Rapporti “normali”, via Ucraina, fra Russia ed Israele…

I basso-rilievi erotici dei templi indù, con le loro posizioni che
sfidano la gravità e le leggi dell’anatomia, hanno ormai della
concorrenza, con la crisi ucraina. Ogni parte vuole avere gli ebrei
dal suo lato, pretendendo che l’altra parte sia antisemita e tuttavia
manovrata dagli ebrei contemporaneamente. Questa posizione
insostenibile e kamasutresca è il risultato di una serie di alleanze
estremamente confuse.

Il regime attuale di Kiev comprende ebrei tutti devoti e antisemiti
selvaggi nelle piazze. Le figure di prua del regime (compreso il
presidente eletto) sono di origine ebrea; l’uomo forte e finanziere in
capo Igor Kolomoysky è un’eminenza pubblica tra gli ebrei, costruttore
di numerose sinagoghe e fervente d’Israele.

Ma la forza più decisa che agisce nel regime, gli ultra-nazionalisti
del partito Svoboda e il Settore Destro, ammirano Hitler e il suo
collaborazionista ucraino, Stepan Bandera, questi “liberatori
dell’Ucraina che hanno saputo respingere il giogo giudaico-moscovita”,
come essi dicono. Gli ebrei sono ambivalenti a riguardo, cosicché si è
al cuore di un intrigo molto divertente.

I Russi hanno provato ad attirare Israele e gli ebrei americani dalla
loro parte, ma non hanno avuto molto successo. Il presidente Putin ha
condannato l’antisemitismo del partito Svoboda; ha menzionato la
profanazione del cimitero di Odessa nel suo discorso decisivo. I Russi
hanno rivitalizzato il racconto della Seconda Guerra Mondiale,
identificando pienamente il regime di Kiev con le gang di Bandera e il
nemico nazista. Eppure, questa retorica non è presa sul serio dagli
ebrei, che rifiutano di sentirsi minacciati dal feroce Kolomoysky.
“Quei nazisti non sono contro gli ebrei, sono contro i Russi, quindi
questo non è un problema ebreo”, dicono.

Il regime di Kiev ha ripreso a specchio l’atteggiamento russo, e anche
la tattica russa. Non avendo molti fatti da portarsi dietro, hanno
fabbricato un falso volantino attribuito ai ribelli di Donetsk,
rivolgendosi agli ebrei locali perché si registrino e paghino una
tassa speciale per le elezioni “perché gli ebrei sostengano il regime
di Kiev”. Questa farsa grossolana e improbabile è stata immediatamente
ritrattata, in maniera convincente, ma Barack Obama ha comunque avuto
il tempo di trarne profitto, così come John Kerry. Il quotidiano
americano-ebreo Forward ha confuso tutto ciò dicendo che i Russi come
gli Ucraini sono antisemiti dalla nascita, e che i loro dinieghi sono
da prendere con le molle. Ma il torrente di fango ha fatto il suo
effetto, l’imbroglio ha avuto le prime pagine necessarie, e la
smentita non è apparsa che nell’ultima pagina dei giornali.

I Russi tenevano i fatti per loro, e l’Occidente lo sapeva : gli USA
hanno rifiutato un visto a Oleg Tyagnibok e ad altri dirigenti di
Svoboda (che adesso sono membri del governo di Kiev) a causa
dell’antisemitismo fino al 2013. Ma gli appelli russi alla sensibilità
ebrea e americana non sono riusciti ad avere il minimo impatto. Sanno
quando bisogna fingere indignazione e quando conviene tacere. Le
commemorazioni pro-hitleriane sono frequenti in Estonia, in Lettonia,
in Croazia, e non provocano un aggrottamento di sopracciglia, perché
queste regioni sono solidamente anti-russe. A marzo di quest’anno,
l’inviata speciale dell’amministrazione Obama per prendere in esame
l’antisemitismo, Ira Forman, ha negato completamente tutto, e ha detto
a Forward che le asserzioni di Putin riguardo l’antisemitismo di
Svoboda “non erano credibili”. Gli Stati Uniti vogliono decidere da
soli chi è antisemita e chi non lo è, come Hermann Goering voleva
decidere chi era ebreo e chi non lo era, nella Luftwaffe. Nella crisi
ucraina, gli ebrei restano divisi, e seguono le preferenze dei loro
rispettivi paesi.

