Archivio di giugno 2009

Diario di un incontro “fuori luogo”….. a Faleria

Eccomi, appena ritornato da Faleria, con un piattino pieno di delizie rubate alla tavola comune: dolcetti di Sant’Oreste, crostata di Visciole di Calcata, pane integrale cotto al forno a legna di Moricone, focaccia di Faleria, chinotto di Capranica…. Ognuno ha portato qualcosa, non solo abbiamo mangiato ma ce n’era abbastanza da portarsene un po’ anche a casa.

Son dovuto andare a Faleria per sentire ancora la presenza umana, e quella della natura, per fortuna che c’è Faleria, almeno ho respirato un po’ d’aria buona… anche se Sergio, il nostro ospite, ha detto che parlo bene di ecologia perché vivo in mezzo al verde di Calcata… ma lui non sa quanto questo verde sia stato offeso dagli umani, che son diventati demoni, che hanno dimenticato la loro origine che è la foresta, che hanno dimenticato i loro fratelli che sono gli animali e gli alberi. Così virtuale è la presenza della “gggente” di Calcata, così finta è la loro “ecologia”, la loro “arte”, il loro guadagnare necessario (o businnes) sulla pelle del luogo, che stare a Faleria in mezzo a gente comune che lavora normalmente e che piange e ride se c’è da piangere e ridere, mi ha confortato… Per questo mi son portato via un piattino di leccornie, da gustare poi qui nella mia casa derelitta.

Sono talmente pieno che non so se potrò rendere intellegibile questa pienezza. I discorsi che sono stati fatti, in modo molto semplice, avevano la freschezza dei racconti attorno al fuoco degli uomini primitivi. Solo messaggi senza imposizioni, solo esperienze senza pretenziosità.

Poi il documentario di animazione al quale abbiamo assistito, con tutte le simbologie della natura e con i messaggio finale. che l’uomo non può vincere la natura perché esso stesso ne è una parte, è stato illuminante. Il tutto vissuto con le emozioni della storia d’avventure e con la descrizione di centinaia di personaggi, ognuno rappresentante una sfaccettatura della vita, sia animale, vegetale o umana.

Non posso perciò dire di più ma utilizzerò piccoli brani del percorso vissuto, a latere, sia quello della presenza diretta che quella indiretta, per restituirvene un quadro psicologico sul significato di questo magico solstizio…. lasciando i punti interrogativi od i commenti di chi non era lì con me.

“…Proprio ieri ho raccontato a Sava che da bambina portavo a casa ogni tipo di animale che trovavo, con grande disperazione di mia madre, ed una volta portai a casa un girino appena tramutato in piccolo batrace, poi lo persi di vista per un po’ fino a quando una sera d’estate sentii gracidare e sotto la macchina di mio padre ritrovai un bel rospo”.

“…come è andata la tua prima giornata d’estate? Cosa ha organizzato Sergio al Dojo Koshiki? Qui è da ieri sera che piove, piove, piove… stamani, uscendo ho trovato in giro delle “presenze” particolari: rane…ce ne sono a centinaia, ranocchiette verdi e marroni che saltellano indisturbate lungo i marciapiedi. E’ la prima volta che assisto ad un evento tanto insolito. Mi hanno spiegato che qui succede spesso quando il tasso di umidità è piuttosto elevato!”

“..non ti so descrivere la contentezza che provo in questo momento… Questo Solstizio mi ha davvero portato sorprese, sorprese eccezionali”.

“Io sono la figlia prediletta della natura. Io confido e sono ricompensata dalla fiducia. La fortuna sorride sul mio volto…”

“Nel tempio della Natura, nel tempio delle Anime, nel tempio dell’Attività, nel tempio dei Fiori, nel tempio dei Pensieri, nel tempio della Saggezza e nel tempio dell’Amore io adorerò Lui”. (Yogananda)

Grazie per aver letto sin qui!    Paolo D’Arpini

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Un santo a Calcata… secondo Laura Lucibello

20 giugno 2009, primo giorno di inaugurazione del solstizio d’estate, seppur ritardatari e pochi (ormai siamo abituati alle solite buche) siamo stati benedetti nella mattina da una pioggia provvidenziale, sia per la natura assetata da questo ultimo periodo di caldo torrido, sia per noi sparuti viandanti perché ci ha permesso di rintanarci al Circolo Vegetariano dove abbiamo parlato, mangiato ed ascoltato le meravigliose poesie di Matteo Micci che aveva preparato per il suo intervento del pomeriggio, il tutto nell’armonia di persone che si vogliono bene.

