Archivio di agosto 2009

I Ching Mensile – Esagramma 12 P’I (il Ristagno) dal 22 agosto al 22 settembre

Lunario Paolo D'Arpini 23 agosto 2009

Sotto è Kun (la Terra) e sopra Kien (il Cielo)

La sentenza.

Il Ristagno.

Mala gente non è propizia

Alla perseveranza del nobile.

Il grande se ne va,

il piccolo viene.

Commento.  Cielo e Terra non comunicano più fra loro e tutte le cose ristagnano. Superiori ed inferiori non sono in relazione e sulla terra regnano scompiglio e disordine. All’interno vi è la forza scura, all’esterno quella chiara. All’interno vi è debolezza, all’esterno durezza. Gli ignobili sono all’interno ed i nobili all’esterno.

La via degli ignobili è in ascesa la via dei nobili in declino. Ma i nobili non si lasciano scuotere nei loro principi. Quando non hanno possibilità di influire nella società  rimangono lo stesso fedeli alla loro natura e si ritirano in segretezza.

L’immagine.

Cielo e Terra non si uniscono:

l’immagine del ristagno.

Così il nobile si ritira nel suo valore interiore

Per non corrompersi nelle difficoltà.

Egli non si lascia onorare con appannaggi.

Commento. Il significato di non lasciarsi onorare con appannaggi è che il nobile rifiuta compensi materiali provenienti dal governo degli ignobili. Infatti quando nella vita pubblica regna diffidenza in seguito all’influsso esercitato dagli ignobili, ogni operare fecondo è impossibile, perché il fondamento è sbagliato. Perciò in simili casi il nobile non si lascia sedurre da lucrose offerte a prender parte alle attività pubbliche decise dagli ignobili, non dando così il suo assenso alle loro bassezze. Perciò il nobile nasconde i suoi pregi e si ritira in solitudine.

Commento alla terza linea: “Essi provano vergogna”. In seguito al comportamento del nobile che non avvalora le azioni degli ignobili, saliti  al governo con artifizio, essi  -senza apertamente mostrarlo- cominciano però a vergognarsi delle loro bassezze. Questo è l’inizio del cambiamento.

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Sabato 12 settembre 2009 – 57° anniversario dell’AVI – al Circolo vegetariano VV.TT. di Calcata

Se li porta bene, come è giusto per una vegetariana, ed il 12 settembre in occasione del cinquantasettenario della fondazione  (voluta  da Aldo Capitini nel 1952) dell’Associazione Vegetariana Italiana, si organizza a Calcata una bella passeggiata nei boschi della Valle del Treja, appuntamento alle ore 17, al Circolo. Cercheremo di ripercorrere quei sentieri e quelle sensazioni vissute nella natura settembrina dai nostri padri.

Nell’antica Roma questo giorno, antecedente le idi di settembre, era dedicato ai giochi ed anche noi compiremo un gioco, accompagnati dal canto degli uccellini, vagheremo nel supermercato della natura che in questo periodo ha moltissimo da offrire: nocciole, noci, nocelle ed uva, castagne, rosa canina, ultime more, nespole, prugnoli… tutte cose gratuite,  buone e …. vegetariane.
Vorremmo intanto ricordare alcune valide ragioni per il nostro essere vegetariani. L’industria legata alla produzione di carne e suoi derivati è la più potente del mondo e provoca il maggior danno ambientale: pascoli ottenuti da disboscamento, inquinamento di aria, acqua e terra (le deiezioni animali portano ad un accumulo nel suolo di nitrati che si trasformano in nitrosammine cancerogene). Con il nostro no alla carne mettiamo in atto la rivoluzione più pacifica ed efficace. Rinunciare alla carne morta porta benefici alla salute e ci da il conforto di non essere complici di questa insensata violenza contro gli altri esseri viventi e la Terra.  

Perciò il nome della nostra scelta di vita è: vegetarismo.

