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Resoconto dei tre giorni a Treia di Vita senza Tempo… al Circolo Vegetariano VV.TT.

Circolo Vegetariano VV.TT. Treia – 8, 9, 10 dicembre 2011 – Vita senza Tempo

Stamattina la frase del Calendario dell’Avvento di Sabine recita così: “La vita non è che la continua meraviglia di esistere…” (Rabindranath Tagore)

E così incominciamo la nuova giornata, con la mente e il cuore al momento presente, ma anche all’immediato futuro (l’incontro di stasera a Sassuolo) e al recente passato: la serie di incontri della scorso fine settimana, a Treia, sotto il titolo: Vita senza tempo, dal titolo del libro che io e Paolo abbiamo scritto assieme e che abbiamo presentato.

Sono stati tre giorni intensi, ognuno caratterizzato da un’atmosfera di affetto e amicizia fra persone che a volte non si conoscevano nemmeno, ma che sono state riunite sotto lo stesso tetto (di muratura o di cielo, stelle e luna) da un comune sentire. Intanto io e Paolo abbiamo avuto una piacevolissima compagnia in Paola, che ha vissuto con noi le tre intere giornate, affrontando con la sua auto e le sue belle fotografie, il lungo viaggio da Carpi. Una donna speciale, con cui speriamo di continuare a condividere le nostre vite in altre occasioni.

Nella tarda mattinata dell’8 abbiamo allestito la mostra: foto naturalistiche di vari autori: Paola Torricelli, appunto, Nazareno Crispiani, Daniela Spurio e quadri di Nazzareno Vicarelli, Fulgor C. Silvi, Sabrina Franchini, Domenico Fratini ed un’opera grafica di Teri Volini.

L’ambiente, così sistemato, era pieno di colori, il colpo d’occhio molto piacevole. C’era anche un tavolo pieno di oggetti e foto, messi lì per un piccolo mercatino dello scambio.

Verso l’ora di pranzo sono arrivate diverse persone con abbondanti cibarie, tutto vegetariano, e così, approfittando di un magnifico sole, ci siamo sistemati per il pranzo all’aperto, fuori dal circolo. Intanto era arrivata pure Gigliola Rosciani, con le sue ceramiche-erbario, bellissime e delicate, che ha cominciato a racchiudere dentro ad alcune cornici pezzi di muro dell’orto e a manipolare l’argilla per creare facce da inserirvi in mezzo, un lavoro unico nel suo genere.

Al pomeriggio ci siamo riuniti dentro al circolo per confrontarci sul nostro sentimento nei confronti della vita, della natura, del nostro rapporto con essa, in termini più o meno consapevoli della responsabilità che abbiamo nella sua salvaguardia e recupero, e del nostro essere uomini o donne. Eravamo tutti lì presenti, con tutti i nostri sensi all’erta, con la mente e il cuore in mano, che venivano offerti, senza timore agli altri.

Io dicevo infatti, a questo proposito, che in questi incontri la cosa che mi colpisce di più, é il senso di presenza che si riesce a percepire in se stessi e negli altri.

Alcuni hanno scritto anche un loro pensiero e li trascrivo qui:
“Ogni attività umana, se realizzata con passione e dedizione, nel rispetto di ogni cosa, si trasforma in opera d’arte: queste opere rappresentano il contatto diretto con il divino, quindi ogni attività é la manifestazione del divino supremo (firma illeggibile)”

“Credo che non rispettare la propria natura porta a vivere in modo disagevole. Natura di femmina, natura di maschio, donna é profondità, accoglienza (dentro), l’organo femminile é così. Maschio é (fuori) forza, coraggio “verso l’esterno”. Insieme generiamo in molti sensi la VITA” (Paola Torricelli)

Tra gli altri interventi mi piace ricordare quello di Giorgio, il marito di Lucilla, che ha detto, tra la commozione, che ringrazia il Cielo per averlo fatto nascere maschio in modo da poter incontrare quella splendida donna che é sua moglie.