Israele è neutrale

Di recente, il primo ministro Netanyahu ha telefonato al presidente
Putin. Putin è sempre raggiungibile e sempre cortese, per Netanyahu,
al contrario del presidente Obama, che mostra segni d’irritazione
(bisogna riconoscere che Obama è obbligato ad ascoltare Netanyahu
nettamente più spesso, e questo, per delle ore). Netanyahu si è
scusato di non poter venire a San Pietroburgo per la settimana della
cultura israeliana; Shimon Peres, esperto e di propria fiducia, lo
sostituirebbe, in quanto presidente israeliano. Inoltre, si è confuso
nelle scuse per aver lasciato trapelare l’annullamento della sua
visita ai media.

E’ tipico, del primo ministro israeliano: prima, chiede di essere
invitato, dopo che la Russia gli invia il suo invito, annulla e lo fa
sapere alla stampa, il che gli permette di guadagnare dei punti dalla
parte americana. Lo aveva fatto per i Giochi Olimpici di Sochi, e lo
fa di nuovo a San Pietroburgo. E’ così che si esprime la neutralità
israeliana.
Israele è esplicitamente neutrale nella crisi ucraina. Gli Israeliani
sono usciti e non hanno votato al momento dell’ Assemblea generale
dell’Onu, costernando i loro sponsor americani. Avevano una scusa
confusa: l’Ufficio Estero era in sciopero. Gli Americani non hanno
apprezzato questa spiegazione. Sciopero o non sciopero, si vota!
Abbiamo saputo dai nostri colleghi israeliani i dettagli dello scambio
telefonico tra Putin e Netanyahu, sul quale si è sviluppata la
neutralità israeliana. Israele è molto infastidita dal fatto che in
risposta asimmetrica alle sanzioni americane, la Russia possa
consegnare i suoi potenti sistemi di difesa aerea all’Iran e alla
Siria. L’Iran e la Siria hanno firmato un contratto di fornitura di
armi qualche anno fa, l’Iran aveva pagato il suo dovuto, poi la
consegna è stata sospesa. L’Iran ha fatto appello ai tribunali per
richiedere un risarcimento massiccio per la rottura del contratto.
Nello stesso modo, i Siriani dovevano avere accesso al sistema di
missili terra aria S-300, che gli avrebbero permesso di proteggere il
loro spazio aereo dai raid israeliani. Le consegne erano cominciate.
Netanyahu ha supplicato Putin di porne fine. Putin ha per prima cosa
obiettato, sottolineando la natura difensiva del sistema. Allora
Netanyahu ha spiegato al presidente russo che l’S-300 permetterebbe ai
Siriani di coprire tutto il nord d’Israele, o almeno la strada verso
Haifa, rendendo inutilizzabili importanti campi di aviazione, e
mettendo in pericolo anche l’aviazione civile. Putin ha accettato di
fermare le consegne.

Vladimir Putin è amichevole con Israele. Ha promesso che non
permetterebbe la distruzione di Israele; ha promesso di salvare la sua
popolazione se la situazione diventasse davvero pericolosa. Nel corso
della recente visita di Netanyahu a Mosca, Putin non si è lasciato
trascinare dai progetti che Lieberman e Netanyahu gli facevano credere
di una re-alleanza con Mosca piuttosto che con Washington. Ha detto
agli Israeliani che i loro legami con gli Stati Uniti erano troppo
solidi perché un tale rovesciamento di alleanza fosse concepibile.
Putin ha detto che la Russia era soddisfatta del livello attuale della
loro amicizia, e che non chiedeva affatto a Tel Aviv di allentare i
suoi legami con Washington. Putin ha visitato Israele a più riprese, e
ha ricevuto il primo ministro israeliano al Cremlino. L’ambasciatrice
israeliana, Sig.ra Golender, incontra più spesso Putin che i suoi
omologhi americani o francesi.

