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Artico: la rapina continua, l’impero della vergogna, il partito conservatore (delle risorse), etica e religione sono antitetiche, tra il credere e il non credere…

Il Giornaletto di Saul del 8 gennaio 2024 – Artico: la rapina continua, l’impero della vergogna, il partito conservatore (delle risorse), etica e religione sono antitetiche, tra il credere e il non credere…

Care, cari, il mondo ha appreso della decisione esclusiva degli Stati Uniti di estendere la propria sovranità su un vasto areale della piattaforma continentale nell’Artico. L’area ammonta a un milione di chilometri quadrati di fondale marino ed è equivalente per dimensioni al Texas più il New Mexico. Perché gli Stati Uniti hanno bisogno di questo territorio? L’Artico contiene un’enorme quantità di risorse industrialmente importanti… – Continua: https://bioregionalismo-treia.blogspot.com/2024/01/la-rapina-continua-gli-usa-si.html

Nota – …ciò che è interessante non è tanto il modo senza principi in cui gli Stati Uniti si sono appropriati del territorio ma il modo in cui la comunità mondiale reagirà a tali attacchi. Tra le ovvie ragioni per cui gli Stati Uniti hanno bisogno di “mordere” i territori c’è l’espansione della NATO…

L’impero della vergogna… – Scrive M.D.: “Lloyd Austin, ministro della Difesa USA, ha avuto complicazioni ed è stato ricoverato in ospedale per cinque giorni. E la Casa Bianca ha cercato attentamente di nasconderlo. Dopotutto, Austin si è ammalato nel momento più inopportuno, sullo sfondo dei fallimenti sul fronte ucraino e della crescente guerra in Medio Oriente. Oltre all’incapacità degli Stati Uniti di affrontare gli Houthi. E poi è iniziata un’escalation nella penisola coreana e…” – Continua: https://paolodarpini.blogspot.com/2024/01/lloyd-austin-malato-di-vergogna.html

Nota – L’era di Austin sarà ricordata per l’esaurimento degli arsenali statunitensi, che richiederanno anni per ricostituirsi. E l’aggravarsi della crisi con la mancanza di reclute…

Dalla fantascienza alla fine dell’era del buttar via… – Scrive Caterina Regazzi: “Il mio compagno Paolo D’Arpini è un appassionato di libri di fantascienza, che a me invece non attirano proprio. A volte però mi consiglia qualche romanzo o racconto. Recentemente era rimasto molto colpito da un racconto di Mack Reynolds, il cui titolo originale è “The throwaway age”, reso malamente in italiano “il Partito X” e me l’ha caldamente raccomandato, come spunto per riflessioni ecologiste…” – Continua: https://www.lteconomy.it/bloglte/profilegrid_blogs/dalla-fantascienza-alla-fine-dellera-del-buttar-via/

Proposte di modifiche costituzionali – Scrive Vito De Russis a Integrazione dell’articolo https://retedellereti.blogspot.com/2022/10/proposte-di-modifiche-o-aggiustamenti.html?sc=1704618791495#c3639279004219867749 -: “Sappiamo che il Governo intende modificare la Costituzione della Repubblica italiana. Come è noto, la mobilitazione dell’ ANPI sdrammatizza il pericolo dell’inquinamento e della rottura dell’equilibrio dei poteri…” – Continua al link segnalato

Etica e religione sono antitetiche – “L’astrazione del pensiero trasformata in “religione” non aiuta uno spontaneo “rispetto” verso i propri simili che si manifesta in una società evoluta, non degradata in una scala di valori su base ideologica. Questa “evoluzione” psichica non comporta necessariamente l’uso della cosiddetta “tolleranza” religiosa, poiché tale tolleranza è essa stessa una forma di pregiudizio…” – Continua: https://riciclaggiodellamemoria.blogspot.com/2019/01/etica-e-religione-sono-antitetiche.html

Nota – La vera etica umanistica non appartiene ad alcuna religione; essa è la vera natura dell’uomo. Tale etica naturale e laica si manifesta nella condizione di assoluta “libertà” da ogni forma pensiero costituita…

Tra il credere e il non credere… – …sia in occidente che in oriente vengono descritti gli aspetti separativi e unificativi del processo mentale. In Grecia come in India si è parlato di pensiero duale e pensiero non-duale. Nel pensiero duale viene inserita ogni forma cristallizzata separativa, come il teismo e l’ateismo… – Continua con testo bilingue: https://bioregionalismo.blogspot.com/2017/11/categories-of-thought-and-categories-of.html

Ciao, Paolo/Saul

Il Sistema è debole. Questo è il momento di agire: https://www.youtube.com/watch?v=fc6bGZZBos8

L’economia statunitense è nel caos: https://www.youtube.com/watch?v=5I6lgNxHCfU

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Pensiero poetico del dopo Giornaletto:

“All scientific and theological explanations on creation they do not harmonize. The diversity in such theories show clearly the uselessness of looking for explanations. These explanations are purely mental o intellectuals and nothing more. However, all they may be true from the point of view of the individual mind. There is no creation in the state of realization. When you see the world, you do not see yourself. When you see the Self, the world is not seen. Thus, see the Self and realize that there was no creation.” (Ramana Maharshi)

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La povertà europea comincia dalla Grecia…

category Lunario Paolo D'Arpini 2 ottobre 2023

Ricordo che la Grecia è il paese che è stato “salvato” dalla Trojka, è stato salvato così efficacemente che un decimo della sua popolazione, praticamente tutta la generazione più giovane, è emigrata all’estero, e che tutte le principali fonti di reddito diverse dal turismo sono passate in mani estere (porto del Pireo ai cinesi, sistema aeroportuale ai tedeschi, ecc.). Dal “salvataggio” il paese non si è più ripreso, rimanendo uno sterminio di serrande chiuse, di pensionati alla fame e di “working poors”.