Il secondo giorno, sotto la luna piena, Elisabetta Aquilanti e il suo compagno Silvano ci hanno accompagnato in una bella passeggiata alla ricerca di erbe spontanee e la fortuna, nonostante la stagione non fosse quella più favorevole, ci é venuta incontro facendoci trovare abbondanti quantità di “cime di rapa” alias senape o ramoraccio, non so che, con cui abbiamo riempito due sporte che ci siamo spartite e noi, la nostra parte l’abbiamo consumata il giorno successivo, il sabato con Paola e la rimanente ce la siamo portata anche a Spilamberto. Abbiamo anche trovato l’attaccavesti, il cent’occhi, le pratoline, ciclamini, malva, menta ed altre.

Elisabetta ce ne raccontava intanto, le varie proprietà ed usi, sotto la luna quasi piena. A casa ci siamo fatti una bella e buona tisana con le erbe raccolte, accompagnata da due squisite ciambelle preparate dalle brave Elisabetta e Paola. Abbiamo anche allestito un mandala con fiori e bacche dei 7 colori come i 7 chakra davanti al camino…. e lo troveremo ancora lì al nostro ritorno da Spilamberto.

Il terzo e ultimo giorno, il 10 dicembre, ci siamo ritrovati al circolo fra pochi intimi per presentare il nostro libro, in un’atmosfera talmente familiare che più che leggere pagine e pagine come facciamo di solito, io e Paolo abbiamo cominciato a raccontare la nascita del nostro amore e di questo libro, con l’intercalare dei commenti dei presenti: la fedele Lucilla, la stoica Paola, che ha aspettato fino all’ultimo per esserci (doveva ripartire per tornare a Carpi in serata), e Umberto, un simpatico marchigiano, che speriamo di ri-incontrare alla prossima occasione e Nazzareno Vicarelli, con cui abbiamo progettato ulteriori iniziative per la Festa dei Precursori di maggio, sempre a Treia.

Ecco, anche queste tre giornate sono passate, é stato bello incontrare persone nuove e “vecchie”. Alla prossima!

Caterina Regazzi

Vice-Presidente del Circolo Vegetariano VV.TT.

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Vittoria inutile quella in una guerra che segue l’altra… Vera “vittoria” è dove si vede la fine di ogni guerra, nella consapevolezza dell’unitarietà della vita

Da qualche parte bisogna pur cominciare per arrivare alla Vittoria in questa nostra società. Una “vittoria nonviolenta e laica”, a tutto campo, in cui si considera l’unitarietà della vita in tutte le sue forme.

Questo è il dettame dell’ecologia profonda e della spiritualità laica che intravvede nelle pieghe della rete esistenziale una quantità di interconnessioni celate alla vista superficiale. Le relazioni nel vivente sono inscindibili dal vivente stesso e comprendono anche il pensiero, oltre all’inorganico ed all’organico.

Per questa ragione, noi del Circolo VV.TT., quest’anno durante le ricorrenze per i defunti sino al 4 novembre, in cui si ricorda la fine della prima guerra mondiale, abbiamo cercato di analizzare e comprendere i valori della nonviolenza inserendoli nel contesto di un sistema di vita, vegetariano, ecologista e rispettoso dell’altrui pensiero. “Praticando l’utopia di speranza, chiamata nonviolenza, che ci permette di vivere meglio nell’orizzonte storico, troppo tormentato e troppo deluso, del nostro tempo. In questa prospettiva, prende forma un’aspirazione epocale, orientata ad uscire dal ciclo della negatività che spesso rischia di sommergerci” affermò il filosofo Aurelio Rizzacasa.

Ad esempio nel ricordare il 4 novembre, definito il giorno della “vittoria” abbiamo considerato l’inutilità di una guerra, che si dice sia stata combattuta per ottenere l’integrazione del suolo patrio ancora parzialmente occupato dallo straniero. Ma quella ragione fu menzognera, anche dal punto di vista politico. Infatti l’impero Austro-Ungarico e quello Tedesco (nostri precedenti alleati) si erano impegnati a restituirci i territori contesi in cambio della nostra astensione dalla belligeranza.

Purtroppo prevalse un calcolo politico diverso, che andava oltre l’ottenimento di quei benefici territoriali, e l’Italia fu coinvolta in un conflitto che costò enormemente in vite umane, distruzioni, perdita di credibilità.. cose che avrebbero poi contribuito alla costituzione del fascismo e di conseguenza alla seconda e più rovinosa guerra mondiale. Ogni guerra è sempre in qualche modo collegata a quella che la precede: causa ed effetto. E potrebbe avvenire ancora se non si interrompe il meccanismo diabolico.

