Cultura e verità talvolta non s’incontrano… – Il caso dell’università di Cagliari e dei sionisti arrabbiati…

Dopo che un migliaio di studenti aveva lanciato un appello per il boicottaggio accademico di Israele, e dopo che il Rettore avrebbe assunto una posizione equilibrata e possibilista convocando anche il Senato Accademico sulla questione, lo stesso Rettore è stato sottoposto ad attacchi virulenti e infondati da parte di siti sionisti. Ho quindi deciso di scrivergli questa lettera:

Al Magnifico Rettore dell’Università degli Studi di Cagliari

Gentile Prof. Francesco Mola, quale ex ricercatore scientifico presso l’ENEA, e persona amante della cultura e della storia, Le esprimo la mia più completa solidarietà per le pressioni e le vere e proprie intimidazioni preventive che Le stanno pervenendo da parte del noto sito di tendenze sioniste Gherush92 e di un sedicente gruppo NES formato da presunti “Ebrei socialisti”. Le intimidazioni riguardano la questione dell’eventuale boicottaggio accademico delle università israeliane sollevato dall’appello di un migliaio di studenti dell’Università di Cagliari.

Queste intimidazioni si basano al solito sulla falsa accusa di razzismo ed antisemitismo per chi osa criticare le politiche dello stato di Israele, oggi impegnato in una vera azione di genocidio e pulizia etnica a Gaza ed in una feroce repressione in Cisgiordania. Si sfrutta poi sempre il ricordo della Shoah (evento storico orribile che nessuna nega o approva) per giustificare qualsiasi azione anche molto violenta che comporti chiare violazioni dei diritti umani, spacciata per “diritto alla difesa”.

Vorrei ricordare che lo stato di Israele non nasce dal seno della grande tradizione culturale ebraica, del cui valore nessuno dubita, ma solo da una particolare corrente, il Sionismo, che auspicava una colonizzazione della Palestina, considerata come “terra nullius” secondo la tradizionale mentalità colonialista occidentale. In quest’ottica nasceva lo slogan: “una terra senza popolo per un popolo senza terra” in cui si considerava inesistente ed irrilevante la presenza di un popolo (i Palestinesi) che abitava quella terra da secoli e millenni.

La conseguenza logica di questa mentalità è stata la cacciata in massa sotto la minaccia delle armi di tre quarti della popolazione palestinese dalle proprie terre e dalle proprie case già nel 1948, ed il successivo rifiuto di ottemperare alla Risoluzione 194/48 dell’ONU che prevedeva il diritto dei profughi di tornare alle proprie case. Si deve poi sottolineare che la stragrande maggioranza dei coloni israeliani provenivano dalle immigrazioni degli anni ’20 e ’30 del secolo scorso, cioè prima della Shoah, e, dopo la Seconda Guerra Mondiale, dalla Russia, dagli Stati Uniti e dai paesi arabi. Solo un’infima minoranza dei coloni ha avuto a che fare con la Shoah o proveniva dai campi di concentramento come superstite.

Espropriazioni a danno dei Palestinesi e repressione delle proteste sono proseguite dopo la guerra del 1967 e fino ai nostri giorni. La strage di Gaza ne rappresenta il capitolo finale. Solo il pieno riconoscimento dei diritti civili, politici ed economici dei Palestinesi, e del diritto al ritorno dei profughi, potrà portare alla pace (anche indipendentemente dalla soluzione dei “due stati” che appare sempre più difficile e problematica per l’espansione continua delle colonie israeliane e la distruzione di Gaza).

Gli aspetti terroristici dell’azione di Hamas del 7 ottobre vanno certamente condannati (anche se questa azione ha avuto originariamente un carattere politico e militare teso a spezzare il feroce assedio cui era sottoposta Gaza da 17 anni con ripetuti devastanti bombardamenti e migliaia di morti civili; e quindi gran parte dei caduti israeliani di quel giorno erano soldati uccisi in combattimento e civili incappati nel violento fuoco incrociato). Ma questa azione si iscrive in uno scenario di 75 anni di oppressione, pulizia etnica, occupazione militare, espropriazioni forzate, distruzione degli olivi necessari alla vita dei Palestinesi, sequestro da parte delle autorità israeliane di tutte le fonti d’acqua, massacri ed imprigionamenti di massa anche senza processo; per cui appare pretestuosa la giustificazione di “diritto alla difesa” di Israele che copre una reale volontà di genocidio e pulizia etnica finale.

Gentile Rettore, sono sicuro che Lei e gli altri Professori dell’Università degli Studi di Cagliari, ed il Senato Accademico che li rappresenta, saprete prendere con serenità, e dopo attenta riflessione, decisioni giuste che vengano incontro alle istanze di giustizia espresse dagli studenti. Sono certo che le vostre decisioni non saranno influenzate da intimidazioni, e pressioni ispirate ad evidenti falsità.

Con Osservanza, Ing. Vincenzo Brandi, Roma 24 gennaio 2024

Seguito alla precednte missiva:
Purtroppo nel frattempo il nostro governo si sta dimostrando particolarmente zelante nel supporto allo stato israeliano inviando navi nel Mediterraneo Orientale e nel Mar Rosso in appoggio ai bombardamenti anglo-americani sullo Yemen e sull’Iraq ed ai bombardamenti israeliani su Gaza, sul Libano e sulla Siria, che rischiano di far esplodere tutto il Medio Oriente.

Queste azioni, che coinvolgono anche altri paesi europei, dimostrano che l’Occidente, sotto la direzione degli USA, non abbandona la propria vocazione neocolonialista e la pretesa di governare sul resto del modo. Postazioni avanzate per questa operazione politico-militare sono diventati attualmente Israele e la parte dell’Ucraina ultranazionalista e fascista emersa dal colpo di stato del 2014 e cinicamente usata come testa d’ariete contro la Russia nonostante il bagno di sangue che la sta distruggendo. Ma il diavolo fa le pentole ma non i coperchi e le cose non vanno proprio nel senso auspicato dagli USA. Purtroppo la più grande “esercitazione” mai organizzata dalla NATO, in preparazione nei Paesi Baltici ai confini della Russia, dimostra che l’opzione militare è sempre presente e che la pace mondiale è sempre in pericolo.

26 gennaio2024, Vincenzo Brandi

Articolo collegato: Università Cagliari, sit-in il 30 gennaio degli studenti pro Palestina: “Stop accordi tra Unica e Israele” – https://www.reportsardegna24.it/sardegna/cagliari/universita-cagliari-sit-in-degli-studenti-pro-palestina-stop-accordi-tra-unica-e-israele-appuntamento-il-30-gennaio/

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