USA. “Chi la fa l’aspetti…”

Il Washington Post pubblicava l’articolo intitolato “I veterani della CIA che hanno monitorato le repressioni all’estero vedono preoccupanti parallelismi nella gestione delle proteste di Trump”, in cui tali funzionari notavano la somiglianza tra gli eventi negli Stati Uniti e i segni di declino o regressione della democrazia a cui erano addestrati a rilevare in altre nazioni. Allo stesso modo, l’ex-ufficiale della CIA Marc Polymeropoulos twittava che “Mi ha ricordato ciò che riportavo per anni sul terzo mondo”. In molti casi, la cosiddetta regressione democratica in altre nazioni e nel terzo mondo fu causata dall’intervento USA. Ancora una volta, gli Stati Uniti si sono sparati ai piedi.

I disordini negli Stati Uniti mostrano che il loro sistema politico non è immune dall’instabilità sociale. Molti usano l’hashtag #AmericanSpring su twitter, confrontando la primavera araba con le violente proteste scatenate dalla morte di George Floyd. Alcuni si domandano: negli Stati Uniti avviene una rivoluzione colorata? I governi degli Stati Uniti manipolarono le rivoluzioni colorate in alcuni Paesi dell’Asia centrale e dell’Europa orientale dagli anni ’80, e cercarono di provocare rivoluzioni colorate in molti altri posti, tra cui la Regione amministrativa speciale di Hong Kong in Cina.

Washington creò instabilità in molti Paesi che considera avversari geopolitici. Col travestimento della protezione di democrazia, libertà e diritti umani, il governo degli Stati Uniti mira a sovvertire gli oppositori e modellare l’ambiente internazionale a favore dei propri interessi strategici. Le trame sovversive, spesso condotte dalla CIA, lasciarono molti Paesi in difficoltà e in una situazione caotica a lungo. E ora la distruzione sfrenata dell’ordine sociale degli Stati Uniti in altri Paesi è fallita emettendo un dilemma morale. Di fronte a proteste continue, le élite politiche nordamericane ora discutono su come porre fine al caos dilagante, se la polizia debba essere ancor più dura e se le truppe debbano essere schierate per stabilizzare la situazione.

L’importanza del mantenere l’ordine e la stabilità viene svelata mentre Washington lotta per affrontare le masse arrabbiate. Il caos negli Stati Uniti mostra che semplicemente gridare slogan su democrazia e libertà non funziona mai. Cercando di manipolare gli affari di altri Paesi, Washington danneggiando sia gli altri che se stessa. Dato che gli Stati Uniti provocano ancora instabilità nel mondo, altri Paesi devono insistere a che gli Stati Uniti non s’intromettano nei loro affari interni.

Li Qingqing

Fonte: https://www.globaltimes.cn/content/1190625.shtml

Fonte secondaria: http://aurorasito.altervista.org/?p=12382&fbclid=IwAR0lCi_XwGojlxtCibidZBbbVQcDYX9pg_U3FNZoaHf_Gn8Kd1cvBNL7gIo

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Commento di L.S.: “L’omicidio di George Floyd durante l’arresto da parte dell’agente Derek Chauvin ha provocato un’ondata di proteste in tutte gli USA, ma solo negli stati a guida Dem si sono verificati svariati disordini. Non importa che si moltiplichino le ipotesi che vorrebbero il tutto un false flag, a partire dal fatto che Floyd avesse accuse per rapina a mano armata, che sia straordinariamente somigliante al fratello e che Chauvin fosse un attore con tanto di agenzia di promozione. I media suonano la fanfara delle proteste; emblematico il tentativo di dipingere Trump come impaurito e costretto a rifugiarsi in un bunker sotterraneo, mentre in realtà era nella “stanza di legno”, la sala dove si monitorano le operazioni. Numerose sono le testimonianze e i video che mostrano interi autobus bianchi che, con tanto di scritta laterale “Soros Bus”, trasportano da fuori città, probabilmente anche da fuori stato, i manifestanti addetti a infiammare le strade…”

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