Paolo D’Arpini – Prenotazioni 0761/587200

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“Calcata, pareva che crollasse da un momento all’altro, eppure.. “ – Memoria della Calcata degli anni eroici di Roberto Ciotti

L’articolo che segue è stato scritto su mia richiesta da Roberto Ciotti e lo feci pubblicare sull’Unità, (di cui conoscevo l’allora caporedattore Fabio Luppino) in una data che non rammento ma sicuramente agli inizi degli anni ’90 del secolo scorso.  Roberto è stato uno dei veri artisti che hanno fecondato Calcata, lo ricordo ancora giovane e di belle speranze che suonava sui gradini nei pressi della mia casa di Porta Segreta (dove ora ha lo studio l’architetto Enrico Abenavoli).

A quel tempo eravamo tutti uguali, eravamo una carovana che viaggiava verso il West e non sentivamo antagonismo o differenze, tutti contribuivamo a qualcosa di  buono e di costruttivo. Ed in verità Roberto faceva una ottima musica e merita tutto il successo che in seguito ha ottenuto.

Di Roberto ricordo anche  l’entourage familiare, la zia Grethel che fu la prima a trasferirsi stabilmente nel borgo ed in seguito  aprì  il primo ristorante  di Calcata.  Il grande amore di Roberto fu Odette, una donna meravigliosa e veramente intelligente che purtroppo morì lasciando smarriti  tutti noi, essendo stata la prima della carovana ad andarsene e –sono certo- un vuoto incolmabile nel cuore di Roberto….  Ma lasciamo da parte queste malinconie, ed ecco a voi il testo…  (Paolo D’Arpini) 

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Ed il mio blues…?

Ho conosciuto Calcata negli anni `70 e sono rimasto subito affascinato dalla sua bellezza romantica e suggestiva. Arroccata su un roccione di tufo, irreale, con un’atmosfera magica molto stimolante, è sempre stata per me fonte di ispirazione e di sfogo. È qui che ho sviluppato la tecnica dell’acustica Dobro. è qui che ho composto molte delle mie canzoni e le colonne sonore di Marrakesh express e turnè  di Gabriele Salvatores, e 1’ultima Road and Rail per il film di Wilma Labate Ambrogio, che sarà sugli schermi il prossimo autunno.

A quei tempi eravamo in pochi a conoscere e frequentare Calcata, per lo più artisti e persone di fantasia alla ricerca della natura, dell’insolito, di esperienze nuove e trasgressive. I problemi erano tanti anche perché era un paese trascurato e con un triste destino: essere abbandonato dai suoi abitanti per diventare uno di quei tanti “paesi morti” che cadono in rovina. Questo perché, con una legge del 1935 Calcata Vecchia è stata dichiarata inabitabile e i suoi abitanti hanno così ottenuto dei Lotti di terreno edificabile poco distante dove è poi sorta Calcata Nuova. In seguito un’altra legge del 1939 ha riconosciuto il valore storico del  Castello degli Anguillara, e di conseguenza il borgo stesso di Calcata, come bene culturale da salvaguardare. Fra tutte queste contraddizioni sono arrivati i nuovi abitanti di Calcata: musicisti, pittori, scultori, artisti e non, che hanno investito energie, tempo e denaro per ristrutturare le vecchie case fatiscenti e dare vita a questo villaggio con attività varie: botteghe, gallerie d’arte, ristorantini, circoli culturali: addirittura c’è un piccolo locale dove qualche volta suono. 

Ora Calcata è diventato un posto conosciuto e frequentato da molti turisti di fine settimana. Certo, l’atmosfera non è più quella di una volta, la gente è diventata tanta e non si vedono più i vecchietti seduti sui sedili di marmo della piazza, ma il lunedì mattina Calcata si risveglia silenziosa e semivuota tra la nebbia che la fa apparire come in un sogno: un paese incantato sospeso fra le nuvole. Ed è proprio così che la riconosco e la amo. Ma i vecchi problemi esistono ancora.
Domenica 30 agosto c’è stato il crollo di una bella fetta di rupe, per giunta proprio davanti la casa dove spesso vivo. Questo crollo era previsto da tempo. Sono più di due anni che esiste una crepa che si allarga veloce e minacciosa, tutti ne sono a conoscenza: l’Ente Parco Valle del Treja, il Comune, la Regione, ma nessuno è intervenuto per evitare questo crollo ed è, “dicono”, per colpa della fatidica legge del `35 che impedisce qualsiasi intervento, anche se, dopo varie perizie e una nota positiva del Servizio geologico regionale del 1987, ne è stata chiesta l’abolizione: ma si sa come vanno lente le cose in Italia… 