Non sono mancati naturalmente alcuni brillanti commentatori economici, soprattutto tra i nostri esperti a molla, che hanno plaudito la ripresa del PIL greco, ignorando o fingendo di ignorare che con i maggiori cespiti in mano estera, il fatto che il prodotto interno cresca non significa affatto che la ricchezza nazionale cresca (il PIL calcola solo ciò che è prodotto all’interno dei confini del paese, anche se poi i relativi profitti vengono drenati all’estero).

Ora, di fronte al fatto che una bella fetta della popolazione greca già ora deve arrabbattarsi con due lavori per campare, il governo Mitsotakis ha approvato una riforma del mercato del lavoro che consente ai dipendenti a tempo pieno di ottenere un secondo lavoro part-time e di lavorare fino a 13 ore al giorno, e fino ai 74 anni di età. Ai datori di lavoro è consentito di estendere la settimana lavorativa a sei giorni. Inoltre forme di sciopero che creino ostacolo al lavoro dei colleghi potranno essere punite con una detenzione fino a 6 mesi.

Come accade sempre, norme abiette possono essere approvate senza difficoltà quando le condizioni di vita sono già abiette; la gente a questo punto non reagisce più, una volta che la realtà sia mediamente già peggiore delle leggi.

E così le leggi garantiscono il consolidamento nel lungo periodo di quelle condizioni.

Per distruggere i diritti sociali si distrugge prima la realtà che li supporta, e lo si può fare con una miriade di iniziative emergenziali che erodono le condizioni di vita. Alla fine si deve ammettere che i vecchi diritti sono oramai solo carta straccia, e dunque è tempo di rendere il sistema anche giuridicamente più “flessibile” (la motivazione addotta dal governo greco è infatti di abbattere così il lavoro nero e di conferire flessibilità al mercato).

C’è qualcosa di altamente simbolico nel fatto che nel cuore d’Europa, nella patria storica della democrazia, si inauguri un ritorno in grande stile ai rapporti di lavoro della prima rivoluzione industriale, ai “dark satanic mills” di Blake.

L’Europa che per alcuni decenni dopo la seconda guerra mondiale si era profilata come un possibile sistema economico misto, con redditi e diritti sociali crescenti, è stato abbattuto di emergenza in emergenza (la prima fu la crisi petrolifera, con inflazione esogena, succeduta alla guerra del Kippur). Le ultime emergenze, dalla crisi subprime, alla pandemia, e infine alla guerra in Ucraina hanno completato l’opera di devastazione.

E naturalmente la massa di larve teledipendenti di cui è costituito oramai il nerbo delle nazioni europee non possono che accondiscendere, giacché cos’altro avremmo potuto fare?

E’ stato il fato cinico e baro a far crollare il sistema speculativo dei mutui subprime americani e noi, poveri piccoli europei, cosa potevamo fare se non caricare il risanamento della finanza privata sulle spalle dei debiti pubblici? Avreste mica voluto fossimo irresponsabili?

E’ stato il pangolino che accoppiandosi con un pipistrello ha inondato il mondo della nuova Peste Nera, rispetto a cui cosa potevamo fare se non bloccare tutto, chiuderci in casa, e attendere il tristo mietitore a colpi di tachipirina? Avreste mica voluto fossimo negazionisti?

E’ stato il malvagio zar Putin, che con la sua somodata brama di potere ha deciso di portare le sue armate di orchi a Lisbona a costringerci all’autoevirazione industriale, all’inflazione stabile, e a svenarci per sostenere i democratici eredi della 14. Waffen-Grenadier-Division delle SS. E cosa potevamo fare, dopo tutto c’era un aggressore e un aggredito no?

Ed ora naturalmente, se vogliamo abbattere quell’inflazione bisognerà fare tutti un piccolo sacrificio, no? Quindi ringraziamo M.me Lagarde che pensa al nostro bene e aumenta il costo del denaro, gli interessi sui mutui, la spesa per i prestiti.

E poi non vorrete mica essere degli ingrati inquinatori di Madre Terra? Dunque converrete sulla necessità di ristrutturare a debito le vostre abitazioni per renderle più green ed efficienti? E se poi i prestiti costano di più e i vostri salari erosi dall’inflazione non ce la fanno, e dovete vendere la vostra casa in nuda proprietà, che possiamo farci? E’ il fato che così ha voluto.

Così, quando un bel giorno verrà ripristinata la servitù della gleba tireremo tutti finalmente un sospiro di sollievo: finalmente una saggia limitazione della precarietà.

Andrea Zhok

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A qualcuno piace caldo, Ucraina capofila al mercato nero di organi, democrazia selezionata, USA-israele, impegno significa pazienza, per una nuova anarchia spirituale…

Il Giornaletto di Saul del 15 agosto 2023 – A qualcuno piace caldo, Ucraina capofila al mercato nero di organi, democrazia selezionata, USA-israele, impegno significa pazienza, per una nuova anarchia spirituale…

Care, cari, da qualche parte ho già citato il caso di un convegno sul riscaldamento globale, avvenuto in una sala di ex convento fratesco affittata da Fini quand’era Presidente della Camera. In quel caso, dopo che tutti i tromboni se ne erano andati, parlò l’unico esperto e disse che le variazioni di temperatura erano paragonabili ad un errore di lettura del termometro… (Giorgio Vitali) – Continua: https://bioregionalismo-treia.blogspot.com/2023/08/clima-qualcuno-piace-caldo.html

Commento di Francesco Di Punta: “Bravo, bene, bis, abbasso Greta Tonnenberg e tutti suoi… Gretinetti! P.S.: Inutile dire che cohen•cordo su tutto; come al solito!”

