico e caratteristiche della rete elettrica;

n) rischi potenziali indotti da attività umane nel territorio circostante.”

Negli anni settanta e ottanta fu possibile sventare varie localizzazioni proprio mostrando la inadeguatezza dei caratteri geografici e geologici dei siti proposti (Puglia, Molise, Mantovano), andando a spiegare, paese per paese, che di lì passava una strada, che lì vicino c’era una fabbrica a rischio o un deposito militare, che si trattava di una golena, che la zona era esposta a frane, che non c’era sufficiente acqua di raffreddamento, eccetera. Nelle fondazioni della stessa centrale di Caorso, nella zona golenale del Po, ci sono sempre state infiltrazioni di acqua del fiume. Lo stesso sito di Montalto è a pochi chilometri dalla statale Aurelia e dalla linea ferroviaria che collega il centro-sud con Genova, Torino, la Francia, percorsa dal traffico passeggeri e merci, anche pericolose.

Giorgio Nebbia

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Altri articoli sul nucleare:

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Corrispondenza d’intenti fra Paolo D’Arpini e Marzia Marzoli

Marzia Marzoli, la solitaria ed appassionata outsider di Tarquinia, che ha partecipato alla recente competizione elettorale per le amministrative del Lazio con la Rete dei Cittadini, non demorde dalla sua battaglia ecologista. La sinergia che spontaneamente è sorta fra noi del Circolo Vegetariano VV.TT. e Marzia Marzoli è logica e consequenziale: le battaglie che portiamo avanti sono sostanzialmente le stesse. Infatti ripetutamente ci siamo occupati delle centrali di Civitavecchia e Montalto di Castro, della nuova arteria Livorno Civitavecchia, della lotta al nucleare, dell’inquinamento da eccessivo uso di pesticidi in agricoltura.. e, recentemente, Marzia aveva anche aderito alla nostra campagna per il vegetarismo… Perciò la collaborazione fra noi non è mai venuta meno anzi si sta consolidando vieppiù. A riprova di ciò di seguito accludo una missiva di Marzia sulla situazione alla centrale di Civitavecchia, anche in seguito del mortale incidente occorsovi ed alle recenti disposizioni sull’utilizzo dei moduli più inquinanti.   Paolo D’Arpini 

…………… lettere inviate da Marzia Marzoli:

“Caro Paolo, ti vorrei tenere informato sulle vicende che riguardano Civitavecchia e il carbone…. Ieri (giovedì) siamo stati al ministero all’ambiente per la conferenza dei servizi sull’AIA di Torrevaldaliga sud che vorrebbero mandare anche questa a carbone….. hai capito bene altri 1000 MW a carbone oltre Torrevaldaliga nord. Al ministero non ci vanno i sindaci del comprensorio per difendere la nostra terra e la nostra aria… ci andiamo da soli… perché con le compensazioni in denaro tutti sono senza motivazioni… non ti nascondo che mi vergogno di avere tali sindaci… Per Sergio Capitani abbiamo fatto un post per lui sul  www.nocoketarquinia.splinder.com -”

“Caro Paolo, incredibile ma vero, ti racconto una buona nuova…. da Civitavecchia. La conferenza dei servizi della commissione ipps sull’AIA di TVS è stata una sorpresa…… hanno recepito le nostre osservazioni sul quarto gruppo policombustibile, decidendo, audite audite, la dismissione del quarto gruppo… e tutto in linea con la volontà del consiglio comunale di Civitavecchia che  aveva deliberato la stessa cosa… non entro nel tecnico ma è una buona notizia…. Per chi non lo sapesse TVN è la centrale di ENEL SPA a carbone da quasi 2000 MW di inquinamento la sua ciminiera è enorme e alta 250 metri… TVS è la centrale attaccata a TVN di TIRRENO POWER con tre gruppi turbogas e tre ciminiere alte 90 metri e il quarto gruppo policombustibile (GAS-OLIO) e alta 120 metri. Il quarto gruppo era molto inquinante ed era stata disposta la dismissione….di notte il cielo diventava rosa e giallo per le emissioni di zolfo contenuti nell’olio. Una bella vittoria… chi la dura la vince!”