Ci sono già alcuni miliardi (pochi) pronti per il consolidamento della rupe e la ristrutturazione del Castello, che, se dovesse crollare, chiuderebbe l’accesso al paese, ma con quella legge di mezzo non si può fare niente. Ora, visto che ne ho l’opportunità, vorrei fare un appello alle autorità competenti affinché facciano uno sforzo per salvare Calcata, patrimonio artistico e culturale che appartiene a tutti noi. Un intervento è necessario al più presto. Oppure dobbiamo aspettare il prossimo crollo (la crepa e ancora lì e non promette nulla di buono), magari con delle vittime, per poi vedere tutti affannarsi a scaricare le proprie responsabilità?

Roberto Ciotti * Bluesman

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Capranica: “Il più grande processo mai celebrato nel Lazio contro le ecomafie per l’uso delle cave come discariche inquinanti” – Come è finito? Ce lo narra Doriana Goracci

Premessa

In passato, dal 1998 al  2008,  ne avevo parlato sovente, e la protesta sull’uso improprio delle cave di tufo della Tuscia, utilizzate come discariche di rifiuti tossici è una realtà riconosciuta. Tant’è che feci anche una proposta di bonifica all’allora assessore all’ambiente della R.L.  Giovanni Hermanin, consigliando di usare le cave come piantagioni di topinanbur, un ottimo tubero commestibile che ha proprietà purificatorie per il terreno. Ma Hermanin che è un verde sui generis, ci rise sopra, come d’altronde tutti i verdi oggi in commercio…  Mi spiace di non aver conservato gli articoli relativi a tali denunce e proposte, che furono pubblicati sui giornali locali di Viterbo, sul nostro sito del Circolo VV.TT.  mi è rimasto solo un vago riferimento in un articolo scritto a due mani con  Etain Addey nel 2008: http://www.circolovegetarianocalcata.it/2008/06/13/magia-e-bioregionalismo/

Insomma, stavolta sono stato bacchettato dall’amica Doriana Goracci perché non ho prontamente ripreso la sua denuncia sulle cave, usate come discariche  inquinanti,  di Capranica.

Chiedo ammenda e qui dabbasso pubblico il suo articolo, preceduto dalla sua lettera: “Caro Paolo, forse il caldo, il sudore, i rumori infernali… scegli tu cosa… non ti ha fatto leggere quanto ti ho inviato in questi giorni, non cercarlo nei siti online della provincia di Viterbo, non c’è…. Eppure  certi  fattarelli, sono di bene comune, così si diceva… Oggi, grazie a chi si fa per due e anche per tre, ho scritto questo, ritorna quando puoi anche a piedi,  a una cava, scava e ricava… Stammi bene, da Capranica, Doriana”. 

Leggete tutto, con la massima attenzione, Paolo D’Arpini

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Cava, scava e ricava:

In una foto del novembre 2008 si vedono tre, leggi bene, 3  persone che tengono uno striscione di Legambiente, con su scritto “In nome del popolo inquinato”.  L´inizio, così diceva la cronaca, del “più grande processo mai celebrato nella nostra regione contro le ecomafie. Presidio davanti alla Procura”

Adesso vi racconto com’è finita, non perché sono un´inviata di un qualche giornale ma perché ci vivo e risiedo vicina a una di quelle Cave, a Capranica, dove “Forse qualcuno penserà che, visto il silenzio che circonda la vicenda dei rifiuti tossici illegalmente stoccati nella cava sita in località Prospero-Camporotondo, ormai sia tutto risolto”.