Ucraina capofila al mercato nero di organi… – Secondo Sky News, Maria Zakharova, la portavoce del ministero degli Esteri russo, ha dichiarato che: “L’Ucraina sta estraendo parti del corpo di persone vive e moribonde durante la guerra e le vende sul mercato nero con clienti nei paesi dell’UE e della NATO…” – Continua: https://paolodarpini.blogspot.com/2023/08/ucraina-capofila-al-mercato-nero-di.html

Niger – Scrive Jean-Luc Aplogan – Rinviata la riunione dei capi di stato maggiore dell’ECOWAS prevista per il 12 agosto u.s. ad Accra per lavorare alla riattivazione e al dispiegamento della forza di riserva dell’ECOWAS in Niger. L’incontro è stato infine rinviato per “motivi tecnici”…”

Democrazia selezionata – Scrive Fulvio Grimaldi: “Di chi è la democrazia, dei fantocci installati al sottopotere a forza di ricatti, finti nemici, manipolazioni, o di militari che, esprimendo la volontà del popolo in piedi, cacciano ladri, predatori di risorse e assassini stranieri?” – Continua: https://altracalcata-altromondo.blogspot.com/2023/08/esempi-di-demorazia-selezionata.html

Nota – Nella crisi che colpisce il regime razzista di Netaniahu, Ben Gvir e Smotrich, la soluzione è quella classica: un nemico esterno, palestinesi e siriani, da radere al suolo e far sprofondare nel sangue.

Rapporto “indissolubile” USA/israele – …il fatto che Netanyahu stia spingendo Israele nella direzione della “democrazia illiberale” non preoccupa più di tanto Washington. L’attuale amministrazione, salita al potere a seguito delle elezioni più scandalose della storia, sta a sua volta spingendo gli Stati Uniti verso lo stesso regime con un’applicazione arbitraria delle leggi. Quindi Netanyahu non sta facendo nulla che la Casa Bianca non stia facendo sotto un presidente “democratico.”… – Continua: http://www.circolovegetarianocalcata.it/2023/08/14/israele-alleato-di-ferro-degli-usa-o-usa-alleati-di-ferro-disraele-dove-la-differenza/

Nota – “Israele è una figura chiave nella visione degli Stati Uniti per il Medio Oriente, dove Biden si aspetta che i partner americani svolgano un ruolo più attivo in un momento in cui Washington si concentra su altre regioni del mondo”

Impegno significa pazienza – Tra gli ecologisti emerge a volte un risentimento che sconfina nell’astio più malevolo… che uno si chiede ma che vogliono e chi si credono di essere. Alla larga da loro! Il momento è propizio, conviene (e non è un programma politico), abbassare i toni per essere più “lenti, più dolci, più profondi” e molto altro… – Continua: https://riciclaggiodellamemoria.blogspot.com/2023/08/impegno-significa-pazienza-e.html

Commento di Gregory Bateson: “Cercando di fare qualcosa non facciamo altro che aggravare la situazione. Bisogna aspettare, riflettere…”

Per un’anarchia spirituale – …nel sud dell’India, meno toccato dalla cultura patriarcale, si mantennero i culti dedicati alla shakti (energia femminile) in cui non vi è uno specifico sacerdozio costituito. Tutto ciò fa supporre che l’emarginazione sociale subita dai laici in Grecia,- o dai pariah in India-, (ritenuti apolidi, popolino basso ed ignorante) era senz’altro l’effetto della emarginazione finale nei confronti della cultura espressivamente libera e della spiritualità non gerarchizzata del matrismo… – Continua: https://bioregionalismo.blogspot.com/2018/11/for-constitution-of-spiritual-anarchy.html

Ciao, Paolo/Saul

Zelenskij trascina Biden nel fondo: https://www.youtube.com/watch?v=S0HUtdF8euE

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Pensiero poetico del dopo Giornaletto:

“Gli ebrei sono odiati perché hanno un immenso potere sul denaro, e il denaro dà loro potere su altre cose — anche il potere sui politici. Il denaro è un potere così strano… E continua a creare più potere, quindi sono odiati. Essi hanno trasformato il mondo intero in un mercato: riducono tutto a merce, riducono tutto a un certo valore di mercato. Anche questo crea un po’ di odio, perché se tutto è ridotto a denaro, se tutto si riduce al mercato e tutto diventa merce, crea un mondo brutto…” (Osho)

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Resistenza contro le guerre USA NATO ed ubicazioni delle basi estere in Italia

Contro la partecipazione del nostro paese alle guerre USA-NATO nasce la nuova Resistenza!

La crescente mobilitazione contro le basi USA-NATO e i convogli militari diretti in Ucraina farà avanzare la lotta popolare contro la devastazione del nostro paese e contro l’eliminazione di quanto ancora resta delle conquiste che le masse popolari hanno strappato alla borghesia nel corso della prima ondata mondiale (1917-1976) di rivoluzioni proletarie!

Con la guerra in corso in Europa la Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti USA, sionisti e UE mira a estendere la NATO all’Ucraina e agli altri Stati sorti nel 1991 dalla dissoluzione dell’Unione Sovietica. La loro guerra in Europa si combina con la loro guerra contro la Repubblica Popolare Cinese e con la creazione dell’equivalente della NATO negli Stati rivieraschi dell’oceano Indiano e dell’oceano Pacifico.

Per i gruppi imperialisti USA, sionisti, europei e i loro satelliti la guerra è indispensabile per mantenere il loro dominio sull’umanità e inoltre con la produzione militare alcuni di essi accumulano enormi profitti.

Questa guerra è diventata la sintesi, il nodo centrale della crisi generale della società borghese.

Il (nuovo)Partito comunista italiano chiama tutti i comunisti e tutti gli uomini e le donne coscienti del nostro paese a mobilitarsi per porre fine alla partecipazione dell’Italia alla guerra USA-NATO contro la Federazione Russa e alla repressione delle masse popolari ucraine ad opera del governo fantoccio presieduto da Zelensky e delle sue truppe regolari e irregolari.

