Discorso natalizio del 7 gennaio 2024 di Zyuganov Gennady Andreevich, Presidente del Comitato Centrale del Partito Comunista della Federazione Russa

Un contributo per la riflessione
Con questo discorso/Augurio nel giorno del Natale ortodosso, lo storico leader comunista russo, che rappresenta quasi 11 milioni di russi e circa il 20% dei voti, ha proiettato, con le sue parole, in modo profondo e come orizzonte, quale può essere nel concreto un mondo multipolare, dove l’arroganza e protervia occidentale non avranno più possibilità di essere. Un mondo dove ogni popolo, ogni paese, possa avere nelle proprie scelte, radici e storia, la possibilità di viverle e difenderle.

Un mondo dove ciascun popolo e paese sia trattato alla pari, dove qualsiasi tradizione e identità
venga rispettata, difesa, onorata, seppur diversa. Dove ciascuno abbia la possibilità di trattare, di
confrontarsi sulla base dei propri interessi nazionali di sviluppo, di indipendenza, di dignità
nazionale. Come ha detto l’anziano e mai ammansito leader comunista russo: “…solo dopo essersi
sbarazzati dei nuovi Petain, Quisling, Pavelic e Mannerheim di piccolo calibro coniati a tavolino, i
paesi del Vecchio Mondo potranno acquisire la loro sovranità e si potrà ripristinare la pace e
l’armonia nel continente e nel mondo…”.

Penso sia un messaggio di speranza e rivolto al futuro, su cui, soprattutto in occidente occorrerebbe
riflettere, visto che i quattro quinti dell’umanità, in tutte le immaginabili sfaccettature politiche,
religiose, culturali, già hanno intrapreso questa strada, al di là di partiti, religioni, storie o tradizioni
diverse, ma fondate sul rispetto reciproco e la non ingerenza.

“ Cari amici, compagni, fratelli e sorelle!
Ancora una volta, insieme alle nostre famiglie, a tutto il Paese, a tutto il mondo russo, a tutto il
mondo ortodosso, celebriamo il Natale. Secondo Giovanni Crisostomo questa è “ la madre di tutte
le feste, il loro inizio e fondamento”. La cosa fondamentale è che siamo uniti, perché “ ogni città o
casa divisa in parti fra loro contrarie non può reggere” (Matteo 12:25). 
Duemila anni fa lì, “in una remota provincia in riva al mare”, avvenne un evento che cambiò il
mondo, gettando le basi per un'altra civiltà umana, quella cristiana, di cui viviamo ancora oggi
l’eredità. 

E ora, duemila anni dopo, i nostri occhi sono nuovamente puntati sulla Palestina, non solo a
causa delle celebrazioni natalizie, ma perché questa terra intrisa di sangue geme di nuovo dal
dolore e trema dall’orrore. La Natività di Cristo è nuovamente accompagnata da un’inaudita
strage di neonati. Allora il re Erode diede l'ordine segreto di uccidere tutti i bambini sotto i due anni
nella città di Betlemme dove, come avevano annunciato i Magi, sarebbe nato un nuovo re della
Giudea. Un ordine simile è di nuovo in esecuzione. Ma ora compiuto da altri nuovi Erode,
globalisti abituati ad arricchirsi con la guerra. Nuovamente oggi stanno uccidendo migliaia di
bambini palestinesi.

Per noi questo è un Medio Oriente molto vicino, sia dal punto di vista geografico che storico,
perché la nostra cultura ha le sue radici in quella terra sofferente. Da Betlemme al Golgota, dieci
chilometri. E, ricordando in questi giorni di Natale i 33 anni del ministero terreno di Cristo, ci
rivolgiamo alla Via Crucis del Salvatore accompagnati con il tormento, il tradimento e la forza
d’animo della Madre e dei discepoli. Scrutiamo queste storie bibliche, come nell'anima della
Russia nella sua esistenza millenaria. E troviamo connessioni con il tempo presente. Con
questo periodo di un'operazione militare speciale, dove "combattiamo con il sangue fino ai piedi,
con i morti, resuscitati per un nuovo funerale, per liberare il popolo fraterno dell’Ucraina dai vili
spiriti maligni nazisti, che hanno intrappolato l’intero paese. 

I nostri combattenti non combattono contro, ma per l’Ucraina, combattendo contro cinquanta
paesi che “offrono munizioni” affinché il sangue del trino popolo russo possa scorrere. Stanno
combattendo contro i mercenari della NATO. Si oppongono agli agenti della CIA e dell'MI6, che
hanno riempito l’Ucraina di armi, che consentono loro di compiere attacchi terroristici selvaggi e
combattere contro la nostra comune Patria.

Nello spazio della Rus’ storica, stiamo combattendo i servi dell’Occidente provenienti
dall’incubatrice politica di Soros, che hanno inondato sia l’Ucraina che noi con libri di testo e
manuali russofobi e antisovietici. Hanno avvelenato i cervelli di un'intera generazione per
trasformare le nazioni in un gregge panurgico, che ha smarrito un idea di futuro e di cambiamento
sociale. Sfortunatamente, nell’Ucraina di oggi, il verme del nazismo si è trasformato in un drago. E
lei stessa si è immersa nell’oscurità dell’incoscienza, rinunciando al passato e non compiangendosi
per le famiglie distrutte, le madri e vedove inconsolabili, i bambini non ancora nati. 

