Lettere di protesta per lo squallido sonica rave party di Monte Gelato – 8 agosto 2009 Coordinamento del Comitato Spontaneo “Mai più rave nella Valle del Treja”

Ho ricevuto diverse lettere da persone offese dal rave pary di Monte Gelato, anche di una persona che abita sopra Monte Gelato. Ieri pomeriggio (4 agosto 2009) Calcata era invasa da orde di reduci dal “concerto” diabolico e da alcuni che ho incrociato per strada ho sentito che facevano commenti sarcastici sul Circolo vegetariano, evidentemente avevano saputo della nostra protesta. Il fatto poi che alcuni “commercianti” di Calcata si siano dichiarati favorevoli a questa iniziativa ed il fatto che chi ci ha guadagnato sopra vorrà sicuramente riprovarci mi ha convinto della necessità di creare un coordinamento di coloro che sono contrari a tali nefendezze.Ho fissato l’appuntamento, qui al Circolo VV.TT. per le h. 12 di sabato 8 agosto 2009, mangiamo assieme e discutiamo il da farsi, ognuno porti qualcosa di vegetariano.

Intanto leggetevi alcune delle corrispondenze intercorse:

“Ho letto, signor D’Arpini, i suoi commenti sul rave di Monte Gelato dove io abito, avevo in tutti i modi tentato di fermare il disastro annunciato anche con diffide al Parco, al Comune alla Procura di Tivoli competente, nonchè al Prefetto di Roma, ma nessuno ha fatto nulla. Mi accingo a procedere nei confronti dell’amministrazione di Mazzano Romano. Se avesse dell’altro materiale sui disagi subiti da persone e cose Le sarei grato se potesse inviarmelo. Saluti F. F.”

“…avevo letto questa mattina la lettera di Paolo D’Arpini. Non sapevo niente di questo rave party. Certo che l’hanno fatta grossa! Beppe”.

“…secondo me chi l’ha fatta più grossa di tutti è proprio chi avrebbe dovuto vigilare a che una cosa del genere non succedesse, ovvero i responsabili del parco e i sindaci dei municipi coinvolti, nonché le forze dell’ordine locali! In genere le forze dell’ordine si limitano in casi di questo tipo a vigilare a distanza e a intervenire solo per emergenze sanitarie che eventualmente si verifichino, perché a tutti gli effetti un rave party funziona come una festa privata, dal momento che si svolge in un posto privato ( affittato o concesso dal proprietario per l’occasione). Poi chi partecipa naturalmente paga la roba che consuma – quando dico roba intendo proprio di tutto – e paga pure un tot a discrezione per le spese, quindi puoi capire che chi lo organizza non lo fa né gratuitamente né tantomeno per beneficenza…

Ma la cosa gravissima è che il Parco del Treia e delle cascate di Monte Gelato ricadono sotto la diretta responsabilità delle forze politiche locali, nonché delle forze dell’ ordine locali, perché come tutte le aree dichiarate di parco questo è un luogo pubblico, il cui proprietario è la collettività, compresi me e te per esempio, e soggetto a regole di uso che sono l’esatto contrario di un rave party di 4 giorni con 3500 persone… Come pure di un’adunata di 3500 scout con tende e bivacchi, o di 3500 suore in adorazione della madonna, anche se probabilmente le seconde sarebbero meno rumorose e forse meno distruttive per l’ambiente naturale.

Insomma nessuno, manco il presidente del parco, o della regione e nemmeno il ministro dell’ambiente può “concedere” a chicchessia l’uso di un bene pubblico per fini che non solo non sono pubblici ma sono anche di lucro privato! Per giunta dubito molto che uno qualunque degli organizzatori di eventi del genere abbia mai pagato un cent di tasse almeno alla SIAE, per non parlare del resto.

Insomma sarebbe il caso che la magistratura accertasse responsabilità e connivenze, magari sotto la spintarella di un po’ di cittadini che sono stati lesi nei loro diritti non solo alla tranquillità, ma soprattutto a non vedere ridotto a discoteca e bivacco brado un parco che appartiene anche a loro, che si sono battuti per anni per preservare e proteggere le bellezze e le preziose caratteristiche naturali proprio da chi voleva distruggerle per farne uso privato.

Penso che Accademia Kronos e il Circolo Vegetariano di Calcata, tanto per cominciare, saranno certamente in grado di aprire un contenzioso sulla questione, per cui invierò loro copia di questa nostra corrispondenza. Alba Montori”.