Questo atteggiamento amichevole poggia su una ragione terra terra: è
che Putin se la cava male in inglese o in francese, mentre
l’ambasciatrice gli parla in russo, permettendo di fare a meno di
noiosi interpreti. Più profondamente, c’è il passato di Putin: è un
rampollo delle élite liberali, è stato istruito a San Pietroburgo, è
stato formato dal sindaco ultra-liberale Sobchack, poi ha ricevuto
l’unzione da Boris Eltsine. Tutto ciò fai di lui un simpatizzante
naturale degli ebrei e di Israele. Questo comportamento contraria
alcuni Russi ultra-patrioti, che hanno fatto circolare in fretta la
sua foto, con la kippa di rigore, vicino al Muro del Pianto. Hanno
anche contato e ricontato gli oligarchi ebrei di Mosca.
Certo, alcuni tra di loro – i Berezovsky, Gusinsky, Hodorkovsky –
hanno dovuto sloggiare dalla loro base russa, ma il presidente russo
non è certamente un castigo per i grandi personaggi ebrei, né il nuovo
Hitler che a volte lo pretende. Abramovich e Friedman, per non
menzionarne che due, conservano la sua fiducia e la sua porta gli è
sempre aperta. Tanto che essi non si impicciano di politica, nessun
oligarca, ebreo o gentile, non disturbano Putin.
E’ anche molto amico con gli intellettuali ebrei e i signori dei
media, anche quando gli sono oltraggiosamente ostili. Così funziona
con Masha Gessen, editorialista, ebrea, lesbica che critica Putin a
ogni piè sospinto; Alexeï Venediktov, redattore capo ebreo dell’ Echo
Moskvy, un giornale liberale e popolare che attacca Putin tutti i
giorni, e molti altri, godono di un accesso privilegiato a Putin in
persona, mentre un nazionalista russo, Alexander Dougine
principalmente, non può vantarsi di averlo mai incontrato in privato.

L’affabilità di Putin non fa di lui una fonte da cui escono benefici
in risposta a ogni iniziativa ebrea. Ha sospeso la consegna degli
S-300 all’Iran, ma ha respinto tutte le proposte israeliane per
rovinare l’Iran, la Siria o Hamas. Durante la loro ultima
conversazione telefonica, Netanyahu ha urlato che gli Israeliani
avevano scoperto delle prove di armi nucleari iraniane. Putin ha
espresso educatamente i suoi dubbi, e ha detto di rivolgersi all’AIEA.
Ha accettato di ricevere i cosiddetti esperti israeliani con le loro
prove a Mosca, ma non ne è uscito niente. Il sostegno della Russia
alla Palestina è immutabile; e c’è anche un’ambasciata palestinese a
Mosca.

Putin ha dato il suo sostegno per la costruzione di uno spazioso museo
ebreo a Mosca, e ha personalmente contribuito a finanziarlo, ma i
cartelloni pubblicitari proclamano nelle vie della Russia la
Resurrezione di Cristo, la Pasqua cristiana e la Natività a Natale.
Non auguri stagionali, ma l’affermazione, apertamente, della
cristianità. La Russia non è come gli USA o l’UE, dove i segni
esteriori della fede cristiana sono banditi, e fino alla menzione di
Pasqua o di Natale, mentre tutte le richieste provenienti dagli ebrei
devono essere immediatamente soddisfatte. Gli ebrei occidentali si
indispongono (almeno è quello che sostengono le loro organizzazioni)
ad ogni spiegamento della fede cristiana, ma gli ebrei russi se ne
infischiano; del resto, si sposano con dei cristiani, si convertono ed
entrano nella Chiesa in numero mai raggiunto prima. E non sono
solidamente pro-israeliani, coloro che erano stati ceduti a Israele.