Paolo ha tenuto, fra i vari discorsi, a precisare cosa significa il termine santo, ma per capire il significato di questa sua puntualizzazione dovrete leggere fino all’ultimo tale resoconto.

Verso le 16,00 siamo saliti al borgo dove a Palazzo Baronale si teneva la Tavola Rotonda su “Le stagioni come metro sociale, sessuale e riproduttivo nella società umana ed in natura”. Inutile mettersi a riferire il messaggio di tutti gli interventi, l’esito ed il comune parere finale sull’incontro è stato quello di dire “che un tale sentire ed operare dovrebbe travalicare la piccola Calcata ed espandersi a macchia d’olio il più possibile”.

E tutto questo è dovuto all’opera santa incessante e costante di Paolo D’Arpini che con la sua armonia interiore ed esteriore riesce a trasmettere ed infondere a chi ha la possibilità, la sensibilità e l’intelligenza di stargli vicino. E pensare che io stessa proprio l’altro giorno, anche per prenderlo un po’ in giro, gli avevo detto che neanche lui era un santo.

Caro Paolo faccio ammenda pubblica poiché ri-conosco che tu sei un santo (o perlomeno ci “provi”…) ai posteri l’ultima sentenza, anche se ti auguro che siano molto posteri.

Laura Lucibello

P.S. Sul sito anche di Saul sarebbe bello poter rileggere la poesia “Euridice” di Matteo

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“Ucci, ucci, sento odor di cristianucci..” – ” Se in chiesa a Calcata non c’è posto…” – Due lettere ricevute sul significato di cristianesimo e di ecologia

I dubbi di Massimo Sega sull’ecologia “francescana”.….io ritengo che difendere la dignita’ delle persone, specie di gente come Galileo Galilei, non ha nulla a che vedere, per me, con il sesso degli angeli, ma con la dignità di noi stessi. Certo, ognuno ha la sua dignità, ma consentimi di dire che nel nostro Paese da secoli la dignità è scomparsa, e questo, io credo, proprio a causa di quella dottrina che io sto, tra l’altro, combattendo. Qualcuno c’è stato che qualche tempo fa ha scritto che in Francia laici e cattolici sono laici, mentre in Italia cattolici e laici sono cattolici.

Nel lontano 1820 (circa) Shelley definì il nostro popolo come una tribù di sciamannati dai cui occhi non sprizza un minimo di intelligenza. Poco dopo Leopardi indico’gli Italiani come il popolaccio (sic)piu’ cinico d’Europa, e nel 1850 il Critico e sociologo Ruskin, dopo un soggiorno di un lustro in Italia ebbe a dire che questa lo faceva pensare ad un teschio di Yorick pullulante di vermi in cui dell’umano c’era rimasto solo il fetore. Dovresti leggere anche certi giudizi di Ennio Flaiano che non sono molto diversi. Forse è, tra l’altro, per questo che una rivista tedesca poche settimane fa ha indicato la nostra penisola come uno stivale puzzolente.