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Elezioni Regionali Lazio 2010 – Argomenti in discussione: Autostrada Livorno Civitavecchia…. – Quando le arterie dividono invece che unire

Uno degli argomenti in discussione fra i vari schieramenti  in competizione,  nelle imminenti  Elezioni Regionali Lazio di  marzo 2010, è  il completamento dell’autostrada Livorno – Civitavecchia.  La costruzione di questa  autostrada  è già stata iniziata da tempo  ma, un po’ come sta succedendo in Val Susa con la TAV,  la sua ultimazione è  di là da venire. Un po’ per ragioni politiche ma soprattutto per motivi economici, visto che gli interessi sul suo tracciato sono diversi e le forze in campo premono verso direzioni opposte.  C’è poi la motivazione ecologista e sociale che considera questa opera un freno  allo sviluppo autonomo del territorio ed un impedimento alla interconnessione bioregionale.

Le strade nella civiltà degli Etruschi avevano lo scopo di collegare in un reticolo, seguendo le vie naturali di comunicazione, il territorio circostante. Poi i Romani affermarono l’importanza delle strade come trait d’union fra luoghi distanti, seguendo tracciati veloci e diretti, trascurando cioè il territorio circostante.   Ancora oggi nella Tuscia si combatte per seguire uno o l’altro metodo di contatto.  Ogni qualvolta che si vuole costruire una superstrada od autostrada immediatamente sorge una protesta locale, nella consapevolezza che in tal modo il territorio viene “tagliato” con una ferita  dolorosa per l’organismo della comunità,  la biografia comunitaria peggiora e si drammatizza la qualità della vita ed il senso della collettività. 

Un esempio viene dal progettato completamento dell’autostrada litoranea tirrenica da Livorno a Civitavecchia. Una fettuccia che -secondo la Rete dei Cittadini Liberi-  creerebbe un distacco fra la costa e l’entroterra e invece –secondo i fautori di centro, destra e sinistra- aiuterebbe i commerci ed il turismo (di massa). Certo si tratterebbe di un turismo veloce ed i commerci sarebbero limitati alle grandi distribuzioni ma in questi momenti di crisi ci si arrabatta con tutto, pur di agitare le acque della ripresa economica. Insomma si vuole ravvivare il morto…. Ed in effetti  nel momento storico in cui viviamo è possibile e necessario “mantenere in vita” il corpo in catalessi, altrimenti tutto crolla e buonanotte al secchio! Questa società viene gestita dai poteri del mantenimento dello status quo o dell’imbellettamento del marcio (come ne medioevo si usava profumare il corpo senza mai lavarlo).

Ovviamente il destino dell’autostrada è collegato anche al futuro delle Centrali di Montalto  di Castro e Civitavecchia. Se ad esempio dovesse passare l’ipotesi di nuclearizzazione…. l’opera autostradale diverrebbe necessaria, per ovvie ragioni logistiche. Ed in questo caso scopriamo che il “piano” autostradale ed il nuovo impianto ad uranio viaggiano di pari passo, ovvero  si completano l’un  l’altro.  La più alta miscela di veleni in Europa (e forse nel mondo)!

Ed in questo caso… Speriamo che sulle etichette dei prodotti alimentari, possa bastare l’indicazione Made in Italy,   mi scriveva Nazareno Reda,  perché se fossimo costretti a mettere “Made in Italy: zona di produzione  Maremma Tuscia”, i consumatori di tutto il mondo, sempre più attenti a certe tematiche, i nostri peperoni, oli extra/vergine, meloni, asparagi, carciofi, finocchi, pomodori, ceci del solco dritto, lenticchie di Onano, vini,   li farebbero mangiare/bere soltanto a noi viterbesi.  Meglio il Made in China… meno inquinato 

Paolo D’Arpini

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“Montalto di Castro: …a volte ritornano…” – In Italia si apre la stagione dei conflitti, dove mettere le centrali nucleari e le scorie radioattive…?