“Salve Paolo. Quello che hai raccontato sul rave party a Monte Gelato è un fatto importante e grave, soprattutto in considerazione del relativo interesse delle pubbliche amministrazioni a valutare le conseguenze di una manifestazione di questo genere al confine con un’area naturale protetta. Peraltro credo sia possibile procedere con una denuncia nel caso che il confine dell’area protetta coincida con quello – se esiste – della ZPS (Zona a Protezione Speciale) o del SIC (Sito di Importanza Comunitaria): in questo caso infatti è necessario procedere con una Valutazione di incidenza anche nel caso in cui l’evento si svolga al di fuori del perimetro dell’area protetta.

In ogni caso è opportuna una nota da indirizzare all’Assessorato Regionale all’Ambiente e all’ARP (Agenzia Regionale dei Parchi), quindi al Ministero dell’Ambiente. A presto …. tienimi al corrente. Umberto Cinalli”.

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Mia risposta cumulativa:

Invito di coordinamento degli oppositori al rave party di Monte Gelato – Affinché non si ripeta mai più!

Son contento che ci sia qualcuno saggio nel circondario.

Concordo perfettamente con quanto sin’ora espresso, l’unico particolare è che in effetti il Parco del Treja ha cercato di opporsi al misfatto ma il sindaco di Mazzano (sic) ha invece concesso il permesso, malgrado il parere negativo del Parco. Ho parlato con il direttore del Parco del Treja il quale mi ha detto che è stata fatta una denuncia alla Procura della Repubblica di Tivoli per i danni ambientali, io ho proposto di sottoscriverla e credo che dovremmo raccogliere firme in tal senso.

Anzi dovremmo cercare di formare un comitato ad hoc composto da abitanti della Valle ed ambientalisti che appoggiano la nostra battaglia.

Il mio telefono è 0761-587200 – Paolo D’Arpini

Notizie utili già pubblicate:

http://www.circolovegetarianocalcata.it/?s=rave+party+monte+gelato+2009

Per contattare il Parco del Treja: valle.treja@parchilazio.it  - 06-9049295

Attenzione – Soprattutto è importante che non si crei una scia ovvero che sulla base di questa prima autorizzazione ne seguano altre… (in effetti il comune di Mazzano è specialista in simili obbrobri) inoltre da poco è cambiato il comitato di gestione del Parco, e non si sa cosa pensino i nuovi gestori sulla tutela dell’ambiente… Il parco del Treja è uno dei pochissimi parchi del Lazio ad essere gestiti e diretti da un consorzio intercomunale, il che significa che comandano i sindaci…..

P.S. Da voci raccolte in loco le presenze degli accampati erano superiori a quelle dichiarate dal giornale il Nuovo Corriere Viterbese, alcuni testimoni infatti parlano di 7.000 persone (paganti 100 euro a testa, più tutto il resto del mercato, fatevi il conto di quanto denaro è girato e quanto ne è scivolato nelle tasche giuste..)

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Lettera aggiunta ricevuta il 6 agosto 2009:

Carissimi, caro Paolo
la cosa più sospetta e quella su cui penso davvero si possano
inchiodare i felloni alle loro responsabilità (probabilmente anche penali e finanziarie) è il fatto che abbiano tentato di farsi pubblicità anche via web e di minimizzare le presenze (paganti). Due cose antitetiche ovviamente, ma chi è avido e arrogante non segue altra logica che quella del “guadagno facile”.
Quanto questo sia lontano anni luce dallo “spirito rave” lo lascio
giudicare a chi ama tali eventi.
Riguardo alla musica tecno devo dire che quello che si passa per tecno
in tali occasioni e in generale in Italia è roba commerciale, prodotta
in studio artigianalmente, senza idee creative e davvero musicali e
principalmente basata sull’assoluto baccano prodotto con impianti da
stadio per produrre in chi ascolta (!) un effetto di totale confusione
audiomentale, il cosiddetto “sballo”:  insomma assolutamente lontana
dallo sperimentalismo tecnologico di suoni e ritmi che è alla base di
tale musica. Per non parlare della “libertà dei suoni”… Basta andare
in una qualunque discoteca che faccia una serata tecno per rendersi
conto di quanto affermo.
Lo dico perchè su questo tipo di musica conosco persone che ci
lavorano da anni con risultati estremamente godibili, anche se
richiedono capacità di percezione, cognizioni e sensibilità che
evidentemente chi organizza un party di questo genere è totalmente
privo come coloro che vi partecipano. Insomma l’arte, di qualunque
genere sia non si improvvisa e non basta pagare per comprenderla e
goderla davvero.
Scusatemi, ma sta cosa che è accaduta la trovo di una violenza
intollerabile e una mistificazione totale, pericolosamente rivolta a
imbesuire persone che già lo sono abbastanza per altri versi… Alba