Codesto Circolo vegetariano di Calcata, come risulta dai messaggi che leggo, sta conducendo delle battaglie. Ebbene, permettimi di dire che la maggior parte di dette battaglie trovano la loro causa proprio nella cultura cattolica esistente nel nostro Paese, cioè sono battaglie che non sarebbero necessarie se vivessimo in un paese non di detta cultura. Tu hai parlato di “UCCI, UCCI, SENTO ODOR DI CRISTIANUCCI” e hai ragione; anche io sento odore di cristianucci, quando per tutelare l’ambiente ci si rifà ad una santo cristiano, e cioè San Francesco. Chi era San Francesco? Un cristiano!? Tu hai mai letto la dottrina cristiana e la storia di quella Chiesa alla quale ha fatto parte questo Francesco, un Francesco che oggi il proprio padre porterebbe da uno psichiatra, un Francesco che anziché lavorare e dare i proventi del suo lavoro ai poveri, andava chiedendo l’elemosina ai poveri, un Francesco che, a mio modo di vedere, ben poco di spirituale aveva, o per meglio dire aveva quella spiritualità che hanno tutti coloro che sono visionari. Ora mi domando, se questo San Francesco era tanto spirituale perché mai i suoi ammiratori, politici e non, non vivono pienamente la sua spiritualità, ma lo utilizzano solo per i propri interessi, sia pure intellettuali?

O forse questi fedeli rimpiangono l’epoca di San Francesco in cui le diversità di opinione si combattevano non con la dialettica ma con i roghi? San Francesco sarà stato pure un amante degli animali-bestie, ma non mi sembra degli animali-uomini. Non ricordo alcun suo anatema contro quei suoi correligionari che perseguitavano altri uomini per difformità di dottrina. San Francesco come già detto era un cristiano, cioe’ fedele alla Bibbia. Leggiamo cosa dice la Bibbia sugli animali:

GENESI 1/26 POI DIO DISSE: FACCIAMO L’UOMO A NOSTRA IMMAGINE, SECONDO LA NOSTRA SOMIGLIANZA: DOMINI SOPRA I PESCI DEL MARE E SUGLI UCCELLI DEL CIELO, E SUGLI ANIMALI DOMESTICI, SU TUTTE LE FIERE DELLA TERRA E TUTTI I RETTILI CHE STRISCIANO SOPRA LA SUA SUPERIFICE.

Infine una domanda. Voi parlate di spiritualità come se gli altri non l’avessero. Ebbene vorrei sapere, che cosa si intende per spiritualità?  Saluti. Massimo Sega

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A Calcata nuova non c’è posto per il popolo nella chiesa nuova? Ed allora dov’è Dio? – Commento di Antonella Pedicelli.

Mi riecheggiano forti nella memoria le parole di Gesù: “Avete fatto della casa del Padre mio una spelonca di ladri”! Casa.. mio caro Paolo, casa.. la Chiesa vista e sentita come casa, non come una specie di teatrino in cui far sfoggio della propria arte, del proprio talento, della propria “posizione sociale”, del proprio status… Oggi si va in chiesa per mostrare all’Assemblea la “pelliccia di animale raro”, massacrato e giustiziato senza tener conto del suo “respiro”, del “SO-HAM”, che gli appartiene per diritto di nascita; si va in chiesa per recitare a memoria lagnosissimi brani di formule antiquate e inutili; si va in chiesa, perché si “deve” mostrare al mondo intero la propria religione, la propria devozione ad un culto di cui si ignora tutto!

Si legge senza comprendere, si ascoltano parole a cui non viene dato il ben che minimo riguardo! Eppure alla fine il “prete” proclama “Parola di Dio! Ma chi erano Cornelio e Cipriano? Se lo chiedono gli abitanti di Calcata? Sanno perchè questi due Santi uomini vengono “festeggiati” in modo più o meno solenne? Chissà?! La chiesa era la casa di “tutti” quando Gesù parlava agli “uomini di buona volontà” nelle piazze, nel deserto, nelle dimore della gente umile, con la quale condivideva la “mensa”, il banchetto, la convivialità… Chiesa era il sentirsi realmente uniti nel nome dello “Spirito” attraverso cui si percepiva il vibrare libero della parola Amore, in un clima di ascolto vivo e vivificante. Beati allora, coloro che ascolteranno la “Messa” fuori dalla “chiesa”, perchè avranno come “tetto” Padre Cielo e come “pavimento” Madre Terra, potranno respirare il vento dello Spirito in pieno accordo con il divenire costante della Natura e sentirsi degni di “un posto speciale”, in cui tutto è “arte”! Grazie Paolo… era tanto che queste cose “volevano uscire”. A presto,  Antonella Pedicelli

…………..