Già ho espresso il mio parere in merito al ritorno del nucleare a Montalto di Castro…

http://www.circolovegetarianocalcata.it/2010/02/10/italia-nucleare-in-arrivo-lazio-con-montalto-di-castro-in-pole-position-ma-qualcuno-a-roma-in-segreto-rema-contro%e2%80%a6-e-sapete-chi-e/

Ma credo che stavolta Silvio Berlusconi troverà  tante difficoltà ad utilizzare quel sito, a cominciare dai segreti diktat del Vaticano che non vuole alle porte di Roma una bomba ad orologeria, sino alle indicazioni dei Servizi che vedono una centrale nucleare  vicina alla capitale come un possibile target del terrorismo internazionale.  Quindi il sito che sarebbe il più “logico”, essendoci già una struttura pronta che sta lì in attesa da tempo per “tornare in uso”, in realtà diventa il  posto meno indicato per installarvi uno dei nuovi impianti ad uranio.  Perciò le scelte governative si restringono –giocoforza- alle regioni meridionali o più periferiche:  Termini Imerese, Puglia, Caorso…?

Intanto vediamo che in prossimità delle prossime amministrative di marzo, tutti i candidati governatori sia di destra che di sinistra, affermano di essere contrari all’installazione di impianti nucleari… e  lo fanno con varie motivazioni…

Ad esempio la Polverini (Renata), aspirante presidente del Lazio per il PDL, afferma di essere d’accordo con le scelte governative sul nucleare ma di  ritenere che il Lazio non abbisogni di nuove centrali, essendoci già Montalto di Castro e Civitavecchia (funzionanti a poli-combustibile e carbone e che tra l’altro assieme sono il polo energetico più potente d’Europa). Certo questa affermazione sembra un po’ strumentale… si capisce che il nucleare farebbe perdere voti… ed allora perché il governo insiste su tale scelta scellerata? Semplice…  questo governo ha bisogno di creare movimento economico e la costruzione di nuovi impianti metterebbe in moto tutta una serie di industrie…(diciamo anche mafie) e poco importa che il risultato finale, dal punto di vista della produzione energetica,  sarebbe “nihil” in quanto già si sa che l’uranio sta per finire (come il petrolio) e che inoltre  non sapremmo dove sistemare le scorie radioattive (avendo anche gli USA posto un diniego..).  Quel movimento economico  attivato dal governo sarebbe sterile e  di breve durata e lascerebbe una scia di macerie e distruzioni tale da sancire la definitiva bancarotta dell’Italia.

Le stesse risorse economiche  investite inutilmente sul nucleare potrebbero creare una rete infrastrutturale efficiente per la produzione energetica pulita e per il riciclaggio delle materie prime di scarto (i famosi RSU che ora finiscono negli inceneritori o nelle discariche, invece di creare ricchezza e lavoro per una vera ripresa  sociale, economica ed ecologica..).  Ma questo governo è cieco e sordo,  questo governo non è un governo ma una lobby affaristica privata.  

Ma:  “La verità prima o poi viene a galla…” (Saul Arpino)

Paolo D’Arpini

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http://www.circolovegetarianocalcata.it/?s=uranio

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Passo ora ad un intervento “tecnico” ricevuto da Giorgio Nebbia sullo stesso tema:

Il decreto governativo che avvia (vorrebbe avviare) la costruzione delle quattro centrali nucleari che tanto stanno a cuore al potere economico e finanziario, è destinato ad innescare una lunga stagione di conflitti, simili a quelli che negli anni settanta e ottanta hanno affossato l’altro programma nucleare del governo di allora.

Tanto per cominciare il governo dovrebbe trovare qualche posto, forse un paio di posti, in cui mettere le centrali e in Italia non c’è nessun luogo adatto, sulla base dei parametri che il decreto dice che dovranno essere presi in considerazione.

