Archivio della Categoria 'Testimonianze sul Circolo'

Felice “Checco Lallo” Ricci da Vetralla, morto senza eredi d’arte – Omaggio alla memoria dell’ultimo pignattaio ad personam….

Ebbene sì, quell’artigiano era veramente speciale, ed avevo cercato -quando i tempi erano ancora utili-  (nei primi anni ‘90 del secolo scorso) di sensibilizzare la Provincia di Viterbo ad istituire dei corsi, ed una scuola, per il mantenimento dell’antica arte ceramica “casereccia” della Tuscia.

Gianni Tassi ed Evandro Ceccarelli  forse ricorderanno la lettera che inviai al proposito e che fu pubblicata sulle pagine del Messaggero e del Corriere di Viterbo, in particolare sul Messaggero fu pubblicata la foto del nipote di Felice Ricci che lavorava al tornio.

Conobbi l’opera di Felice Ricci sin dal 1976, anno in cui mi trasferii a Calcata. Già allora avevo raccolto alcune sue ceramiche per il mio uso domestico: brocche per il vino, pentole in coccio per i fagioli e per i minestroni da far cuocere vicino alla brace ed in mezzo alla cenere calda del camino.

Alfine quando fondai il Circolo vegetariano VV.TT. sentii il bisogno morale di arricchirlo con le stoviglie “caserecce” dell’antico forno ceramico di Vetralla, quello appunto dei Fratelli Ricci… Ma dei fratelli era rimasto solo Felice che insegnava il mestiere al nipote, il quale più tardi preferì trovarsi un lavoro “normale”, purtroppo l’artigianato non é più remunerativo in Italia…

Rammento la prima volta che entrai in quella caverna lunga e buia in cui il Sor Checco (come era chiamato stranamente Felice Ricci) alla fioca luce dell’ingresso su strada pedalava sul suo tornio antico, un tornio usato prima di lui dal padre e dal nonno. Per me, ancor giovane osservatore cittadino, da poco immerso nel mondo rurale della Tuscia, quella scena restò impressa per sempre nella mente… L’antro del mago, sì pareva di stare nell’antro di uno stregone. In fondo in fondo alla grotta una fornace accesa, che bruciava legna, da un lato buio un piccolo androne nascosto in cui le suppellettili cotte stavano a riposare su scaffali traballanti. Scaffali pieni di opere miracolose…. e semisconosciute. “E questo cos’é” – “Un orcio” – “E questo?” – “Un tripode in coccio..”. 

Ammassata in tinozze stava una quantità di creta rossiccia a decantarsi.. ma evidentemente veniva filtrata alla meno peggio poiché tutte le ceramiche mostravano pezzetti di pietruzze sporgenti sulla superficie.

Infine decisi di commissionare a Mastro Checco  la stoviglieria originale con cui avrei servito i soci del Circolo. Volevo qualcosa di speciale, qualcosa che fungesse ai miei scopi di ammannire un pasto vegetariano unificato in un solo piatto. Spiegai perciò quel che volevo a Mastro Checco e lui -sempre incollato al tornio- levigava le forme di una nuova scodella larga, non troppo fonda né troppo piatta… appena appena bordata al lato con un rialzo di due dita…. Finche gli dissi: “Ecco così va bene!”.  Ed i bicchieri in coccio, egualmente studiati “ad personam”, minuti e tondeggianti da poterli tenere nel palmo della mano ma abbastanza fondi da poter contenere una buona sorsata di vino. E poi dei bei piattoni di portata e delle caraffe di varie forme e ciotolini e ciotoloni, piattini e piattelli, vasetti e vasi da pinzimonio.. insomma un vero e proprio armamentario adatto ad una antica taverna etrusca. Su tutte le opere campeggiava la scritta Circolo VV.TT. Calcata, eseguita a mano dal Sor Checco con caratteri svirgolati usando una vernice naturale che a cottura ultimata diventava verdognola…