Porre fine alla partecipazione dell’Italia alla guerra scatenata da USA-NATO comporta:

- denunciare capillarmente con locandine e volantini, sui social network ogni base militare, agenzia e installazione NATO e USA, ogni servitù e operazione militare: che la presenza di ognuna di queste postazioni risalti in ogni località come risalta la presenza di una chiesa e di una stazione ferroviaria;

- promuovere manifestazioni contro la partecipazione alla guerra e contro ogni operazione in cui la partecipazione si concretizza;

- denunciare l’invio e il trasporto di armi verso l’Ucraina: ogni convoglio ferroviario e stradale e ogni caricamento di navi;

- opporsi alla partecipazione dell’Italia alla guerra USA-NATO in ogni istanza delle forze armate italiane;

- denunciare l’addestramento di militari del governo Zelensky o comunque mobilitati per l’invio sul fronte ucraino;

- promuovere la solidarietà di massa con ogni persona perseguitata dal governo Meloni e dai suoi complici e agenti perché si oppone alla guerra USA-NATO.

Per favorire la mobilitazione contro questa guerra diamo qui di seguito l’elenco di gran parte se non di tutte le installazioni USA-NATO nel nostro paese, distribuite per regione.

Legenda sigle.

USAF: aviazione USA

US Navy: marina USA

US Army: esercito USA

NSA: National Security Agency [Agenzia di sicurezza nazionale - spionaggio]

USARAF: (US Army Africa), istituito come Comando di servizio dello United States Africa Command (AFRICOM), il cui quartier generale si trova a Stoccarda

Trentino Alto Adige

Cima Gallina (BZ): stazione di telecomunicazioni e radar USA-NATO.

Monte Paganella (TN): stazione di telecomunicazioni USA-NATO.

Friuli Venezia Giulia

Aviano (PN). Base USA in Italia, deposito nucleare e centro di telecomunicazioni dell’USAF in Italia. Ci vivono e lavorano circa tremila militari e civili americani. Nella base sono dislocate le forze operative pronte al combattimento dell’USAF utilizzate in passato nei bombardamenti in Bosnia e Serbia. Nella base sono stoccate circa 40 testate nucleari B61 a caduta verticale, che nel corso dei prossimi mesi saranno sostituite dalle “nuove” B61-12, testate nucleari tattiche già in produzione negli USA di cui possono essere dotati i caccia F-35. Nella base aerea di Aviano sono permanentemente schierate, dal 1994, la 31st Fighter Wing dell’USAF, dotata di due squadriglie di F-16 (nella guerra contro la Jugoslavia nel 1999, effettuò in 78 giorni 9.000 missioni di combattimento) e la 16th Air Force. Quest’ultima è dotata di caccia F-16 e F-15 e ha il compito, sotto la direzione dello U.S. European Command, di pianificare e condurre operazioni di combattimento aereo non solo nell’Europa meridionale, ma anche in Medio Oriente e Nordafrica.

Roveredo in Piano (PN): deposito armi e munizioni USAF.

Maniago (UD): conosciuto anche come poligono del “Dandolo”. È un poligono di tiro italiano in concessione alla NATO.

San Bernardo (UD): deposito munizioni dell’US Army.

Vigonovo (PN): deposito munizioni USAF.

Istrana (UD): aeroporto di appoggio per i paesi NATO, per le missioni di ricognizione e controllo dello spazio aereo del Nord Italia e della Slovenia.

Veneto

Camp Ederle (VI): comando della USARAF della US Army, che controlla le forze americane in Italia, Turchia e Grecia. In questa base vi sono le forze da combattimento terrestri USA stabilmente in Italia: un battaglione aviotrasportato, un battaglione di artiglieri con capacità nucleare, tre compagnie del genio. I militari e i civili americani che operano a Camp Ederle sono circa duemila.

Vicenza: Camp Del Din, aeroporto militare USA (ex aeroporto Dal Molin) che ospita la 173° brigata aviotrasportata della US Army, struttura di supporto logistico di Camp Ederle.

Tauriano di Spilimbergo (PN): conosciuto come “Fort Chiarle”, il deposito di munizioni più grande d’Italia, è controllato dall’Esercito Italiano ma in concessione alla NATO.

Tormeno (San Giovanni a Monte, VI): deposito di armi e munizioni USA.

Longare (VI): deposito di armi e munizioni NATO.

Ciano (TV): centro di telecomunicazioni e radar NATO.

Verona: centro di coordinamento per le operazioni aeree dell’USAF e centro di telecomunicazioni USAF. È anche una base NATO delle Forze di Terra del Sud Europa. È in programma la costruzione di un nuovo centro di comando delle Forze di Terra dei paesi del Sud Europa aderenti alla NATO a Firenze, nel quartiere di Rovezzano.

Motta di Livenza (TV): sede del Multinational Cimic Group, a guida italiana, progetto di cooperazione civile-miliare della NATO.

Affi (VR): sede di “West Star”, bunker dell’ex Comando Forze di Terra del sud Europa della NATO. Ufficialmente dismesso, è ancora presidiato.

Monte Venda (PD): sede della ex base NATO Venda attiva fino al 1998. Il sito risulta dismesso ma il sistema di telecomunicazioni e radar risulta ancora funzionante e attivo.

Lame di Concordia (VE): base di telecomunicazioni e radar NATO oggi gestita da remoto dal 22° Gr.R.A.M (Gruppo Radar dell’Aeronautica Militare) situato a Licola (NA).

Boscomantico (VE): sezione dell’aeroporto civile in concessione ad uso militare per gli USA. Risulta dismesso dal 2020 ma ancora presidiato.

Lombardia

Ghedi (BS): base dell’Aeronautica Militare italiana in uso all’USAF. Al suo interno sono stoccate circa 30 testate nucleari B61 [vedi base di Aviano]. La base è stata interessata negli scorsi anni da lavori di ammodernamento e costruzione di nuovi hangar adatti ad ospitare gli F-35 con capacità nucleare.

Montichiari (BS): ex aeroporto militare italiano, è stato convertito a uso civile nel 1998. Ad oggi viene utilizzato per la movimentazione di armamenti della NATO tramite aerei cargo.

Remondò (PV): installazione radar USA.

Solbiate Olona: base NATO in cui si addestra e opera il Rapid Deployable Corps Italy della NATO, ossia un corpo d’armata di reazione rapida multinazionale presieduto dall’Italia.