Lo possiamo osservare nelle scusanti “democratiche e fintamente pacifiste” che stanno spingendo l’umanità verso una più rovinosa guerra mondiale. I sentori ci sono stati con l’invasione dell’Iraq e dell’Afganistan, con la scusa delle armi occulte e del terrorismo. Lo vediamo oggi nella ragioni “libertarie” che sono alla base della distruzione della vicina Libia, dal costo altissimo in vite umane e persino in denari… Infatti con il costo delle bombe e dei missili dei nostri arsenali bellici, che abbiamo sganciato sui libici inermi, avremmo potuto pareggiare il bilancio dello Stato… ed invece ora gli arsenali dovranno essere nuovamente riempiti con nuove bombe, nuovi aerei e nuovi missili.. e questo andrà a scapito della assistenza sociale, del lavoro, della sanità, della cultura.. insomma di tutto ciò che è necessario alla vita. E non è finita… già ci sono avvisaglie ed ammonimenti per la futura guerra di “liberazione” quella contro la Siria e contro l’Iran.. e chissà poi chi….

Le bugie hanno però le gambe corte, si spera, e la verità sui retroscena delle varie guerre “democratiche” stanno sempre più venendo a galla. Il popolo si informa, non sui giornali e sui piccoli schermi, che sono venduti al potere, ma su internet e per passaparola. Occorre perciò essere molto discriminativi nell’esaminare le notizie che ci vengono propinate dalla informazione ufficiale e soprattutto occorre mantenere una posizione “laica” ed imparziale poiché in qualsiasi forma ideologica, economica o religiosa si nasconde un mascheramento della Verità.

E per affermare la Verità occorre sempre partire da noi stessi. Indagando sulla nostra verità interiore. Una volta un cercatore della verità chiese al saggio Nisargadatta: “C’è un modo di porre fine agli orrori della guerra e delle prevaricazioni?” Ed il saggio rispose: “Quando sempre più persone riusciranno a riconoscere la loro vera natura, la loro influenza, per quanto sottile, prevarrà e l’atmosfera emotiva del mondo si addolcirà. La gente segue i suoi capi, e quando tra questi ne appariranno alcuni con un grande cuore ed una grande mente, assolutamente indifferenti al loro tornaconto, il loro esempio sarà sufficiente ad impedire le brutalità ed i crimini dell’epoca attuale.…”.

Per questa ragione è così importante cercare di eliminare dalla nostra vita quotidiana ogni forma di violenza ed è per questa ragione che è importante prendere coscienza dell’unitarietà della vita e del come rapportarci gli uni e gli altri, in perfetta armonia simbiotica, senza dover predare quel che non ci appartiene e che è bene comune di tutti i viventi.

In questo filone ricordo le parole del professor Osvaldo Ercoli che, il 6 giugno 2010 a Viterbo, disse: “Pertanto è nostro dovere assumere comportamenti che non compromettano l’equilibrio ecologico della terra nonché i diritti fondamentali e la sopravvivenza delle altre specie e di tutta l’umanità. Nessun essere umano ha il dritto di invadere lo spazio ecologico di altre specie o di altri individui, né trattarli con crudeltà e violenza. Le biodiversità sono ricchezze da mantenere e difendere. La democrazia della comunità terrena unisce tutti i popoli e i singoli individui sostenendo valori quali la cooperazione e l’impegno disinteressato, anziché separarli attraverso la competizione, il conflitto, l’odio ed il terrore. In alternativa ad un mondo fondato sull’avidità, sulla disuguaglianza e sul consumismo sfrenato, questa democrazia si propone di globalizzare la solidarietà, la giustizia e la sostenibilità”

La competizione, il conflitto, l’odio ed il terrore… è questa la maschera che ancora oggi stiamo cercando di strappare, e certo: dovremmo essere più numerosi di quanti si sia, e poter e saper gridare assai più forte di quanto si faccia. A quanti, ancora oggi e nonostante quello che accade, restano inerti si può ricordare la poesia scritta da un pastore evangelico, Martin Niemoeller: “Prima vennero per gli ebrei, e io non dissi nulla perché non ero ebreo. Poi vennero per i comunisti, e io non dissi nulla perché non ero comunista. Poi vennero per i sindacalisti e io non dissi nulla perché non ero sindacalista. Poi vennero a prendere me. E non era rimasto più nessuno che potesse dire qualcosa”.

