USA. “Si nun so’ matti nun li volemo” – I presidenti americani? Uno su due era malato di mente…

Ci saremmo stupiti se avessero detto che tutti i Presidenti americani erano saggi, illuminati, ricchi di virtù ecc.! Altro che Presidenti eroi che salvano il mondo come nei film che ci propinano!

Teniamo in considerazione quei disturbi mentali e comportamentali frutti dello stile di vita della “civiltà moderna” o che da essa vengono portati ad esprimersi e poi amplificati. Città inquinate, caotiche, frenetiche, dove il fine ultimo è produrre, consumare, arrivare, creare nuovi desideri per poter poi di nuovo produrre e consumare, generando così individui frustrati, soggetti a depressione, nevrosi e a tutto ciò che ne consegue: ecco il vero volto del sogno americano. Infatti un americano su due va dallo psicologo e la cronaca di ogni giorno testimonia il delirio di questo popolo: come potevano essere altrimenti i “Padri” di questa grigia nazione? Dagli scarti europei della “caccia all’oro”, responsabili del genocidio dei pellerossa, che frutti potevano nascere?

D’altronde N. G. Davila ci ricorda che nessuna bella fiaba cominciò mai così: “c’era una volta un Presidente…”.

Articolo in sintonia:

Non siamo ai livelli del curriculum medio dei sovrani
che hanno governato la Storia nei secoli, sociopatici, assassini,
stupratori seriali, uxoricidi, infanticidi, pedofili, adulteri,
incestuosi.

Ma anche i presidenti degli Stati Uniti avrebbero avuto bisogno di un
buon strizzacervelli. Di Lincoln, prima che l’ammazzassero, gli amici
temevano il suicidio; Grant e Nixon si facevano governare dalla
bottiglia; un presidente americano su due, giura la statistica, era
depresso, disturbato di mente o con il vizio dell’alcol. Le cartelle
cliniche di «Mister President» insomma mostrano una Casa Bianca più
simile all’Ospedale Psichiatrico di Salem, il nido del cuculo dove
volò Jack Nicholson, che all’ombelico del mondo. Problemi mentali che
non hanno fatto differenze tra grandi presidente e mediocri, il genio
non sempre sposato con la sregolatezza: Abraham Lincoln aveva momenti
di depressione così profonda che gli amici temevano potesse spararsi
un colpo in testa da un momento all’altro. Il suo successore eletto,
il generale Ulysses Grant, alla compagnia della gente preferiva quella
della bottiglia e i suoi momenti di lucidità non erano mai molto
frequenti: oggi si direbbe che il generale massimo della Guerra Civile
americana soffrisse di disordine da stress da campo di battaglia.
Theodore Roosevelt e Lyndon B. Johnson, due presidenti pieni di
energia – il primo quasi leggendario, per le capacità d’iniziativa –
mostravano entrambi segni di disordine bipolare; Calvin Coolidge,
presidente negli anni ‘20, sprofondò nella depressione dopo la morte
di un figlio adolescente vittima di un’infezione; e Richard Nixon, già
innamorato del whisky di suo, durante lo scandalo Watergate aumentò di
brutto la dose giornaliera. Più tenero William Howard Taft, il
ventisettesimo presidente, che aveva difficoltà a respirare quando
dormiva e finiva ostaggio delle «apnee»: così spesso sonnecchiava
durante importanti riunioni. Il sonno della ragione non sempre genera
mostri.

La Duke University però, in uno studio di qualche anno fa, arrivò a
una conclusione per certi versi comica: l’incidenza delle malattie
mentali sugli inquilini della Casa Bianca non è superiore a quella
sull’intera popolazione degli Stati Uniti. Insomma gli americani sono
tutti pazzi dalla Casa Bianca al bar più malfamato di Harlem, senza
nemmeno bisogno dei consigli del dottor Stranamore. «Il nostro studio
– spiegò il dottor Jonathan Davidson – è la prova che persone che
soffrono di depressione o di altri problemi mentali possono comunque
diventare degli ottimi presidenti». Quasi quasi sarebbe da ricoverare
pure il dottore…

Massimo Veronese (giornale.it)

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