Ed inizio, cercando  di non farla troppo lunga, dalla fine di questo luglio, in piena estate 2009: so che l´attenzione ha tempi molto brevi e per altri Corpi di Reato…

“Bene, il Comitato Cittadino per la tutela dell’ambiente e della salute pubblica, costituitosi nel 2005 in seguito alla ben nota vicenda, sente il dovere di riassumere la situazione  affinché ogni cittadino sia consapevole dello stato dei lavori per la messa in sicurezza dell’area. A tutt’oggi nessun lavoro è stato eseguito sul sito per impedire che acqua e vento facciano espandere l´inquinamento ben oltre la zona  delimitata. La Regione Lazio stanziò subito un finanziamento di 98.000 euro a cui si aggiunse un ulteriore finanziamento di 115.846 euro  con l´obbligo da parte del Comune di Capranica di stipulare il contratto definitivo per l´inizio lavori per la messa in sicurezza   entro la data del 31 Dicembre 2008, pena la perdita del finanziamento. Tra tavoli tecnici e conferenze dei servizi della Provincia, incontri in Regione,   ricorsi (persi) al TAR dei proprietari della cava-discarica, il Comitato cittadino è stato sempre presente per sollecitare la messa in sicurezza a tutela della salute pubblica, messa in sicurezza, ricordiamo, decretata nel Dicembre 2005 dal Magistrato preposto alle indagini.

Nonostante  i fondi stanziati dalla Regione Lazio non si è arrivati ad una celere soluzione per vari motivi: sottovalutazione del rischio, incompetenza di qualche personaggio preposto alle pratiche che ha messo più volte a rischio la perdita dei fondi regionali, un certo buonismo che non guasta mai, manovre per sostenere che in fondo il sito può essere anche non inquinato, basta cambiare la legge di riferimento (un po’ come per l´arsenico nell’acqua che diventa potabile per  deroga ai limiti designati dalla UE ). Dei fondi stanziati, circa 214.000 euro, ben 153.846 sono stati spesi per consulenze, progetti, analisi (unico lavoro sui materiali inquinanti è stato quello compiuto dall’ENEA) per cui rimangono circa  60.000 euro per fare una copertura del sito a risparmio (telo più sottile che costa di meno e si rompe prima, assenza di canalette di scolo delle acque cosicché quando il telo sarà carico di acqua piovana l´inquinamento si estenderà nella zona circostante l´area inquinata). Tali sono le motivazioni, insieme al non rispetto dei tempi e dei costi iniziali, per cui la ditta appaltatrice dei lavori ha chiesto la rescissione  del contratto.

Siamo in attesa della convocazione di un tavolo tecnico richiesto alla Provincia in data 10 Luglio per chiarire in maniera definitiva i tempi dei lavori. Negli altri siti inquinati, Castel S. Elia e Cinelli ,oggetto dello stesso procedimento giudiziario, i lavori di messa in sicurezza e di bonifica sono iniziati da tempo; solo a Capranica  ancora non si fa niente di concreto pur avendo speso oltre 150.000 euro. Il Comitato Cittadino teme che questa storia non avrà mai fine e che i quattro soldi rimasti saranno nuovamente spesi per  progetti e progettini  a beneficio  dei vari esperti e si chiede perché il rispetto della salute dei 6529 abitanti di Capranica, sancito dal Magistrato nel 2005 con l´ordine di “messa in sicurezza d´emergenza” non sia stato osservato con sollecitudine. Tornerà l´autunno, torneranno le piogge, aumenterà il pericolo di percolamenti  delle sostanze inquinanti nelle falde acquifere.

Che nessuno dica “io non lo sapevo”  (Uno Notizie Capranica). La politica del Palazzo, non si limitò  timidamente a fare capolino come raccontò in un esauriente articolo su Carta, Walter Mancini.