Già da diversi anni al Circolo abbiamo interrotto ogni attività culinaria, ma quando facciamo delle rimpatriate fra vecchi amici ancora servo i cibi vegetariani da ognuno portati su quelle vecchie ciotole, magari un po’ sbeccate, magari un po’ annerite… ma chissà perché il cibo sembra più buono…

Paolo D’Arpini

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Morte a Calcata con l’avvento della primavera… La vita é continua trasformazione

Ricordo nei primi anni ’70,  allorché ero da poco giunto a Calcata, come spesso mi son dovuto confrontare con la morte. Finché ero vissuto in città la morte sembrava quasi  una cosa inesistente, non vedevo praticamente nessun morto, salvo casi fortuiti ed accidentali. In effetti, a pensarci bene, già diversi contatti con la morte mi avevano familiarizzato con questo “processo” : la trasformazione di un corpo/forma che torna agli elementi. Ma la mia esperienza era più  che altro in veste di osservatore… Comunque giunto a Calcata, considerando anche che il paese era pieno di vecchietti, non passava anno in cui non ci fossero torme di  defunti. Una volta o due fui anche costretto a trasportare  cadaveri già in fase di decomposizione e puzzolenti. Inoltre avendo un rapporto più stretto con gli animali spesso mi capitava di confrontarmi con la loro morte e  sue conseguenze: la sepoltura, etc. E questo rapporto ravvicinato con la morte é continuato sino ad oggi…  Quanti amici o nemici mi sono passati davanti.. quanti hanno lasciato questo mondo così da un giorno all’altro… alcuni in modo drammatico, altri per lenta esaustione, altri ancora uccisi per droga  o suicidi per disperazione.

Beh, da pochi giorni è entrata la primavera e questa è una buona stagione per morire, infatti rammento il proverbio popolare che dice “se passi la primavera la scampi per un altro anno…”.  Ma parecchi  non superano gli scossoni del risveglio dell’energia vitale… l’input è troppo forte ed il corpo collassa.  Due giorni fa ad esempio ha lasciato definitavene Calcata un ex ballerino, morto nel sonno… Questo personaggio, che io avevo soprannominato Principe Satanico per la sua malizia, è stato un catalizzatore di un certo modo di vivere, un modo contrapposto al mio. Ma in effetti l’individuo in questione ha solo svolto il suo compito nel contesto di una trasformazione inevitabile dell’abitare nel borgo, la dimora di Kali,  in cui sono rappresentati  interamente l’oscurità e la luce.

A far da contraltare al Principe Satanico,  e per manifestare una innocenza ed una semplicità improponibile nel contesto umano, c’era una maiala che custodivo nel Tempio della Spiritualità della Natura. Questa maiala, per la quale ogni giorno dovevo arabbattarmi a cercare il cibo, era la protettrice di Calcata, quella Calcata che ancora crede o credeva in una  dignità e spiritualità dell’uomo…. Come mai prendo una maiala  a simbolo di queste virtù? Ho raccontato spesso in passato le qualità del maiale, che  nell’antica società matristica era simbolo della Grande Madre. Mentre il Principe Satanico è stato simbolo del maschio patriarcale, dell’uso egoistico, della corruzione dei costumi, etc.  Comunque con la dipartita del “principe” anche il suo contraltare “animale”  é diventato superfluo, stamattina dentro al mandriolo la Dea era lì  ferma, pareva che dormisse, liberata per sempre dal suo peso, dal dovere di fornire un’energia alternativa a quella dell’uso. La maiala stava lì a dimostrare che non è necessario un “uso”… ed è morta di vecchiaia.

Mi ritornano in mente alcune parole di Georges  Bataille  sul limite dell’utile… “…Sesso, riso, gioia estatica, morte, il dono di sé..”

