Archivio della Categoria 'Testimonianze sul Circolo'

Viterbo. Osvaldo Ercoli è andato avanti!…

La sera del 18 novembre u.s. ho ricevuto la telefonata di Roberto Caivano, uno dei soci storici del Circolo Vegetariano, il quale mi ha comunicato la dipartita del prof. Osvaldo Ercoli di Viterbo, con cui abbiamo collaborato intensamente durante gli anni in cui il Circolo era a Calcata. Oltre alla collaborazione culturale su temi condivisi (laicità, libertà di pensiero, ecologia, ecc.) ho un debito di riconoscenza personale nei confronti di Osvaldo, che in un periodo difficile della mia esistenza mi aiutò a sopravvivere (prima della concessione di una pensione sociale) con i suoi genersi contributi. “Osvaldo Ercoli è stato l’ultimo gigante della vita morale e civile di questa terra e città di Viterbo” -scrive un altro amico, annunciando che “i funerali si svolgono sabato 19 novembre alle ore 15 nella chiesa della Verità.” – Qui di seguito alcuni articoli sulle attività svolte in collaborazione: http://www.circolovegetarianocalcata.it/?s=Osvaldo+Ercoli+”

Paolo D’Arpini

Una breve nota su Osvaldo Ercoli:

“Osvaldo Ercoli, nato a Vallerano (Vt) il 30 gennaio 1930, già professore amatissimo da generazioni di allievi, già consigliere comunale e provinciale di Viterbo, impegnato nel volontariato, nella difesa dell’ambiente, per la pace e i diritti di tutti, è per unanime consenso nel viterbese una delle più prestigiose autorità morali. Il suo rigore etico e la sua limpida generosità a Viterbo sono proverbiali.” (Peppe Sini)


Peppe Sini del Centro per la Pace di Viterbo

Commenti disabilitati

Lorenzo Merlo: “Vivere parlare pensare senza dire Io”

Vivere parlare pensare senza dire Io, di Lorenzo Merlo, significa che l’orgoglio, o importanza personale, nonostante siano valori nella nostra egocentrica cultura, sono una delle origini di sofferenze e malattie. Esse sottintendono un’identificazione di noi stessi con il ruolo che stiamo sostenendo momento per momento. Emanciparsi dal loro dominio, ovvero dal culto dell’io, tende a liberare la nostra autentica natura e creatività, a fare di noi persone compiute.

Incontri con uomini come noi significa che tutti possiamo evolvere, ovvero trovare la nostra via al nostro centro, indipendentemente da quanto penalizzante sia il punto di partenza della risalita verso noi stessi.

Il libro si compone di due interviste e una postfazione. Tre espressioni del pensiero di altrettanti ricercatori umanistici di differente estrazione culturale, rispettivamente: induista-taoista-orientale per Paolo D’Arpini; mesoamericana-tolteca-castanedica per Marco Baston; scientifico-cristica per Paolo Lissoni. Al di là di ognuna, liberandosi dalle differenze formali, rilevandone il valore simbolico, si coglie tanto la comune esigenza di fondo che sospinge la loro ricerca, quanto il fine dedicato al recupero e alla valorizzazione delle doti estetiche, dei sensi tralasciate, quando non denigrate, dalla cultura razionalista, materialista, positivista. La particolare Introduz­ione (in tre parti) è dedicata ad orientare la lettura con una doppia mira: una, senza alcun intento proselitico, è dedicata agli scettici, coloro i quali, oltre la dimensione della cosiddetta oggettività dei fatti e della materia, vedono solo ciarlatani. Nonostante le apparenze, l’esperienza non è trasmissibile, dunque ognuno dovrà compiere da sé la propria via; il secondo intento è quello di narrare in cosa consista l’incarnazione e perciò la ricreazione di quanto emerge dalle Interviste e dalla Postfazione. Di andare oltre lo sterile mito del semplice Capire, dimensione intellettuale frivola, volatile e sopravvalutata.