L´Ombra tossica sulla Tuscia, aprì un ombrello vastissimo e trasversale proprio di quelle Famiglie Locali e Doc, nella stessa misura in cui gli Stranieri – Forestieri cercavano di difendere la Salute, già perché da queste parti, regna il silenzio omertoso su Certi Fattacci che se possono fà:  Stampa, autorità, cittadini pro lavoro, turismo, sviluppo economico, ricerca, innovazione … quasi tutti assenti, giustificati per carità. Mentre una stupenda propaganda sulla Raccolta Differenziata e sui Voli, tanto del Papa  e del Papi che arrivano il 6 settembre a Viterbo e dell’Aeroporto e della Torre di 30 metri per la Santa, di questo i Media sono prodighi di dettagli.

Ce la siamo già scordata quell’Immagine dell’Italia che galleggiava su you tube e i Telegiornali Nazionali, con i vari Napolitano, Bassolino e Compagnia bella? Forse è solo una forma di infantile invidia quella che mi muove a scrivere per l´ennesima volta, su cave, discariche, mafia e rifiuti e rassegnazione compunta, dal momento che leggo nella vicina Vetralla: “Al via i lavori di bonifica dell’ex cava in località Cinelli”, 24 luglio 2009.

Ho aspettato un bel po’ di giorni, per leggere altrettante entusiaste dichiarazioni del Sindaco, del Consiglio Comunale, del Comitato Cittadino, delle Associazioni ambientaliste  e volontaristiche del mio amato paese…non è arrivato nulla, se non che possono essere persi anche quegli ultimi 60.000 risibili euro. Non parlo poi dell’attenzione che non può più davvero riservarmi, a distanza di un anno, l´Assessore all’Ambiente della Provincia,  Tolmino Piazzai.

Non ci resta che stare tutti contenti qui a Capranica, per l´Isola Ecologica, dove smaltire i rifiuti ingombranti, erba, rami, foglie e tutti gli scarti vegetali, insieme a tanta  Democrazia Partecipata, che domanda, sollecita…un successo pubblico gli appuntamenti della Provincia di Viterbo: “al momento sono questi, ma ce ne sono altri, i progetti su cui i cittadini hanno concentrato la loro attenzione”.

Rimangono i ricavi di queste cave dove non si scava più ma la Legge ci protegge e tutela… Concludo come feci in passato e senza punti interrogativi: “Oggi sono i mafiosi che devono scendere in piazza per far sapere che la mafia non esiste”, parola di Giancarlo Caselli.

Doriana Goracci

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Iperidrosi ascellare e plantare – Come curare l’eccessiva sudorazione nell’area delle ascelle e dei piedi…? Problemi estivi risolti semplicemente con le erbe ed una salutare dieta vegetariana….

Stamane, dopo la lezione di yoga in spiaggia, una signora, molto cordialmente mi ha parlato del suo problema, chiedendo un consiglio in merito! Sono anni che cerca di risolvere il problema legato al “cattivo odore proveniente dal suo sudore!”. Mi chiedeva così se esistono rimedi naturali per provare, almeno in “parte” a dare sollievo a questo suo disagio. Tornata a casa ho rovistato tra gli appunti di un corso sulle erbe aromatiche e le loro proprietà: una lezione fu dedicata proprio alla “cura” del corpo, con riferimento specifico al tema “sudore”. Un abbraccio, Antonella

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L’ Iperidrosi ascellare è l’eccessiva sudorazione dell’area delle ascelle.

L’ iperidrosi ascellare crea imbarazzo per la formazione di chiazze bagnate sugli indumenti, qualche volta circondate da aloni bianchi per il contenuto salino del sudore. Le persone che ne soffrono sono molto condizionate nel vestire, dovendo sempre prevedere indumenti che abbiano una alta capacità assorbente, e comunque operando più sovrapposizioni di tessuti per nascondere le chiazze che regolarmente si formano sulla loro biancheria intima. Spesso devono recarsi al lavoro con indumenti di ricambio oppure utilizzare “assorbenti intimi” opportunamente posizionati nel cavo ascellare da rinnovare una volta che abbiano superato la loro capacità contenitiva. 

La regione ascellare è sede di una triplice regolazione sudoripara:

1) Termica

2) Emozionale

3) Apocrina

Normalmente il disturbo è sostenuto da un eccesso di attività delle ghiandole endocrine sostenute da un ipertono simpatico. L’eccesso di umido e il caldo relativo può favorire l’insorgenza di infezioni locali sia batteriche che fungine responsabili di forme maleodoranti che prendono il nome di bromidrosi.