Vorrei ora concludere questo intervento con le parole di un altro maestro della nonviolenza, Nelson Mandela, che scrisse: “La nostra paura più profonda non è di essere inadeguati. La nostra paura più profonda è di essere potenti ogni oltre limite. E’ la nostra luce, non la nostra ombra, a spaventarci di più. Ci domandiamo “chi sono io per essere brillante, pieno di talento, favoloso? ” In realtà, chi sei tu per NON esserlo? Siamo figli di Dio. Il nostro giocare in piccolo non serve al mondo. Non c’è nulla di illuminato nello sminuire se stessi così gli altri non si sentano insicuri intorno a noi. Siamo tutti nati per risplendere, come fanno i bambini. Siamo nati per rendere manifesta la gloria di Dio che è dentro di noi…E quando ci liberiamo delle nostre paure, la nostra presenza automaticamente libera gli altri”.

Paolo D’Arpini

Presidente Circolo Vegetariano VV.TT.
Referente P.R. Rete Bioregionale Italiana

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L’Orecchio Verde di Gianni Rodari… e la spinta umanitaria e vegetariana che incombe…

Da almeno un paio d’anni l’amico Stefano Panzarasa ha declinato tutti gli inviti per partecipare a vari incontri bioregionali e la ragione è che “sto lavorando alla stesura di un libro su Gianni Rodari”. Infatti l’ultima volta che l’ho visto è stata a Calcata, nella sede del Circolo vegetariano, nel 2009, era venuto a fare mente locale sui primi passi fatti per celebrare la figura di Gianni Rodari.

E’ trascorso così tanto tempo da che Stefano si interessa di questo poeta che anch’io ho faticato a stabilire un inizio, a ricordarne il percorso.. Ho dovuto scartabellare nel mio archivio storico per ritrovare notizie, articoli, eventi centrati su Rodari e svolti in varie occasioni a Calcata, Capranica, Viterbo.. ed anche a Roma. In così tante manifestazioni era presente Stefano Panzarasa con le sue canzoni, sul poeta eco-pacifista e portatore di un messaggio spirituale “laico”, che i documenti riempivano pagine e pagine dell’archivio…

In effetti nel ricordo di tutti i partecipanti ai diversi incontri la presenza di Stefano Panzarasa ed il fischiettare del motivetto sull’orecchio verde (da Capranica a Viterbo) era un leit motiv ed una presenza scontata. Chi la dura la vince… e lui così pervicace e monolitico è riuscito infine a realizzare quel libro che tanto aveva desiderato… Grazie all’editore Marcello Baraghini, anche lui bioregionalista, che ha creduto e favorito in tutti i modi questa operazione.

Ma alcuni potrebbero chiedersi.. che c’entra Gianni Rodari con i vegetariani?

Beh… in verità i vegetariani non è che siano una categoria di umani a parte… sono esseri umani che hanno deciso di ritornare ad una alimentazione consona alla propria costituzione.. L’uomo dal punto di vista anatomico è considerato un frugivoro, da cui l’aggettivo “frugale”, e la sua dieta naturale è del tutto simile a quella delle scimmie antropomorfe, dei cinghiali, etc. L’uso della carne e dei prodotti di origine animale nei frugivori è del tutto marginale, una sorta di integrativo alimentare utile solo in specifiche occasioni estreme. Molto probabilmente Gianni Rodari avrebbe condiviso questa posizione non ideologica del vegetarismo ed è tra l’altro evidente dai suoi scritti in chiave alimentare…

Un esempio è presente nel suo racconto “Le avventure di Cipollino”, dove i protagonisti sono principalmente ortaggi, e in seguito non sono mancati nella sua grande produzione di poesie, filastrocche e favole anche con riferimento a ricette precise, sempre a base vegetale, come nella filastrocca “L’insalata sbagliata” (ne Il libro degli errori) in cui il professor Grammaticus ordina un “pranzo vegetariano”, indicando proprio i componenti di una ricca e gustosa insalata.