Senza dire io è anche un crogiuolo nel quale sono stati mescolati elementi provenienti da differenti stirpi evolutive. Vi si può riconoscere come differenti Tradizioni sapienziali d’Oriente e d’Occidente – quasi avessero operato insieme in una squadra mondiale composta da tutte le generazioni – abbiano le doti per proporre agli uomini e alla storia una via di salute e bellezza.

IN USCITA IL 19 MARZO 2021 - http://www.primicerieditore.it/prodotto/vivere-parlare-pensare-senza-dire-io-lorenzo-merlo/

Lorenzo Merlo

……………………….

Disse Ramana Maharshi: ““La sostanza primordiale la cui essenza è il silenzio, quello io sono. Perché prendersi il disturbo di pensare “quello sono io”? La meditazione è quiete; è l’estinzione dell’io; quando l’io è andato, dov’è il posto per il pensiero?”

Commenti disabilitati

Calcata Calcutta Kolkota… Anzi no, Treia!

Recentemente un caro amico di Treia, Giampaolo Damiani, ha postato su facebook un album di foto su Calcata (*) con la nota “questo è il paesello natio di Saul”. Sono rimasto meravigliato perché nemmeno sapevo che egli ci fosse andato. Beh, debbo precisare che Calcata non è il mio paese natio ma uno dei luoghi in cui ho vissuto più a lungo, per circa 33 anni, e che ha marchiato la mia vita in modo indelebile. Nella Home del sito del Circolo Vegetariano di Calcata potete leggere qualcosa su questa combinazione “Paolo-Calcata” (**)

In verità, come dissi a Giampaolo, se avessi saputo del suo viaggio gli avrei chiesto un passaggio. Ormai visito molto raramente la mia ex patria anche se tutto sommato ho ancora dei legami con il posto, un figlio, alcuni amici e tanti ricordi. A dire il vero allorché nel 2010 lasciai Calcata per venire ad abitare a Treia, grazie alla mia compagna Caterina Regazzi, me ne andai senza un rimpianto, come quando ci si separa da una moglie tradita o traditrice.

Il mio “sogno” di poter vivere in una comunità ideale, che avevo cercato di realizzare a Calcata si era praticamente trasformato in un brusco risveglio. Certo l’idealità stessa è una illusione figurarsi poi quando l’illusione si tramuta di delusione. Ma il sognare fa parte della nostra natura, diciamo che è una caratteristica umana, per cui abbandonata Calcata reimpostai il mio sogno idealistico su Treia.

Dopo la lezione appresa non proietto più le mie speranze sul luogo in se stesso o sulla comunità che ci vive, l’idealità è diventata un’aspirazione a perfezionarmi ed a vivere nel modo più consono in questo luogo in cui mi trovo. Insomma dall’esternalizzazione sono passato all’interiorizzazione e dal voler cambiare il mondo all’adattarmi alle condizioni in cui sono, senza pretese senza aspettarmi risultati, rispondendo alle situazioni nel modo più sincero e spontaneo possibile, come la mia natura mi indica volta per volta. Questo è il regalo che Treia accogliendomi mi ha fatto!

Ma visto che siamo in tema di “memorie” riporto qui di seguito un articolo di qualche anno fa in cui spiegavo il mio rapporto con Calcata. Il mio “famolo strano” durato 33 anni.

Calcata Calcutta Kolkota…

Molte volte ho evidenziato la somiglianza glottologica fra la nostra Calcata e la Calcutta del Bengala. Infatti cercando su Google alla voce Calcata appare anche Calcutta, dato che entrambe si pronunciano allo stesso modo. Ma la differenza è chiaramente etimologica, infatti nel 1800 allorché gli inglesi si insediarono nel golfo del Bengala costruirono una città che potesse rappresentare l’impero in quelle lande.

