La lezione della Grecia: “L’oligarchia militare finanziaria domina ancora su un popolo imbelle”

“Si scrive Tsipras si legge Masaniello” (Saul Arpino)

alla tavola dei magnaccioni

A tutti quelli che si considerano comunisti, a tutti quelli che vogliono essere comunisti;
a tutti quelli che vogliono cambiare il catastrofico corso delle cose che la borghesia imperialista e il suo clero impongono al nostro paese e al mondo per protrarre l’esistenza del loro sistema di relazioni sociali e internazionali nonostante la crisi generale del capitalismo!

Nella notte tra venerdì 10 luglio e sabato 11 il governo Tsipras ha fatto approvare dal Parlamento greco (con 251 voti favorevoli su 300 deputati, ma dei 251 favorevoli solo 145 sono deputati dei partiti SYRIZA e ANEL che compongono la maggioranza su cui è costituito il governo Tsipras) l’accettazione delle imposizioni della Troika (che il referendum di domenica 5 luglio, indetto dallo stesso governo Tsipras, aveva a grande maggioranza respinto) in cambio della quasi promessa da parte della Troika (Fondo Monetario Internazionale, Banca Centrale Europea, Commissione Europea) di fare al governo greco e al sistema finanziario greco nuovi prestiti per saldare i vecchi in scadenza, pagare gli interessi e le provvigioni e sostenere gli affari degli speculatori internazionali e dell’oligarchia greca.

Con questo non è ancora chiusa la partita tra i gruppi imperialisti europei (franco-tedeschi), i gruppi imperialisti americani e l’oligarchia greca le cui più forti componenti sono gli armatori, gli speculatori del turismo, la Chiesa Ortodossa e le Forze Armate.

Quanto all’oligarchia greca essa è in larga misura d’accordo con l’austerità che colpisce diritti e reddito di tutte le classi delle masse popolari e in particolare dei proletari in età di lavoro e pensionati, ma è preoccupata per il mantenimento dell’ordine pubblico e della coesione sociale. Le elezioni di gennaio 2015 avevano messo alla luce del sole la crisi del suo sistema politico: i partiti delle larghe intese (Nuova Democrazia e PASOK) non riescono più a padroneggiare il meccanismo elettorale e a tenere in pugno il parlamento. La carta dei fascisti di Alba Dorata e delle Forze Armate è una carta di riserva ma rischiosa. Inoltre l’evasione fiscale e la corruzione, pratiche largamente diffuse se non addirittura legali, devono assumere forme diverse per adattarsi alla disciplina che i gruppi imperialisti franco-tedeschi impongono a proprio favore.

Nella crisi greca i gruppi imperialisti franco-tedeschi devono e vogliono soprattutto dimostrare agli amministratori e operatori del capitale finanziario di tutto il mondo che l’euro è una moneta solida e l’austerità è la loro credenziale nel mercato finanziario mondiale dove l’euro deve prendere il posto del dollaro. Tramite la Grecia dovevano dare una lezione a tutte le correnti, i partiti e i governi che in Europa scalpitano contro l’austerità e promettono di farla finire: o si sta alle regole di chi comanda o si è fuori.

I gruppi imperialisti americani quanto a loro vogliono soprattutto conservare la Grecia nella NATO e mantenere il loro controllo sulle Forze Armate greche. Il loro interesse a impedire che l’euro si rafforzi nel mercato finanziario mondiale a spese del dollaro li portava a sostenere l’oligarchia greca nell’insubordinazione all’UE, ma nel caso concreto prevale il loro interesse alla stabilità della NATO. Le manovre politiche e le iniziative militari sono infatti le armi con cui i gruppi imperialisti americani difendono in tutto il mondo il loro declinante predominio economico e in particolare il loro dominio nel capitale finanziario: il dollaro è ancora di gran lungo la principale moneta fiduciaria mondiale ma è un castello di carte di cui la crisi del 2008 ha mostrato la grande fragilità che non ha fatto che aumentare.

Non è chiaro chi pagherà il taglio delle spese militari dello Stato greco che ufficialmente fanno parte dei tagli della spesa pubblica a cui il governo Tsipras si è impegnato con la Troika. Né è chiaro cosa ne sarà del governo Tsipras visto che la sua maggioranza parlamentare non esiste più e che gli impegni che ha assunto con la Troika cancellano gli impegni con cui aveva vinto le elezioni e difficilmente riuscirà a comporre una nuova maggioranza con i partiti delle larghe intese. La crisi del sistema politico greco si è aggravata con l’irruzione di SYRIZA e si aggraverà ulteriormente con il suo collasso.

È invece certo chi nelle intenzioni della Troika e dei suoi mandanti dovrebbe pagare le altre misure di austerità. Le classi sociali, i proletari del settore privato e del settore pubblico e la “classi medie”, che si sono già impoverite nei sette anni della fase acuta e terminale della crisi, nelle intenzioni della Troika e dei suoi mandanti dovrebbero continuare a impoverirsi. Ma subiranno l’imposizione? A questa domanda risponderanno le masse popolari greche e i gruppi che hanno seguito e credito presso di esse e che sapranno guadagnarselo. Questa è la partita dei prossimi giorni e mesi.