(…) Metteteci l’indivia,
la lattuga, la riccetta
il sedano, la cicoria,
due foglie di rughetta,
un mezzo pomodoro,
cipolla se ce n’è:
portate l’olio e il sale,
la condirò da me. (…)

Ma non è solo un fatto alimentare… è una filosofia di vita, di rispetto per “il pane”, per il cibo semplice che nutre senza ferire, che mi ha coinvolto nella azioni rodariane compiute da Stefano. E poi la gioia trasmessa con le sue canzoni, i sorrisi dei bambini, ad esempio in mezzo ai banchi della scuola elementare di Calcata, o nel centro visite del Parco del Treja alla consegna dei regali da parte della befana in calze rosse, o nel Palazzo Paronale alla presenza delle autorità locali che applaudivano soddisfatte tamburellando con le mani e con i piedi.. tutto questo fervore.. mi ha convinto che Gianni Rodari era fatto per Stefano Panzarasa e Stefano Panzarasa era fatto per Gianni Rodari… erano due cuori ed un’anima.

Così ho ricevuto con piacere, apprezzandone i colori, le memorie, le citazioni, il libro “L’Orecchio Verde di Gianni Rodari” (Edizione Nuovi Equilibri), curato da Stefano Panzarasa, ed ho gioito per la presenza di un CD con tutte le canzoni che avevo ascoltato negli anni trascorsi… Bell’Amarcord….

Ed ora, in aggiunta, ecco un pensiero della mia amata Caterina Regazzi che ha ascoltato con attenzione il CD di Stefano, per la prima volta… “…. ed ho avuto modo di apprezzare le belle canzoni, che definirei “ballate” del suo cd, in particolare, ovviamente quella dell’”Orecchio verde”, nel mio viaggio di ritorno da Treia a Spilamberto. Sono motivi originali ma molto orecchiabili ed, ascoltatele per una volta, non escono più dalla mente. Una cosa che mi ha molto colpito, dato che non conoscevo più di tanto su Rodari, é stata la filosofia di vita che c’è dentro ai testi: un amore smisurato per l’universo ed il genere umano in particolare, i bambini, i poveri, i sofferenti, come che li volesse comprendere e contenete tutti, potendolo fare, sotto la sua ala protettiva e benevola. Un uomo molto buono e sensibile, che ha dedicato la vita a rendere un po’ più dolce quella degli altri. E Stefano ha avuto il merito di riportare “in auge”, musicandole, le sue poesie, che così avranno modo sicuramente di raggiungere molte più persone. E così hanno raggiunto anche me, rendendo più leggero il mio viaggio, che mi allontanava, anche se solo fisicamente, dal mio amore, Paolo. Grazie, Stefano!”

Buona fortuna all’editore per la diffusione del libro, ciao, Paolo D’Arpini

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Calcata Ardena ritorna…? La finzione non ha mai fine e la verità resta sempre sotto traccia…

Questa che segue è una corrispondenza su una vicenda strana occorsa nel 1997, anno in cui vivevo a Calcata, e che corrisponde, assieme ad altri fatti inenarrabili sinteticamente, al declino di un esperimento su un nuovo modello di vita. Un tentativo di villaggio ideale per l’uomo, in cui natura animali elementi ed esseri senzienti operassero ed esistessero in sintonia e mutuo ausilio… Come per altro dovrebbe essere! Poi quella comunità fu trasformata nell’immaginario come accadde a Shangrillà… la mitologia serve anche allo scopo mistificatorio, spesso.
Calcata divenne Ardena.. e poi mille altre cose, mille altre situazioni, mille altri specchi convessi e concavi riflettenti una nuova realtà da Luna Park.

Ma lasciamo alle lettere il compito di evocare un’immagine dell’inesprimibile…

Scrive Fabio il 31 ottobre 2011:

Buongiorno Paolo D’Arpini, mi chiamo Fabio Caironi, sono un giornalista e scrittore esperto di leggende metropolitane. Vi contatto in merito al film “Ardena”, che una quindicina di anni fa scatenò un putiferio dalle vostre parti. Vorrei scrivere qualcosa sull’argomento, e mi permetto d\’inviarvi qualche domanda:
Si sente defraudato dalla decisione d\’intitolare il film “Ardena”?
Ha mai sentito la storia secondo la quale il film fu rinominato perché la vostra cittadina ha un nome che ricorda troppo la parola “cagata”? Come la commenta?
C’è mai stato un chiarimento con Barbareschi dopo l\’episodio del cinema Barberini?
Grazie per una cortese risposta, cordiali saluti
p.s. sono anch’io vegetariano

……………..

