Viterbo. In memoria di Ostelvio Celestini, scrive Giovanni Faperdue

Caro Ostelvio, eccoci qua. Mi hai fatto questa sorpresa. Era pur vero che sapevo che non stavi proprio bene da qualche tempo. Ma la vita, questa vita che sembra ci debba sfuggire, e noi sempre a rincorrerla, ci fa perdere di vista i veri obiettivi, le vere opere di bene. Dicevo che sapevo delle tue condizioni di salute, ma poi , bastava che passasse qualche settimana, e sembrava che tutto fosse migliorato, e che tu, avessi superato anche questa prova. Adesso mi trovo a scriverti. Ricordo come tu eri sempre presente alla presentazione dei miei libri. La tua era una presenza discreta, quasi in punta di piedi, ma c’eri sempre.

Mi trovo a salutarti con commozione, come è giusto che sia per un amico del cuore, come tu sei sempre stato per me. Ti ricordi quando ti prendevo in giro chiamandoti “il vice parroco” di Pianoscarano, ricordando i tuoi passati da chierichetto di S. Andrea? E poi quel bellissimo e fugace incontro, che celebrammo a Piazza del Comune (per te la Piazza del Plebiscito era ed è sempre, quella del Comune), e ci siamo scambiati i libri. Tu me ne hai dato uno dei tuoi, con tanto di dedica, ed io ho fatto altrettanto con uno dei miei. Ti fermasti vicino alla Chiesa di S. Angelo, perché avevi in macchina tua moglie, non potevi stare molto. Fu un incontro veloce, ma carico di una affettuosità, e di una commozione speciale, per entrambi. Poi ti abbracciai, ti baciai e ci salutammo come usa fare fra gentiluomini: con una stretta di mano.

Ti ho rivisto ancora tante volte alle premiazioni, e agli incontri della poesia dialettale, che tu da decano, interpretavi questo bellissimo modo di poetare, al meglio. Eri il più bravo di tutti nella metrica dialettale. Le tue poesie esprimevano la musicalità, di un altro grande poeta dialettale viterbese, che ti ha preceduto: Edilio Mecarini. Non per niente siete entrambi figli veraci di Pianoscarano. Caro Ostelvio dalla tua nuova dimensione, non cessare di amare Viterbo, come hai sempre fatto.

Giovanni Faperdue da Viterbo

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