Così gli ebrei della Russia non sono un fattore di influenza per il
presidente russo. Putin farà ciò che è giusto secondo la fede
cristiana, e quello che è buono per la Russia, come lo intende, e
nessuno saprebbe convincerlo a capitolare sui punti realmente
importanti. Altre considerazioni, come per esempio l’amicizia con
Israele, non avrebbero che un posto normalmente minore tra le sue
priorità. Tuttavia, preso nella crisi ucraina, come i Russi sono molto
annoiati dalle sanzioni e dalle minacce di isolamento, provano ad
attirare gli ebrei dalla loro parte. Questo li rende sempre più
accessibili alla manipolazione israeliana, che si tratti di manovre
decise in alto luogo o di iniziative private.
La scorsa settimana, lo storico militare israeliano Martin van Creveld
è passato da Mosca. Nel 2003, si era reso famoso minacciando l’Europa
di distruzione nucleare (l’opzione “Sansone”) dicendo: “Israele ha la
capacità di rovinare il mondo intero con noi, ed è quello che
succederà, prima che Israele si sottometta agli altri”. Questa volta
ha spiegato ai Russi la nuova politica israeliana: mentre gli Stati
Uniti entrano nel loro declino, Israele deve diversificare e
consolidare i suoi progetti avvicinandosi a Mosca, Pechino e Delhi, ha
scritto nel quotidiano Izvestia. Forse, ma senza andare troppo
lontano. Un flirt, certo, ma non una performance a letto, non per il
momento.

Israele preferisce attenersi alla sua neutralità. E’ facile, perché è
comune al popolo (ad eccezione dei Russi) non interessarsi agli affari
russo-ucraini, ignora la differenza tra Ucraina e Russia, ed è
piuttosto ostile ad uno come agli altri. Questo è valido per la
sinistra e per la destra; la sinistra israeliana è ancora più
pro-americana che la destra israeliana. E per gli Israeliani di
origine russa, si sono divisi ugualmente tra sostenitori della Russia
e sostenitori del regime di Kiev. Tutto conservando la cortesia con la
Russia, Israele non cerca di schierarsi ai lati di Mosca.
Gli oligarchi ebrei dell’Ucraina, Kolomoysky, Pinchuk, Rabinovitch,
sono integrati nel regime di Kiev, e sostengono l’estrema destra
israeliana su vasta scala. Gli uomini d’affari israeliani hanno
investimenti in Ucraina, e gli oligarchi ne hanno in Israele.
Kolomoysky controlla YushMash, il prestigioso complesso di costruzione
di missili a Dniepropetrovsk, e detiene i segreti del missile
balistico Satan, l’arma strategica russa più potente. Si pretende che
egli tenti di condividere questi segreti con gli Israeliani. Se
Israele volesse mettersi a fianco di Mosca in ciò che concerne
l’Ucraina, la rottura con Washington sarebbe inevitabile, e Israele
non cerca di provocarla.

Alcuni Israeliani di destra, marginali, sostengono la Russia;
sostengono di rappresentare l’opinione pubblica israeliana e il
governo. Si sforzano di fare delle raccolte nel quadro delle loro
promesse, prima di fornire qualsiasi cosa. Ma non è un raggiro
normale, provano infatti ad obbligare la Russia a sostenere l’estrema
destra sionista.
Prendiamo il caso dell’attivista russo-israeliano di estrema destra
Avigdor Esckin. Egli afferma che il governo israeliano ha già deciso
di saltare dal treno Stati Uniti per salire nei vagoni russi, che dei
commando israeliani sono in strada per andare a battersi per i Russi a
Donetsk, e che le autorità israeliane stanno per ritirare la
nazionalità israeliana a Kolomoysky. Naturalmente, è un carico di
sciocchezze, ma i Russi abboccano all’amo con appetito.

Avigdor Eskin è una personalità esuberante, un convertito alla fede
ebrea (dato che sua madre non è ebrea), un ebreo praticante, un ex
kahanista che è stato arrestato in Israele per un tentativo di
profanazione della moschea Al-Aqsa e di un cimitero musulmano, e che
ha passato due o tre anni in un carcere israeliano; si da’ da solo del
“Rabbi”, e porta la barba lunga. Dopo la sua esperienza in prigione,
si è trasferito in Russia e ha costruito una rete di sostegno ad
Israele tra i Russi di estrema destra. Il suo messaggio, è “Israele è
un amico vero della Russia, mentre i musulmani sono i nemici della
Russia.” Aggiunge inoltre che i coloni Israeliani sono anti-americani
e pro-russi. Se voi ci credete, andrete presto a credere alle fiabe.

