Roma. Visita di Awwad bin Saleh al-Awwad – Rivelazioni e contraddizioni di un ministro saudita

La tigre saudita dice alla tigre qatariota: «Sei carnivora». Si potrebbe riassumere così l’attuale crisi fra le petromonarchie del Golfo, contornate dai reciproci alleati. Lo si è ben visto a un recente incontro organizzato a Roma dallo Iai (Istituto affari internazionali) con il ministro dell’informazione dell’Arabia saudita Awwad bin Saleh al-Awwad. Affermazioni e risposte surreali, le sue.

Sul piano interno, dopo aver decantato le novità nel regno dei Saud – largo ai giovani e tanti progetti di diversificazione dell’economia con la Vision 2030 – al-Awwad mette in guardia: «Non accettiamo lezioni in materia di democrazia elettorale, visti i risultati dell’esportazione di questo modello in Iraq, con un milione di morti, e in Siria, 600mila. A un certo punto arriveremo a votare, ma il popolo va preparato; non vogliamo i terroristi al potere. Comunque la maggior parte della gente appoggia la famiglia reale». Anche in materia di status delle donne, «i cambiamenti sono in corso ma devono essere accettati dal popolo» (idem per la riduzione del numero di decapitazioni).

Come si sa, Riad ha appoggiato sia gruppi armati fanatici che hanno contribuito a smontare interi paesi, sia la diffusione della religione wahhabita in tre continenti. Ma al-Awwad ha detto: «Siamo impegnati ad aiutare tutti i paesi a essere più stabili, per noi è importante. Siamo totalmente contro ogni interferenza negli affari interni di altri paesi, molto pericolosa; è facile distruggere una nazione a suon di dollari». E poi «non vogliamo che qualche paese usi la religione come strumento per il potere, come fanno Qatar, e l’Iran, il quale si è avvantaggiato degli accordi sul nucleare ma non dà segni di cambiamento e vuole distruggere l’Arabia saudita»; sulla stessa linea le «gang che usano la religione per attaccare altri paesi, Hezbollah, gli Houti in Yemen, Hamas».

La crisi del Golfo con il Qatar è spiegata da al-Awwad in quest’ottica anti-ingerenze, anti-islam politico, anti-terroristica: «Enough is enough. Il Qatar vuole dominare il mondo sunnita e usa i Fratelli musulmani a questo scopo, anche contro l’Arabia saudita, dove ha finanziato movimenti di ribellione. Al Jazeera non critica mai Doha e dà voce alla propaganda terrorista, fa apologia di crimine. E il Qatar ospita terroristi». Invece i Saud, che se comprano tante armi «è per proteggerci da soli» (contro l’Iran che è a due passi), «sostengono governi laici, in Egitto, Tunisia, Libano. E sono impegnati per la pace ovunque». Eppure i sauditi avevano rivendicato, anche su media internazionali, il loro appoggio armato ai «ribelli», fin dalle prime fasi (qui un video: https://www.liveleak.com/view?i=abc_1357562508).

E chi accusa Riad di esportare il wahhabismo con petrodollari sonanti, in Occidente, Africa, Medioriente, Caucaso? Macché: «L’Arabia saudita è il luogo santo per i musulmani ma non siamo responsabili per quelli degli altri paesi. Quand’ero ambasciatore in Germania, su richiesta abbiamo chiuso anche scuole» (veramente dopo le denunce di sostegni finanziari a centri sospetti, e di contatti con jihadisti).

A proposito di pace e buone azioni, cosa dice il ministro della catastrofe yemenita provocata dalle bombe e dall’embargo guidato dai Saud?

Ma si è fatto tardi, e il ministro esce dimenticando di rispondere.

Marinella Correggia

Dati sul Ministro della Cultura e dell’Informazione
Dr. Awwad bin Saleh bin Abdullah Al-Awwad
Data di nascita: 11 aprile 1972
Studi: Diploma di laurea presso la Facoltà di Scienze Amministrative presso l’Università King Saud di Riyad nel 1992 e successivamente Master in Operazioni Bancarie presso l’Università di Boston nel 1996. Dottorato in Mercati Finanziari presso l’Università di Warwick in Gran Bretagna 2000.
Carriera: E’ stato Consulente per gli Affari Economici e Finanziari presso l’ufficio del Principe Ereditario, Vice Governatore dell’Autorità Generale per gli Investimenti e Capo del Centro di Concorrenza Nazionale che mira a sviluppare la procedura di investimenti. Il suo primo incarico governativo e’ stato presso l’Autorità Monetaria Saudita (SAMA), a capo degli studi finanziari e della vigilanza bancaria. Nominato Ministro della Cultura e dell’Informazione il 22 aprile 2017.

(Fonte: http://www.sibialiria.org/wordpress/?p=3352)

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Post Scriptum – Così si muore nelle case yemenite (grazie anche all’Italia)

Da due anni e mezzo i ricchi emirisceicchiresultani del Golfo (sola eccezione l’Oman) bombardano le capanne di terra degli yemeniti. Nemmeno l’Orco cattivo delle favole arrivava a tanto.

Il 18 luglio 2017, i caccia della coalizione a guida saudita hanno centrato il villaggio di Al Asheerah, vicino alla città di Mawa controllata dagli Houti. Sono morti 18 civili, fra i quali 10 bambini e due donne. Incredibile la loro sfortuna: tre mesi fa, in seguito ad altri attacchi aerei, erano fuggiti da un altro villaggio e si erano accampati in ripari costruiti alla bell’e meglio, proprio ad Al Asheerah. Il campo militare di Al Walid, dove si scontrano gli Houti e le forze pro-saudite, si trova a ben otto chilometri di distanza.

In Yemen queste stragi sono all’ordine del giorno. Come la fame. La sete. Il colera. Eppure l’Italia non ha problemi. Continua a vendere armi ai Saud, che guidano la coalizione di bombardieri. E il ministro degli esteri italiano Alfano incontra senza problemi il ministro degli esteri saudita Jubayr. Avranno parlato dei morti di Al Asheerah, tragedia accaduta solo due giorni prima del loro incontro?

Scommettiamo?

Marinella Correggia

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