Milano: quartier generale del Rapid Deployable Corps Italy della NATO (Palazzo Cusani).

Castiglione delle Stiviere (MN): centro di telecomunicazioni NATO.

Cavriana (MN): centro di telecomunicazioni NATO.

Piemonte

Cameri (NO): base aerea USA-NATO.

Candelo-Masazza (VC): centro di addestramento USAF, USArmy e paesi NATO.

Liguria

La Spezia: centro di ricerca marittima e sperimentazione NATO (SANCLANT).

La Spezia: centro di comunicazione NATO.

Finale Ligure (SV): stazione di telecomunicazioni della US Army.

Emilia Romagna

Monte Cimone (MO): stazione telecomunicazioni e radar dell’Aeronautica Militare italiana in concessione all’USAF.

Rimini-Miramare: centro telecomunicazioni USA.

Poggio Renatico (FE): aeroporto militare italiano in concessione NATO per il controllo aereo dell’est Europa, sede del “Deployable Air Command and Control Centre”.

Bologna: impianti di telecomunicazione del Dipartimento di Stato USA.

Marche

Potenza Picena (MC): centro radar USA-NATO.

Ancona: base logistica USA-NATO tra Marina di Montemarciano e Chiaravalle.

Monte Conero (AN): installazioni radar USA-NATO .

Toscana

Camp Darby (PI): base USA che ospita circa 1.400 uomini, dove si trova il 31st Munitions Squadron USA. Qui, in 125 bunker sotterranei, è stoccata una riserva strategica per l’esercito e l’aeronautica statunitensi, stimata in oltre un milione e mezzo di munizioni. Strettamente collegato tramite una rete di canali al vicino porto di Livorno, è base di rifornimento delle unità navali di stanza nel Mediterraneo. È sede dell’VIII Gruppo di supporto USA e base dell’US Army per l’appoggio alle forze statunitensi al sud del fiume Po, nel Mediterraneo, nel Golfo Persico, nell’Africa del Nord e la Turchia.

Coltano (PI): importante base NSA per le telecomunicazioni. Da qui sono gestite tutte le informazioni raccolte dai centri di telecomunicazione siti nel Mediterraneo. È in corso un progetto di ampliamento della base per rafforzare le operazioni di supporto alle attività militari di Camp Darby.

Pisa: l’aeroporto civile-miliare è utilizzato come base saltuaria dell’USAF.

San Piero a Grado (frazione di Pisa): CISAM, centro di ricerca nucleare USA-NATO.

Talamone (GR): base saltuaria dell’US Navy.

Poggio Ballone (GR): tra Follonica, Castiglione della Pescaia e Tirli, centro radar USA-NATO.

Livorno: base navale USA.

Sardegna

La Maddalena – Santo Stefano (SS): ex base della US Navy, ufficialmente dismessa ma con progetti di riconversione in corso.

Isola di Tavolara (SS): trasmettitore a onde lunghe ICV di supporto ai sommergibili della US Navy.

Monte Arci (OR): stazione di telecomunicazioni USA-NATO.

Capo Frasca (OR): poligono NATO amministrato dall’Aeronautica Militare italiana.

Perdasdefogu (NU): sede del Poligono Interforze di Salto di Quirra (PISQ), un poligono sperimentale ad uso NATO e amministrato dall’Aeronautica Militare italiana. Il poligono viene affittato a ditte private produttrici di armamenti, paesi NATO e alleati per i test militari e le esercitazioni a fuoco.

Capo San Lorenzo (CA): distaccamento a mare del PISQ, utilizzato dalle forze aeree NATO.

Capo Teulada (Sud Sardegna): poligono di tiro NATO per esercitazioni terrestri e aeronavali dei paesi NATO e alleati.

Cagliari: il porto di Cagliari è adibito a porto nucleare e adattato all’attracco di sommergibili con capacità nucleare e navi da guerra. Il Porto Canale di Cagliari, infrastruttura per la movimentazione merci, è utilizzato regolarmente per il carico-scarico di mezzi militari e armamenti destinati ai poligoni di tiro di Capo Teulada e Perdasdefogu.

Decimomannu (CA): aeroporto dell’Aeronautica Militare italiana, dapprima in concessione alla Luftwaffe tedesca, successivamente messo a disposizione delle esercitazioni NATO.

Monte Urpino (CA): depositi munizioni USA e NATO.

Capo Marrargiu-Alghero (SS): Centro Addestramento Guastatori (CAG) creato nel 1956, successivamente base di addestramento di Gladio, mai ufficialmente dismessa.

Sinis di Cabras (OR): centro di ascolto NSA.

Torre Grande di Oristano: centro di ascolto NSA.

Lazio

Roma: comando per il Mediterraneo centrale della Nato e il coordinamento logistico interforze USA

Roma Ciampino (aeroporto militare): base saltuaria USAF.

Rocca di Papa (RM): stazione di telecomunicazioni USA-NATO

Monte Romano (VT): poligono di tiro usato saltuariamente dall’US Army e altri paesi NATO.

Gaeta (LT): base di attracco della VI Flotta US Navy.

Casale delle Palme (LT): scuola di telecomunicazioni NATO.

Roma: NATO Defence College, accademia di addestramento alti ufficiali NATO.

Campania

Aeroporto Napoli-Capodichino: sede del comando delle forze navali USA Europa-Africa e della VI Flotta USA.

Bagnoli (NA): distaccamento della US Navy per le operazioni della VI Flotta USA.

Monte Camaldoli (NA): stazione di telecomunicazioni USA-NATO.

Ischia (NA): antenna di telecomunicazioni USA-NATO.

Nisida (NA): base US Navy.

Licola (NA): base radar e di elaborazione dati dell’Aeronautica Militare italiana in concessione agli USA. La base di Licola coordina da remoto il funzionamento di diverse stazioni radar su suolo italiano e opera in sinergia con il centro di coordinamento delle operazioni aeree della NATO di Torrejon (Spagna). .

