Gruppo Cinque Terre: “La falsificazione dell’idea di Europa Unita..”

La falsificazione dell’idea di Europa Unita

Cosa è l’Europa oggi ? Era un progetto di unione solidale dei popoli, dei territori e delle culture europee, è diventata una unione politica incompiuta, un’ area, in parte a moneta comune, controllata di fatto da una oligarchia finanziaria che condiziona i sistemi politici nazionali ignorando le esigenze e le necessità dei suoi cittadini. Il nobile progetto originario di una Europa federata è tradito nella realtà dei fatti dalla falsificazione del progetto originario: per la democrazia , per l’economia reale, per la cultura europea. Gli ideali ed i principi che potrebbero regolare e dirigere una positiva unione europea sono usati in modo fraudolento per imporre la supremazia della finanza, il controllo della politica e il dominio sociale. I principali partiti politici europei, conservatori e socialdemocratici, si diceva una volta “ di destra e di sinistra”, non hanno più differenze sostanziali tra loro e sono subordinati ad élite bancarie, finanziarie, industriali e ad altre lobbies. Non hanno più alcuna visione di insieme.

I sistemi elettorali a carattere maggioritario producono una rappresentanza politica falsificata a vantaggio di chi detiene il controllo dei mezzi di informazione ed ha un potente apparato organizzativo, imponendo un fittizio bipolarismo destra/sinistra che provoca una astensione elettorale crescente. Si determina infine un sistema governato da caste politiche che sono suddite di altre caste finanziarie e che sono alleate con“ le larghe intese” vanificando una reale partecipazione democratica dei cittadini.

In queste condizioni persino il capitalismo della libera iniziativa si traduce nel suo contrario: nell’estrema difficoltà, sacrificio e impossibilità della libera iniziativa. L’egoismo estremo dell’economia finanziaria e il pesante dominio delle caste bancarie e politiche costringono da una parte alla precarietà, dall’altra ad inseguire impossibili e comunque insostenibili obiettivi di continua crescita economica. Delle culture liberali, libertarie, cristiane e socialiste, ridotte a reperti archeologici, resta una lettura superficiale priva di significato e di sostanza, alibi per giustificare una globale ingiustizia. Nella comunicazione di massa ed anche nelle culture della scuola non vi sono più visioni d’insieme e qualsiasi sogno è abolito.

We have no more a dream. Vige un pensiero unico che trasforma le differenze in indifferenza, ogni idea in una merce da piazzare ed ogni posizione in una carriera da condurre.

Lo statunitense Micah White di Occupy Wall Street afferma che siamo davanti ad una catastrofe economica (il capitalismo finanziario ha fallito nel suo compito di distribuire le ricchezze globali), una catastrofe ecologica (l’attuale civiltà moderna è insostenibile e conduce al declino del Pianeta e dei suoi abitanti) ed una catastrofe spirituale (l’insieme della attività umane è privo di etica e questo comporta una crescente corruzione). Per affrontare e risolvere le tre catastrofi è urgente un movimento sociale planetario che non pratichi solo manifestazioni nelle piazze ma che sia in grado di unirsi e vincere le elezioni politiche in tutto il mondo.

Questo movimento deve battere l’involuzione della società in Caste, combattendo e vincendo contro la corruzione e la finta legalità. Deve battersi per una autentica giustizia sociale restituendo ai cittadini una democrazia autentica e partecipata e la possibilità di gestire le modalità e il frutto del proprio lavoro. Deve battersi per una conversione ecologica dell’economia, della società, della cultura e della tecnologia che eviti il collasso del sistema planetario.

La Conversione Ecologica dell’economia è il passaggio dal miraggio di un’impossibile infinita crescita economica esclusivamente quantitativa ad una possibile ed auspicabile decrescita basata sul recupero e la valorizzazione della qualità dei prodotti e che renda i produttori consapevoli e responsabili del consumo delle risorse naturali rispetto alla capacità della Terra di rigenerarle.

La Conversione Ecologica della società è il passaggio dall’egoismo individuale alla responsabilità e solidarietà condivisa, all’esaltazione delle abilità umane dei singoli e insieme al recupero di tutte le forme di comunità umane: famiglia, villaggio, bioregione, macroregioni nazionali e cittadinanza planetaria. La Conversione Ecologica della politica è il passaggio dalle caste politiche e da una falsa democrazia rappresentativa ad una reale partecipazione dei cittadini alle decisioni politiche anche tramite la pratica di forme di democrazia diretta e partecipativa. La Conversione Ecologica della cultura significa il recupero di una visione d’insieme: ritrovare il sogno che abbiamo perso e che stiamo perdendo come umanità sia in forma collettiva che individuale.