Considerazione.

…. ho capito pienamente e giustamente con “chi” e “cosa” entrambi ce l’hanno! Ed hanno anche ragione, se poi sono cristiani e forse credenti, non lo so. Per me che sono laico il discorso della vera chiesa, o della vera ecologia, è solo nel rapporto stretto ed inscindibile con madre terra e padre cielo, infatti sono il custode del Tempio della Spiritualità della Natura. La chiesa, quella di Calcata Nuova, o qualsiasi altra, è solo un po’ di cemento e mattoni sulla terra e sotto il cielo.

Mentre le “sacre scritture” -tanto per rispondere a Massimo- sono solo parole adatte ad uno specifico tempo e luogo, per cui non possono essere accettate come vere… ed è futile discuterne la valenza. Come non discuteremmo la valenza di una fiaba (salvo che non abbia una simbologia.. nell’umano). E ciò vale anche per le esperienze vissute dai cosidetti “santi” che non possono essere scisse dall’ambiente storico in cui si sono manifestate.

(P. D’A.)

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Velina D’Arpina “malandrina” del 19 giugno 2009 – Calcata Nuova: “Vescovo nuovo, chiesa nuova…. sistemi vecchi!”

Ante Scriptum:

“Viterbo – Sarà consacrata domenica 28 giugno 2009 la nuova Chiesa dei Santi Cornelio e Cipriano, realizzata a Calcata, e progettata da Paolo Portoghesi, Giovanna Massobrio e Antonio Machetti. La cerimonia, in programma nella cittadina viterbese alle ore 16.00, sarà officiata da Monsignor Romano Rossi, vescovo di Civita Castellana. L’altare, le immagini del Redentore, della Madonna e dei Santi protettori di Calcata sono opera di Paolo Borghi, mentre i dipinti delle Cappelle laterali sono stati realizzati da Luigi Frappi. (17.06 – Adnkronos)”

Questa la notizia telegrafica d’agenzia con le notizie sostanziali sulla “dedicazione” della chiesa nuova di Calcata nuova ai SS. Cornelio e Cipriano, protettori del borgo.

Già mi ero occupato giornalisticamente di questo evento, avendo pubblicato sul sito del Circolo alcune indiscrezioni e commenti:

http://www.circolovegetarianocalcata.it/2009/06/12/la-chiesa-nuova-di-calcata-nuova-dedicata-ai-ss-cornelio-e-cipriano-viene-inaugurata-domenica-28-giugno-2009/  -

Ma è giusto che la notizia “ufficiale” venga rilasciata attraverso le News di Libero dal flash dell’ADN Kronos, un’agenzia “vicina” (per storia politica e culturale) all’arch. Paolo Portoghesi.

Comunque, e qui arriviamo allo scopo della mia velina odierna, mi son permesso di indagare ulteriormente sull’evento inaugurale, raccogliendo alcuni commenti ed informazioni di prima mano dal sacrestano “storico” di Calcata, il buon Filiberto.

Ieri l’altro mentre mi avvicinavo arrancando al solito baretto di Calcata nuova ecco che ti trovo proprio fuori della sacrestia il sacrestano che armeggiava con un tagliaerba. “Buongiorno Filiberto, come stai? Ho saputo che il 30 giugno c’è l’inaugurazione della chiesa nuova, sei contento? A che ora si svolge la funzione? Sono proprio curioso di vedere questa nuova chiesa e cercherò di partecipare anch’io alla cerimonia… a proposito chi la officerà?”. A questa sfilza di domande, poste tutte insieme per evitare dimenticanze, Filiberto, con il suo solito sorriso che non si capisce bene se ride o piange (dovuto ad una semiparesi facciale di qualche anno fa), mi risponde: “La cerimonia si doveva tenere a metà giugno ma è stata rimandata per intoppi con gli ospiti attesi dal professore, si svolge il pomeriggio perché gli ospiti non possono venire la mattina, ma non ci sarà posto in chiesa per te o per chiunque altro, i sedili interni sono tutti occupati dagli ospiti, il popolo potrà però assistere dall’esterno”.