La città fu edificata sulle rive del fiume Gange nei pressi di un villaggio consacrato alla Dea Kali, “Kali Kat” (luogo di Kali), perciò la nuova città prese il nome da quel luogo
preesistente ma siccome gli inglesi non sapevano (o non volevano) pronunciare chiaramente quella parola, per loro ostica, traslitterarono il nome in Calcutta (pronunciando Calcata).

Passarono gli anni e siccome una lingua è in perenne mutazione gli indiani che mal pronunciavano l’inglese ulteriormente storpiarono la dizione facendo diventare la città Kolkota (che presentemente è stata ufficializzata anche nelle carte geografiche).

Diversa è la storia della denominazione della nostra Calcata, che significa “schiacciata”, essendo un acrocoro più basso di tutto il pianoro circostante ed invisibile alla vista, infatti chi visita Calcata vedrà che da qui non si osserva alcun orizzonte se non il cerchio delle piane che circondano il paese. In dialetto locale il posto veniva chiamato “Corgata” ma evidentemente la pronuncia fu italianizzata nella oggi familiare Calcata. Ma i suoi vecchi abitanti continuarono a chiamarsi corgotesi o cargatesi.

L’orografia di un territorio contribuisce a creare anche la sua storia, perciò il fatto che Calcata (in questo caso la nostra Calcata) fosse nascosta ed isolata per secoli e secoli contribuì alla conservazione di una mentalità e di un sistema di vita. Sino agli anni’60 del secolo scorso il paese era chiuso in se stesso, non avendo vie di comunicazione che lo congiungessero al resto della Tuscia, ed i suoi abitanti erano un clan circoscritto (una “tribù perduta”direbbero gli ebrei..) con propri costumi e regole, insomma la piccola comunità era doppiamente “cargata” (calcata) sia in senso metaforico che geografico….

Ed ecco che, a partire dai primi anni ’80 del secolo scorso, per mia “colpa”, e di alcuni altri, improvvisamente il paesino si vide proiettato nei media e divenne pian piano un “villaggio di culto”, un culto alternativo e stranamente a metà strada fra il vecchio ed il nuovo, anzi il nuovissimo…. Giacché Calcata è divenuta il simbolo di un modello alternativo di vita in continua fase sperimentale….. il motto che avevo lanciato per significare il valore di tale sperimentazione sociale era: “Una, cento, mille Calcata!”

Mi sovviene ora di un detto di T.A. Edison, l’inventore della lampadina elettrica, il quale dopo aver compiuto innumerevoli esperimenti, tutti falliti,giunse al millesimo tentativo e disse al suo gruppo di lavoro, a mo’ d’incoraggiamento: “stavolta è la volta buona, questo esperimento riuscirà, ne sono sicuro…” (ricordo un altro evento che accadde prima di una difficile battaglia in Giappone in cui il principe, sfavorito dal numero, lanciò in alto una moneta dicendo ai suoi soldati “se viene testa vinceremo se viene croce saremo sconfitti” uscì testa ed i guerrieri entusiasti vinsero facilmente la battaglia, subito dopo l’ufficiale di campo si recò dal condottiero e gli annunciò “non ci si può opporre al destino, abbiamo vinto!” al che il duce esclamò “davvero…?” e gli mostrò la moneta con due teste…!), scusate la divagazione, stavo parlando della lampadina… ah, sì, quel millesimo esperimento riuscì e nacque la prima lampadina elettrica…

Ma per la creazione della società ideale di Calcata non si è mai arrivati a quel punto “critico”, in cui la va o la spacca, siamo anzi ben lungi, e la sperimentazione è ancora molto imperfetta…

Paolo D’Arpini

*) Album fotografico di Giampaolo Damiani – https://www.facebook.com/photo.php?fbid=153162082540573&set=pcb.153173222539459&type=3&theater

**) Home del sito: http://www.circolovegetarianocalcata.it/


Ed ora vivo qui, a Treia!

