Archivio della Categoria 'Eventi'

Calcata: 29 giugno 2010 – Chiusura dei festeggiamenti per il Solstizio d’Estate – Tavola Rotonda: “Le stagioni come metro sociale, sessuale e riproduttivo nella società umana ed in natura”

Eventi Paolo D'Arpini 10 giugno 2010

“Qui l’incontrarsi delle forze celesti e terrestri è di grande importanza poiché, nel momento in cui il terrestre compare, mentre il celeste è al suo culmine (riferito alla massima espansione solare), tutte le cose si dispiegano al massimo della loro consistenza corporea, e l’oscuro non può nuocere al chiaro. Da questo incontro ne nasce una grande fioritura,  questo è dunque un tempo di grande qualità ed influenza”. (Richard Wilhelm)

C’è una precisa corrispondenza fra il periodo di gestazione che inizia in questo momento, in seguito alla copulazione fortunata di giugno, mese che  nella tradizione romana era dedicato ai matrimoni, e termina a marzo in corrispondenza con l’equinozio di primavera. Perciò questo momento è considerato   significativo per la manifestazione vitale.

Osservando inoltre la vita come progetto globale ed universale vediamo che oltre gli aspetti naturalistici della sessualità, spesso connessi alle stagioni,   potremmo  discutere anche degli aspetti fantastici ed  occulti sulla sessualità  extraplanetaria. In alcune teorie ad esempio si fa risalire la nascita della vita sulla terra alla fecondazione con germi venuti dallo spazio.….   

“Tutto il pensiero mediterraneo è orbitato per millenni attorno alla concezione unitaria dell’Universo con la Vita. La realtà sensibile, concreta, stabile, impersonificata in oggetti solidi (i primi simboli della religiosità sono… sassi, pietre… posti nei luoghi di passaggio) fino alle statue dei “nostri” santi (il cattolicesimo è definito dai protestanti una manifestazione di idolatria) è strettamente interconnessa con la vita nelle sue manifestazioni essenziali. Corporeità, sangue, linfa, nascita, morte, sessualità” (Giorgio Vitali)

E’ importante sottolineare che solo poco tempo fa l’umanità ha preso coscienza che l’atto sessuale è strettamente legato con la natività.  Da qui il concetto di Grande Madre, che  simboleggia il rito della natura che rinasce senza posa e senza fine. Anche il cristianesimo primitivo, che si sviluppa inizialmente all’interno della Classicità, e con alcuni “spunti” mesopotamici mediati dalla setta naturista degli Esseni, era una religione olistica,  fino alla condanna senza remissione della sessualità, delle concezioni vitalistiche dell’Universo e del Multiverso..  ma… -come scriveva Nietzche- il peccato è proprio “questo!  Il Grande Gabriele D’Annunzio così affermava: “… non chi più soffre, ma chi più gode, conosce!”

Programma: 29 giugno 2010, SS. Pietro e Paolo:

h. 10.30 – Passeggiata  partendo da Calcata lungo la via Narcense, venire muniti di falcetto per ripulire il sentiero,  picnic in loco,  bagno  nel Treja.

h.  12.30 – Nell’orto della Dea Furrina, divinità degli anfratti e delle falde acquifere e dei pozzi scavati per raggiungerle, inizia il   simposio all’aperto. Condivisione del cibo vegetariano da ognuno portato.

h. 16.00 –  Centro Visite Parco del Treja. Continua l’esposizione  di grafica e foto riproducenti scorci naturalistici e strutture sociali.

h.16.30 – Tavola Rotonda su: “Le stagioni come metro sociale, sessuale e riproduttivo  nella società umana ed in natura”. Moderatore: Paolo D’Arpini.  Partecipano, fra gli altri: Anna Maria Gaglioli, poetessa; Ciro Aurigemma, psicologo, Giorgio Vitali, chimico; Manuel Olivares, scrittore e giornalista, Giovanna Canzano, giornalista, Cesare Foschi, filosofo. 

h. 19.00 – Rinfresco finale con dolci e bevande da ognuno portate.

Paolo D’Arpini

Prenotazioni e informazioni: circolo.vegetariano@libero.it Tel. 0761/587200

La manifestazione si svolge con il Patrocinio Morale del Parco Valle del Treja e della Provincia di Viterbo

Commenti disabilitati

“Spiritualità laica, diritti umani e non violenza” – Tavola rotonda in chiusura della Biennale d’Arte Creativa di Viterbo e premiazione degli artisti in concorso

Eventi Paolo D'Arpini 4 giugno 2010

“Spirito-materia? Spirito-natura? Spirito-laico?” (Saul Arpino)

Il 6 giugno 2010 in chiusura della Prima edizione della Biennale d’Arte Creativa si tiene a Viterbo, nella Sala Gatti alle h. 15.15, un incontro sul tema della laicità, diritti umani e non violenza,  un’assemblea laica pubblica per testimoniare nuovi percorsi di vita e ampliare l’angolo della nostra visuale. L’esperienza di ognuno dei partecipanti è indicativa di un percorso non solo teorico ma anche di trasformazione culturale continua e di pratica conseguente. Ma l’incontro non è semplicemente una tavola rotonda bensì un circolo di condivisione esperenziale, in cui ognuno potrà esprimersi e proporre le sue iniziative a favore della laicità.

L’assemblea si svolge in spirito sincretico  (sin dove è possibile naturalmente) infatti se ampliamo il raggio della nostra compartecipazione troviamo spunti per ulteriore crescita in tolleranza ed equanimità. E cos’è laicità se non questo? 