Lago Patria-Giugliano (NA): quartier generale della Allied Joint Force Command (JFC) della NATO. Sede del più grande centro di coordinamento dell’esercito USA del Sud Europa, di tutte le attività di telecomunicazioni, comando e controllo del Mediterraneo.

Giugliano (NA): residenze per i militari USA.

Grazzanise (CE): base dell’Aeronautica Militare italiana in cui opera uno nucleo operativo NATO specializzato nello spionaggio, in supporto al comando NATO di Lago Patria.

Mondragone (CE): centro di comando USA-NATO sotterraneo antiatomico, dove verrebbero spostati i comandi USA e NATO di Lago Patria e Napoli in caso di guerra aperta.

Montevergine (AV): stazione di comunicazioni NATO.

Basilicata

Cirigliano (MT): strutture di comando e controllo della US Navy.

Pietraficcata (MT): centro telecomunicazioni USA-NATO.

Pomarico (MT): centro di telecomunicazioni USA-NATO.

Puglia

Gioia del Colle (BA): base aerea italiana in concessione ad operazioni NATO.

Brindisi: base logistica NATO.

Punta della Contessa (BR): poligono di tiro dell’Aeronautica Militare italiana in concessione alla NATO.

San Vito dei Normanni (BR): aeroporto militare USA, ufficialmente smantellato nel 1994 ma ancora presidiato.

Monte Iacontenente (FG): base del complesso radar Nadge, probabilmente dismessa o in fase di dismissione.

Otranto: stazione radar USA.

Grottaglie (TA): aeroporto dell’Aeronautica Militare italiana in concessione ad alcune operazioni di logistica degli USA e di altri paesi NATO.

Taranto: comando forze navali e anfibie italiane, in coordinamento con i comandi NATO.

Martinafranca (TA): impianti radar e telecomunicazioni NATO.

Aeroporto di Amendola (FG): la più grande base aerea italiana e la seconda più grande d’Europa, ospita il 32° stormo dell’Aeronautica Militare italiana. Saltuariamente utilizzata per operazioni NATO. Dall’aeroporto di Amendola partono i droni (UAV) di supporto alle operazioni militari italiane nell’ambito delle missioni NATO e UE in Africa e Medio Oriente.

Aeroporto di Galatina (LE): utilizzato per addestramento militare e manutenzione, spesso funge da scalo aereo anche per i paesi NATO.

Calabria

Crotone: stazione di telecomunicazioni NATO.

Monte Mancuso (CZ): stazione di telecomunicazioni NATO.

Sellia Marina (CZ): stazione di telecomunicazioni NATO.

Sicilia

Sigonella (CT): base terrestre dell’US Navy nel Mediterraneo centrale, supporto logistico della VI Flotta, ci lavorano circa 3.500 tra militari e civili americani. Oltre ad unità della US Navy, ospita diversi squadroni tattici dell’USAF: elicotteri del tipo HC-4, caccia Tomcat F14 e A6 Intruder, gruppi di F-16 e F-111. Gode di extraterritorialità.

Motta S. Anastasia (CT), contrada Fontanazza: stazione di telecomunicazioni USA-NATO.

Caltagirone (CT): stazione di telecomunicazioni USA.

Palermo Punta Raisi (aeroporto): base saltuaria dell’USAF.

Isola delle Femmine (PA): deposito munizioni USA e NATO.

Comiso (RG): la base risulterebbe smantellata, ma l’aeroporto viene ancora utilizzato per alcune operazioni logistiche USA.

Niscemi (CL): base del NavComTelSta (sistema di comunicazione della US Navy) e sede del sistema di antenne e radar MUOS.

Marina di Marza (RG): stazione di telecomunicazioni USA che fa parte del sistema MUOS di Niscemi.

Augusta (SR): base di attracco della VI Flotta US Navy e deposito munizioni, con pontile adibito all’attracco di sottomarini nucleari. Il golfo di Augusta viene inoltre utilizzato per le operazioni di addestramento navale dei paesi NATO.

Monte Lauro (SR): stazione di telecomunicazioni USA-NATO .

Centuripe (EN): stazione di telecomunicazioni USA-NATO.

Trapani-Birgi: base USAF con copertura NATO.

Isola di Pantelleria (TP): centro telecomunicazioni US Navy.

Isola di Lampedusa (AG): base aerea di attacco USA per il Mediterraneo e il Nordafrica. Base della guardia costiera USA. Centro di comunicazione e ascolto NSA.

Acireale (CT): residenza militari USA.

Paternò (CT): residenza militari USA, via Vittorio Emanuele 424.

Catania:comando Operativo Aeronavale NATO e Base della Military Police USA – via Cardinale Dusmet 131.

Cava Sorciano, comune di Augusta (SR): deposito di armamenti per la VI Flotta USA nel Mediterraneo.

Falconara Sicula (CL): installazioni per la comunicazione tra le basi spagnole della VI Flotta USA e le unità in navigazione nel mediterraneo.

Favignana (TP): centro di telecomunicazioni USA-NATO.

Marsala (TP): stazione di controllo e comunicazione per la difesa aerea della NATO.

Marzamemi (SR): base radar USA di avvistamento.

Delegazione del (nuovo)PCI – delegazione.npci@riseup.net

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Israele revisionato, oggi…

Il primo ministro Netanyahu non prevedeva che il colpo di mano giudiziario avrebbe minato uno degli elementi fondamentali a tutela del regime di apartheid israeliano. La combinazione finora riuscita di neoliberismo e apartheid in Israele sta finalmente incontrando degli ostacoli interni. Dopo mesi di proteste e pressioni economiche il primo ministro Benjamin Netanyahu ha annunciato che avrebbe temporaneamente interrotto la fase successiva della sua riforma giudiziaria. L’annuncio è arrivato dopo che centinaia di migliaia di israeliani sono scesi in piazza in tutto il Paese in seguito al licenziamento del ministro della Difesa Yoav Gallant da parte di Netanyahu, e dopo un’azione congiunta – lunedì mattina – delle grandi imprese e dell’Histadrut, il più grande sindacato israeliano, che era stato riluttante ad aderire alla protesta contro la riforma giudiziaria.