I fattori che hanno determinato la crisi del vecchio sistema politico borghese greco e portato SYRIZA al potere opereranno ora con forza rinnovata. In particolare il Partito comunista greco (KKE) vede pienamente confermato il suo giudizio sul carattere velleitario di SYRIZA e sulla natura truffaldina delle sue promesse elettorali di porre fine all’austerità restando nell’ambito del sistema capitalista e addirittura nell’ambito dell’Unione Europea e del sistema dell’euro. Il punto è se il KKE sarà capace di fare del malcontento e della rivolta delle masse popolari contro l’austerità, della loro resistenza al procedere della crisi generale del capitalismo, una forza politica. Ovviamente la risposta è principalmente nelle mani del KKE. Noi influiamo sulla partita in gioco principalmente con la lotta che conduciamo nel nostro paese per spezzare la soggezione del nostro paese alle catene della Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti europei, americani e sionisti.
Questa nell’immediato è la lotta per creare le condizioni necessarie a costituire Governo di Blocco Popolare e farlo ingoiare ai vertici della Repubblica Pontificia. È quindi la lotta per moltiplicare le Organizzazioni Operaie nelle aziende capitaliste e le Organizzazioni Popolari nelle aziende e nelle istituzioni pubbliche e sul territorio, per rafforzarle e orientarle.

Infatti la principale lezione delle vicende greche è che sperare di porre rimedio agli effetti della crisi cercando di ottenere dai gruppi imperialisti franco-tedeschi l’attenuazione dell’austerità è una via fallimentare. Non è questione di onestà personale e di teorie economiche. È una questione di interessi e di rapporti di forza. I gruppi imperialisti franco-tedeschi non hanno altra via per valorizzare il proprio capitale che conquistare il dominio del capitale finanziario mondiale. Chi (da Landini a Renzi) parla di politica industriale e di crescita economica che consiglierebbero la riduzione dell’austerità che i gruppi imperialisti franco-tedeschi impongono in tutti i paesi europei a partire proprio dalla Germania, se non fa manipolazione dell’opinione pubblica fa chiacchiere che sono in netta contraddizione con le sue stesse chiacchiere circa il predominio che il capitale finanziario ha oramai assunto nell’intera economia capitalista. Se il capitale finanziario è il settore guida del capitale, è nel campo del capitale finanziario che i gruppi imperialisti si contendono l’egemonia mondiale, ognuno per valorizzare il proprio capitale.

Che poi questo aggravi la crisi generale del capitalismo è vero: è la conferma che i gruppi imperialisti non sono in grado di porre fine alla crisi del loro sistema di relazioni sociali e di relazioni internazionali (che è una crisi strutturale, non una semplice crisi finanziaria) e al catastrofico corso delle cose che essa impone al mondo. Solo le masse popolari organizzate attorno alla classe operaia diretta dal partito comunista possono porci fine instaurando il socialismo. La costituzione del Governo di Blocco Popolare è contemporaneamente la via con cui le masse popolari del nostro paese porranno rimedi sia pure precari e contraddittori almeno agli effetti più gravi della crisi del capitalismo sulla propria vita, sia la via della rinascita del movimento comunista che renderà possibile l’instaurazione del socialismo.

Per questo la seconda lezione delle vicende greche è che la chiave per porre fine alla crisi generale del capitalismo è la rinascita del movimento comunista. La crisi del movimento comunista non è venuta dalla forza della borghesia né da quella del suo clero. Essa è nata dal fatto che i partiti comunisti dei paesi imperialisti non hanno saputo tradurre l’impulso dato dalla rivoluzione d’Ottobre e dalla costituzione e dall’opera dell’Unione Sovietica alla rivoluzione proletaria mondiale nell’instaurazione del socialismo nei paesi imperialisti. Quindi la rinascita del movimento comunista è del tutto possibile, dipende da noi comunisti. Si tratta di superare i limiti nella comprensione delle condizioni, delle forme e dei risultati della lotta di classe in corso, i limiti che hanno impedito ai nostri predecessori del vecchio PCI di instaurare il socialismo, nonostante i miracoli di eroismo compiti da migliaia di comunisti e da milioni di proletari. Per questo con fermezza e passione diciamo ai compagni che vogliono ripercorrere la strada del vecchio eroico PCI: compagni, non basta l’eroismo, ci vogliono la concezione comunista del mondo, la riforma intellettuale e morale di quelli che vogliono diventare comunisti, il marxismo-leninismo-maoismo.

Per cambiare il corso catastrofico delle cose, bisogna porre fine al sistema imperialista mondiale!
Il primo paese imperialista che romperà le catene della Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti europei, americani e sionisti mostrerà la strada e aprirà la via anche alle masse popolari degli altri paesi!
L’Italia è un paese imperialista abbastanza grande e per di più sede del Papato, uno dei pilastri del sistema imperialista mondiale: possiamo e dobbiamo assumere questo compito a beneficio nostro e di tutta l’umanità!

Nuovo Partito Comunista Italiano – nuovopci@autistici.org

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Commento/integrazione di Riccardo Tonso: “Tsipras accetta di spaccare la sua maggioranza (dopo l’esito del referendum può permettersi di farlo) per far approvare una serie di manovre molto simili a quelle rifiutate con il referendum….
Pazzo ?
Forse no.
Chiede prestiti senza chiare scadenze di restituzione di varie volte maggiori di quelli proposti e immette nel dibattito la ristrutturazione del debito.
Schaeuble infatti si precipita a urlare il suo NO! prima ancora del dibattito in sede UE: si puo’ parlare di ristrutturazione del debito solo uscendo (dice “temporaeneamente”) dall’Euro. Il rischio di un precedente che ha leve economiche che prevalgono su quelle politiche è per la dirigenza attuale molto simile ad un incubo….
E intanto la palla è tornata in campo UE…….
Solo con il passare del tempo si potrà dare un giudizio un minimo razionale su Tsipras, l’unico per ora in grado di provocare feroci mal di testa ai titolati europei.

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