Commenti disabilitati

Treia. Resoconto della Festa dei Precursori tenutasi dal 25 al 28 aprile 2019

Quest’anno, dal 25 al 28 aprile 2019, la Festa dei Precursori del Circolo vegetariano VV.TT., è stata “condita ” da una novità: dopo un periodo di molto travagliata amministrazione del Comune di Treia, che è stato anche commissariato (e ringraziamo il Commissario, Salvatore Angieri, che si è dimostrato degna persona), ci saranno a breve (il 26 maggio 2019) le elezioni comunali, oltre a quelle europee e il mio caro Paolo ha deciso di candidarsi nella Lista Civica “Democratici per Treia”. Per cui ci sono state riunioni, raccolta adesioni alla lista, etc., insomma tanta attività che, per me che andrei a Treia per rilassarmi non è il massimo, ma si sa, io vado dalla necessità di riposo a quella di rendermi utile in qualche modo, per cui, è stato un bel darsi da fare! Anch’io ho fatto la mia parte, se non altro di connessione tra Paolo (che è tutt’ora privo di cellulare) e gli altri del team.

La Festa è stata una riunione familiare; avevo già scritto e detto che mi sento parte della faamiglia del Circolo Vegetariano e così è stato. Certo, la nostra è una famiglia “allargata” e chiunque, volendo, può entrare ed entra a farne parte, ed è una situazione fluida, c’è che viene e c’è chi va. C’è anche chi c’è ma non fisicamente: alcune persone amiche non sempre possono essere presenti ma noi li abbiamo nel cuore e ci sono persone che se ne sono andate magari sbattendo la pora, ma noi le teniamo comunque nel cuore e speriamo che un dì quella porta possano riaprirla. Ecco queste cose difficilmente mi viene da dirle a parole, mentre scrivo,, non so com’è, escono da sole.

E allora via con una piccola descrizione degli eventi: il 25 aprile una bella passeggiata-escursione in una meravigliosa giornata di sole, a Pitino, dopo la riunione all’Auser per la modifica dello statuto, con Giampaolo (Piero) che ci ha ospitato nella sua auto ed ha fatto tante bellissime foto, Orietta, la sua amica Giusy, sua sorella Margherita, Mara, l’immancabile (evviva Mara!), Silvana, Liana (le due attrici), Simonetta e Fernando.

Il 26 non avevamo alcun programma particolare, solo aspettare l’arrivo di alcuni amici da Vignola: Maria, Peppino e Grazia – che poi ha dato forfait, e che dovevano passare a prendere a Riccione, Upahar e Venu, con i loro mille strumenti, e Kamin ed Ettore da Follonica. Amici che ormai sono come fratelli. La sera siamo andati al centro Adesso Yoga per la prova finale della recita zen “Il teatro delle Immagini Parlanti”, spettacolo previsto per il 28 aprile.

Il 27, al mattino, una micropasseggiata per Treia, io e pochi coraggiosi. Intanto che eravamo in piazza, vedevamo vari gruppi di candidati delle varie liste che si muovevano. Era l’ultimo giorno per la presentazione delle liste, comprese le firme. Ho così avuto modo di chiacchierare un po’ con Mozzoni e con Patassini (che non conoscevo), sostenitori di una delle due liste avversarie. Al pomeriggio ci siamo riuniti al Circolo, con alcuni altri partecipanti, tra cui il fedele prof. Meriggi, che ci ha edotto delle storie di alcuni santi e beati treiesi. Infatti l’argomento principale di questa edizione era la Spiritualità. Ha fatto seguito Peppino Moscatello con una dissertazione su Ramana Maharshi, avendo appena tradotto e pubblicato un testo su di questo grande maestro indiano, che viveva sull’Arunachala, la montagna sacra, a Tiruvannamalai, dove io, nel mese di febbraio u.s. mi sono recata ed ho soggiornato per circa due settimane, con le amiche e sorelle Mara e Tina. E così ho anch’io raccontato la mia vita spirituale, che è culminata proprio con questo mio soggiorno in India. Upa e Venu hanno condito il tutto con i loro bellissimi canti anche durante il dopo cena ed Upa a sua volta ha parlato della sue esperienza spirituale. Upa, speriamo di averti presto ancora con noi!