“Come sarebbe a dire dall’esterno? E chi viene a svolgere la funzione?”

“Da tempo c’è un accordo con il vescovo di Civita Castellana, non quello vecchio, Divo Zadi, che non c’è più, quello nuovo, Romano Rossi…. il fatto è che gli invitati di riguardo alla funzione sono tanti e la chiesa è piccola, quindi sono previsti solo posti esterni in piedi”.

“Vescovo nuovo, chiesa nuova…. sistemi vecchi!” Penso io, ma faccio finta di nulla e rivolgo un cenno comprensivo verso il sacrestano, in fondo lui è uno del popolo come me… ma stavolta avrà il suo bel posto dentro la chiesa, fra gli officianti ed i chierichetti e gli ospiti d’onore. Nel frattempo rivivo in un “flash” (non d’agenzia) tutta la storia “ecclesiastica” di Calcata, mentre osservo il parroco che sta lì davanti alla costruzione prefabbricata in cemento armato, bassa e compatta, che fin’ora e servita da luogo di culto, da quando cioè negli anni ’70 la comunità paesana si è trasferita qui alle piane del paese nuovo… lasciando la vecchia chiesa e il vecchio borgo ai forestieri. E’ qui in questa struttura da terremotati, o forse nell’adiacente sacrestia, che nel 1982/83 (la data è sempre incerta) sparì la sacra reliquia del Prepuzio di Gesù. Un reperto storico, che giunse a Calcata nel 1527 con i lanzichenecchi, e che fino agli anni settanta veniva portata in processione nella strade del paese vecchio, il primo gennaio di ogni anno. (vedi url:

http://www.circolovegetarianocalcata.it/?s=Prepuzio+di+Ges%C3%B9+ )

In quella data si svolge ancora la cerimonia, con banda e processione, ma solo per festeggiare i Santi Patroni, gli stessi ai quali la nuova chiesa di Calcata nuova è stata dedicata: Cornelio e Cipriano.

Chiedendomi “Chissà se i santi da lassù osservano e verranno ad abitare contenti in questa inedita struttura un po’ strana e futurista?”, me ne ritorno agli sprofondi del paese vecchio, dove vige l’anarchia ed il disordine più neri. Altro che ospiti di riguardo! Con le strade invase da cartelli e carabattole di uno sderenato che nessuno controlla e con l’ingresso del Parco del Treja dedicato alle reliquie del consumismo… le traboccanti immondizie e residuati vari del “Teatrino Calcata” fine settimanale, anche questo un segnale del cambiamento dei tempi… Ma chi glielo dice all’ADN Kronos? Veramente ci ho provato parecchie volte, ma sono stato ignorato, è vero che mi chiamo anch’io Paolo… ma D’Arpini… e con queste riflessioni chiudo anche questa odierna Velina D’Arpina “malandrina”.

Grazie per aver letto sin qui e per l’aiuto che vorrete dare a divulgare questa velina.

Vostro affezionato, Paolo D’Arpini – circolo.vegetariano@libero.it  

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Biennale d’Arte Creativa per Viterbo e per la Tuscia – Proposta al Sindaco di Viterbo, Giulio Marini, ed al Presidente della Provincia, Alessandro Mazzoli

Già nel 1994 avevamo proposto alla Provincia ed al Comune di Viterbo, attraverso le pagine del “Bullettin” (notiziario di arte, ecologia, storia, cultura, suono e movimento edito dal Circolo Vegetariano VV.TT.), l’istituzione di una “Biennale d’arte”.