Paolo D’Arpini

Un paio di articoli  sulla maiala e su Calcata:

http://www.circolovegetarianocalcata.it/2009/03/12/una-maiala-cinghiali-istrici-topi-cani-ed-un-solo-bambino-vita-quotidiana-nel-paese-virtuale-dei-perenni-lavori-in-corso-che-non-finiscono-mai-lo-chiamano-calcata/

http://www.circolovegetarianocalcata.it/2009/02/16/lunedi-mattina-a-calcata-%e2%80%a6-la-vita-continua-anche-senza-poesia/

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“Calcata: 1992, l’inizio della fine” – Archivio storico del Circolo vegetariano VV.TT. – Piccole cronache melodrammatiche nell’anno della Scimmia di Acqua

Riporto qui alcune notiziole di cronaca spicciola, redatte dal sottoscritto. Dal 1992 si può dire che l’epoca romantica di Calcata, iniziata negli anni ‘70,  si conclude ed inizia una lenta decadenza  e la lotta “per la sopravvivenza” in tutti i sensi….

 

Ladri di polli a Calcata:

Ancora furti a Calcata. Dopo i due asinelli del professor Portoghesi, rubati non molto tempo fa, questa volta sono stati presi di mira polli e galline, appartenevano ad un vigile urbano ed a un tecnico del comune. Chi ha detto che non ci sono più i ladri di polli? Comunque dopo una serie di furti, atti vandalici e danni vari gli ambientalisti locali hanno pensato di rivolgersi ad un servizio privato di vigilanza per la tutela della proprietà. (8 ottobre 1992 – Il Messaggero)

 

Videoregistratore rubato a scuola:

Triste sorpresa per gli alunni delle elementari di Calcata. Il nuovo videoregistratore dono del Parco del Treja è stato rubato nella notte.  (7 ottobre 1992 – Paese Sera)

 

Incidente a Calcata:

Scontro auto-moto sul cavalcavia di Calcata, sulla provinciale che collega la Cassia alla Flaminia. Gravi danni a Gianfranco Guidoni, del luogo, che montava la motocicletta. Il semaforo è guasto e la Provincia si guarda dal farlo riparare. (15.10.92 – Il Tempo)

 

Il comune tace sulla proposta di limitare il traffico:

Non ostante le cattive condizioni della provinciale questa strada viene usata come parcheggio dai turisti, che non hanno a disposizione altro spazio. Il problema del cavalcavia e dei parcheggi è stato oggetto di intervento di varie associazioni,  parlamentari e forze politiche. Di recente sono state raccolte centinaia di firme per limitare l’accesso automobilistico al centro storico, almeno nei giorni festivi. Dal comune nessuna risposta malgrado siano state prospettae diverse soluzioni, anche con l’uso di bus navetta.  (17 ottobre 1992 – Paese Sera)

 

Colpi di fucile sui piccioni:

“Siamo costretti -così inizia il testo dell’esposto- a segnalarvi che anche quest’anno, con la riapertura della caccia, si verificano gli stessi incresciosi episodi degli anni passati. Quasi ogni giorno -afferma Franco Tonnarini,  volontario dell’Aipe- ed ormai da diverso tempo si odono colpi d’arma da fuoco provenire dai pressi del palazzo baronale. Evidentemente qualche bracconiere si diverte a sparare alle palombelle che trovano rifugio fra i merli del castello”.  (7 novembre 1992 – Il Messaggero)

 

Sul Taccuino chiedete sempre soldi:

No stavolta  c’è bisogno di alimenti, vestiario, medicinali, prodotti per l’igiene. Servono in Bosnia. Lo slogan è: a Natale non mangiate torrone se prima non avete contribuito alla raccolta. A Roma: Parrocchia S.Giovanni Battista; a Calcata: Circolo vegetariano VV.TT. (9 novembre 1992 – Cuore)

 

Viaggi, il villaggio del sabato:

“Troppo successo può distruggere Calcata -sostiene D’Arpini- dobbiamo puntare sullo sviluppo di attività legate alla realtà locale e capaci di creare un indotto continuo e non solo domenicale. A Calcata vivono vari artisti ed artigiani, c’è anche un laboratorio di maschere che si vendono in tutta Italia. Attività del genere, come pure centri di studio e ricerca, possono svilupparsi in minuscoli centri, restituendo vera vita ai centri e non solo una parvenza di essa. Si possono imboccare tante strade ma occorre sapere dove si vuole andare e cosa si vuole fare. Possiamo fare un grande mercato per vendere qualsiasi cosa agli stranieri od ai visitatori di passaggio, che giungeranno sempre più numerosi, trasformare il paese in finta utopia oppure cercare concretamente una nuova linfa vitale per vivere in armonia con il luogo”. (Alberto Tessore – novembre 1992 – Atlante)