“La laicità, sul piano etico, indica rispetto ed accoglienza per se stessi e per gli altri; è questa un’etica per un mondo migliore, sicuramente improntato ad una pacificazione universale. Si tratta di un’utopia di speranza che ci permette di vivere meglio nell’orizzonte storico, troppo tormentato e troppo deluso, del nostro tempo. In questa prospettiva, prende forma un’aspirazione epocale, orientata ad uscire dal ciclo della negatività che spesso rischia di sommergerci.  Il presupposto irrinunciabile di questa laicità è quello di un pluralismo capace di unirci in una fratellanza che ci permetta di camminare insieme, nella persuasione di arricchire gli altri con la nostra diversità” (Aurelio Rizzacasa).

E’ bene che il nostro spartire le esperienze e le sollecitazioni culturali si manifesti in “periferia” -a Viterbo, dove ancora esiste lo Spiritus Loci-  e proprio per manifestare una concretezza e coerenza, invitiamo i partecipanti, la mattina che precede l’incontro,  a visitare con noi la parte storica della Città dei Papi, nei luoghi che vedono la presenza culturale della Biennale, in particolare a Palazzo Santoro dov’é la mostra su Santa Rosa curata da Mauro Galeotti, e nella ex chiesa di San Salvatore in piazza  San Carluccio dove ci sono le opere grafiche in concorso e le sculture di vari autori aderenti alla Biennale.

Paolo D’Arpini

 

Ecco il programma completo della giornata:

h 11.00 Visita guidata ai monumenti di Viterbo con Paolo D’Arpini – appuntamento Sala Gatti (vicino alla Piazza Erbe)

h 13.00 Pausa pranzo

h 15.15 Tavola Rotonda “Laicità, diritti umani e non violenza”. Moderatore: Paolo D’Arpini. Interventi di: Aurelio Rizzacasa, Ciro Aurigemma, Bettina Corke, Anna Maria Gaglioli, Vittorio Marinelli, Osvaldo Ercoli, Laura Lucibello, Michele Trimarchi, Giorgio Vitali  (si svolge nella Sala Gatti).

h 17.30 Marcia Theophilo poetessa candidata al Nobel declama poesie e premia gli artisti in Concorso, articoli offerti da Nero Grafite, V.Garibaldi 36

h 18.00 Chiusura 1a Biennale d’Arte con performance di Spirit Dance Download, Compagnia di Teatro e Danza, Libera Espressione Artistica Creativa.

Degustazione finale offerta da Enoteca  Provinciale Tuscia Viterbese

……..

Altri articoli sulla Spiritualità Laica:

http://www.circolovegetarianocalcata.it/?s=spiritualit%C3%A0+laica

Commenti disabilitati

Peter Boom: “Alberi come espressione spirituale della natura ed il legno come primo materiale per la creatività umana” – Conferenza sulla simbologia e messaggio degli alberi nell’ambito della Biennale d’Arte Creativa di Viterbo

Eventi Paolo D'Arpini 2 giugno 2010

Il 5 giugno 2010, nella ex chiesa di San Salvatore in piazza San Carluccio di Viterbo, alle h. 16, si tiene un’importante conferenza di Peter Boom, scrittore ed attore olandese residente a  Bagnaia e che vive nella Tuscia da circa 30 anni. Il tema è quello della simbologia e del messaggio degli alberi ed egli lo affronterà coadiuvato da un artista viterbese,  che proprio a San Carluccio ha un laboratorio,  lo sculture del legno Alberto Morucci, e dalla poetessa ed artista Anna Maria Gaglioli, entrambi partecipanti alla mostra  della Biennale.

Peter Boom, in questi giorni sta  lavorando ad un ruolo importante nel nuovo film “Habemus Papam” di Nanni Moretti,  di cui alcune scene sono state girate  anche nel parco di Bagnaia, ricco di alberi centenari,  è molto soddisfatto del lavoro svolto assieme al famoso regista ed alla sua troupe: “Nanni Moretti… che gente meravigliosa! Precisi,  tutti gentili ed educati, molto inusuale per l’Italia di oggi e questo dà  speranza per il futuro…”

Ma il discorso di Peter Boom sugli alberi parte da un lontano passato: “L’uomo della pietra dovrebbe in verità chiamarsi uomo del legno, poiché questo è stato il primo materiale lavorato dall’uomo”. Secondo Peter basta poco per spiegare il senso della conferenza,   sono sufficienti  le parole di San Bernardo di Chiaravalle: “Troverai più nei boschi che nei libri. Gli alberi e le rocce t’insegneranno le  cose che nessun maestro ti dirà..” E Peter, che è un laico e libero pensatore,  proprio per questo ha voluto citare le belle parole di un santo.
Una curiosità su Peter Boom, o coincidenza come preferite,…  “boom”, nella  lingua olandese, significa albero 

Paolo D’Arpini

………………………

Testo completo della conferenza:
LA SIMBOLOGIA ED IL MESSAGGIO DEGLI ALBERI
di Peter Boom