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“Nel parco con il Winchester” – La tutela ambientale secondo gli ecologisti americani… ed altre storie strane sui cinghiali di Calcata

Un paio di anni fa venne a trovarmi qui a Calcata un amico carissimo di Torino, Claudio, che fa il tecnico progettatore meccanico. Vi ho già raccontato la sua disavventura con i cinghiali, le costole rotte, il bagno per ore nell’acqua gelida del fiume ed i postumi che persistono (http://www.circolovegetarianocalcata.it/2008/12/19/viano-claudio-e-daniela-e-davide-i-miei-protetti-di-torino-che-mi-proteggono/ ).

La cosa più strana che mi capitò a quel tempo fu che, avendo mandato in giro una serie di lettere in cui chiedevo di trovare una soluzione (sterilizzazione o cattura dei capi in eccesso) per questi facoceri asiatici che sono stati abusivamente immessi nel territorio (probabilmente da cacciatori), distruggendo l’habitat e cancellando molte altre specie di animali autoctoni, ricevetti una strana e piccata risposta da Giuseppe Moretti il quale in sostanza mi diceva..”se uno che fa l’ingegnere non sa come muoversi in natura, non serve trovare soluzioni con i cinghiali, che stanno a casa loro, ma eventualmente, come fa il bioregionalista Gary Snyder in America quando va in un parco dove vivono animali pericolosi, si munisce prima di una buona carabina…”.

Certo che gli ecologisti americani fossero principalmente cacciatori l’ho scoperto solo di recente leggendo un articolo di Franco Zumino su Wilderness in cui si fa la cronistoria del ritardo nell’approvazione della nuova “Legge onnicomprensiva per le terre demaniali” che interessa oltre 840.000 ettari in 9 stati federali”. Tale legge stabilisce che questa grande estensione di terre vergini sia considerata “riserva naturale” e va ad integrarsi ad un sistema di aree protette per un totale di 10.400.000 ettari.

La legge alfine, è stata firmata dal neo presidente Barack Hussein Obama dopo aver subito un forte rallentamento perché osteggiata da alcuni deputati “animalisti” come protesta per la mancata ricezione di una modifica, da loro proposta, sul divieto dell’uso delle armi nelle riserve. Sì, avete letto bene, in America, la legge tutt’ora consente di andare nei parchi con fucile, pistola o quant’altro e consente anche la caccia e la pesca degli animali che vivono nella riserva.

Chiaramente, che una estensione enorme come quella ora designata dal nuovo presidente Obama, sia considerata riserva naturale è un grande vantaggio dal punto di vista della protezione ambientale anche se dispiace che tale protezione non sia stata allargata agli animali… Ma sappiamo tutti che negli USA le armi sono “sacre”.

Qui di seguito inserisco uno stralcio dell’ultima email “karmica” di Claudio, sui risvolti del suo rapporto con i cinghiali della valle del Treja.

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Caro Paolo.

Eh… la caduta non è mica l’ultima avventura, ormai c’è di meglio!

Durante le analisi lì a Civita Castellana mi avevano diagnosticato per caso anche un aneurisma dell’aorta ascendente; cioè tra cuore e vena giugulare era dilatata fino al doppio del suo diametro normale, con rischio che si rompesse, e se si rompe lì non si fa tempo a raggiungere il telefono.

In realtà sapevo già di avere quel difetto congenito, ma era un po’ che non mi controllavo e non sapevo avesse raggiunto un diametro pericoloso; in realtà non avevo nemmeno capito quando me l’avevano detto anni fa che fosse una cosa degenerativa, con una sua evoluzione in peggio. Questa notizia è stata un’altra delle emozioni forti di quella famosa sera, ma forse non te l’avevo mai raccontato. Fatto sta che ho dovuto fare un’operazione (l’ho fatta un anno dopo l’incidente) a torace aperto e cuore fermo per sostituire il pezzo di aorta danneggiato con un tubo artificiale di qualche tipo di tessuto di carbonio e nylon che dicono sia eterno e non da alcun rigetto. Ma vedessi le analisi a raggi,  per adesso, è bellissima, bella sinuosa e costante di diametro!