 

Una storia di cani:

“Attenti al cane!”  Il grido echeggiato dalle rupi di Calcata non è servito però ad impedire che la bestiola  precipitasse da uno strapiombo di almeno cento metri. E’ accaduto il pomeriggio di Domenica 20 dicembre allorchè un cane fuggendo al controllo dei suoi padroni, turisti romani in visita al borgo falisco, cadeva da un parapetto nella sottostante vallata. Ne è seguita una kermesse durata parecchie ore che ha visto impegnati diversi volontari, coadiuvati dai due vigili urbani di Calcata, tre carabinieri di Faleria e per finire anche tre vigili del fuoco accorsi da Civita Castellana. Infatti è successo che la prima squadretta partita alla ricerca della bestiola nella valle, col sopraggiungere della notte, si fosse smarrita. E non riusciva più a tornar sù.  Da ciò la richiesta di aiuto ai vigili del fuoco, che infine verso le ore 20, hanno recuperato tutti i dispersi. Del cagnolino invece, che si suppone ancora vivo,  a giudicare dai suoi guaiti, si son perse le  tracce, forse la sua era solo una fuga…. dalla civiltà. (Gennaio 1992 – La Gazzetta della Flaminia)

 

Mongolfiera precipita a terra,  durante la corsa degli asini:

Era iniziata all’insegna del buon auspicio la festa di San Antonio Abate, protettore degli animali. La banda condotta dal maestro Marcello Onori accompagnava con note solenni la benedizione dei quadrupedi. Tutto sembrava avviato ad una buona riuscita, la temperatura mite ed un tiepido sole rallegravano la giornata. C’è stata poi la corsa degli asini e dopo la premiazione fatta da Giovanna Portoghesi a tutti i partecipanti, zuccherini agli asini e libri ai fantini, la serata sembrava avviata verso un lieto epilogo. Purtroppo malandrino fu il pallone areostatico, lanciato al volo dall’assessore del Parco,  Piero Cola,  che voleva così sancire la fine della festa. Ad un certo punto la mongolfiera si impigliava sui rami di un pino, creando  un effetto boomerang e, non si è  capito bene come,  l’assessore cadeva da una scarpata riportando lesioni che hanno reso necessario il suo ricovero all’ospedale di Civita Castellana. (20 gennaio 1992 – Momento Sera)

 

Una golf bianca fugge nella notte:

La notte scorsa una pattuglia di Carabinieri, comandata dal brigadiere Luigi D’Oria, si trovava in servizio sulla via Maglianese, esattamente nello stesso punto in cui giorni addietro furono esplosi colpi d’arma da fuoco contro un milite di passaggio. “Eravamo di vedetta -affermano i militari- saranno state le  2,30 del mattino, il buio era totale, stavamo fermi sul ciglio della strada quando scorgemmo una macchina proveniente da Magliano che si avvicinava. Intimato l’alt ci siamo visti sfrecciare davanti l’auto che ignorando il nostro segnale si dava alla fuga. Siam subito partiti all’inseguimento della golf bianca, targata Roma, poi risultata rubata, a bordo vi si scorgevano quattro o cinque figuri. L’autovettura si dirigeva verso Mazzano ed a un certo punto si arrestava, più o meno all’altezza della Pietrina (altra località tristemente famosa per un agguato con ferimento di due agricoltori ed anche per gli incendi tossici dell’immondizia lì stipata in una discarica comunale), da lì i malviventi fuggivano a piedi nella boscaglia e facevano perdere le loro tracce”. (2 luglio 1992 – Momento Sera)

 

Tombaroli all’opera sulla collina di Narce:

Durante una passeggiata organizzata dal Circolo Vegetariano  sulla collina di Narce, il sito storico risalente al 1200 a.C., gli escursionisti hanno scoperto uno scavo abusivo profondo alcuni metri, in prossimità dei ruderi dell’antico abitato falisco. Il grosso foro che presentava ancora tracce di terra smossa è stato segnalato ai CC di Faleria ed ai dirigenti del parco. Purtroppo il problema degli scavi abusivi è una seria piaga sociale. Si dice che alcuni abitanti della zona si sono costruiti ville e villini con i proventi della depredazione delle vecchie tombe. “La grande buca perpendicolare si trova proprio nel mezzo del sentiero, nei paraggi delle mura ciclopiche di Narce e sembra collegato ad una cella sottostante -afferma Emanuela Leonelli una degli escursionisti- non abbiamo però toccato o mosso nulla per facilitare eventuali indagini.” (21 agosto 1992 – Paese Sera)

 

Alcuni giorni prima che precipitasse l’elicottero:

“A Calcata ci si sveglia con il canto di mille uccelli ed il rumore delle acque del Treja. Presto però ci sarà la festa patronale e la sveglia verrà data non soltanto dai tradizionali mortaretti ma soprattutto dal rombo dell’elicottero che porterà turisti e calcatesi a rimirare il parco. Conviviamo con una proloco che da un lato partecipa al concorso di Airone per  lo scettro di paese dove vivere è bello e dall’altro, con i fondi ricevuti, organizza rumorose gite in elicottero proprio sopra un borgo che gli abitanti ed i gitanti stessi hanno scelto per la tranquillità, il silenzio e le sensazioni poetiche.  (Il giorno della festa l’elicottero perdeva quota e  precipitava sull’auto dei CC di Faleria che stazionava di vedetta al paese nuovo, due feriti ed un contuso e la macchina di servizio e l’elicottero  distrutti N. d. R.). (5 settembre 1992 – Simona Casalini – La Repubblica)

 

Elicottero precipita su un’auto dei Carabinieri:

Poteva finire con una strage di proporzioni ben più grandi l’incidente dell’altra mattina a Calcata. Un elicottero predisposto dalla proloco per dei giri turistici sopra la valle del Treja, in fase di decollo ha urtato con l’elica i rami di un alto albero di pino, precipitando subito dopo sopra la panda dei Carabinieri. Fortunatamente non ci sono state vittime, infatti i militi erano fuori a controllare la piazza. Ferito invece il pilota che è comunque riuscito a portare in salvo i due passeggeri di cui uno, ricoverato all’ospedale Andosilla e l’altro è  sotto choc. pochi istanti dopo il velivolo si è incendiato, distruggendo anche la panda dei CC. (15 settembre 1992 – Momento Sera)

Beh… qui mi fermo, da allora la situazione generale è peggiorata moltissimo, in tutti i sensi!

Paolo D’Arpini

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L’idea bioregionale e l’ostello per animali erbivori… pecore, galline, papere e conigli salvati dalle fauci umane ma finiti nelle fauci di cani, volpi e faine – La forza del destino!

Ricorre domani, 13 dicembre 2009,  la festa di Santa Lucia, in cui organizziamo  una manifestazione intitolata “Le lampade sono diverse la  luce è la stessa”. Per una fortunata coincidenza è qui ospite, proveniente da Carrara, una  cercatrice spirituale, Lucia Castaldi, che sembra venuta apposta per santificare l’occasione. Lucia sta  trascorrendo un ritiro spirituale nella gelida foresteria del Tempio della Spiritualità della Natura. Con la compagnia degli animali residui che proteggono il luogo. Si tratta di una gatta, una cagna ed una maiala vietnamita. Alcuni di voi ricorderanno che un tempo qui al Tempio  c’era una  folta presenza animale, avevamo infatti istituito un Ostello per Animali Erbivori, per salvare la vita agli animali destinati al macello. Diverse bestie furono salvate dal forno: capre, pecore, oche, papere, galline, conigli…. Purtroppo non  poterono però essere sollevate dal loro destino ed infatti pur non finendo sulla tavola di crudeli gourmands finirono tra le fauci di cani, volpi e faine.