Mi chiamo Peter Boom e boom, nella mia lingua l’olandese, significa albero.
Sono un alberello di media statura, molto più basso della maggior parte degli
alberi.
La quercia arriva a 40 metri di altezza, ma viene superata dal frassino e dal
faggio. Nelle nostre zone climatiche l’abete può raggiungere i sessanta metri,
giusto per far notare quanto sono piccolo io.
Un grandissimo problema oggi è la sistematica distruzione dei boschi che sono
parte integrante e di primaria importanza per il nostro ecosistema.
Per questo motivo ho scritto un libro intitolato “2020, il nuovo Messìa”,
pubblicato nel 1994 che parla proprio della mentalità speculativa che sta
distruggendo la Natura, la flora, la fauna, i nostri alberi e … di
conseguenza anche noi.
Alberi chiamati sacri perché una volta queste piante venivano considerate
manifestazione delle divinità, a loro si pregava per chiedere protezione e
aiuto e hanno ispirato miti bellissimi e fantastici.
In quasi tutte le tradizioni troviamo l’albero cosmico, asse dell’universo con
le sue radici affondate negli abissi sotterranei e con i suoi rami che
s’innalzavano fino al cielo. Essendo l’albero verticale esso congiunge
l’universo uraniano con i baratri ctoni, i dei dei cieli con quelli degli
abissi. Un’immagine che troviamo anche nella croce, simbolo delle chiese cristiane
adottato dalla religione cristiana soltanto verso la fine del quarto secolo,
ancora senza il Cristo crocifisso sopra. Queste immagini le ho riprese dal
libro “La favola di Cristo” di Luigi Cascioli, ricercatore storico di fama
internazionale.
Il nostro corpo è fatto in forma di croce; simbolicamente la croce significa
la completezza, la barra orizzontale è la madre terra, quella verticale il dio
sole, la forza fecondante di ogni vita. Simboli della completezza sono anche il
lingam e lo yoni della tradizione shivaita ed il Ying e Yang cinese.
L’albero è ermafrodita nella maggior parte dei casi e anche l’albero cosmico è
ermafrodita. E’ una pansessualità cosmica che riporta alle origini dell’uomo,
alla sua completezza. Un albero dà appieno questa idea, anche perché abbattuto
può rinascere dalla talea o può rigenerarsi da solo grazie ai germogli che
crescono ai suoi piedi, un po’ come dalla costola di Adamo nasce Eva. I fiori,
in molti alberi, sono maschi e femmine allo stesso tempo, in altri invece
fioriscono sullo stesso albero il pistillo femmina e lo stame maschio.

Dai primordi certi alberi grandi venivano ritenuti sacri come per esempio le
querce, i frassini, i baobab, etcetera, e dall’osservazione della natura che
muore e poi risorge sono nati molti credi e religioni.
San Bernardo di Chiaravalle lasciò scritto: “Troverai più nei boschi che nei
libri. Gli alberi e le rocce t’insegneranno le cose che nessun maestro ti
dirà.”

Infatti, gli dei venivano immaginati prendendo spunto dai fenomeni osservati
nella natura: i vulcani, il fuoco, i fulmini, il tuono, il mare, il cielo, la
terra della dea madre, gli animali, il vento e naturalmente anche gli alberi.
Nella mitologìa nordica, descritta nell’Edda intorno al 1225, vengono
raccontati molti miti di origine antichissima tra i quali quello del gigantesco
frassino Yggdrasill, asse del mondo con i suoi rami che giungono fino ai cieli
e con tre larghissime radici che affondano nei regni sotterranei; da una di
queste radici che porta al regno dei morti sorge una fonte, necessaria a
nutrire l’albero e ad irrigare con la sua acqua tutta la terra. Dall’acqua
scaturisce la vita e traendo origine proprio dal regno dei morti allude
chiaramente al riciclaggio della vita. Vita, morte e nuova vita, come una
risurrezione insegnataci dall’andamento delle stagioni.
Ancora oggi festeggiamo questo naturale fenomeno con l’albero di natale, e la
rinascita ogni anno del bambin Gesù non è altro che la rinascita del sole, il
solstizio, la premessa per far ricrescere la vita.
La stessa rinascita si incontra anche in altre e più antiche religioni. Come
nell’antico Egitto con Osiride fatto a pezzi che poi resuscita o come nei riti
sciamanici che rappresentono lo svolgersi tra morte e rinascita sia dell’uomo
come anche della vegetazione.

Yggdrasill significa corsiero di Ygg, uno dei nomi del dio Odino o Wotan. Ygg
stranamente non significa frassino, ma bensì quercia, in tedesco Eich, in
olandese eik e in inglese oak. Probabilmente uno scambio che sarebbe
interessante verificare meglio.

Come il da noi meglio conosciuto albero del paradiso, anche presso Yggdrasill
abita un enorme serpente chiamato “Nioggrh”. Anche sotto quest’albero della
vita nasce l’acqua fecondante e della conoscenza dove il dio Ygg, Odino o
Wotan, il padre di tutti gli dei nordici ha dovuto essere iniziato tre volte
per diventare maestro di saggezza e di conoscenza occulta.
Queste iniziazioni, durante le quali il dio, ferito da una lancia e appeso a
testa ingiù per nove notti tra i rami del frassino Yggdrasill, fa pensare a
certe iniziazioni sciamaniche e anche a Gesù inchiodato alla croce col cuore
trafitto dalla lancia di un centurione. Infatti, non c’è niente di nuovo nel
nostro immaginario religioso, tutto proviene dall’umano inconscio collettivo,
dal nostro immaginario archetipico pensato e ben descritto da Carl Gustav Jung,
uno dei padri della psicoanalisi moderna.

