Immigrazione forzata – L’Italia è lasciata sola a fare da assorbente

Sono ormai due anni che la nostra povera Italia chiede all’Europa del
rigore e delle lacrime di sangue di affrontare insieme, in maniera
organica, il grande problema del flusso continuo di migrazione dalle
coste del nord Africa alle coste del sud Italia. Risultato dei nostri
appelli in tutti questi mesi è stata la risposta da parte dei BIG
europei: “sono fatti vostri!!”.

Ma allora perché non la facciamo finita con quest’atteggiamento di
poveri sudditi timorosi che chiedono “briciole di pane” ai “saggi”
dell’Europa del Nord e, invece, ci rivolgiamo direttamente all’ONU?

All’indomani della tragedia degli oltre 300 migranti annegati nel
“Mare Nostrum”, una rivista inglese aveva prospettato l’idea, che oggi
più di ieri potrebbe risultare vincente, di costituire presidi dei
caschi blu lungo le coste africane da dove partono le carrette dei
mari, al fine di stroncare definitivamente il ricco commercio degli
scafisti. Nello stesso tempo, la rivista, proponeva di intervenire
direttamente su quei Paesi da dove la gente fugge disperata per
realizzare “isole” di protezione e di assistenza. Ma non è solo la
rivista, sono molti politologi, sociologi e antropologi internazionali
che ritengono, giustamente, che il problema va affrontato alla radice,
e non sulle spiagge italiane. L’Organizzazione Mondiale della Sanità
(OMS), che teme il diffondersi da parte di questi migranti di malattie
letali in Europa, debellate ormai da un secolo, come: la Tbc, il
vaiolo, la poliomelite, altre patologie infettive, colera e ultima
arrivata Ebola, ha previsto che i disperati che dall’Africa e
dall’Asia sono pronti a sbarcare sulle coste mediterranee europee sono
oltre 2 milioni.

Quello che assistiamo quasi impotenti in questi giorni è solo un
piccolo assaggio e, allora, prima della catastrofe finale, lasciamo da
parte l’Europa insensibile e bacchettona e rivolgiamoci direttamente
al Palazzo di Vetro delle Nazioni Unite.

Qualcuno potrebbe obiettare che non spetta a noi interferire nei Paesi
da cui fuggono le persone e, quindi, dovremmo restare a guardare e
sperare che l’Europa intervenga. Questo atteggiamento “moralista” e
irresponsabile non può stare in piedi. I Caschi Blu sono nati non solo
per proteggere le frontiere di Paesi in lotta tra di loro, né tanto
meno gli equilibri tra varie etnie turbolente all’interno della stessa
nazione, ma soprattutto per proteggere i popoli da disastri come
quelli in cui assistiamo oggi, quindi i caschi blu non farebbero altro
che adempiere alla loro missione istituzionale, ovviamente sostenuti
da organismi civili per la parte di assistenza umanitaria e
soprattutto sanitaria.

Accademia Kronos dal canto e nel suo piccolo è pronto ad organizzare
squadre di volontari capaci di assistere gente che fugge da guerre e
carestie all’interno di eventuali “isole di assistenza” realizzate
proprio nei Paesi in crisi e, in fine, collaborare con i Caschi Blu
nei presidi costieri che prevediamo dovrebbero sorgere in Egitto,
Libia, Tunisia e Algeria.

Per i dirigenti di Accademia Kronos solo questa è la strada da
intraprendere subito, senza tentennamenti ignorando l’insensibile
Europa delle banche. Renzi si dia da fare subito, altrimenti, come
previsto dalla stessa OMS sul nostro Paese potrebbe abbattersi una
catastrofe epocale.

Ennio La Malfa

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