Gli eventi in Ucraina e in Terra Santa mostrano ai nostri sguardi che il mito della leadership
della civiltà occidentale sta franando davanti ai nostri occhi. “ ..Il cielo è nuvoloso, la notte è
nuvolosa…” Il globalismo è crollato. Il mondo si sta frammentando in regioni e sta diventando
multipolare. L’Europa è ora sull’orlo di un abisso che minaccia di trasformarsi in disastro. I suoi
protettori americani stanno attirando le imprese tecnologicamente più avanzate oltreoceano,
condannando gli europei alla regressione e alla disoccupazione. Avendo abbandonato le risorse
energetiche della vicina Russia, costretta a pagare prezzi esorbitanti per gli idrocarburi allo Zio Sam,
l’Unione Europea ha perso il basamento della sua economia e si sta trasformando anche in un
deserto spirituale. 

Nelle vaste steppe della Nuova Russia e del Donbass, i nostri soldati stanno nuovamente
combattendo per un Europa immemore, proprio come otto decenni fa. La nostra inevitabile
vittoria e la sconfitta della NATO porteranno alla liberazione dell’Europa, questa volta dal giogo
americano. E, dopo essersi sbarazzati dei nuovi Petain, Quisling, Pavelic e Mannerheim di piccolo
calibro coniati a tavolino, i paesi del Vecchio Mondo acquisiranno la loro sovranità e verrà
ripristinata la pace e l'armonia nel continente.

Sappiamo fermamente che il futuro del mondo viene in gran parte deciso qui e ora, in Russia .
E dipende da noi. Sappiamo e crediamo che ciò accadrà.…Come cantava la nostra cantante folk
Klavdiya Shulzhenko nel 1941: “…Odessa ci accoglierà nuovamente come ospiti. Le stelle della
regione del Mar Nero brilleranno per noi. Gloriosa Kakhovka, città di Nikolaev. Un giorno
ricorderemo questi giorni”.
 
Il compito di garantire un esito favorevole e positivo dell’operazione militare speciale che stiamo
conducendo in Ucraina è fondamentale. E possiamo vincere alle condizioni indispensabili della
massima mobilitazione di tutte le forze e risorse, dello sviluppo del potenziale scientifico e
tecnologico e dell’unità della società in nome della vittoria. 

Stiamo pensando al futuro del mondo russo e non solo. E questo mondo, come ha definito Sua
Santità il Patriarca Kirill al XXV Consiglio Mondiale del Popolo Russo, è “l’unità della cultura,
consistente nella consapevolezza dei popoli di un comune destino storico e di comuni valori
spirituali e morali”. È questa comunità, unita nella diversità, che porta giustizia e armonia al
mondo intero. 

Il centro formativo e di collegamento del nostro potere è il popolo russo, che in tutte le prove ne
sopporta il peso…Per conservare e sviluppare il vasto territorio lasciato in eredità dai nostri
antenati, è necessario correggere la situazione demografica. Coltivare i valori della famiglia e
fornire le condizioni per creare famiglie numerose. Ciò richiede risorse materiali…
Vediamo tutti che si è creata una situazione in cui da un lato della bilancia storica pende la
prospettiva tragica del degrado finale del paese e della società. E dall’altro, il compito del rilancio
morale, sociale ed economico, che può essere affrontato solo migliorando tutte le sfere della nostra
vita. In queste condizioni, siamo obbligati a sviluppare una strategia e un nuovo corso per lo
sviluppo del Paese, pensando al tipo di mondo in cui vivranno i nostri figli e nipoti. 

Dalla mangiatoia di Betlemme ha avuto inizio la Via Crucis del Salvatore al Golgota. Sia all'inizio
che alla fine di questo percorso c'era una luce di speranza per il superamento. Quindi oggi, nelle
prove che ci attendono, siamo pieni di speranza, fiducia che resisteremo e rinasceremo. 
Auguro ai nostri valorosi soldati di superare difficoltà e ottenere vittorie. Pace e gioia a tutte le
famiglie del nostro Paese e del mondo. Buona infanzia ai nostri figli. Esami di successo per studenti
e studentesse. Prosperità ai veterani. Nuove scoperte per gli scienziati. Eccellenti progressi per tutti
i lavoratori della Russia. Gioia e felicità alle persone di buona volontà. Come cantavano i nostri
antenati nei canti natalizi: “…Pace e gioia a tutti adesso. Pace e gioia in ogni cuore, Betlemme è in
ogni cuore”.

Sì, il Natale è la madre di tutte le festività e la famiglia è l'inizio di tutti gli inizi e il fondamento del
futuro, la garanzia che supereremo, resisteremo e vinceremo. Buon Natale! 

Zyuganov Gennady Andreevic, Presidente del Comitato Centrale del Partito Comunista della Federazione Russa, Capo della frazione del Partito comunista alla Duma di Stato della Federazione Russa 

A cura di Enrico Vigna, Iniziativa Mondo Multipolare/CIVG

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