Ha recentemente sostenuto che il Battaglione Aliya, composto “da
commando israeliani esperti e tiratori scelti” fosse arrivato a
Donbass in guerra per battersi con i Russi, contro le truppe del
regime di Kiev. Infatti si tratta di un battaglione nel senso in cui
l’Esercito della salvezza è un esercito. Per un breve momento, l’ONG
ha fornito delle guardie per le colonie ebree a Gaza e in
Transgiordania, ma i coloni hanno smesso di fare appello a loro perché
non erano del tutto affidabili. Si sono vantati dell’omicidio dei
civili palestinesi, di aver torturato e aver sparato ai bambini
palestinesi, ma era solo un fantasma sadico, morboso e razzista,
dicono le persone. Dopodiché, i capi del suddetto Battaglione hanno
fatto del loro nome uno slogan redditizio, dissanguando le comunità
ebreo-americane e raccogliendo dei doni per le loro presunte attività
segrete. Una volta che questo furto è stato rivelato su una TV
israeliana (RTVI network, on line su youtube), sono scomparsi dai
riflettori, finché Avigdor Eskin riattiva il vecchio imbroglio, e fa
con ciò dei titoloni nei media russi.

Eskine ha trovato un fratello spirituale in Vladimir Solovyev,
eminenza dei media russi. Si tratta di un quasi ebreo, che viveva
all’estero, poi è tornato in Russia; dirige l’importante programma
politico Sunday Evening alla televisione russa. Saker (blogger ormai
ben noto) l’ha descritto come segue: “Questo show si fa nello spazio
di una personalità famosa, Vladimir Solovyev, un ragazzo molto
interessante. E’ un ebreo, e non ha paura di ricordarlo al suo
pubblico, ed è stato anche eletto membro del Congresso ebreo di
Russia. E’ anche un patriota russo, e un difensore, apertamente, di
Putin e della sua politica. La sua posizione sull’Ucraina è semplice;
come ebreo e come russo, non tollera il nazionalismo ucraino, il
neo-nazismo o il banderismo. E’ un nemico determinato e senza
concessione del nuovo regime di Kiev.”
Forse Soloviev sta attraversando una crisi d’identità personale: a
partire dalla celebrazione delle sue radici russe, è passato alla
proclamazione della sua origine ebrea. Alternativamente, forse (ed è
anche molto probabile) i decisori russi vogliono attirare gli ebrei
dalla loro parte, e Soloviev agisce avendo in mente gli ebrei
americani. E’ ciò che faceva Stalin, e anche Putin potrebbe tentare lo
stesso colpo. Nel 1942, mentre l’attacco nazista minacciava la Russia,
Stalin aveva inviato alcuni ebrei russi negli Stati Uniti per parlare
yiddish alle comunità ebree e per fare pressione in favore dell’URSS.
La comunità ebrea americana pesa sicuramente da qualche parte. In
questo momento Soloviev ed altri provano a fare pressione sugli ebrei
all’estero, o almeno a mostrare ai loro superiori quello che stanno
facendo. Il rendimento che Eskin trae dalle sue storie fantastiche è
elevato. Nel programma in prima serata di Soloviev, ha citato la
distruzione della moschea Al Aqsa e la costruzione del tempio ebreo in
piazza. Ha chiamato i Palestinesi “il popolo dell’Anticristo”. Anche
in Israele, asserzioni di questo genere non si possono fare in un
canale pubblico. In una Mosca confusa, Eskin è stato spinto in un
altro importante programma politico, quello di Arcadi Mamontov. Chi fa
il gioco dell’altro? Eskin imbroglia i suoi ospiti russi, o i media
che lo ospitano lo stanno usando per prendere in giro i loro
superiori, o ancora sono questi suddetti superiori che provano ad
infarinare il popolo russo? A meno che Israele non sia dietro? Chi lo
sa?