Scherzi a parte con qualche rappezzo sono tornato (quasi) come nuovo;  i riparatori, perché i chirurghi non sono medici, sono delle specie di artigiani che di medicina capiscono poco o niente ma hanno una mano formidabile, insomma dicono che posso fare tutto quello che mi pare.

Quanto ai postumi della caduta, mi e’ rimasta una parte della coscia sinistra che sento un po’ “strana”, ma niente di rilevante, e penso che starà così per il resto della mia vita; é per via del nervo che ha sbattuto dove é attaccato alla spina dorsale e si sente fino nella gamba.

Alla fine devo pure ringraziare i cinghiali, che mi hanno permesso di vedere che l’aorta era da riparare e poneva un rischio mortale, ma questo sicuramente a uno come te non suona affatto paradossale….   Claudio

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“Il caleidoscopio della mente” – 6 e 7 giugno 2009 – Luna piena in Gemelli nella valle del Treja, al Circolo Vegetariano di Calcata una due giorni neolitica

Il 6 ed il 7 giugno, nell’antico calendario romano, erano giorni di giochi dedicati ad Apollo. Per una strana fatalità quest’anno il 6 ed il 7 giugno si vota per il parlamento europeo e per il rinnovo di diversi consigli comunali, fra cui quello di Calcata. Apollo saprà giocare i suoi trucchi magici e le sorprese non mancheranno… Inoltre il 7 giugno corrisponde alla luna piena in Gemelli. Castore e Polluce, uno ladro e l’altro poeta, ancora una volta inneggiano al “caleidoscopio della mente”.

Mi è sembrato ottimale questo momento di giugno per compiere un percorso di psicostoria in cui immaginare e tentare di ricostruire uno stile di vita “pagano” di un ipotetico villaggio neolitico. Come sapete il Tempio della Spiritualità della Natura è un appezzamento di terreno, terrazzato, sito all’inizio della via Narcense in cui insistono diverse grotte alcune databili al periodo neolitico. Inoltre vi sono ancora recinti per animali, alcune capanne e piccoli orticelli, oltre ad una abbondanza di erbe selvatiche. Sicuramente nell’antichità questo luogo è stato lavorato e vissuto dall’uomo e quest’anno voglio riproporre un esperimento riabitativo per sperimentare e riscoprire il metodo di vita dei nostri progenitori.

L’esperimento dura due giorni dal pomeriggio del 6 sino alla sera del 7 giugno 2009. Si dormirà nelle grotte, si raccoglieranno le erbe, si lavorerà la terra, si mangerà all’aperto per cercare di riscoprire il sistema di vita dei Falisci che vissero qui migliaia di anni fa. Approfitteremo del ritiro ecologico per effettuare quelle riparazioni necessarie alle strutture del Tempio ed alla pulizia del terreno che durante l’inverno, causa maltempo, è stato soggetto a diverse piccole frane. Compiremo anche un tentativo di ricostruzione di un’antica capanna annuale di frasche com’era nelle abitudini contadine di creare un riparo provvisorio per l’estate. Potremo inoltre raccogliere la creta presente in alcune falde sotterranee (all’interno di alcune grotte) in modo da giocare alla scoperta della ceramica, che avvenne appunto in periodo neolitico.

Insomma durante questi due giorni verranno rivissute diverse esperienze ivi comprese quelle del canto armonico e del vivere con la sola illuminazione naturale e del fuoco.

Nota psico-storica

Intorno a seimila anni fa si afferma la rivoluzione agricola, cioè il passaggio da un’economia di raccolta dei frutti spontanei stagionali ad un’economia basata sulla coltivazione. Nel bacino del Treja i grandi animali sono scomparsi e la caccia e pesca non danno più sicurezza per il cibo, è in questo periodo che i nostri progenitori smettono di seguire i grandi animali e da nomadi si trasformano in stanziali costruendo i primi villaggi nei luoghi più fertili. Uno di questi luoghi è la valle del Treja dove, prima di costruire i primi insediamenti urbani (come sarà Calcata), l’uomo vive a mezza costa delle forre fra il fiume ed il pianoro. Tracce di insediamenti neolitici sono ancora evidenti sulla cosiddetta via Narcense, le prime abitazioni furono le grotte successivamente arricchite da capanne antistanti costruite con tronchi d’albero, ramaglie ed argilla. A quel tempo le falde acquifere erano più superficiali, infatti in diverse grotte di mezza costa, ora asciutte, sono ancora visibili fessure da dove l’acqua sgorgava e serbatoi di raccolta del prezioso liquido. La ricchezza di creta fece sì che nello stesso periodo si sviluppò la fabbricazione di utensili ceramici: recipienti, pentole, vasi, tazze, etc. Quei primi contenitori imitavano nelle forme i più antichi utensili ricavati dal legno scavato e dalle ossa di animali.