Mia rispostina:

Caro Fabio, guarda un po’ al link ci dovrebbero essere tutte le mie
dichiarazioni… SE poi vuoi qualcosa di “fresco” riscrivimi e ne
parliamo…. Ciao e buon lavoro:
http://www.google.com/search?client=gmail&rls=gm&q=ardena%20calcata%20paolo%20d’arpini
……………

Scrive Fabio il 1 novembre 2011:

Ciao, grazie per il link. Avevo effettivamente letto tutti questi articoli, visto che più della polemica tra te e Barbareschi m’interessa capire come sia nata la leggenda del cambio di nome.
Fammi capire: Barbareschi, durante la lavorazione, vi assicurò che il nome del film sarebbe stato “Calcata”, oppure fu vago?
Avevi mai sentito la storia della sostituzione del nome prima di adesso? Cosa ne pensi? La prima traccia tangibile della leggenda è la menzione che ne fa Marco Giusti in Stracult.
C’è effettivamente stato un chiarimento con Barbareschi dopo l’episodio del cinema Barberini?

Domande simili le ho inviate a Barbareschi, nella speranza che mi risponda… Ti ringrazio per la disponibilità, buona giornata di festa
……..

Mia rispostina:

Ah Fabio, nemmeno ti conosco.. E se ti dico tutta la verità potresti pensare che sono un megalomane e magari pure sciroccato.. Dovrei scrivere un romanzo io stesso per spiegarti tutto l’arcano.. ma tu vuoi risposte sintetiche ed io non ho voglia di raccontare più di quel che è lecito e ragionevole.. Alcuni retroscena te li posso confidare..
 
Allora come saprai quel film fu realizzato con fondi CE, forse  serviva a sancire l’unione fra il Barbareschi e la figlia di Ripa Di Meana, che allora stava alla UE, ed era dei Verdi. Anch’io facevo parte degli ambientalisti,  sono stato  un “verde storico” ma mai accettato nel grembo del potere costituito sia perché impresentabile sia perché ribelle e privo di remore.. Avevo fondato a Calcata una comunità in chiave bioregionale negli anni ‘70, che poi pian piano era diventata un modello per “un’alternativa” possibile in chiave di ricerca di una nuova società ecologista, spiritualista laica e comunitaria. Il sogno durò poco anche perché come ben sai ogni cosa che emette luce pian piano viene rivestita da una cortina di specchi che si appropriano della luce e mandano solo riverberi utilitaristici e funzionali alla funzione economica e di “mascheramento” della verità… (ti ricordi la leggenda di Sangrillà in Tibet?) Ma sto già andando troppo in là… Forse se tu avessi intenzione di scrivere  un libro potresti anche venire a trovarmi, ora abito a Treia, nelle Marche. E fare una lunga chiacchierata sul tema..  Però in passato  la trasmissione di certe confidenze è già andata a  male come è avvenuto per un giornalista americano che è stato a Calcata per un paio di mesi si è rimpinzato di notizie e poi ha prodotto un suo libro “ca(l)gata” per vendere Calcata al turismo alternat.spiritual.ecolog.artistic. finto.. Poi un altro americano voleva fare un bel documentario sulla storia vera di Calcata.. ma pure lui si è eclissato.. nelle nebbia della confusione e della mistificazione…
E tu cosa vorresti fare? Un articolo su Barbareschi? Sul film Ardena che utilizzava l’immagine di Calcata per farsi pubblicità? Sulla trama del film che evocava la vita di mio figlio Felix che è nato e vive tutt’ora a Calcata..? Sulla protesta al Barberini anch’essa strumentalizzata per far pubblicità al film? Sul vuoto totale del messaggio e sulla cancellazione di una identità precisa per renderla mitica ed allo stesso tempo inesistente?
Le bugie sono tante e la verità, come ti ho detto sopra, è troppo scomoda e non “utile” alla causa utilitaristica…
Ma, intanto beccati queste sentenze…. e buona celebrazione d’Ognissanti

Paolo D’Arpini

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Treia, 12 ottobre 2011 – San Serafino ed il miracolo delle olive raccolte…

Oggi è San Serafino, inoltre è pure giorno di Luna Piena.. ed a Treia il miracolo delle olive è giunto a compimento… Nell’antica Roma questa giornata era dedicata agli Augustanalia, ovvero i giochi in onore di Augusto, ed anche la raccolta delle olive ha risentito dell’influsso benefico, sono esse stesse auguste e tonde.