Gli ebrei ucraini tengono a divergere

Gli ebrei sono arrivati in Ucraina mille anni fa, forse dal paese
Khazaria. Non è una comunità omogenea, rappresenta piuttosto delle
comunità diverse. Molti sono emigrati in Israele, altri, ancora più
numerosi, si sono stabiliti in Russia. Parlano russo e abitualmente
non parlano ucraino, sebbene sia familiare dopo venti anni.
Normalmente, non si curerebbero dell’indipendenza dell’Ucraina, perché
gli ebrei sono tradizionalmente dalla parte dei più forti, che questi
siano i Polacchi all’epoca della dominazione polacca, o i Russi ai
tempi di Mosca, o i Tedeschi nell’orbita di Vienna o Berlino. Adesso,
molti hanno deciso di schierarsi accanto agli Stati Uniti o all’UE.
Una delle ragioni per le quali tante persone di origine ebrea se la
passano bene è che il gruppo etnico dominante confida negli ebrei e
nella loro lealtà verso i potenti, così come la loro assenza di
compassione per i loro vicini non ebrei.

Altra ragione, la poco chiara delle definizioni. Durante le ultime tre
o quattro generazioni, gli ebrei hanno fatto liberamente dei matrimoni
misti; i figli di queste unioni sono spesso considerati come ebrei.
Ecco quali sono “gli ebrei” sotto il regime attuale: infatti spesso
non hanno che un solo genitore ebreo.
L’Ucraina, dopo la sua indipendenza nel 1991, si è voltata verso la
sfera d’influenza occidentale, ma l’Ucraina orientale (la Novorussia)
ha conservato il suo carattere e i suoi legami russi. Gli ebrei se la
passano bene in ambo le parti. Kolomoysky è un membro eminente della
comunità ebrea, e un pilastro del regime di Kiev. E’ un uomo d’affari
robusto, celebre per i suoi assalti alle proprietà altrui, e per i
suoi legami con la Mafia. Delle voci circolano, che lo menzionano
intorno a numerosi assassini di avversari nel business.

Dall’altra parte, a Charkiv, il sindaco e il governatore del
distretto, soprannominati Dopah e Gepah, sono ebrei, e possono essere
considerati pro-russi. Si pensava che Charkiv diventasse il centro
della Novorussia emergente, il presidente Yanoukovitch è scappato
pensando di trovarci degli alleati ed appoggi. Ma Dopa e Gepa l’hanno
disilluso, così bene che ha ripreso il suo volo per la città russa di
Rostov. La loro decisione di rimanere leali verso Kiev non gli è
riuscita; uno è stato ammazzato, l’altro è stato incarcerato e il suo
tentativo di portarsi il candidato alle presidenziali respinto.
Charkiv è anche vicino a Hodos, un ebreo ricco ed eminente che ha
combattuto coraggiosamente contro Habad, il movimento spirituale ebreo
di cui M. Kolomoysky è membro influente. Gli ebrei di Novorussia
sostengono apparentemente la tendenza generale pro-russa, ma ci sono
delle eccezioni. Praticamente tutti gli ebrei ucraini hanno la
famiglia in Russia, e hanno ricevuto istruzione russa.
Israele ha una solida rete di agenti in Ucraina. Hanno catturato un
ingegnere palestinese e l’hanno mandato in una cella israeliana, che
non si sarebbe potuto fare senza la collaborazione dei servizi di
sicurezza ucraini. Tuttavia, le storie dei soldati israeliani
combattenti in Ucraina sono un po’ esagerate: questi sono degli
individui che hanno la doppia nazionalità e che agiscono a loro
piacimento, questi non sono dei rappresentanti dello Stato.