Bisogna far uscire l’idea della Conversione ecologica dal limbo delle dichiarazioni astratte e proporre le concrete alternative che sono un po’ alla volta possibili cominciando da agricoltura e alimentazione di prossimità, da nuove abitazioni efficienti, da una nuova mobilità collettiva e razionale, dal pieno uso e recupero urbanistico fermando la cementificazione inarrestabile.

Ma anche con nuovi rapporti interpersonali basati su una maggiore solidarietà e spirito di comunità, una rifondazione della scuola atta alla crescita dei giovani e luogo di cura delle abilità umane individuali. Contrastando apertamente questo processo involutivo che invece si è avviato sul piano europeo e che si può sintetizzare come perdita dell’idea di Comunità sociale e Comunità ecologica di 500 milioni di persone che vivono nello stesso continente.

Il tramonto dell’’ambientalismo tradizionale e della sinistra radicale
Negli ultimi decenni movimenti alternativi orientati verso l’ecologismo hanno svolto un ruolo positivo di condizionamento in alcuni paesi dell’Europa. Lo stop al nucleare in Italia, il suo progressivo arresto in Germania, la difficoltà a procedere in alcuni altri paesi europei e insieme lo sviluppo delle tecnologie sulle rinnovabili è il primo e ad oggi principale esempio di parziale percorso di conversione ecologica sul continente europeo. In vari paesi anche una diversa e alternativa forma di mobilità collettiva si è fatta strada, con la negativa eccezione italiana, indicando che bisogna con coraggio decretare la necessità della fine dell’era dell’auto come sistema prevalente di mobilità.

In alcuni paesi hanno prevalso invece lotte popolari per il lavoro e i diritti sindacali; la mancata connessione di queste lotte con l’idea della Conversione ecologica, con le forme diverse di ben vivere indicate dai fautori della decrescita, l’assenza anche di percorsi di autogestione del proprio lavoro o di forme di reddito minimo garantito nel sud europa, hanno impedito a molte lotte sbocchi virtuosi ottenendo al massimo momentanee integrazioni salariali da parte dello Stato. La tradizionale rappresentanza politica di sinistra di queste parti sociali si è progressivamente ridotta all’autotutela, spesso al trasformismo che presuppone l’accettazione delle caste.

Si è permessa una spregiudicata campagna contro il diritto ad un lavoro dignitoso equivocando sui termini di flessibilità e precarietà, smontando in nome del rilancio della crescita i diritti conquistati nei cinquanta anni seguiti alla fine del secondo conflitto mondiale.
In altri paesi si sono espresse richieste di indipendenza o autonomia, con connotazioni di destra o di sinistra, illusioni di una nuova possibile libertà di decisione; praticamente i risultati sono stati fino ad oggi del tutto irrilevanti.

E’ evidente che la separazione fra loro dei movimenti sociali e la mancanza di una visione comune nella crisi hanno portato alla marginalità sia delle sinistre radicali sia dell’ambientalismo tradizionale.
3. Il Movimento 5 Stelle diventerà europeo ?

Il Movimento 5 Stelle contiene quasi sorprendentemente nella propria connotazione genetica sia la conversione ecologica, sia le ragioni della giustizia sociale e della democrazia, sia della lotta contro corruzioni e caste. Esso si pone oggettivamente in Italia come il movimento politico che esprime e cerca di unire le esigenze, le pratiche, le esperienze e le rivendicazioni di una moltitudine di movimenti diversi presenti nella società italiana. Per quanto giovane, incompleto o criticabile sia, al momento è il megafono, la speranza, la pratica di una nuova cittadinanza che tenta di riprendere voce. Non c’è altro di significativo in campo. Questo spiega in parte la rapidità del suo successo in Italia, la sua possibilità di affermazione in varie forme in Europa e la possibile influenza successiva in altre parti del mondo. E spiega l’ovvia ostilità che da più parti gli si concentra contro da chi difende lo status quo e ha paura del cambiamento sociale.

Per un singolare destino proprio dalla disastrata situazione italiana sorge una sintesi ed una proposta valida anche nel contesto europeo ed internazionale. Era rinata una speranza alcuni anni fa, quando in modo improvviso una nuova e composita lista dal nome Europa Ecologie si era imposta alle elezioni tra i primi partiti in Francia, esperienza poi rapidamente entrata in crisi con la scelta affrettata che la aveva resa subalterna alla forme di potere oligarchico esistenti, in una alleanza fallimentare e senza ottenere nulla, con il PS francese, il partito di Hollande miracolato da un sistema elettorale iniquo che solo per poco tempo ne ha nascosto l’inconsistenza. Nella crisi europea sembra ridimensionata a forza intermedia anche la storica presenza dei Grünen in Germania che per un momento dopo il 2008 venivano indicati come prima forza del paese.