Odino invece ferisce sé stesso, non beve, non mangia e si sottopone ad una
morte rituale, iniziatica. Ed è così che ottiene la conoscenza. Odino vede,
anche se è cieco, come lo era Omero, come l’indovino Tiresia accecato dalla dea
Atena, come l’Edipo incestuoso che si cavò gli occhi per espiare il suo
tremendo anche se non volontario peccato. Tutti costoro vedono con gli occhi
dello spirito, cosa che fa pensare al terzo occhio indiano, l’occhio divino
della vera e più profonda conoscenza.
Odino resuscita come lo sciamano fatto a pezzi, come Gesù, come il dio egizio
Osiride.
Quando poi, come musicato in modo sublime da Wagner nel Crepuscolo degli dei, die Goetterdaemmerung, anche gli dei vengono colpiti dall’apocalisse e l’enorme lupo Fenrir divora Odino insieme a quasi tutti gli altri dei, solo l’albero
primordiale Yggdrasill, benché danneggiato, è rimasto in piedi, allora succede
il nuovo miracolo: “La terra uscirà dal mare e sarà verde e bella”.
Ecco il diluvio universale, descritto nel vecchio testamento da una cultura a
noi più conosciuta o comunque più tramandata, oggi si direbbe pubblicizzata.
Un uomo chiamato Ask viene foggiato dal frassino cosmico e una donna chiamata Embla dall’olmo.
Anche Omero e Esiodo parlano di leggende sull’origine degli uomini, uomini
nati dalla quercia e dalla roccia, interessante associazione tra la pietra e
l’albero sacro ricorrente in molte culture antiche. La pietra sacra, il menhir
o bethel, parola che in semitico significa casa di dio, l’omphalos greco,
l’ombelico del mondo, il lingam indiano, tutte dimore dello spirito.
La pietra eterna, ricordiamo anche la Ka’aba alla Mecca, è simbolo di vita
statica, l’albero invece è simbolo di vita dinamica che si rinnova sempre in
una continua rigenerazione, muore e risorge.
Il frassino era consacrato anche a Posìdone, come la quercia a suo fratello
Zeus. Nell’Egitto dei faraoni invece gli dei abitavano il sicomoro sacro.
In Mesopotamia l’albero sacro della vita era il Kiskanu.
In India abbiamo la “ficus religiosa” conosciuta soprattutto perché ai piedi
di quest’albero il Buddha raggiunse l’illuminazione.
In Cina viene venerato il Qian Mu, legno eretto, albero dell’inizio di tutto.
Importante è anche il gelso considerato sacro e ermafrodito, simbolo
antecedente alla divisione tra Ying e Yang, della femmina e del maschio, dello
scuro e del chiaro, della terra e del cielo.
Non possiamo dimenticare l’albero cosmico degli Inca nell’America del Sud, che
scaturisce dal corpo di una dea con accanto Quetzalcoatl, il serpente piumato,
dio della morte e della rinascita; come serpente è ctonio, sotterraneo, ma dal
suo sacrificio sul rogo fa rinascere il sole.
Con tutte queste deità, spiriti, spiritelli dimoranti negli alberi di tutto il
mondo, salvo naturalmente sopra i poli, si può affermare con Mircea Eliade che
“mai l’albero è stato adorato unicamente per sé stesso ma sempre per quel che
si rivelava per suo mezzo”.

L’albero col quale l’uomo in passato viveva in grande simbiosi deve avergli
dato l’impressione di vedere in lui l’origine dell’universo.
Gli uomini della pietra forse si dovrebbero chiamare gli uomini degli alberi o
del legno, di più facile lavorazione dei sassi durissimi, ma di non lunga
conservazione. I legni lavorati, così antichi, sono scomparsi nel tempo.
In provincia di Viterbo nei pressi di Latera troviamo il laghetto di Mezzano
dove sono stati rinvenuti strutture lignee di palafitte dell’età del bronzo di
circa 4000 anni fa. Un altro luogo interessantissimo e direi addirittura
impressionante si trova nei pressi di Avigliano Umbro ed è la foresta fossile
di Dunarobba, dove si possono vedere tronchi d’albero in legno conservati
miracolosamente per circa tre milioni d’anni. Qui si tratta di legno non
fossilizzato in pietra rimasto protetto sotto uno strato di una trentina di
metri di argilla. Alberi, di una specie di conifere che oggi non esistono più
ma simili alla sequoia, che crescevano sulla sponda di un lago vastissimo in un
clima caldo e umido, dove vivevano mammuth e diverse altre razze di animali
preistorici.

Col legno gli uomini costruivano capanne, dimore per adorare gli dei,
palizzate per la loro difesa; l’albero era anche il “Padre del fuoco” e
attraverso l’esempio dei fulmini, l’autocombustione e i vulcani impararono ad
accendere essi stessi il fuoco col quale potevano cucinare, riscaldarsi, vedere
nel buio della notte e difendersi dagli animali feroci. Si otteneva dalle api
che si annidano negli alberi, la cera, il miele, l’idromele, il miele
fermentato, il nettare degli dei creduto utile per ottenere l’immortalità.
Inoltre gli alberi regalavano agli umani diversi frutti, quelli freschi da
mangiare a maturazione o da seccare e quelli indeiscenti nella loro buccia dura
come le noci e le nocchie che essendo a lunga conservazione venivano consumate soprattutto durante l’inverno e che macinati producevano una farina e così  anche il primo pane. Da certi alberi escono resine con le quali produrre
catrame, pece, profumi, aromi e incenso. La prima arma dell’uomo, oltre ai
sassi che si potevano scagliare, sarà senz’altro stato il bastone, in seguito
la lancia e poi l’arco con la freccia.