Durante i due giorni di luna piena di giugno 2009 (il 6 ed il 7) al Circolo Vegetariano di Calcata sarà possibile emulare quei contadini e protoartigiani che civilizzarono questo angolo di paradiso che è la valle del Treja.

Paolo D’Arpini

Per partecipare alla “due giorni neolitica” è necessaria la prenotazione.

circolo.vegetariano@libero.it  - Tel. 0761/587200

Vegetarismo ed osservazione della vita vegetale – Con Antonio Doddi da Cerveteri a Calcata il passo è breve….

Si dice “andare da Erode a Pilato” quando qualcuno deve passare da un giudizio all’altro senza possibilità di redenzione…  Ma l’esempio è un’esagerazione voluta.

Oggi un folto gruppo di amici provenienti da Cerveteri ha partecipato ad una passeggiata lungo il Treja alla ricerca di erbe selvatiche commestibili. Molti di questi ceriti hanno confessato, parlando con me lungo il percorso, di essere mangiatori di carne, adducendo le più svariate motivazioni, dall’abitudine al piacere del gusto, sino alla scusante che “uccidere un animale od una pianta è la stessa cosa, poiché anche le piante sono vive..”.

Questo è un discorso ricorrente che viene fatto dai carnivori per giustificarsi nel voler continuare a mangiar carne… E stamattina mentre camminavamo sotto il sole e cercando qua e là diverse erbe commestibili non ho potuto far a meno di insistere sul fatto che non serve “uccidere” la pianta. Infatti se pratichiamo solo la sfogliatura e non il taglio, come d’altronde fanno tutti gli erbivori che brucano, la pianta può continuare il suo ciclo vitale e produrre fiori e frutti e semi. Inoltre ho riproposto l’altra argomentazione, quella ecologica, che dovrebbe riportarci alla alimentazione consona alla nostra natura di animali frugivori (come le scimmie antropomorfe, maiali, orsi, etc.) considerando anche il fatto che l’eccessivo uso di carne, proveniente da allevamenti industriali (e conseguente coltivazione intensiva di foraggio) comporta il maggior tasso di inquinamento per il pianeta, molto di più della produzione industriale ed energetica con sistemi non rinnovabili.

Ciononostante in tanti anni che son vegetariano ho sentito spesso rivolgermi la domanda, quasi un’accusa: “se veramente vuoi rispettare la vita non dovresti mangiare nemmeno i vegetali perché anch’essi sono dotati di vita..”. Debbo dirvi che questo tipo di obiezione mi ha sempre fatto sorridere perché lascia trapelare il malcelato bisogno di autogiustificarsi nella scelta di voler continuare a mangiar carne. Eppure c’è del vero in quanto affermano questi “difensori della vita”. Anche le piante al pari di uomini ed animali sono dotate di un sistema nervoso primitivo. Recenti studi effettuati con appositi macchinari confermano la presenza “emozioni” quali: paura, desiderio e persino amore.

Insomma la coscienza vegetale è a tutti gli effetti simile a quella animale da cui si differenzia solo per l’intensità delle percezioni e reazioni, che nelle piante sono più lente e meno evidenti. Da una ricerca compiuta dallo scienziato indiano Bose risulta che le piante rispondono a stimoli di simpatia od antipatia nei loro confronti e di conseguenza la loro vitalità e fruttificazione ne viene interessata. Un risultato dell’attenzione amorevole rivolta alle piante è la maggiore produzione di getti e polloni utilizzabili dall’uomo o dagli animali come cibo, purché l’assunzione avvenga in forma di sfoltitura, essa stessa un aiuto alla vitalità della pianta, in quanto rinforza la radice e incentiva la produzione di fiori e frutti e semi. La pianta utilizza gli animali e l’uomo per la sua propagazione sessuale, infatti è l’esperienza di ognuno di noi dopo aver mangiato un frutto succoso provare rispetto verso il seme, magari in forma di desiderio di piantarlo nella terra per vederlo rinascere o nel gettarlo verso terra con gesto creativo. In verità è la natura stessa che rende appetitoso ed utile il frutto e ispira chi se ne ciba a gettarlo lontano dal luogo originario, succede tra l’altro con gli uccelli che inghiottono le ciliegie per poi defecarne altrove i noccioli al volo….

