“Cenere di topo sui campi?” Solidarietà alla associazione per l’agricoltura biodinamica e convivenza pacifica uomo-animali

Mi scrive l’amico Teodoro Margarita:

“Ho scritto all’”Associazione per l’Agricoltura biodinamica” e telefonato alla sua sede nazionale per esprimere tutta la mia solidarietà riguardo all’articolo infamante pubblicato su Terra Nuova di giugno riguardo Rudolf Steiner e le pratiche da lui ideate per combattere topi ed altri animali dannosi nelle fattorie. Detta lettera, a firma “Società vegetariana” attacca duramente Steiner, di conseguenza l’intero movimento biodinamico che da lui, dalle sue riflessioni discende, dandogli del visionario e dello psicopatico. Tratta dell’uso della cenere di topo per tener lontani gli altri ratti dai depositi di cereali e simili.

Io sono papà di un alunno della Scuola Steineriana di Trecallo (CO), nonchè presidente di Civiltà Contadina, associazione per la salvaguardia della biodiversità rurale italiana, “www.civiltacontadina.it” in questo momento, per motivi interni, sono dimissionario ma resto consigliere nel Direttivo.

Sono vegetariano da 31 anni. Non condivido affatto le esternazioni e le illazioni gravi espresse nell’articolo scritto dalla Società vegetariana sull’ultimo numero di Terra Nuova di giugno 2013, rivista che acquisto e con la quale collaboro dai primi anni ‘80.

Non ne condivido lo spirito, cattivo, malevolo, né la sostanza.
Io non sono pratico di trigoni e di nodi, la matematica e la geometria non mi hanno mai appassionato ma acquisto da diversi anni il Calendario di Maria Thun e mi trovo non bene ma benissimo. Mi sento in equilibrio e sento che le piante sono in equilibrio quando coltivo, semino, travaso, poto, seguendo il Calendario. Mi trovo bene con i prodotti Demeter, trovo che sia fondato nei fatti. E da molti anni.

Da vegetariano convinto, detta “Società vegetariana” non mi rappresenta affatto, io non ci credo affatto che Steiner fosse un sadico quando suggeriva determinate pratiche per salvaguardare i raccolti: non dimentichiamo che se per salvaguardare l’economia, dunque la vita, di una fattoria, occorre eliminare i topi, il sacrificio, consapevole, di un topo, è di gran lunga superiore allo spargere veleni e fetenzie chimiche.

Di gran lunga meglio la cenere delle lumache che cospargere il terreno di veleni. Non c’è piacere né gioia nell’uccidere un topo, se è necessario, si faccia, per la cura e l’amore che abbiamo verso il raccolto, il grano, si sa, lo mangiano anche i vegetariani.

Un abbraccio forte.

Teodoro Margarita
Custode di semi antichi da undici anni, insegnante,

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Mia risposta:

Mi rendo conto che la salvezza dei raccolti è importantissima, come pure lo sarebbe l’affermazione di una agricoltura etica.

In quanto bioregionalista e vegetariano ritengo che l’aiuto dato da alcuni animali nella produzione del nostro cibo sia un aspetto evolutivo sia per gli animali che per gli umani. La simbiosi che si manifesta allevando senza sfruttamento alcune specie animali, che vengono in tal modo protette dall’uomo, in cambio di alcune collaborazioni utili, soprattutto in funzione della concimatura dei campi e dell’aiuto nell’aratura ed altre incombenze, può essere un buon modo per consentire all’animale ed all’uomo di poter vivere convenientemente assieme. Con ciò allacciando un sano rapporto karmico. Ad esempio nelle antiche società spirituali dell’India e della Cina un rapporto etico con gli animali era raccomandato, abbiamo storie e storie buddhiste e zen e induiste con bufali, capre, pecore, mucche, asini, cavalli, etc. etc. L’importante è non sfruttare i fratelli animali come non sfrutteremmo indebitamente altri uomini. Il lavoro agricolo è necessario per la sopravvivenza e se l’animale può ricevere vantaggi dalla convivenza con l’uomo non ci vedo nulla di male in una condivisione del lavoro.

Ma vengo al punto “topi”… Essendo vissuto in campagna per moltissimi anni so bene che i topi, come le talpe od altri roditori, possono creare difficoltà al mantenimento dei raccolti ed alla loro conservazione. Certamente non ritengo utile una lotta chimica e probabilmente anche l’aiuto indiretto fornito da gufi, civette, felini selvatici, serpenti ed altri carnivori non è al momento attuale sufficiente per contenere una espansione che è in continuo aumento. Infatti i predatori naturali sono in costante diminuzione mentre i topi ormai sono diventati la specie dominante sul pianeta terra. Le loro capacità di adattamento ne hanno fatto la famiglia che sarà in grado di sostituirsi all’uomo in un prossimo futuro. Il topo apprende e sopravvive meglio dell’uomo e si propaga all’inverosimile. Soprattutto in città e nelle aree suburbane ove trova cibo abbondantissimo e condizioni ottimali per la sua espansione.

Basti pensare che una grande città con magari 10 milioni di abitanti umani ospita centinaia di milioni di roditori (se non miliardi) e questo è dovuto alla grandissima quantità di cibo reperibile (avanzi del sistema consumista e degli sprechi).

Il mio consiglio per salvare capra e cavoli e quello di invitare gli animalisti di città a farsi parte attiva nella ricerca di cadaveri di roditori facilmente reperibili sia nelle strade che nelle cloache cittadine. Oppure, siccome in città spesso vengono effettuate delle de-rattizzazioni, sarà opportuno chiedere alle municipalità di conservare le carogne di topo per ricavarne cenere da spargere nei campi e salvaguardare così i raccolti del nostro grano, con il metodo suggerito da Steiner, senza ricorrere a veleni nocivi né ad uccisioni finalizzate.

Paolo D’Arpini – Circolo Vegetariano VV.TT.

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