Al mattino del 28, domenica, alcuni amici venuti da fuori hanno cominciato a ripartire, prima Maria, Peppino, Upa, Venu e Mara, poi, dopo una lunga chiacchierata durante la quale Paolo ha fatto un riassunto delle sue esperienze spirituali del suo incontro con Muktananda, molto forti, e sempre molto interessanti per me da ascoltare, anche Ettore e Kamin ci hanno salutato con abbracci, baci e promesse di rivederci presto. Dopo pranzo e riposino necessario, verso le 16 io e Paolo siamo andati a piedi, ma per fortuna abbiamo incontrato Nunzio che andava in auto nella stessa direzione (aveva iniziato a piovere) al Centro Adesso Yoga, dove era stata programma la piece teatrale zen, pensata e coordinata da Paolo, basandosi su alcune storielle tratte dal libro “101 Storie zen” ed altri racconti inventati. Storie di monache cristiane e zen, e un aneddoto su un maestro zen e di come era avvenuta la sua conversione, da ubriacone a santo. Gli attori erano tutti amici treiesi o dei dintorni: Liana, Maurizio Angeletti, Nunzio, Morena Oro, Orietta, Silvana, e Paolo stesso. La performance è stata molto molto carina, penso che tutti gli spettatori ed anche gli attori stessi abbiamo apprezzato ed anche recepito i messaggi di determinazione, modestia, semplicità, verità, che le storie volevano trasmettere e che sono insegnamenti validi per tutti, di qualsiasi religione si sia, o anche per chi non segue nessuna religione, ma tutti accomunati da una spiritualità “laica” che va al di là delle credenze per le quali ci sentiamo più in sintonia.

Piccola postilla: mentre ero a Treia, in attesa dell’edizione 2019 (mi pare la 34esima) della Festa dei Precursori ho ricevuto inaspettatamente e graditamente una richiesta di amicizia su Fb da parte di un vecchio amico di Roma di quando avevo 14 anni col quale abbiamo iniziato una piccola corrispondenza. L’ultima mail che gli ho inviato dice così (e non so se dopo questa penserà di lasciar perdere): “Ciao, G.. Non sapevo neanche che quel sito (Politicamentecorretto) aveva pubblicato quell’ articolo che tu hai letto, a mia firma, grazie al quale ti è venuta la curiosità di cercarmi su FB. Era un semplice resoconto di un evento che facciamo tutti gli anni a Treia, intorno al 25 aprile, quello dell’anno scorso (la Festa ei Precursori), condito di qualche semplice considerazione, anche un po’ intima. E’ stata, l’anno scorso, l’ultima volta che la mia cagnetta Magò è venuta a Treia con me, fra un po’ sarà un anno che non c’è più .

Anche quest’anno lo abbiamo fatto (l’evento), ero a Treia proprio quando tu mi hai scritto! Nonostante non sia una brillante scrittrice, spinta da Paolo,mi sono un po’ lanciata: serve anche a guardare meglio dentro se stessi e poi ad esprimere meglio anche con gli altri (intendo anche a parole) i propri pensieri, i propri sentimenti, che a volte ci fanno un po’ paura, o vergogna. Serve, a me è servito, ad accettarmi un po’ di più. Non mi sono mai piaciuta molto, avevo esempi attorno a me che mi parevano molto più interessanti (Raffaella, Denise, Miriam, Tiziana, ecc.ecc.) dal punto di vista estetico e soprattutto perché le trovavo molto più spregiudicate di me. Chissà esattamente cosa significa la parola “spregiudicata”… a naso direi “che se ne infischia del giudizio”, mentre invece io sono sempre stata molto succube del giudizio che pensavo che gli altri potessero avere di me (i miei genitori in primis, poi gli amici, l’eventuale “moroso”, ecc.).