Anche l’uso di legumi e cereali non presuppone l’uccisione della pianta in quanto tali semi maturano al termine del ciclo vitale e la loro coltivazione per uso alimentare facilita il mantenimento in vita e propagazione della pianta stessa, sono tutti “devices” di carattere sessuale riproduttivo.. Un modo per aiutare la diffusione delle specie prescelte. Nella dieta naturale è altamente raccomandato l’uso di crudità e traendo le foglie dalla sfoltitura non comporta uccisione quindi la pianta non verrà danneggiata. In effetti oggi abbiamo raccolto parecchie cimette di ortica, questo fa sì che dalla troncatura vengono emessi due nuovi getti, quindi l’ortica ci “guadagna”..

Le erbe commestibili sono la stragrande maggioranza di quelle esistenti, durante la passeggiata odierna, abbiamo riconosciuto un centinaio di specie vegetali e solo due o tre sono state da me indicate come “velenose” (forse meglio definirle tossiche o psicotrope): due tipi di cicuta e l’arbusto del sambuco nano puzzolente. Basti pensare che Plinio menzionava oltre mille vegetali commestibili fra quelli in uso nella cucina romana mentre oggi noi dal fruttivendolo ne troviamo al massimo una trentina e perlopiù originari dalle americhe (patate, pomodori, melanzane, etc.).

Per approfondire il discorso sulle piante commestibili e sui vari momenti di maturazione dei frutti selvatici abbiamo deciso con Antonio Doddi, l’accompagnatore degli esploratori ceriti, di organizzare una serie di uscite stagionali in modo da poter riconoscere ed apprezzare i diversi vegetali stagionali che crescono spontaneamente nella valle del Treja. Il prossimo appuntamento importante è fissato per l’equinozio d’autunno.

Paolo D’Arpini

Artemisia…. maggio a Calcata e nella valle del Treja dove fiorisce un efficace insetticida della natura

“Artemisia annua” è il suo nome scientifico, la pianta viene dalla Cina ma da parecchi secoli si è ben acclimatata in Europa, cresce ormai spontanea un po’ ovunque, ed anche qui nella valle del Treja non è raro incontrarla. Riconoscerla non è difficile soprattutto nel mese di maggio in cui si spande nell’aria il suo forte effluvio odoroso. Ma a parte l’odore molto intenso il sapore è alquanto disgustoso, chi l’ha assaggiata storce la bocca al ricordo, infatti è molto amara. Nei secoli scorsi le sue foglie venivano usate per profumare e disinfettare le coltri e la biancheria e per tenere lontani gli insetti indesiderati.L’artemisia è in verità un potente rimedio antimalarico per la sua azione repellente verso le zanzare. “Molto più efficace degli insetticidi chimici – afferma la dottoressa Chiara Castellani, che sta facendo specifiche ricerche sulle sue proprietà – essa è una trappola efficace e risolutiva, esente da risvolti inquinanti”.

Artemisia deriva il suo nome da Artemide, la dea del bosco e della caccia (Diana per i romani), che probabilmente se ne serviva per nascondere la sua presenza alle vittime predestinate, confondendo l’olfatto degli animali per il suo forte odore.

Ma è soprattutto dalla sostanza attiva ricavata dalla pianta per usi farmacologici, chiamata “artemisinina”, che si ottiene un rimedio contro la malaria in grado di svolgere il suo compito ad arte, dell’artemisina sin’ora non sono state scoperte altre fonti se non l’artemisia stessa.

Gran parte del mondo scientifico si è schierato a favore dell’infuso di artemisia come antimalarico, meno l’organizzazione mondiale della sanità, ma si sospetta che tale posizione contraria sia dettata da motivi di interesse chimico-farmaceutico. Ma le frecce nell’arco dell’artemisia sono economiche anche esse, e vanno a tutto vantaggio dei poveri del terzo mondo, infatti la pianta da ottimi risultati praticamente a costo zero e viene usata in tre continenti come cura naturale. Insomma conviene…

Paolo D’Arpini

(Estratto di informazioni officinali da Erboristeria Domani, aprile 2009)