Gli ebrei degli USA sono divisi

Gli ebrei degli Stati Uniti sono divisi sull’Ucraina, come lo erano a
proposito della Palestina. Gli amici della Palestina, le persone che
hanno un passato anti-imperialista forte e che sembrano essere esperti
in storia dell’Europa dell’Est, come Noam Chomsky e Stephen F. Cohen,
hanno riconosciuto e disconosciuto il tentativo degli Stati Uniti di
basare la loro egemonia sull’indebolimento della Russia. Un sotto
gruppo, quelli che Gilad Atzmon ha giudiziosamente chiamato gli AZZ
(antisionisti sionisti), trotzkisti e altri falsi sinistroidi, sono
complici dell’Otan, come Louis Proyect, e hanno chiesto un intervento
americano, assetati di sangue russo.
La lobby notoriamente pro-israeliana è strettamente anti-russa.
Victoria Nuland, rappresentante del Dipartimento di Stato (e celebre
per il suo “Fuck EU”) ha diretto personalmente il colpo di Stato di
Kiev; lei ha invalidato il governo e il presidente della nuova colonia
americana sul Dnepr. Suo marito, Robert Kagan, è fondatore del FPI,
successore del famigerato PNAC, il gruppo di riflessione sionista
estremo che ha spinto la guerra in Iraq, in Afghanistan e in Iran. In
mancanza di meglio, ora attaccano la Russia, ma non dimenticano
affatto di sostenere Israele.
Consideriamo il caso di un giovane militante del genere, americano e
giornalista, James Kirchick. E’ entrato nella rete neocon come agente
accettato dalla Lobby. Ha dinamizzato l’immagine “rosa” d’Israele
“patria dei gay” (“Israele è il migliore amico dei gay sulla terra,
mentre i Palestinesi sono omofobi che meritano di essere bombardati”).
Dopo aver fatto il lavoro sporco israeliano, si è messo a combattere
la Russia. Ha lavorato per Radio Free Europe (proprietà della Cia e
finanziata dal Congresso degli Stati Uniti); è lui che ha trasmesso in
diretta le sensazionali dimissioni di Liz Wahl da Russia To-day, ed ha
protestato contro il presunto maltrattamento dei gay in Russia. I suoi
colpi bassi sono stati rivelati da Max Blumenthal, un giornalista
ebreo americano, conosciuto per il suo antisionismo (‘lavora con la
Palestinese Rania Khalek’).

Mentre Israele è neutrale nei confronti dell’Ucraina, gli amici di
Israele in Europa e negli Stati Uniti sono ostili alla Russia, e
sostengono l’egemonia americana, mentre gli amici della Palestina
applaudono alla sfida Russia contro l’impero. Il filosofo mediatico
sionista francese Bernard Henri Lévy è un esempio della prima
tendenza, mentre Michel Chossudovsky, di Global Research, rappresenta
la seconda. I siti motori della riflessione critica (detti
“antisionisti) Counterpunch, Antiwar, Global Research simpatizzano con
la Russia, mentre i siti pro-israeliani sono ostili alla Russia.
I sionisti sono dei nemici pesanti e cattivi, ma fanno degli amici
ancora peggio. Edward N. Luttwak è amichevole con la Russia; ha
chiamato gli Stati Uniti a fare causa comune con la Russia. L’unione
strategica tra Russia e America è necessaria, dice. Chi si preoccupa
dell’Ucraina? Ed ecco il suo calcio d’asino: la Russia dovrebbe
attaccare la Cina, a vantaggio degli Stati Uniti. Un altro amico
sionista, Tony Blair, chiede anche la pace con la Russia in modo che
la Russia possa combattere il mondo musulmano per i begli occhi di
Israele. Tutto fatto nello stile di Eskin che offre il suo sostegno
patetico alla Russia per neutralizzare la sua influenza positiva e la
sua difesa della Palestina.

Risultato : Israele resta neutrale per ragioni proprie. Mentre gli
ebrei in quanto individui divergono sull’Ucraina, c’è una correlazione
con la loro posizione sulla Palestina e sulla Siria. I nemici di Putin
in Russia, in Ucraina, in Europa e negli USA sostengono effettivamente
Israele e sono ostili alla Palestina, alla Siria di Bashar, al
Venezuela di Chavez. E il lotto più pericoloso, sono coloro che
sostengono Israele e la Russia, perché preparano sicuramente qualche
imbroglio.

Israel Shamir

Fonte: www.mondialisation.ca

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