12 giugno 2022. Al seggio, per il referendum sulla “giustizia”…

L’11 giugno 2022  siamo andati a Montecorone di Zocca per un giro di condivisione poetica. Abbiamo faticato a trovare il luogo designato perché solitamente il “giro” si teneva in uno spazio pubblico, sia pure all’aperto. Stavolta nell’invito gli organizzatori  dicevano che l’incontro si sarebbe svolto  davanti alla sede dell’associazione  che organizzava l’evento.  La causa era che la sede, posta all’interno di uno stabile comunale,   era contemporaneamente stata designata a “seggio elettorale” in previsione dello svolgimento del Referendum sulla giustizia, previsto per l’indomani. Quindi il locale era secretato e nessun privato poteva  soffermarvisi, per paura di inquinamento delle schede, ecc. 

La condivisione poetica si è perciò svolta in un angolo del parcheggio automobilistico  antistante l’accesso al borgo di Montecorone.  Poesia e macchine hanno trovato un comune denominatore. Infatti poi durante la dizione diverse composizioni poetiche vertevano su viaggi in auto, al sud, e sulle situazioni utilizzate da organizzazioni mafiose per sfruttare gli incidenti. Stranamente nessuno ha parlato dei temi referendari e del problema della “giustizia” mal amministrata in Italia. La maggior parte dei presenti ignorava l’argomento referendario semplicemente lamentandosi delle noie causate dallo svolgimento del referendum. 

Tutti sappiamo che in Italia la Giustizia non funziona e che sarebbe necessaria una discussione accorta sulle  riforme per correggerne i vari mali e lacune. Ma i promotori del referendum non hanno saputo innescare un dialogo aperto sui temi più controversi di questo malfunzionamento mentre le forze politiche presenti in Parlamento hanno preferito tergiversare e mascherare la loro ignavia  con la scusa di dover affrontare emergenze  sociali e sanitarie. 

Dopo due anni di dittatura pandemica, che ha portato all’annullamento dei diritti e delle libertà, negando ogni briciolo di giustizia a milioni di persone, adesso  noi italiani ci ritroviamo davanti 5 quesiti tecnici che parlano in un linguaggio criptico e pressoché incomprensibile. Mai come in questo caso si avverte la frattura insanabile tra il Paese reale, che la giustizia se la vede negata ogni giorno, e quello “legale” di un regime che ne discute solo per regolare i conti al proprio interno. 

Così la tendenza generale dei cittadini delusi dal governo e dall’uso strumentale della “giustizia” è quella di ignorare il referendum, assecondati in ciò dal silenzio omertoso di partiti e movimenti che  invitano gli elettori ad “andare al mare”  trascurando le urne. 

Personalmente non credo che l’approvazione dei  quesiti referendari possa risolvere alcunchè, in quanto tagliare a pezzi un sistema emendandolo di una piccola parte malata è la stessa cosa che operare un cancro senza considerare le cause e il decorso della malattia. Questo metodo non porta alla guarigione ma ad ulteriori danni all’organismo.  Purtroppo, visto che le elezioni politiche sono ormai diventate una farsa, e la dimostrazione viene proprio dalla formazione del “governissimo” del “tutti alla greppia”, in cui non c’è più distinzione nei fini se non quelli d’interesse sui posti in  mangiatoia. L’abbiamo visto con l’accorpamento di tutte le forze prima opposte ed ora unite.  Considerando che l’unico modo che ancora il popolo ha di dimostrare una sua volontà  è attraverso l’istituzione referendaria ritengo che  sarebbe stato opportuno che una maggioranza di cittadini si fosse recato alle urne per esprimere un parere personale, magari anche con cinque no ai quesiti prospettati. Questo per non far ulteriormente avanzare la disaffezione alla cosa pubblica.   

Molti amici non hanno più fiducia nel sistema democratico vigente e questo è un pericolo. Più aumenta la disaffezione alla cosa pubblica e più i poteri occulti se ne avvantaggiano. A chi mi dice che la riuscita del referendum porterebbe gravi problemi di gestione al sistema giudiziario ammetto che questo sarebbe possibile ma dico anche che talvolta si riesce a risalire la china solo dopo aver toccato il fondo. Meglio affrontare una volta per tutte l’idra piuttosto che continuare a tergiversare per  paura. In fondo è proprio con la paura che ci stanno governando. 

Già il 13 giugno avremo i risultati su questo referendum, la cosa che sembra certa è che il quorum non verrà raggiunto e quindi la discussione sulla giustizia verrà ancora una volta rimandata o ignorata come piace al sistema. 

Paolo D’Arpini 

P.S.  Scrive un’amica appena uscita dal seggio: “Devo ammettere che leggere “fortemente raccomandata la mascherina….” fa una certa impressione. Sono entrata sorridente e con umiltà, ho trovato un carabiniere altrettanto sorridente e gioioso. Nella stanza dei seggi tutti mi hanno fissata per qualche secondo, tutti con la mascherina, probabilmente si aspettavano la mettessi anch’io, ma non l’ho fatto. Non mi sarebbe costato nulla indossarla cinque minuti ma non ho voglia di assecondare la politica del terrore. Un signore si è alzato, ha preso il gel lavamani ed è corso a mettermelo, deve aver intuito che non avrei fatto nemmeno quello… in effetti non l’avevo nemmeno considerato…”

Commento di Roberto Tumbarello: “Sabotate le elezioni comunali a Palermo. Decine di presidenti di seggio disertano senza preavviso – Non siamo ancora sufficientemente maturi per la democrazia. Non la meritiamo e infatti la stiamo perdendo. Non capita neppure nei paesi del terzo mondo che i presidenti non si presentino alle consegne della vigilia elettorale. La colpa sarebbe di una partita di Calcio, la finale col Padova, cui nessuno – nemmeno i cittadini migliori – rinuncia. Ma potevano comunicarlo prima per non incorrere nel grave reato. L’intenzione, invece, era di creare il caos. Si cercano le colpe dell’autorità, ma i servizi scopriranno le vere responsabilità. Si tratta di un ammutinamento contro lo stato…”

Commento aggiunto di Caterina Regazzi: “Apprezzo questo articolo, anche se non lo condivido completamente, perché porta l’attenzione sul fatto che oltre ai diritti abbiamo anche dei doveri: il dovere di partecipare alla cosa pubblica!”

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