Questa crisi rappresenta il culmine di diversi mesi di guerra economica intrapresa contro il governo da ampie fasce della società israeliana, e in particolare dalle sue élite. E questo scontro interno sta mettendo in luce una sorprendente debolezza nell’economia israeliana guidata dalla tecnologia, seppure in forte espansione. Ora resta la domanda: questa debolezza potrebbe anche segnare una breccia nella lotta contro l’occupazione e l’apartheid?

In tutti gli anni trascorsi nella veste di primo ministro israeliano, il risultato più significativo di Benjamin Netanyahu è stato quello di far sembrare l’occupazione indolore, o almeno senza costi. Sotto il suo regno, l’economia israeliana è esplosa, in gran parte grazie al fiorente settore dell’high-tech. Lo Stato ha migliorato e ampliato le sue relazioni diplomatiche, aprendo nuovi mercati per l’esportazione di software e sicurezza informatica, sviluppando legami di sicurezza con partner regionali e rendendo la sua tecnologia militare indispensabile per molti Paesi in tutto il mondo.

Il modello economico israeliano dall’inizio degli anni 2000 è stato interpretato dallo storico economico Arie Krampf come un neoliberismo isolazionista. Questo è il progetto di Netanyahu: un’economia orientata all’esportazione che dovrebbe costruire resilienza geopolitica attraverso una strategia di commercio diversificato, un basso rapporto debito/PIL e grandi riserve di valuta estera. Questo modello richiede anche una deregolamentazione aggressiva e tagli alla spesa sociale, che portano a sconcertanti disuguaglianze e ad un aumento della povertà. Il sistema di welfare si è sgretolato ma sono aumentati gli investimenti esteri; le nuove ricchezze di Israele non sono state divise equamente, ma l’élite economica è soddisfatta.

Attraverso questo modello Israele ha potuto diversificare i suoi rischi e interessi economici in tutto il mondo e diminuire in qualche modo la sua dipendenza dagli Stati Uniti. Le relazioni di Netanyahu con leader mondiali come Vladimir Putin e Narendra Modi si sono basate non solo sulla predilezione per nazionalisti aggressivi che la pensano allo stesso modo, ma su una strategia di riequilibrio della posizione di Israele nella sfera globale, che lo ha reso un ambìto partner commerciale e militare.

Sebbene la campagna internazionale per la liberazione della Palestina abbia avuto un impatto sull’opinione pubblica globale, non è stata in grado di sfidare veramente questo modello economico. Il movimento BDS ha in gran parte fallito nel far crescere il costo economico per il governo e la popolazione israeliana nel sostenere e radicare l’occupazione, ed è invece diventato un parafulmine per la delegittimazione delle voci pro-palestinesi da parte di ben finanziate organizzazioni di hasbara [propaganda per la diffusione di una immagine positiva di Israele all’estero, ndt.].

L’Autorità Nazionale Palestinese, da parte sua, non ha promosso misure economiche contro Israele a causa della dipendenza della Cisgiordania dall’economia israeliana e della morsa dell’occupazione militare israeliana. Quindi, mentre i governi israeliani si sono spostati nell’arco dei decenni verso destra, intensificando l’occupazione e consolidando il regime di apartheid, lo Stato non è stato danneggiato economicamente e la sua posizione diplomatica si è solo rafforzata.

Ironia della sorte, ciò che la campagna del BDS finora non è riuscita a ottenere è ora promosso dagli ebrei israeliani: le élite che si stanno rapidamente radicalizzando nello scontro contro il tentativo di revisione giuridica del governo israeliano. Gli inevitabili impatti economici della riforma minacciano il modello neoliberista isolazionista, che è stato a lungo basato su una forte industria di esportazione e sull’impunità internazionale. Netanyahu ha vaccinato con successo l’economia israeliana contro le pressioni esterne, ma nemmeno lui è in grado di affrontare l’attuale conflitto interno.

Pericoli reali

Martedì scorso Shira Greenberg, capo economista del ministero delle Finanze israeliano, ha pubblicato un rapporto in cui suggerisce che se la riforma legale venisse approvata nella sua interezza il PIL di Israele potrebbe diminuire fino a 270 miliardi di shekel [69 miliardi di euro, ndt.] nei prossimi cinque anni. Altre stime di funzionari dello stesso ministero, presentate al ministro delle finanze Bezalel Smotrich all’inizio di questa settimana, accennavano ad una perdita annua di 100 miliardi di shekel [26 miliardi di euro, ndt.]. Smotrich ha cercato di confondere i dati dicendo che nell’incontro sono stati presentati sia opportunità che rischi, ma fonti del ministero lo hanno contraddetto, dichiarando a Calcalist [il principale quotidiano finanziario israeliano, ndt.]: “Non è chiaro di quali opportunità stia parlando il ministro. C’era accordo fra i convenuti sul fatto che queste iniziative potrebbero causare gravi danni all’economia israeliana”.

Da mesi le istituzioni finanziarie internazionali suonano campanelli d’allarme sulla proposta di riforma. L’agenzia di rating del credito Moody’s ha avvertito che la riforma potrebbe impedire l’aumento del rating del credito di Israele, indicando che i cambiamenti pianificati “potrebbero anche comportare rischi a lungo termine per le prospettive economiche di Israele, in particolare l’afflusso di capitali nell’importante settore high-tech”. The Economist, il principale quotidiano economico mondiale e barometro per le posizioni dell’élite degli affari globali, ha recentemente pubblicato una notizia di copertina intitolata: “Bibi distruggerà Israele?” Sta emergendo un consenso internazionale sul fatto che il nuovo governo potrebbe alterare in modo significativo la traiettoria del capitalismo israeliano.