Esiste nell’immaginario umano un albero che vuole forse dimostrare il
contrario di tutto, l’interscambiabilità tra positivo e negativo, la morte che
crea l’humus per la vita, una connessione tra il basso e l’alto, una energia di
eterno ricambio, un albero sciamanico presente in diverse culture, quelle dei
Lapponi, degli aborigeni australiani, che si ritrova nell’esoterismo ebraico
come anche nella tradizione islamica, descritto da Platone e da Dante, ed è
l’albero rovesciato, in India chiamato Asvatta e precedente almeno di 2000 anni
a Buddha.
Le sue radici si affondano nel cielo e con le fronde copre la terra.
Un’energia spirituale, primordiale discende dalle radici verso i rami che si
estendono verso la terra per illuminare l’uomo.
Un altro albero della vita con i suoi sette bracci che corrispondono ai sette
pianeti è quello mesopotamico che si ritrova riprodotto nel candelabro a sette
bracci ebraico, la menorah, modello consegnato da Dio a Mosé.

Anticamente gli alberi sacri servivano anche da oracolo come la quercia di
Dodona sul luogo dove una volta si ergeva il santuario dedicato a Zeus ai piedi
del monte Tamaro. Nel quinto secolo questo tempio diventò chiesa cristiana e
sede vescovile. Una religione sopra un’altra e dove una volta sacerdotesse
dicevano le profezie interpretando il fruscio del fogliame ora regnano i
preti.
La vera divinità dell’albero era sempre rappresentativa della Grande Dea
Madre, la Terra, creatrice di tutta la vita.
Le querce venivano chiamate dagli Elleni antichi “prime madri”.

Siccome le querce in quanto onorate come sacre non venivano abbattute potevano anche superare i duemila anni e infatti nelle torbiere si sono ritrovati
tronchi giganteschi e nel 1690 circa un celebre botanico riferisce di una
quercia con un tronco del diametro di dieci metri e si parla anche di una
quercia che poteva dar riparo a trecento uomini e i loro cavalli.
Gli alberi più grandi e più vecchi si sono trovati nelle Montagne Rocciose,
come la sequoia gigante che supera i centotrenta metri di altezza e i trentasei
metri di circonferenza e che può vivere fino a quattromila anni, nella stessa
regione si trovano dei pini di alta montagna che addirittura possono arrivare a
cinquemila anni. In Giappone fu scoperto un Ginkgo Biloba, che sopravvisse
inalterato per centocinquanta milioni di anni. Questo mitico albero fu trovato
in un bosco sacro vicino ad un tempi.
Non posso fare a meno di nominare il famoso libro “Il ramo d’oro” di Frazer.
Il ramo d’oro è simbolo della luce iniziatica, riesce a trionfare sulle ombre
infernali del regno di Plutone e di far resuscitare. L’albero del quale fu
colto questo ramo da Enea era un leccio, una quercia verde considerato un
albero infernale, ma anche albero della resurrezione.
Il dio della rinascita, cioè quello che fa ribollire la linfa alla vita
dormiente con i suoi culti orgiastici, figlio di Zeus e protettore degli
alberi, era il dio della vite Dioniso, colui che muore e rinasce, un vero dio
della natura chiamato “colui che vive ed opera negli alberi” o anche “colui che
è nell’albero”.
Un dio dal carattere androgino, adolescente, effeminato, secondo quanto hanno
scritto Eschilo ed Euripide.
Il pino è l’albero di Dioniso, ma le sue piante predilette sono l’edera e la
vite, che servono per raggiungere il delirio dionisiaco e l’orgia menadica. Le
celebrazioni dei cosiddetti misteri dionisiaci venivano condotte da sacerdoti
eunuchi oltre che nei paesi del vicino oriente anche nella Roma antica
all’inizio della primavera. I celebranti si autoflagellarono, alcuni neofiti
addirittura si castrarono allo scopo di rianimare il dio morto e con lui tutta
la natura che in quel periodo inizia a germogliare. Il giorno dell’equinozio,
dopo due giorni di lamenti funebri, ebbe inizio l’Hilaria, la sfrenata,
licenziosa festa della resurrezione divina, i cosiddetti baccanali. Oggi da noi
esiste ancora la tradizione del Carnevale, pallida imitazione delle feste di
allora.

Un altro mito riguarda invece l’albero della mirra, che era anche il nome
della figlia di un re dell’Assiria. Questa signorina innamoratasi pazzamente
del padre riuscì con l’inganno a giacere con lui per dodici notti di seguito.
Quando il re si accorse del rapporto incestuoso con la figlia la volle uccidere
con un pugnale, ma Mirra pregò gli dei di renderla invisibile ed essi per pietà
la trasformarono in un albero, l’albero della mirra. Nove mesi dopo nacque da
quel albero il più bello di tutti “Adone”, nato da quel atto proibito,
l’incesto tra il re e sua figlia.

Probabilmente il primo albero piantato e coltivato dagli uomini, cioè dai
Sumeri circa seimila anni fa è la Phoenix dactilifera, la palma da datteri,
conosciuta anche per essere servita da riparo alla nascita di Apollo, dio
guerriero e figlio di Latona e di Zeus, che aveva fatto una volta di più le
corna a sua moglie Era.
Apollo era anche il dio della divinazione, della musica e della pastorizia,
ebbe, così padre così figlio, numerosi amori con ninfe e giovani uomini poi
tramutatisi in fiori o alberi, tra i quali Giacinto e Ciparisso (cipresso) e la
ninfa Dafne che per sfuggire alle sue brame si tramutò in un albero di lauro,
chiara allusione alla sua stretta unione con la vegetazione, con la natura.