Ora lo sono molto meno, anche se fatico ancora un po’ ad accettarmi completamente, ma queste “autoanalisi”, più che i due anni e mezzo di psicoterapia, mi pare mi facciano bene. Almeno provo la soddisfazione, il “gusto” di conoscermi meglio. Si dice “fino alla bara sempre si impara” ed io questo detto lo applico a me stessa. Come leggi (se sei arrivato fino a qui) forse sono un po’ cambiata, ma neanche tanto. Sono andata a riguardarmi, a Treia, dei quaderni che scrivevo intorno a quegli anni, dei diari, che in parte ho distrutto, in parte ho tenuto e mi sono vergognata da quanto ero sciocca… e forse un po’ lo sono ancora!…”

E la vita continua!

Caterina Regazzi

Album fotografici:

https://www.facebook.com/caterina.regazzi/media_set?set=a.10217751350685974&type=3

https://www.facebook.com/giampaolo.damiani.142/media_set?set=a.118625682660880&type=3

https://www.facebook.com/giampaolo.damiani.142/media_set?set=a.119566222566826&type=3

https://www.facebook.com/giampaolo.damiani.142/media_set?set=a.120055382517910&type=3

………………………

Una memoria del 24 agosto 2009 su come ebbi l’ispirazione di visitare Treia e poi di trasferirmici. Scrivevo a Caterina: “Cara caterina, oggi mentre stavo al Tempio a fare un po’ di siesta nella grotticella e poi mentre tagliavo qualche ramaglia sul sentiero mi è venuta in mente la descrizione della tua casa di Treia. Ho rivisto nella fantasia i particolari di questa casa su più piani simile ad una torre, ma c’è una porta anche nel piano più basso o si entra solo da quello alto? Non credo che potrò mai spostarmi da Calcata ma intanto mi è venuta la curiosità di conoscere meglio quel tuo posto. Magari una volta che hai una settimana libera puoi venire qui, stare uno o due giorni e poi anche andare assieme uno o due giorni a Treia. Che ne dici?…” – Il 2 gennaio del 2010 in effetti andammo a Treia. E vista la città e la casa di Caterina sentii che questo è il mio posto!”

Commenti disabilitati

Scrisse il Circolo Vegetariano VV.TT.: “C’era una volta Calcata”

“…. La necessità di inventarsi Calcata, da parte di chi la “utilizza” come valvola di sfogo all’alienazione del mondo moderno o come mezzo di sussistenza alternativa, avviene a causa della frantumazione sociale che contraddistingue la nostra società. Viviamo in un contesto sociale suddiviso, apparentemente unito da una sembianza di comune appartenenza. Le persone che abitano o visitano Calcata comunicano attraverso l’immaginato, sono abitanti di un mondo alla Matrix per intenderci, fantasmi nell’antro Platonico. Ma questo “luogo” non può essere vero, mancando la condivisione reale, il senso di necessità e fatica comune, l’incontro fisico, il contatto… è un mondo in cui tutto si riduce ad una rappresentazione, uno spettacolo mediato, filtrato, manomesso….. un teatrino o castello degli specchi. A Calcata viviamo come dentro al “Facebook” nel quale l’interagire è demandato al pulsante di un terminal. Allo stesso tempo siccome capiamo che questo “sogno” -che definiamo “concreta realtà”- è fallace, per sfuggirgli siamo pronti ad inventarci e dare per genuino un luogo ideale in cui rifugiarci, un paese folkloristico del weekend, con suoi propri valori (basati sul vuoto)…. Calcata, la bella, la fulgida, per trascorrervi vacanze da artisti, per compiervi ritiri spirituali ed estetici o notti di follia rave – per godere almeno l’illusione di un incontro con noi stessi e con i nostri simili….”

Paolo D’Arpini

Articoli collegati:

http://www.encanthe.com/2013/10/calcata-cera-una-volta-un-paesino-che.html

http://riciclaggiodellamemoria.blogspot.it/2014/03/calcata-horror-il-padiglione-delle.html

Commenti disabilitati