Il presupposto alla base del ministero delle Finanze israeliano, di Moody’s e dell’Economist è che gli Stati non democratici non sono in grado di fare buoni affari. Questo, tuttavia, è un mito liberista: molti Paesi non democratici sono enormi poli commerciali. I migliori esempi sono i nuovi alleati di Israele nel Golfo; per molti aspetti, l’autoritarismo può servire bene il capitalismo.

Inoltre, lo stesso Israele non può attualmente essere definito una democrazia in quanto tiene milioni di persone sotto controllo militare negando loro i diritti fondamentali. Ma gli investitori non hanno mai dimostrato di avere problemi reali con l’occupazione. L’atteso rallentamento economico, quindi, non sarà una semplice reazione al restringimento dello spazio democratico in Israele ma piuttosto il risultato di una profonda lotta sociale all’interno di Israele che espone il rischio economico allo sguardo degli osservatori esterni.

L’evoluzione del panico negli ultimi mesi è una profezia che si autoavvera. Molti membri dell’élite israeliana sono pronti a combattere, e in testa c’è il settore dell’alta tecnologia. I lavoratori della tecnologia, dai manager e dipendenti agli investitori, sono profondamente coinvolti nelle proteste contro il governo. Parlano di fine della democrazia israeliana e sono disposti a fare di tutto per fermare i piani del governo.

Allo stesso tempo, si stanno salvaguardando dai rischi prendendo in considerazione destinazioni dove migrare o la possibilità di spostare i loro soldi all’estero. Rapporti recenti suggeriscono un esodo di aziende high-tech in Grecia, Cipro o Albania, dove la scorsa settimana 80 aziende tecnologiche israeliane hanno tenuto un incontro per esaminare un possibile trasloco. Ricchi lavoratori high-tech stanno acquistando proprietà in Portogallo, temendo che la riforma vada a buon fine. Questi movimenti interni inviano al sistema finanziario internazionale un messaggio secondo cui la crisi è reale e Israele non costituisce una piazza sicura.

Gli investitori capitalisti non hanno necessariamente bisogno della democrazia. Hanno bisogno di stabilità e prevedibilità, beni che in Israele sono attualmente molto scarsi.

È anche l’occupazione

La prevista revisione giuridica fa parte di un più ampio passaggio al dominio dell’estrema destra nella politica israeliana. Tra le altre cose, la riforma è progettata per legalizzare l’annessione della Cisgiordania e consentire l’ulteriore persecuzione dei cittadini palestinesi, così come degli israeliani di sinistra. Una strategia politica più calcolata per il governo di Netanyahu sarebbe stata quella di raffreddare il più possibile la questione palestinese mentre veniva portato avanti il progetto giuridico. Separando le questioni della democrazia “interna” israeliana dalla questione palestinese forse sarebbe stato più facile contrastare il movimento di protesta e la pressione internazionale.

Ma i membri della coalizione di Netanyahu si rifiutano di separare questi temi: stanno chiarendo che la loro preoccupazione principale nel portare avanti la riforma è perseguire i palestinesi in modo più brutale, lamentandosi del fatto che la Corte Suprema renda troppo difficile demolire le case o deportare i palestinesi. La retorica razzista pronunciata ogni giorno dai ministri del governo, l’intensificarsi della violenza di Stato in Cisgiordania che ha ucciso circa 80 palestinesi dall’inizio dell’anno, e il pogrom dei coloni a Huwara elogiato dai ministri del governo sono tutti segnali che questo è un governo di fanatici, determinato a dare fuoco alla regione. Questo, a sua volta, sminuisce la reputazione di Netanyahu come efficace leader neoliberista orientato al business. Non ha il controllo e le forze destabilizzanti su tutti i fronti – economico, sociale e militare – sembrano inarrestabili.

Sembra che le proteste interne e la pressione internazionale siano riuscite a congelare, anche se solo temporaneamente, l’ondata di modifiche nel campo giudiziario. Tuttavia, secondo molti analisti economici, gran parte del danno è già stato fatto. L’instabilità degli ultimi mesi e l’estremismo del governo hanno già spaventato molti investitori qualificando come rischiosa l’economia israeliana. Anche se la riforma è sospesa, Israele è sulla buona strada per una significativa recessione economica.

In pratica, stiamo assistendo alla frattura dell’alleanza egemonica tra il neoliberismo in stile Netanyahu e il capitale israeliano. Per anni, il progetto di neoliberismo isolazionista di Netanyahu si è basato sul fatto che Israele fosse un investimento troppo buono per mancarlo. La potenza economica e strategica di Israele avrebbe dovuto contrastare il consenso internazionale contro gli insediamenti coloniali e a favore di una soluzione a due Stati. Quindi Il capitale globale che ha permesso all’economia israeliana di prosperare è stato un elemento centrale nella lotta diplomatica contro la causa palestinese e per lungo tempo ha avuto successo.

Se l’economia dovesse subire una grave recessione, ciò potrebbe avere ripercussioni sull’apartheid israeliano. Con il conseguente caos sociale ed economico, potremmo assistere alla formazione delle prime crepe nell’impunità di Israele sulla scena mondiale.

Nimrod Flaschenberg

Ex consigliere parlamentare del partito Hadash [partito politico israeliano di sinistra, ndt.]. Ora studia storia a Berlino.

(Traduzione dall’inglese di Aldo Lotta)

http://zeitun.info/2023/03/29/leconomia-israeliana-era-il-fiore-allocchiello-di-netanyahu-lapartheid-puo-sopravvivere-senza/

Commento di nfo@parallelopalestina.it: “L’economia israeliana era il fiore all’occhiello di Netanyahu. Anche se la riforma è sospesa, è all’orizzonte una significativa recessione economica. Smotrich ha accennato ad una perdita annua di 26 miliardi di euro. Gli investitori capitalisti non hanno necessariamente bisogno della democrazia. Hanno bisogno di stabilità e prevedibilità, beni che in Israele sono attualmente molto scarsi. Il capitale globale potrebbe togliere il sostegno al sistema israeliano che si pone in forma antagonista alla causa palestinese.”

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