Violenza sulle donne, ipocrisia collettiva… ed il grande “bordello”

Non c’è limite al dilagare dell’ipocrisia nel mondo dei morti viventi, sceso in piazza nelle ultime ore all’insegna del basta violenza sulle donne.

“Fiere e belle, non sono indiane, hanno una ferita sul viso (anche gli uomini, molti), ballano e cantano libere. Questi i protagonisti della manifestazione contro la violenza sulle donne che il 25 novembre 2018 ha attraversato la Capitale organizzata dal collettivo “Non una di meno”. Tra rabbia e saltelli, da piazza Esedra a San Giovanni, almeno diecimila persone di ogni età è scesa in strada, arrivate da ogni parte d’Italia”

Così Il Messaggero, solo per citare una tra le testate che hanno decantato le gesta dei tanti manifestanti festanti e addirittura ballanti.

Non fanno caso gli zombie del transumanesimo – quello, per intenderci, che vuole arricchire l’umanità con le aberranti teorie di gender – che accendendo la televisione e facendo un po’ di zapping, a tutte le ore del giorno, è pressoché impossibile non imbattersi in culi e tette di donne seminude al silicone, alle quali non è richiesto comporre una frase di senso compiuto, spesso costrette ad apparire solo come un mero complemento di arredo negli studi televisivi, per lo scopo vero, perseguito a fini commerciali, dell’attention getting”. Quella non è violenza sulle donne, quella è emancipazione. E’ riscatto in vesti di rivoluzionario progressismo!

“Una grande mobilitazione,- recita ancora Il Messaggero – per dire stop al femminicidio, ancora nell’aria i frequenti fatti di cronaca nera di cui sono vittime giovani donne. Un ricordo per Sara, data alle fiamme dal fidanzato a Magliana, un pensiero a Desirée abusata e lasciata morire dal branco di pusher a San Lorenzo. Uno sguardo al cielo per Pamela, violentata e fatta a pezzi a Macerata, e a uno in terra, perché sopravvive ma non vive, a Chiara, ridotta in fin di vita dal suo ex”

Perché è del tutto evidente: Desirée e Pamela non sono vittime della importazione selvaggia e incontrollata di selvaggi non controllati –- che, per completare il quadro di mistificazione, all’occorrenza, si chiamano esoticamente “pusher”. E tanto meno Sara e Chiara: non sono vittime della dell’aberrante disvalore mediatico, che ha il suo apice nel culto dei talent, e dei volgari “ochismi giulivisivi” promossi e premiati dalla tv spazzatura.

Tutt’altro: è tutto frutto della crescente cultura del femminicidio!

“È emergenza femminicidio per 3 cittadini su 4. Lo dice il sondaggio Swg su un campione di 1500 maggiorenni effettuato a novembre. Il degrado sociale è considerato la principale causa delle aggressioni, seguito dai problemi dell’uomo legati all’emancipazione femminile. Per l’86% degli intervistati non ci sono scuse valide che giustifichino una violenza” conclude con sagacia Il Messaggero!

E, non pago, si interroga e risponde accorato: “Come combattere il fenomeno? Il 57% risponde con l’insegnare ai giovani il rispetto reciproco; il 55% chiede pene più severe”.

Per Bacco, verrebbe da dire: ancora più severe dell’Isola dei famosi e del Grande fratello?

Adriano Colafrancesco – adrianocolafrancesco@gmail.com

PS: Nel 2017 si contano 357 omicidi, pari a 0,59 omicidi per 100mila abitanti, dei quali 234 di maschi e 123 di femmine, corrispondenti rispettivamente a tassi pari a 0,79 e 0,40 omicidi per 100mila abitanti dello stesso sesso (fonte Istat)

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