Insomma dopo tanti anni che quattro ulivi erano stati piantati nell’orto di Caterina, sotto la casa di Treia, ecco che quest’anno per la prima volta hanno dato frutto.

Si tratta di pochi baccelli, e va bene lo stesso, ma turgidi e gonfi. Forse il merito della crescita inaspettata, quando ormai si pensava di tagliare gli alberi improduttivi, è stata la salutare potatura compiuta in primavera… ricordate?
(Vedi: http://paolodarpini.blogspot.com/2011/03/equinozio-di-primavera-treia-la-mattina.html)

Dei quattro alberi potati due hanno fornito frutti. Uno ha dato olive grosse e gonfie e un altro olivette toste e verdissime. Gli altri due alberi si sono sprecati con una sola olivetta o due.. ma -insomma- l’importante è lo sforzo.

E così stamattina, seguendo il buon consiglio di Caterina, sono sceso giù dalle scale in ferro ripide ripide, ho annaffiato le piante di cavoli e la bieta e le piante di vetiver che ci aveva regalato Benito Castorina e poi armato di coraggio contadino ho raccolto le olive… due chili. Tornato a casa le ho immerse in acqua pulita e seguirò le istruzioni per i primi 25 giorni di preparazione, vedi sotto, e poi passerò il compito a Caterina per completare l’opera.

Preparazione delle olive in salamoia, i primi 25 giorni:

Ingredienti: Olive verdi

Raccogliete, comprate, …o fatevi regalare le olive verdi (da coltivazione biologica)

Eliminare quelle che hanno qualche imperfezione

Togliere picciolo, se c’è

Se volete potete selezionarle in base alla grossezza (io l’ho fatto …)
Metterle in delle ciotole

Lavarle e ricoprire d’acqua

Mettere un peso sopra, che le tenga sott’acqua perché la parte che fuoriesce dall’acqua tende ad annerire (compromettendo l’estetica, ma non il gusto)
Cambiare l’acqua giornalmente per 20 – 25 giorni

Continua…

Bene vi lascio e vado a controllare se le olive galleggiano (non le ho soppressate).

Vostro olivaro, Paolo D’Arpini

P.S. Ah, preparatevi per l’evento della prossima potatura, in occasione dell’equinozio di primavera 2012…

……………

Commento ricevuto a caldo da Caterina:

Caro Paolo …mi hai reso felice (si fa per dire, lo ero anche prima) dicendomi che avevi raccolto le olive nell’orto e le avevi già messe a bagno.

Senza aspettative (magari non vengono bene, ma magari si), affrontiamo insieme questa piccola avventura (la preparazione delle olive in salamoia) che ci/mi/ti rende più partecipi del mondo e della natura, visto che in questi giorni si sta parlando si spiritualità laica (spiritualità della natura, spiritualità senza astrazione dal mondo, anzi, permanendo nel mondo).

Per me essere nel mondo, vuol dire anche fare questo, anzi, se non é questo essere nel mondo, cosa lo è? E cosa c’è di più spirituale di stare tra gli ulivi – piantati tanti anni fa dai miei genitori ma che almeno a mia conoscenza, non avevano mai prodotto nulla prima che tu, quest’anno ci mettessi le mani.
Ho dovuto cercare una ricetta, ho dovuto chiedere consigli, hai dovuto scendere quelle scale ripide per andare nell’orto e ti sarai dovuto allungare verso i frutti più alti per raccoglierli, ti sarai sporcato le mani, avrai dovuto trovare i recipienti per metterle con l’acqua…..e ora aspettiamo che facciano loro il loro lavoro di autodepurazione (dall’amaro).

Qualcuno ha consigli da dare?

Nella ricetta c’è scritto che sono da lasciare nell’acqua pura che è da cambiare ogni giorno, per 20-25 giorni, prima di metterle in salamoia; a me sembrano un po’ molti ….

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