La forza del destino è più forte di ogni tentativo di cambiarne le spire. L’ultima vittima sacrificare fu la pecorella salvata per Pasqua di alcuni anni fa da Elke Colangelo, uccisa da  un cane pastore scappato dal suo dovere nel gregge, ed evidentemente frustrato ed in vena di vendicarsi di anni ed anni di guardia innaturale alle pecore, il quale riuscì ad intrufolarsi nel recinto ove era custodita la pecorella e la sgozzò… Vista la mala parata e stando di dover combattere contro il vile fato avverso lascia perdere l’idea dell’Ostello, diedi a mio figlio Felix le residue ultime due capre (anch’esse supersiti di un numeroso precedente branco)  e mi limitati a trattenere la maiala (che tanto non può essere disturbata dai cani), la canaccia Vespa (che avevo salvato da una triste  prigionia ma che poi dovetti rendere ancora prigioniera per via della sua natura selvaggia, odia i gatti che ha ucciso a iosa e scappava anche per andare a uccidere altri animali in giro per il paese, evidentemente una cagna adatta all’età della pietra) e la gatta Guardiana (una micia anziana che vive sul terreno del Tempio da 10 anni,  essendo riuscita a salvarsi ripetute volte dalle furie di Vespa).

Lucia, l’ospite che convive con queste tre bestie, dice che esse sono “custodi” del tempio… ed è vero.. in qualche modo questi tre archetipi corrispondono ad una protezione naturale del luogo.

Volevo però raccontarvi come accadde che una ventina d’anni fa iniziò l’avventura dell’Ostello epr animali erbivori… Successe in seguito al mio interesse per l’agricoltura e per l’allevamento verso l’inizio degli anni ’80 del secolo scorso. Contemporaneamente alla fondazione del Circolo stavo tentando un esperimento di auto-produzione agricola  corroborata da un rapporto simbiotico con animali vari: asini, capre, pecore, etc. Pensai allora che invece di andare in giro ad acquistare bestie  vecchie e malate (tali soltanto erano gli animali che i contadini mi vendevano) forse sarebbe stato meglio lanciare un appello per il salvataggio di alcuni animali giovani destinati al macello… fu così che lanciai l’idea dell’Ostello.  La cosa piacque ai giornali e ci fu una messe di articoli sul tema. In tal modo diversi animali poterono  essere  salvati 