Gli alberi hanno un’anima. E’ stato dimostrato che una qualunque cellula è
autonoma e possiede un sistema che ne regola l’equilibrio e la difesa, in
potenza un principio di vita psichica. Esperimenti hanno dimostrato che le
piante reagiscono a certi input e che possono sentire benessere, paura, dolore
e inoltre che sono capaci di memorizzare.
Io ritengo che tutto ha un’anima, basta toccare, vedere anche una pietra, ma
un albero, soprattutto quando è grande e maestoso irradia qualcosa di magico
che in tempi antichi veniva percepito come se ci fosse al suo interno una
deità.
Allora quel albero veniva adorato e protetto, ai suoi piedi veniva eretto un
altare, come ancora oggi vien fatto in India.
L’albero, in questo modo, poteva arrivare ad un’età avanzatissima lasciando
crescere intorno ad esso un bosco sacro come per esempio ad Uppsala in Svezia e  anche più vicino a noi a Nemi a sud di Roma o come i boschi sacri che
protessero la nascita, l’illuminazione e il trapasso di Buddha.
I boschi sacri, chiamati “nemeton” sono esistiti presso molti popoli ed in
tutti i continenti. Purtroppo a causa dello sfruttamento dei legni, per ragioni
belliche e religiose molti di questi “nemeton” sono andati distrutti.
La prima e la seconda guerra mondiale hanno causato un disboscamento
sistematico, ma molto prima ancora con l’avvento del cristianesimo i missionari
cristiani per rendere impossibile il culto pagano degli alberi li hanno fatti
distruggere e di questo esistono purtroppo numerose testimonianze ben
documentate.
Naturalmente il cristianesimo ci mise secoli per convertire i pagani e mano
mano dei monaci si stabilirono nelle foreste sacre e vi fondarono monasteri.
Sul monte Cassino, Benedetto da Norcia, in mezzo alla folta foresta dove
sorgeva un tempio dedicato ad Apollo costruì la chiesa del Dio unico; il
monastero di Castel Sant’Elia qui in provincia era un tempio di Venere e vale
la pena di andare a farci una visita.

Ogni albero ha la sua storia ed impersonava spesso delle ninfe come per
esempio il tiglio, il pino nero, il pioppo bianco, il noce e il mandorlo.

L’albero più significativo delle tre religioni monoteistiche, cioè quella
degli ebrei, dei cristiani e dei musulmani, è senz’altro l’ulivo che con il suo
olio “crea la luce”, che è “l’asse immobile della terra”, che rappresenta
Abramo l’antenato comune degli ebrei, dei cristiani e dei musulmani. Il
ramoscello d’ulivo portato dalla colomba a Noé é anche qui il segnale di nuova
luce e la ripresa della vita sulla terra.

Il fico invece è servito con le sue foglie a coprire le vergogne di Adamo ed
Eva, ma è anche l’albero dedicato a Dioniso ed a Priapo, il dio fallico per
eccellenza ed i falli portati in processione venivano appunto scolpiti con il
legno di questo albero. Il fico, frutto succulento e ricolmo di semi quando è
maturo simbolizza sia il maschio che la femmina, un significato ancora oggi
molto vivo e talvolta anche volgare.

Il melo.
Atlante, colui che sostiene la terra, era il guardiano del giardino della dea
Era, moglie di Zeus, dove cresceva un melo dai frutti d’oro, che lei aveva
avuto in dono dalla madre terra. Un giorno Era si era accorta che le rubavano
le mele e perciò ordinò al drago Ladon di attorcigliarsi intorno al tronco
dell’albero in modo che nessuno potesse avvicinarsi.
Il serpente con l’albero ci ricorda chiaramente l’Eden di Adamo ed Eva e anche
l’albero cosmico nordico con il suo gigantesco serpente Nioggrh.

Ad Adamo un pezzo del frutto proibito è rimasto nella strozza e a tutt’oggi si
vede chiaramente il nostro pomo d’Adamo.
Adamo viene spesso rappresentato come androgino, infatti viene creato “maschio e femmina”, viene creato al plurale e solo dopo ha luogo la divisione in due, cioè nel maschio e la femmina.
L’albero ermafrodito era il simbolo più adatto per rappresentare l’uomo
primordiale proprio perché capace di moltiplicarsi in maniera asessuata
attraverso i rametti che nascono ai suoi piedi. Un albero tagliato può
rigenerarsi rispuntando dalla terra.

Con l’affermazione del Cristianesimo veniva adorato soltanto un pezzo di legno
morto, cioè la croce e l’adorazione degli alberi vivi e sacri veniva vietata.
In conseguenza da ciò nacque un monoteismo dogmatico ed intollerante. L’anima e  il corpo vengono separati in un dualismo spesso atroce e causa di grandi
sofferenze e frustrazioni.
Claude Lévi-Strauss ha scritto:
“Da aperta che era un tempo, l’umanità si è sempre più rinchiusa in sé stessa.
Tale antropocentrismo non riesce più a vedere, al di fuori dell’uomo, altro che
oggetti. La natura nel suo complesso ne risulta sminuita. Un tempo, in lei
tutto era un segno, la natura stessa aveva un significato che ognuno nel suo
intimo percepiva. Avendolo perso, l’uomo di oggi la distrugge e con ciò si
condanna.”