Un luogo che abbia a disposizione grandi quantità di acqua di raffreddamento delle turbine, in cui non venga alterata la biodiversità, in condizioni geologiche e geofisiche in grado di sostenere l’impatto di grandi strutture come quelle delle centrali nucleari con reattori del tipo EPR3, di progetto e costruzione francese; un luogo in cui non esistano rilevanti presenze paesaggistiche e storico-architettoni che, di facile accessibilità, distante da aree abitate e da infrastrutture di trasporti, in cui sia accessibile il collegamento alla rete elettrica nazionale e lontano da rischi potenziali di attività umane.

Un insediamento nel sito di cui si parla maggiormente, quello di Montalto di Castro, accanto alla centrale termoelettrica a carbone da 2400 megawatt, potrebbe usare per il raffreddamento l’acqua del mare in cui peraltro già arrivano le acque calde rigettate dalla centrale a carbone, ma il sito è a ridosso della linea ferroviaria e della statale Aurelia, le due grandi vie di comunicazione che collegano il Sud d’Italia con il Nord e la Francia; l’aria di Montalto è già inquinata dai fumi del carbone e tutto intorno sono sorti insediamenti turistici. Nei mesi scorsi il governo, come cortina fumogena, ha fatto mettere in circolazione vari nomi di altre località in cui potrebbero essere insediate le centrali, da Termini Imerese, al delta del Po, dalla Puglia al Molise a Caorso, dove, nella golena del Po, giace la vecchia centrale nucleare abbandonata. Un attento esame mostra che nessun luogo in Italia è adatto come sito per una centrale nucleare secondo le norme di sicurezza internazionali. Il governo, che con un’altra legge ha deciso di insediare le centrali nucleari scavalcando gli enti locali, cercherà forse di utilizzare terre demaniali o militarizzate, ma anche così, per far passare il milione di tonnellate di cemento, acciaio, macchinari, cariche di combustibile nucleare e cantieri, finirebbe per scontarsi con vincoli territoriali e diritti umani. E i diritti umani non saranno facilmente soffocati neanche con l’intervento delle forze armate.

Ancora peggiore è la situazione per quanto riguarda la sistemazione dei residui delle attività nucleari, dei materiali altamente radioattivi già accumulati durante la prima sciagurata avventura nucleare italiana e di quelli che nuove centrali produrrebbero in continuazione e per decenni in futuro. Da decenni in tutto il mondo i vari paesi cercano una sepoltura sicura per le scorie radioattive che debbono essere tenute lontano dalle acque e da qualsiasi forma di vita, in cimiteri che dovrebbero essere sicuri e inaccessibili per migliaia e diecine di migliaia di anni. Proprio di recente le due più “favorite” proposte di depositi sotterranei di scorie nucleari, quella nella montagna di Yucca Mountain nel Nevada, negli Stati Uniti, e quella nei giacimenti sotterranei di sale di Gorleben in Germania, sono state abbandonate dai rispettivi governi perché considerate inaffidabili. E così i milioni di tonnellate di scorie radioattive restano sparse nel mondo, in Inghilterra, e negli Stati Uniti, in Francia e Giappone, in Russia e Cina — e in Italia, una condanna per le generazioni future che dovranno fare la guardia a questi depositi per tempi lunghissimi; quando saranno passati tanti secoli quanti quelli che ci separano dai tempi dei Faraoni, molte scorie radioattive, prodotte dalle attività militari e dalle centrali commerciali nel mondo, avranno ancora il 70 percento della radioattività odierna. E in queste condizioni volete continuare a moltiplicare le centrali nucleari e proprio in Italia e proprio quando altri paesi nucleari si stanno disimpegnando dall’avventura in cui si sono impantanati anni fa ?