Ma –come ripeto- tutto  cominciò quasi “per interesse privato”,  negli anni dal 1985 al 1990  in cui vissi vissuto un tentativo di sopravvivenza coltivando ceci, fave, piselli, verdura mista ed allevando galline, papere, capre e pecore (per ricavarne il latte). E da questa esperienza nacque l’idea della “pensione per animali erbivori”.  Tra l’altro proprio in seguito a questa bella pensata  iniziai  una costante collaborazione con la coreografia giornalistica.  Vi sottopongo qui sotto il primo articolo da me scritto sul tema  e ripreso dal Corriere della Sera.
……
Mini-hotel per capre e galline.
A Calcata un “ostello” per gli animali ripudiati dai villeggianti. Calcata non è soltanto un genuino paese del viterbese immerso in un parco suburbano è anche il paradiso di montoni, capre, pecore, asini, oche, papere e di tutti gli animali erbivori in generale. Qui ovini, caprini, bovini e gallinacei possono nutrire l’umana speranza di trascorrere una placida, lunga esistenza brucando erba e beccando mais senza la paura di essere trasformati in hamburger, prosciutti, hascè e petti di pollo farciti. Ad occuparsi di loro pensa da un paio d’anni (e pare con buoni risultati) l’associazione vegetariana naturista di Calcata, che non avendo alcun interesse culinario nei riguardi di ruminanti e bipedi piumati, ha organizzato una sorta di asilo per gli animali il cui naturale destino sarebbe quello di finire inforchettati.
“Cani e gatti hanno a disposizione alberghi, pensioni, organizzazioni amiche. A capre e simili chi pensa? Anche loro sono amici degli uomini, anche loro vengono adottati da certe famigli e poi ripudiati senza riconoscenza. Con l’aggravante che vengono pure mangiati”.   Non appena i vegetariani di Calcata ricevono notizia di animali in pericolo intervengono con rapidità per salvare le vittime predestinate. In genere l’opera di soccorso riguarda oche, papere, caprette, conigli di chi abita in campagna o in ville con giardino intende sbarazzarsi nel periodo estivo prima di partire per le vacanze.
Il primo ospite del centro viterbese fu due anni fa un montone che se non avesse trovato una sistemazione adeguata sarebbe stato venduto e poi trasformato in carne da macello. Uno degli ultimi esemplari ad aver evitato una triste fine è stata una simpatica asina di Magliano per la cui salvezza
l’associazione ha addirittura pagato un riscatto.  “Molto più difficile -testimonia Paolo D’Arpini- è soccorrere maiali, buoi e vacche. Fosse per noi saremmo felici di sottrarre alla morte anche quelli, saremmo pronti ad accogliere un gregge intero, ma finiremmo per sembrare ridicoli agli occhi della gente. Sappiamo che in Italia noi vegetariani siamo veramente pochi e finora la nostra opera di sensibilizzazione in questo senso non ha avuto molto successo”.  Presso l’ostello di Calcata i signori clienti erbivori vengono curati, nutriti gratuitamente (salvo un facoltativo contributo) ed utilizzati a scopo promozionale. “Li mostriamo alla gente -dicono quelli dell’associazione- ed insegniamo ad amarli come si amerebbe un cane od un gatto”.   Non è, quella dell’erbivorofilia, la primaria occupazione dei vegetariani calcatesi i quali, oltre a diffondere i propri principi alimentari, si occupano di erboristeria e delle attività ad essa collegate.
(Margherita De Bac – Il Corriere della Sera 11.08.1990)

Questa notizia dell’Ostello per animali erbivori  fu riportata anche da altri quotidiani come Il Messaggero (Anna Maria Caresta) e L’Unità (Fabio Luppino). Contemporaneamente avevo iniziato a riconsiderare il mio abitare il luogo e partendo da una visione bioregionale elaborai un’ipotesi di riassetto territoriale per l’alto Lazio. Con la proposta di una Regione che dovrebbe chiamarsi Etruria. 

Ma di questo progetto basato sul “bioregionalismo” antelitteram parleremo in un’altra occasione…

Cari Saluti, Paolo D’Arpini

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Memoria di una trascorsa edizione della “Pasqua e Pasquetta in Pace Perfetta” festeggiata con una recita del Gruppo di Edoardo Torricella, e commento aggiunto sull’autoscrittura…. e sulla prossima Pasqua del 2010 con Sofia Minkova

Premessa.  Si avvicina il Natale e mi viene in mente la Pasqua, qualcuno potrebbe chiedersi “come mai st’avanzata così celere?”. Il fatto gli è che parlando una paio di giorni fa con Sofia Minkova, una pittrice che partecipa alla mostra de Il Sole Invitto, che si tiene come ogni anno a Calcata sul tema del Natale, mi son sentito dire “Ho preparato una ventina di quadri, tutti sulla vita di Gesù Cristo…”. Devo confessare che mi son sentito un po’ a disagio poiché lo spazio al Centro Visite è veramente risicato ed ho farfugliato qualcosa sulla riduzione necessaria delle opere  esposte… Poi mi è venuto in mente che veramente il tema del Natale comprende tutta la vita di Gesù, non solo la sua nascita. Così d’accordo con Laura Lucibello abbiamo pensato di proporre la personale di Sofia nel contesto della Fiera Arti Creative del 2010, che  combacerà con il periodo Pasquale…. Ecco che di conseguenza mi sono ricordato di un evento di una Pasqua trascorsa, in cui parimenti inserii una piece teatrale compiuta nei festeggiamenti della Pasqua e Pasquetta in Pace Perfetta…

…………
Calcata 1 aprile 2002 – Giardino del Circolo Vegetariano.
Interrompiamo la cattiva abitudine di festeggiare la Pasqua togliendo la
vita ad agnelli, capretti ed altri animali. L’appello animalista  vegetariano è
rivolto a tutti gli uomini di cuore, religiosi e non, che intendono
contribuire alla santificazione della Pasqua con nobiltà d’animo e
morigeratezza.

