Maggio a Viterbo: “Io lavoro al bar di un albergo ad ore, porto su il caffè a chi fa l’amore, vanno su e giù coppie sempre uguali, non le vedo più neanche con gli occhiali…”

Certo dovreste avere una certa età per ricordarvi quella bellissima canzone di Gino Paoli… a quel tempo, erano i primi anni ’60, il genere romantico e sentimentale andava ancora di moda, le canzoni intimiste erano l’alternativa al rock and roll che procedeva a cancellare ogni senso di appartenenza, ogni amore per la “casetta” e per la gioia casalinga del viverci dentro… Il boom economico spalancava una voragine fra l’amore romantico e le necessità inderogabili del successo, del conquistare posti al sole in una società in via di crescita “permanente”.

A Roma, quello che era periferia, all’Acqua Acetosa od a Prima Porta, diventava luogo di transito. Più in là, più in là, verso Morlupo, Campagnano, Rignano, Bracciano e poi il grande assalto alla Tuscia…. Ecco, Monterosi e Nepi che diventano banlieu, la piovra metropolitana alza i tentacoli: Sutri, Vetralla, Viterbo… Tutta la Tuscia è diventata un dormitorio, sulla cassia e sulla Flaminia e sull’Aurelia, non importa! Prima con l’occupazione dei centri storici abbandonati dai vecchi abitanti e poi coi residence, i resorts, le villette a schiera, i casermoni… La gente dorme a Viterbo, ci sta qualche ora e pendola avanti ed indrè, avanti ed indrè. Anche quelli che hanno un lavoro in loco, gli statali, i provinciali, i comunali, i postali, i militari, gli addetti ai servizi, etc. sentono il bisogno di fare continuamente avanti ed indrè, avanti ed indrè. Se prossimamente si realizzerà a Viterbo l’aeroporto low cost ancora di più si accentuerà questo “pendolarismo” questo essere assenti dal luogo.

E se non ci si sposta fisicamente ci si mantiene in linea con la televisione, con il satellite.. Il concertone di Vasco del 1° maggio a San Giovanni? Te lo ammannisco in diretta pure a Calcata… con tanto di palco in tubi innocenti, altoparlanti e maxi schermo, così non perdi nulla!

Ricordate il Pendolo? Sempre più stretto, sempre più stretto, la ferita diventa sempre più profonda, ma lentamente… una ferita che non si riconosce come tale, la chiamiamo benessere od al peggio sopravvivenza oppure “divertimento”.

Ed avanza il rock and roll, avanza la musica a palla notturna, nelle discoteche e sulle macchine rombanti con le radioline accese, col rumore del mondo ed i bassi sordi elettronici perforanti, alcol, pasticche, sesso a pagamento, violenza, fretta, noia, masse vaganti, altro che bei sentimenti e consapevolezza di vivere in un luogo. Bastano un po’ di birrette sui gradini della chiesa, qualche sniffata e via…. I poveri sono poveracci, gli intellettuali e gli artisti sono trasgressivi, i disoccupati sono sderenati perdigiorno, le donne bambole di gomma. E la civiltà si espande, abbiamo pure un presidente del consiglio simbolo dell’espansione, simbolo dei tempi: Cavalier Berlusconi Silvio da Arcore.

Maggio a Viterbo, in un albergo ad ore…. ma non quello di Paoli, è un albergo stra-moderno, dove non c’è nessuno che fa l’amore, solo sveltine!

E la mia Calcata? Sodoma e Gomorra!

Paolo D’Arpini

Artemisia…. maggio a Calcata e nella valle del Treja dove fiorisce un efficace insetticida della natura

“Artemisia annua” è il suo nome scientifico, la pianta viene dalla Cina ma da parecchi secoli si è ben acclimatata in Europa, cresce ormai spontanea un po’ ovunque, ed anche qui nella valle del Treja non è raro incontrarla. Riconoscerla non è difficile soprattutto nel mese di maggio in cui si spande nell’aria il suo forte effluvio odoroso. Ma a parte l’odore molto intenso il sapore è alquanto disgustoso, chi l’ha assaggiata storce la bocca al ricordo, infatti è molto amara. Nei secoli scorsi le sue foglie venivano usate per profumare e disinfettare le coltri e la biancheria e per tenere lontani gli insetti indesiderati.L’artemisia è in verità un potente rimedio antimalarico per la sua azione repellente verso le zanzare. “Molto più efficace degli insetticidi chimici – afferma la dottoressa Chiara Castellani, che sta facendo specifiche ricerche sulle sue proprietà – essa è una trappola efficace e risolutiva, esente da risvolti inquinanti”.

Artemisia deriva il suo nome da Artemide, la dea del bosco e della caccia (Diana per i romani), che probabilmente se ne serviva per nascondere la sua presenza alle vittime predestinate, confondendo l’olfatto degli animali per il suo forte odore.

Ma è soprattutto dalla sostanza attiva ricavata dalla pianta per usi farmacologici, chiamata “artemisinina”, che si ottiene un rimedio contro la malaria in grado di svolgere il suo compito ad arte, dell’artemisina sin’ora non sono state scoperte altre fonti se non l’artemisia stessa.

Gran parte del mondo scientifico si è schierato a favore dell’infuso di artemisia come antimalarico, meno l’organizzazione mondiale della sanità, ma si sospetta che tale posizione contraria sia dettata da motivi di interesse chimico-farmaceutico. Ma le frecce nell’arco dell’artemisia sono economiche anche esse, e vanno a tutto vantaggio dei poveri del terzo mondo, infatti la pianta da ottimi risultati praticamente a costo zero e viene usata in tre continenti come cura naturale. Insomma conviene…

Paolo D’Arpini

(Estratto di informazioni officinali da Erboristeria Domani, aprile 2009)