Spero che d’ora in poi possiate guardare agli alberi ed alla Natura tutta con
occhi e sentimento diversi.
Grazie per l’attenzione.

Peter Boom

Commenti disabilitati

Spilamberto, Ospitaletto di Marano – Solstizio d’estate, ricordando il Tropico del Cancro dal quale noi tutti siamo giunti, ed incontro bioregionale su ecologia spicciola e spiritualità naturale

Eventi Paolo D'Arpini 26 maggio 2010

“Io irradio luce, colore e moto perpetuo. Io penso, io vedo e sono mosso dal fluido elettrico” Dichiara il Cavallo (Gemelli) uscendo di scena.

“Io sono la figlia prediletta della natura. Io confido e sono ricompensata dalla fiducia. La fortuna sorride sul mio volto…” Afferma la Capra (Cancro)  che  viene.

Il grano è in spiga e con il solstizio estivo giunge il caldo moderato, che ci fa godere della natura senza paura di sfuriate e bufere.  Giunge la stagione del Cancro,   la stagione che ci fa presagire il “Ritorno alla casa ancestrale”. L’uomo è nato all’altezza del Tropico del Cancro e la temperatura del solstizio estivo è quella “giusta” del posto dal quale siamo partiti…

Si è deciso di organizzare una celebrazione nell’ubertosa Emilia per il solstizio d’estate, il 19 e 20 giugno 2010. Ovviamente si parlerà di spiritualità naturale e di ecologia profonda. L’idea è quella della riunione amichevole (simposio) in cui ognuno porta qualcosa di vegetariano da condividere con gli altri e si fa tutti assieme la cucina e la corvèe, come in una giornata di comunità. Ci sarà modo di dilettarsi sia un giorno che l’altro con delle belle passeggiate nei boschi  e lungo il fiume, dove avremo agio di poterci fermare sotto qualche albero ombroso,  in cerchio, per raccontarci a turno le nostre esperienze e sentimenti.

Abbiamo voluto organizzare quest’incontro  nella nostra Emilia  ma “organizzare” è un termine troppo burocratico,  sarebbe meglio dire “immaginare”, “fantasticare”…..  “liberare un nostro sogno” e ciò avverrà  tra Spilamberto, Ospitaletto di Marano e Concordia,  e -comunque vada-  vogliamo sperare che sia il primo di una serie  di incontri,  qui nella bassa padana e dintorni…

Liberare un nostro sogno  giacché per ognuno di noi partecipanti  sarà una bel sogno da  vivere in comune,  con chi  vorrà esserci,  per spartire  le cose semplici che potremo realizzare in queste due giornate insieme… Liberare un nostro sogno perché  è  veramente “un sogno” poter compartecipare alla vita, anche in piccola misura, senza pretendere nulla di più di quello che il destino ci vuole riservare, con gli amici fraterni, vecchi e nuovi,  ma nel cuore sempre conosciuti….  E  che possiedono, almeno in parte, la  stessa visione del mondo, quello spirito di amore e di amicizia che dovrebbe contraddistinguere tutti gli esseri umani.

Programma:

Sabato 19 giugno 2010 – Ospitaletto di Marano (partenza da Spilamberto da casa di Caterina alle h. 10.00). Arrivo alle h. 10.30 circa  da Marco e Valeria che metteranno a disposizione la propria casa e il giardino. Quando saremo  tutti arrivati  da Marco e Valeria partiremo  per una passeggiata nel bosco dove ci sarà una breve sessione di esercizi di rilassamento  ed un primo “sharing” di esperienze.  Segue il pranzo vegetariano con il cibo da ognuno portato e corvée collettiva.   Il pomeriggio altra passeggiata e secondo giro di condivisione.  La sera,  se c’è  ancora cibo a sufficienza ci si ferma per una cenetta,  la giornata termina con una meditazione  e canti. Chi lo desidera potrà lasciare un contributo volontario per l’organizzazione e l’ospitalità.

Domenica  20 giugno 2010 –   Spilamberto,  appuntamento a casa di Caterina,   visita ai campi circostanti lungo il fiume Panaro,  massaggio collettivo  reciproco e giro  di condivisione per trarre  le conclusioni dell’incontro. Ci si ferma per un picnic in loco con il cibo vegetariano da ognuno portato. Nel  primo pomeriggio incontro finale  nella “cave”  di Caterina per  un canto  e meditazione finale. 

Aspettiamo vostre nuove, Caterina Regazzi e Paolo D’Arpini

Per chi viene da fuori e volesse pernottare in loco prenda contatto con Caterina 333.6023090

Per informazioni logistiche e contatti in loco:

caterina.regazzi@alice.it;  (Spilamberto)

marco.lapelosa@alice.it;  (Ospitaletto di Marano)

Informazioni generali:

circolo.vegetariano@libero.it – Tel. 0761/587200

Commenti disabilitati

Vigilia di San Giovanni, Solstizio Estivo, Luna Piena in Cancro, San Pietro e Paolo – Dal 23 al 29 giugno 2010 al Circolo Vegetariano VV.TT.

Eventi Paolo D'Arpini 12 maggio 2010

La festa del vuoto… Così vorrei chiamare questa settimana di festeggiamenti in cui celebrare l’assenza di presenza al mondo e l’esistenza di presenza al Sé. 