Negli anni ho frequentato spesso l’ambiente artistico viterbese, di cui apprezzo gli autori Paternesi, Cerica e diversi altri, e mi sono anche occupato dell’organizzazione di svariate mostre e manifestazioni culturali in quella città. Fra le attività recenti voglio menzionare la mostra organizzata nel marzo/aprile 2009, in stretta collaborazione con l’associazione per la promozione delle arti in Italia diretta da Laura Lucibello, sul tema della libertà di pensiero e di Giordano Bruno, che si è protratta per un mese nel Palazzo Santoro (con il patrocinio dell’Ente Biblioteche, della Provincia e del Comune di Viterbo).

In quella occasione dovetti constatare come diversi artisti locali si sono lamentati della scarsa considerazione in cui vien tenuta l’arte in quel di Viterbo. Questo mi è sembrato alquanto singolare poiché in tutte le guide turistiche si menziona la Città dei Papi come luogo d’arte e di cultura….. Eppure è vero che non viene adeguatamente promossa l’arte e gli artisti sia del capoluogo che della provincia debbono molto spesso arrabattarsi con eventi e mostre organizzate in proprio.

Per questo ritengo utile sottoporre nuovamente alle cariche istituzionali di Viterbo e Provincia la proposta di istituire una Biennale in cui poter esprimere le migliori energie creative della città e della Tuscia. “Le biennali d’arte – scriveva Pampallona- intendono soddisfare l’esigenza di mettere in relazione artisti, critici e pubblico, compiendo inoltre un repertorio cronologico delle tendenze, ed esperienze espressive, per un approfondimento della conoscenza della storia dell’arte locale”

Viterbo, in cui da sempre si parla di valorizzare le notevoli risorse culturali e storiche, manca però di questo necessario strumento che rinforzerebbe e manterrebbe la creatività contemporanea di alto livello artistico, perciò è giusto che essa divenga la sede di una Biennale, che possa attrarre e sostenere gli artisti che operano in tutta la provincia.

Vorrei aggiungere, fra le diverse arti, oltre a quelle prettamente visive (di genere grafico pittorico scultoreo e concettuale) anche l’arte dell’espressione scritta (poesia e prosa) e musicale (strumentazione, canto, composizione, etc.), dando così una chance a tutta la cultura viterbese di potersi esprimere al meglio.

In questo modo Viterbo riparerebbe alla sua posizione subalterna e “lontana” rispetto alle grandi rassegne di città limitrofe, penso non solo a Roma ma anche a Spoleto, Perugia ed altre. Certamente una tale “Biennale Creativa” dovrebbe avere i requisiti della freschezza e della novità, quindi non costituita in modo accademico tradizionale (e lottizzatorio) bensì dimostrazione concreta e vera della creatività viterbese, degli artisti “tutti” che meritano di essere riconosciuti come “creativi” in senso lato e difensori della cultura. Solo così la Biennale eviterà di essere una vuota rassegna, copia di altre più famose, bensì diverrà un esempio innovativo e rivoluzionario della concezione artistica.

Ricordo in tal senso, nel nostro piccolo chiaramente, la manifestazione denominata “Fiera delle Arti Creative di Calcata” che da tre anni organizziamo nel piccolo centro della Tuscia senza alcun aiuto né supporto sostanziale delle Istituzioni locali (abbiamo organizzato tutto a spese nostre e con i nostri mezzi Laura Lucibello ed io).

La cultura in ogni ambito va preservata e stimolata -afferma Laura Lucibello- e non solo per chi trova i soliti canali burocratici e asservitori, poichè tutte le arti sono espressione di se stessi e mi accorgo sempre di più che il genere umano ha un potenziale di inespresso da tirar fuori, ma troppo spesso non ne ha la possibilità e non trova lo spazio giusto al momento giusto.

Chiediamo perciò l’istituzione di una “Biennale d’Arte Creativa” che sia lo sbocco concreto di cognizioni, presenze, confronti che accorcino le distanze sociali dando consistenza ad una politica che sia “della conoscenza” per tutti!

Paolo D’Arpini – circolo.vegetariano@libero.it  - Tel. 0761/587200

Laura Lucibello – info.apai@virgilio.it  - Cell. 333.5994451

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