Costruire la transizione: un nuovo ecologismo – democrazia – giustizia – nuovi lavori

Gruppo delle Cinque Terre

Difenderemo l’uranio socialista francese in Mali ?

Il crollo dei regimi autoritari in Africa e Medio Oriente, spesso inventati o sostenuti dagli ex colonizzatori accende le nostre speranze, ma esportando in questi paesi armi e corruzione invece di democrazia e tolleranza, finisce sempre nello stesso modo: si apre il varco all’estremismo jaidista e di Al Quaeda ed alle infinite versioni dell’islamismo estremista spesso sostenuto dai vecchi regimi arabi che amano la conversione del petrolio in dollari ma non il passaggio dall’assolutismo alla democrazia. La Francia è già in guerra per tappare le falle del disastroso cambio di regime in Libia di cui i recenti avvenimenti in Mali potrebbero essere una propaggine. Ed il nostro Ministro della difesa (uscente e speriamo non rientrante) sta già facendo azzardate dichiarazioni di sostegno logistico alle truppe di Hollande. Nel più assoluto silenzio dei partiti troppo impegnati in cose più serie: lo scambio di candidati, la partecipazione ai talk show, gli spot e i manifesti elettorali.

Le ovvie conseguenze del porcellum

Come sapevamo il porcellum si porta dietro i porcellini: liste di facciata, transfughi, trombati vari, opportunisti che si affiancano ai poli principali perché si ottiene in regalo un quorum anche sotto il 2% alla Camera dove coalizioni che non hanno alcuna maggioranza nel paese diventano miracolati con il 55% dei seggi. Dall’agosto del 2011, quando si fermò il tentativo di referendum Passigli che proponeva il sistema proporzionale alla tedesca (una testa un voto con il 5% come unico limite che avrebbe cancellato tutto questo), inventando un controreferendum truffa, PD e PDL hanno cercato per più di un anno tutti i possibili marchingegni per impedire la possibilità che il Movimento 5 Stelle o eventuali altri movimenti ostili alla attuale e futura coalizione con Monti, potessero entrare in Parlamento. Quando si vide che era tardi, attribuendo gli uni agli altri la responsabilità, si decise che tenersi il porcellum andava benissimo: per il PD in particolare, che lo ha difeso silenziosamente a denti stretti, immaginando di esserne il principale avvantaggiato. Ma tutti sapevano che porcellum e porcellini hanno un difetto: al Senato i 20 premi regionali rendono involontariamente più vicino alla realtà il voto; insomma al Senato chi non è davvero maggioranza da solo non può pretendere di cancellare gli elettori che non lo votano. E così siamo di nuovo ai cento partitini alla Camera ed al solito ricatto del voto utile in Senato. Che stavolta è proprio una farsa perché l’agenda Monti-Bersani versione due è già stata decisa prima e il voto con il porcellum serve solo a spazzare via, per quanto possibile, chi ha un’altra visione del futuro del paese.

Chi se ne frega del microcredito per i giovani siciliani?

I 15 consiglieri regionali ( parlamentari) eletti dal Movimento 5 Stelle in Sicilia hanno mantenuto gli impegni e iniziato a restituire due terzi della propria indennità ( circa 8000 euro al mese per ognuno ) versandoli su un apposito capitolo di spesa della Regione che li utilizzerà per il finanziamento di nuove attività imprenditoriali e artigianali per il rilancio occupazionale in una regione dove neppure il più sfrenato clientelismo arresta la dilagante disoccupazione. Tutto nel più assoluto silenzio degli altri partiti che hanno cancellato il tema dei costi della politica, di cui le indennità degli eletti sono per la verità solo una piccola parte. Sciogliendo in anticipo il Parlamento, per una sola settimana anche i referendum sul lavoro e sui rimborsi ai partiti sono stati cancellati rendendo inutile la raccolta di un milione di firme che sono diventate carta straccia; grazie al tempismo di Napolitano con un grande sospiro di sollievo molti possono con tranquillità riprendere la stampa degli importantissimi manifesti e appuntamenti elettorali. Si prevedono cocktails e cene di approfondimento in abbondanza.

In che cosa è radicale la sinistra radicale ?