L’invito del Circolo vegetariano di Calcata, approvato dall’Enpa di Viterbo,
è quello di salvare qualche agnello o capretto  che i volenterosi
provvederanno ad acquistare per tenerlo in vita e non per mangiarlo. Chi
dispone di un terreno potrà tenerlo con sé  (l’agnello si affeziona
facilmente e da grande può essere utile a tener pulito il prato producendo
inoltre dell’ottimo concime naturale), chi invece non è in grado di
occuparsene potrà affidare la bestiola al Circolo vegetariano di Calcata che
la accoglierà vita natural durante.

Il giorno fissato per tale cerimonia è il 1 aprile di quest’anno, Pasquetta,
in cui assieme agli animali salvati ed a quelli già ospitati si potrà
assistere (alle ore 15.30) ad una molto speciale performance animalista
messa in scena nel giardino del Circolo dalla compagnia teatrale ‘Il Gruppo’
fondata e diretta da Edoardo Torricella.  Si tratta di uno scenico collage
di prosa e poesia dal titolo “Amici Animali”.  Poeti e narratori noti e meno
noti -da  La Fontaine ad alcuni autori  romaneschi e napoletani, da Ariosto a
Victor Hugo e altri- parleranno del mondo animale attraverso la viva voce,
la partecipazione e l’interpretazione degli attori, condotti dallo stesso
Edoardo Torricella.  “Il rapporto fra noi e gli altri animali -afferma il
regista- deve entrare in una dimensione di pacificazione ed alleanza se
veramente vogliamo che i conflitti e la violenza diminuiscano sul nostro
piccolo pianeta. In questo momento sarebbe importante, ad esempio, rivivere
la Pasqua Fiorita  degli Esseni”.

Gli attori Gianfranco Romeo, Rosamaria Scognamiglio, Donatella Magni,
Margherita Di Marco, Antonella Collia e Michele Stigliani, presentati dallo
stesso Torricella, saranno nel mondo magico di Calcata e della Valle del
Treja, luogo caro ad ecologisti ed artisti, che resiste nell’offrire ai
visitatori la sensazione di una “zona franca” per la natura, gli animali ed
i sensibili  umani.  Lo spettacolo è gratuito ma gli invitati sono pregati
di portare pan secco e granaglie per nutrire gli amici a quattro zampe
salvati dai mattatoi.

………

Commento aggiunto.

Rileggendo questo resoconto storico, non so perché,  mi è venuta in mente anche  in mente un’altra storia, che non c’entra nulla con tutto ciò, una  storia che se mi spremo torna in superficie ma che se non mi spremo resta in un limbo del possibile. Quando si sta davanti ad un desk di un computer è la stessa cosa di quando si ha in mano una penna, in entrambi i casi si osserva lo scrivere.

Questo accade ogni volta che mi sono avvicinato allo scrivere. Autoscrittura potrei chiamarla, non si sa mai se quel che ne esce è una poesia, un refolo od un messaggio importante.

D’altronde chi può mai dire cosa sia veramente importante? Nemmeno noi stessi, giacché lo scritto che produciamo non è realmente nostro appartiene al dominio della mente. L’esasperazione di un pensatore sorge quando tenta di controllare i suoi pensieri ed i suoi scritti. Poi ci si potrebbe inserire
qualche storiella magari un aneddoto lontano di vita, aggiungi ed aggiungi ti ritrovi che non hai ancora detto quello che avresti voluto ma solo quello che ti capita di rileggere davanti agli occhi. Non è diverso dal mettersi di fronte ad un qualsiasi evento, osservandolo,  illudendoci di poterlo dirigere a nostro uso e consumo. Una pia illusione certo.

Paolo D’Arpini

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