Le società industriali e quelle che si stanno avviando sulla via della modernità avranno bisogno di energia, ma per fare che cosa ? di elettricità per far funzionare quali macchine e dispositivi ? per produrre quali merci ? Per motivi ecologici e geopolitica è certo necessario utilizzare di meno le fonti combustibili fossili: carbone, petrolio, gas naturale; la soluzione però deve essere cercata non certo nell’energia nucleare, ma nella revisione dei cicli produttivi e dei consumi, nell’uso delle fonti di energia rinnovabili tutte derivate, direttamente e indirettamente, dal Sole: l’unico reattore nucleare accettabile, alla distanza di sicurezza di 150 milioni di chilometri, che trattiene al suo interno le sue scorie radioattive e che funziona senza incidenti inviandoci tutta l’energia ci cui abbiamo bisogno per sempre. L’enorme quantità di soldi che dovrebbero essere investiti in un programma di centrali nucleari consentirebbe, in alternativa, reali progressi nell’utilizzazione delle fonti energetiche rinnovabili che assicurano, loro sì, lavoro, ed energia pulita disponibili ogni anno, indipendenti dalle importazioni di materie o di tecnologie. Le centrali nucleari appaiono così il volto più vistoso della megamacchina di cui parlava Lewis Mumford nel 1970, la struttura tecnologica con cui il potere economico manifesta la sua violenza contro le popolazioni e l’ambiente.

Giorgio Nebbia

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“Orte e Magliano Sabina dicono NO alla sconcia proposta di Silvio Berlusconi” – Lettera di protesta dei bioregionalisti della Tuscia e della Sabina per contrastare il progetto di centrale nucleare nel loro territorio

“Il governo “straniero”  berlusconico,  occupante la nostra terra,  progetta una nuova centrale nucleare al confine fra Sabina e Tuscia: tra Orte e Magliano Sabina…  e noi diciamo:  NO!”

Apprendiamo che fra i luoghi papabili per una nuova centrale nuclare il governo berlusconico sta individuando un sito a cavallo tra Sabina e Tuscia. Il posto è tra il territorio di Orte e Magliano Sabina.

I bioregionalisti dell’alto Lazio si ribellano a questa proposta sconcia,  inquinatrice e schiavista.

L’alto Lazio ha già dato con le centrali di Montalto di Castro (a carbone e policombustibile) e di Civitavecchia (policombustibile). L’alto Lazio non è terra di frontiera dove installare ogni struttura infestante e degradante che fa comodo agli affaristi di governo. Faremo sentire la nostra voce potente contro questi progetti devastanti  del  potere besrlusconico (una potenza straniera occupante  gli apparati  dello Stato).

Intanto invitiamo   Emma Bonino, visto  che l’altra candidata alle regionali del Lazio è  sicuramente  prona al volere berlusconico, di prendere chiara posizione in merito ed altrettanto chiediamo al segretario regionale del PD, Alessandro Mazzoli.

In tal senso  scrive l’amico bioregionalista  Gianfranco Paris (a proposito dell’ubicazione delle nuove centrali): “Cose scellerate! Io sarò candidato alle regionali nella lista  reatina di Emma Bonino. Combatterò a tutta forza. Bisogna sconfiggere questi scellerati. Un abbraccio. 

SEGUE IL COMUNICATO DEGLI AMICI RADICALI: “Il segretario regionale del PD Mazzoli interroga la Polverini sulla ipotesi di costruzione di due centrali nucleari nel Lazio, l’una a Montalto di Castro, e l’altra – e questa è una novità – non a Borgo Sabotino (LT) ma tra Orte e Magliano, il che “rappresenta una gravissima minaccia per la provincia di Viterbo e per tutta la regione”.

Come si sa, i radicali sono storicamente antinucleari per ragioni di sicurezza ambientale, anche se in questa fase all’intero piano nucleare del governo fanno una opposizione basata su un discorso costi/benefici, che non dia il fianco al governo per una contrapposizione ideologica.

Tuttavia, la sicurezza è ancora un tema, e dislocare due centrali nucleari ai margini di una stessa provincia, siamo d’accordo con Mazzoli, è scellerato. Ma il viterbese Mazzoli, non dimentichi la provincia di Rieti, a cui margini (o dentro?) questa nuova centrale dovrebbe nascere.

Marco Giordani, segretario Sabina Radicale – Rispondi a: sabinaradicale@googlegroups.com -

Paolo D’Arpini – Circolo Vegetariano VV.TT. di Calcata 

Referente per la Tuscia della Rete Bioregionale Italiana

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