L’iperidrosi plantare è l’eccessiva sudorazione dei piedi. Può essere isolata, ma più frequentemente si associa ad una ipersudorazione delle mani e delle ascelle. Poiché per la gran parte del nostro tempo i nostri piedi sono contenuti in ambiente chiuso (le scarpe) la forte umidità può comportare gravi macerazioni dei tessuti, con aree di lesione a gruviera sopratutto delle piante dei piedi, e sovrainfezioni delle pieghe interdigitali, sia batteriche che fungine. Da questo spesso origina anche un forte cattivo odore. E’evidente che tale situazione distrugge qualsiasi tipo di scarpa e di calza. Nel periodo estivo con l’aumentare della temperatura queste persone letteralmente pattinano sull’acqua prodotta dai loro piedi.

Altre localizzazioni sono meno frequenti ma comunque possibili. Diversi pazienti soffrono di imbarazzanti attacchi di eccessiva sudorazione al viso, di solito alla fronte, specialmente quando si sentono emozionati. Alcuni lamentano sudorazione solo del labbro superiore. L’ iperidrosi essenziale limitata al tronco e/o alle cosce è meno frequente, mentre è spesso inserita in un quadro di forma generalizzata in cui pur essendo particolarmente avvertite come più fastidiose la localizzazioni classiche in realtà a ben indagare si scopre che la sudorazione è sì eccessiva nelle mani, nelle ascelle, nei piedi e nella testa; ma è accompagnata anche da una forte presenza in tutte le altre parti del corpo che non essendo di diretto contatto sociale passano in secondo piano nella descrizione del paziente.

RIMEDI NATURALI:

Imbarazzante, ma fisiologica: la sudorazione, infatti, mantiene costante la temperatura del corpo, aiuta ad espellere dall’organismo una notevole quantità di sostanze di rifiuto, come acidi, urea, sali minerali. Non solo: contribuisce a difendere la pelle, perché insieme al sebo, il sudore costituisce il mantello idrolipidico e mantiene acido il pH cutaneo. Però, è indubbio che, soprattutto nelle stagioni più calde, sudare possa diventare un vero problema, soprattutto perché si accompagna al cattivo odore, che si scatena per effetto della degradazione degli acidi contenuti nel sebo. Per eliminarlo occorre innanzi tutto una buona igiene, che significa lavarsi frequentemente con prodotti delicati. Fondamentale è anche la scelta del deodorante, ma a volte da solo non può bastare a risolvere adeguatamente il problema. E allora, che fare ?

Un aiuto lo può offrire la medicina e i ritrovati naturali. Ecco una selezione.  Le erbe più utilizzate per la preparazione di deodoranti, reperibili in erboristeria, sono quelle che hanno un’azione restringente, come la tormentilla e l’hamamelis, e la salvia, che ha spiccate proprietà antisudorali. Quest’ultima si può usare con ottimi risultati anche per via orale, in tintura madre, olio essenziale o estratto fluido. Ma, trattandosi di un leggero estrogenizzante, è opportuno che sia il medico a prescriverla.

Se a sudare eccessivamente sono le mani e i piedi, può essere utile eseguire ogni sera maniluvi e pediluvi preparati con acqua, nella quale si saranno fatte bollire 10 foglie di salvia e qualche spiga di lavanda. Quando la sudorazione, invece, interessa soprattutto le ascelle e, ancora, i piedi un buon rimedio può essere rappresentato dall’argilla ventilata che, grazie alle sue proprietà blandamente antisudorifere, può essere utilizzata proprio come un talco.

Da notare che l’argilla è anche un efficace rimineralizzante, antinfiammatorio ed eutrofico cutaneo e come tale può migliorare l’aspetto di una pelle sottoposta a frequenti macerazioni: basterà scioglierne 3-4 manciate nell’acqua del bagno.

Antonella Pedicelli

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