 

Da 66 anni, cioè da quando é nato questo corpo che viene indicato come Paolo D’Arpini, si ripete l’atto accusatorio: “..questo corpo sei tu…”. Prima l’accusa veniva dai miei genitori e parenti, poi pian piano  si é allargata agli amici, ai maestri di scuola, ai burocrati comunali, agli agenti delle tasse, ai carabinieri, etc. etc. Un bello sbracciarsi e sgolarsi da parte di tutto il mondo che mi circonda  per affermare la mia identità con il corpo….

 

Ed io aivoglia a cercare di sfuggire all’indice puntato di tanta gente… aivoglia a negare… la prova tangibile, presente come una pietra miliare, può negare ma.. con la bocca e con i gesti stessi del “corpo del reato”.

 

Insomma arrivato ad un certo punto della vita, per alleggerire il peso della condanna, cominciai ad ignorare la data della nascita,  nascondendo il giorno del compleanno e facendo finta che non esistesse. Per lunghi anni feci finta di nulla e quando si avvicinava la fine di giugno tergiversavo e creavo confusione su quale fosse il giorno.. e così non festeggiandolo più mi pareva quasi che non fosse  un dato reale.

 

Poi…, alcuni anni fa, fra i programmi elaborati per il Circolo, iniziai a celebrare la notte di San Giovanni, il 23 giugno. In cui si racconta in antiche leggende che a Calcata ci fosse una sorta di Sabbath, con riti propiziatori fatti di salti sul fuoco e di bagni sacrali nel Treja. Perciò… ripresi a commemorare l’anniversario della nascita corporale, spostando però l’attenzione agli aspetti prettamente spirituali dell’evento. La sottigliezza insita nel “battesimo” che é una cerimonia di risveglio allo spirito, di ritorno al “padre” celeste. La gioia della maturazione combaciante con il Solstizio estivo. La luna piena in Cancro che sancisce l’unione fra luce e tenebre. La ricorrenza del mio onomastico, San Paolo, il folgorato sulla via di Damasco. E queste belle cose, quest’anno in particolare, succedono tutte dal 23 al 29  giugno. Per cui hanno un particolare valore. Soprattutto nel senso di assenza di presenza alle forme e di consapevole presenza al “vuoto” mistico. 

 

Come affermava Capra, il fisico quantistico: “..analogamente al Vuoto dei mistici, il “vuoto fisico” -così chiamato nella teoria dei campi quantici- non è uno stato di semplice “non-essere” ma contiene in sé la potenzialità di tutte le forme. Queste forme non sono entità indipendenti ma sono manifestazioni transitorie del vuoto, che sempre soggiace ad esse. Il vuoto è “vuoto vivente”, pulsione creativa e distruttiva”.

 

Ed è proprio in questo stato  “aldilà del ragionamento” che è veramente possibile godere in pieno della vita, nella sua interezza,  è uno stato di perenne “comprensione” in cui è impossibile perdere, si vive momento per momento, con chiarezza, intelligenza, creatività. E’ un vivere nell’ignoto..

 

………… Programma generale per i festeggiamenti:

 

23 giugno 2010 – Vigilia di San Giovanni, dei giorni più lunghi e del fuoco d’amor acceso.

L’appuntamento è per le ore 11.00  al Circolo vegetariano, via Fontanile snc.   Inizio con l’analisi archetipale del sistema integrato e pranzo con le specialità vegetariane da ognun portate.

Nel pomeriggio, alle h. 17.00,  appuntamento al Centro Visite del Parco del Treja, per apertura della mostra, e successiva discesa al  fiume Treja, per  il battesimo laico, ognuno a turno verrà asperso di acqua santa da un san Giovanni prescelto dal caso  con il sistema della cannuccia più corta.

La  sera   cerimonia   nel Tempio della Spiritualità della Natura.

 

……….

 

26 giugno 2010: Luna Piena in Cancro, Festeggiamenti per il Solstizio d’Estate. Introduzione al tema del linguaggio:

Semantica e filosofia – Religione e spontaneità – Razionalismo e poesia.

Programma, in collaborazione con European Consumers Tuscia:

h. 16.30 – Tavola Rotonda nel Centro Visite del Parco del Treja su: “Antropizzazione e trasformazione del linguaggio nei secoli”.

h. 19.00 – Rinfresco con i prodotti locali da ognuno portati.

 

………

 

29 giugno 2010, SS. Pietro e Paolo:

h. 10.30 – Passeggiata  partendo da Calcata lungo la via Narcense, venire muniti di falcetto per ripulire il sentiero,  picnic in loco,  bagno  nel Treja.

h.  12.30 – Nell’orto della Dea Furrina, divinità degli anfratti e delle falde acquifere e dei pozzi scavati per raggiungerle,  inizia il   simposio all’aperto. Condivisione del cibo vegetariano da ognuno portato.

h. 16.00 –  Centro Visite Parco del Treja. Continua l’esposizione,  in collaborazione con Ass. APAI,  di grafica e foto riproducenti scorci naturalistici e strutture sociali.

h.16.30 – Tavola Rotonda su: “Le stagioni come metro sociale, sessuale e riproduttivo  nella società umana ed in natura”. 

h. 19.00 – Rinfresco finale con dolci e bevande da ognuno portate.

…….

Paolo D’Arpini

Prenotazioni e informazioni: circolo.vegetariano@libero.it Tel. 0761/587200

Altro articolo sullo stesso tema:  http://altracalcata-altromondo.blogspot.com/2010/05/calcata-dal-23-al-29-giugno-2010.html

Commenti disabilitati