Le desolanti recenti dichiarazione di Cohn Bendit sul M5Stelle, di cui è evidente che non conosce nulla, indicano come siano inadeguate e tramontate le storiche leadership dell’ambientalismo europeo e, in assenza di una profonda svolta che ci auguriamo, esaurita la loro ragione d’essere, già preannunciata dalle previsioni elettorali.

Vanno comprese le ragioni del generale ridimensionamento dei tradizionali partiti verdi, che pure hanno avuto svariati meriti ma che tutti oggi difettano di una visione d’insieme della realtà attuale; una malintesa idea della governabilità li ha resi spesso parti marginali e gregari di uno dei due soci del duopolio politico europeo. A 30 anni dalle loro prime affermazioni si esaurisce forse un ciclo storico in cui assistiamo al passaggio da un ambientalismo moderato e a volte trasformista, che sta declinando, ad un ecologismo radicale interno ad un progetto ampio di cambiamento che aspira ad assumere un ruolo di maggioranza.

Con un percorso analogo anche la presenza della sinistra radicale, massacrata anche da sistemi elettorali iniqui, è in crisi in tutta Europa. Divisa in ogni paese tra varie fazioni, ancora in parte subalterna ad ideologie ed analisi ottocentesche, oscilla in continuo fra massimalismo minoritario e subalternità. Ne sono esempio locale la confusione e le ambiguità delle componenti organizzate della lista per Tsipras italiana che ne rendono l’esito elettorale molto incerto ma comunque sia poco influente una sua possibile affermazione, che è misurata dal superamento del quorum del 4%, essendo un agglomerato improvvisato e provvisorio di apparati diversi privi di una strategia condivisa e di una vera unità, divisi già sul gruppo al quale aderiranno eventuali eletti al parlamento europeo. Comunque vada il giorno dopo il voto di Maggio ognuno andrà per la sua strada data anche l’esigua consistenza del gruppo di garanti indipendenti.

La incomprensibile presentazione alle elezioni europee anche del residuo dei Verdi-Green italiani sembra prova di mera testimonianza orgogliosa ma svolge unicamente la funzione desolante di rendere ancor più improbabile il quorum per la lista di Tsipras oltre ovviamente a sottrarre qualche voto possibile al M5Stelle (Renzi e Berlusconi ringraziano due volte).

Da tempo sosteniamo l’utilità dello scioglimento di questi apparati residuali che non hanno più alcuna influenza né autonomia. Da tutti questi piccoli gruppi come dai partiti maggiori sempre più uguali fra loro e ostili a qualunque vero cambiamento non verrà alcun possibile contributo a quella vera e propria rivoluzione politica e culturale necessaria per salvare l’Italia e promuovere una nuova Europa.

Austerità e Crescita presunta o Conversione ecologica in un’Europa solidale
L’idea di “liste o coalizioni europee contro le politiche di austerità”, per quanto allettante e popolare, si rivela alla prova dei fatti piccola cosa, senza una visione di insieme che crei convergenze significative, priva di un progetto europeo per i prossimi anni, incapace di definire un fronte sociale comune nello spazio comunitario. Con “l’austerità” si rischia di confondere la causa con l’effetto: ovvero assolvere le attuali classi dirigenti nazionali dei conservatori e dei socialdemocratici e illudere gli elettori che basterà condizionarli a “mettere fine “all’austerità”, a “riavviare la crescita” (come, di che ?) per uscire dal tunnel.

La devastazione data dalla crisi economica, ecologica, morale e sociale italiana impone invece una vera rivoluzione politica e istituzionale che si proietti sull’intera Europa.

Servono nuovi protagonisti, un movimento sociale consistente e non minoritario, libero dai condizionamenti di lobby politiche e finanziarie, disposto ad una vera rivoluzione culturale per lasciare alle generazioni che verranno un’Europa aperta e solidale fondata sulla libertà, l’uguaglianza e la giustizia sociale ed impegnato nella tutela del pianeta che ci accoglie.

Piero Aimasso, Anna Andorno, Giovanni Chiambretto, Maurizio Di Gregorio, Massimo Marino – Gruppo Cinque Terre
info@gruppocinqueterre.it

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