Dubbi sul finanziamento “privato” ai partiti…

Scrive Gianni Principi: “In piena condivisione della tesi, trascrivo, per conoscenza, alcune riflessioni fatte dall’amico Tito Boeri …”La normativa in vigore dal 2017 prevede solo il finanziamento privato dei partiti. È una strada, bene saperlo, piena di insidie. Quello principale è legato alla “cattura” del legislatore da parte di lobby potenti e danarose, con connesse disparità di rappresentanza politica fra chi può permettersi di finanziare un candidato e chi no. Per evitare che qualche signore facoltoso o qualche ricco gruppo di pressione abbia un’influenza eccessiva sulla politica, è necessario che esista un tetto massimo alle donazioni che individui, imprese o associazioni possono fare ad un partito e che questo tetto venga fatto scrupolosamente rispettare. Gli studi di Snyder e Prat dimostrano che i politici migliori, quelli più indipendenti, sono quelli che raccolgono tantissimi contributi, tutti di piccolo importo. C’è anche il rischio che un ammontare eccessivo di tempo (fino al 50 per cento, secondo alcuni politici americani) debba essere dedicato al fundraising, a detrimento delle attività parlamentari in senso proprio. Alla luce di queste insidie, viene da chiedersi se fosse davvero necessario eliminare completamente il finanziamento pubblico. Si poteva forse rivederlo, applicando il principio dei costi standard per portarlo a un 1/14 dei livelli attuali, vale a dire circa 15 milioni. Si poteva, inoltre, sottoporlo a regole più stringenti che impedissero un uso privato dei fondi pubblici, come quello alla base di molti scandali nostrani”…

I commenti sono disabilitati.