L’ammucchiata di tutti gli sbandati ed all’ultimo minuto non promette nulla di buono. Peraltro non è neppure una nuova aggregazione perché tutti i pezzetti si guardano bene dallo sciogliersi nel nuovo aggregato. E appena passato il voto, e passati alla cassa, ognuno farà, in base alla propria personale convenienza quello che gli pare ( non c’è neanche un “comitato centrale a cui rendere conto). Anche noi la vediamo grigia ma avendo il pallino che gira verso un nuovo ecologismo come ultima carta rimasta per cambiare l’Italia, siamo meno turbati dall’eventuale nuovo tonfo degli improvvisatori che agitano il mondo della sinistra senza pace, un po’ radicale, un po’ trasformista e soprattutto alla fine, inconcludente, che poi è il vero e unico dramma. Eppure nessuna delle critiche al progetto Ingroia” ci risulta convincente e soprattutto foriera di insegnamenti. (di Giovanni Chiambretto)

C’è il «fiscal compact» sul tavolo delle elezioni

Poca attenzione viene dedicata al fatto che Agenda Monti o no, vittoria di uno schieramento o di un altro, dalla primavera 2011 (Governo Berlusconi) al dicembre 2012 (Governo Monti alle dimissioni) il nostro legame con l’Europa si è rinsaldato. Qualcuno dice “a torto”, perché ci saremmo così legati le mani… La riduzione del debito pubblico di 1/20 per anno della parte eccedente il 60% del Pil (come da parametro fissato dal Trattato di Maastricht nel ‘92) è in pista. Aveva cominciato il Governo Berlusconi-Tremonti, ha continuato il Governo Monti con la sua “strana” maggioranza. Six-pack e Fiscal compact, insomma il pacchetto delle nuove e stringenti regole cui l’Italia si è adeguata, sono passati in Parlamento. Il pareggio di bilancio è entrato in Costituzione. (di Guido Gentili da ilsole24ore.it )

Dal welfare al warfare, così si indebita lo Stato. Comprando armi

Il Parlamento italiano con le armi può pronunciarsi liberamente, a patto che dica sì, se dice no, l’aereo o il sottomarino si compra lo stesso, perché il voto ha valore solo consultivo. Se è vero che qualsiasi paese non può fare a meno di spendere per difendersi, così come del resto è previsto anche dalla Costituzione italiana, è anche vero che ovunque quelle spese vengono passate ai raggi X. Qui, invece, sembra una prerogativa degli stati maggiori tutt’al più d’intesa con il ministro di turno. Per gli F-35 nei prossimi 20 anni l’Italia dovrebbe mettere sul piatto una cifra che volendo stare bassi verosimilmente oscilla tra i 25 e i 40 miliardi di euro. Gli elicotteri Nh 90 prodotti in cooperazione con Francia, Germania e Olanda comportano una spesa complessiva fino al 2018 di quasi 4 miliardi di euro, gli elicotteri dell’Esercito Etm 1 miliardo e gli Eh 101 un altro miliardo ancora. Gli aerei da combattimento Eurofighter 2000, costruiti insieme a Germania, Inghilterra e Spagna, costano 18 miliardi fino al 2018, l’ammodernamento fino al 2015 dei Tornado 1,5 miliardi, 4 Boeing 767 rifornitori un altro miliardo. (di Daniele Martini da ilfattoquotidiano.it )

Il mercato alimentare porta gli agricoltori al fallimento

La globalizzazione deprime le produzioni locali. Il proprietario ci racconta dei suoi ulivi. Hanno due, tremila anni. Le olive vengono raccolte con delicatezza dall’albero, non sotto l’albero a oliva caduta. L’olio costa 6 euro al chilo. Troppo. Non si trova un acquirente. Né per l’olio né per le nere olive. Il terreno è in vendita. Interessa a qualche americano: per farci la villetta. Stessa sorte spetta ai pomodori di Pachino, simbolo dell’eccellenza sicula: vengono lasciati marcire sulle piante. I meloni li mangiano le capre, l’uva non conviene nemmeno distillarla. I mandarini e i limoni vengono pagati 15 centesimi. Meglio lasciarli ammuffire. Il mercato c’è, ma la grande distribuzione e pochi produttori determinano il prezzo di vendita dell’80% della produzione mondiale, accordandosi tra loro. I pelati arrivano dalla Cina, l’olio dalla Spagna, dalla Tunisia, dalla Siria Nei supermercati siciliani le arance brasiliane fanno bella mostra di sé. Dovremmo scandalizzarci. (di Michil Costa da www.ecoturismoreport.it )

Efficienza energetica nell’illuminazione pubblica

Una serie di proposte pensate per «favorire la riduzione e razionalizzazione dei consumi di energia elettrica degli impianti di pubblica illuminazione, oltre che a contribuire al conseguimento dei traguardi europei in termini di contenimento delle emissioni ad effetto serra ed incremento dell’efficenza energetica degli usi finali dell’energia». Sono stati questi i principali contenuti del convegno “Lumière: l’efficienza energetica al servizio dell’illuminazione pubblica, promosso a Roma da Enea nell’ambito del Progetto Lumière sull’efficienza e sulla razionalizzazione dell’illuminazione pubblica. Lo spreco ha portato il consumo energetico medio italiano a 100 kWh per abitante, a fronte, ad esempio, del consumo tedesco attestato a 42 kWh per abitante, e tenendo in considerazione che tra il 15% e il 25% del consumo energetico nazionale è dovuta all’illuminazione pubblica e privata. (di Severino Antonelli da ecodallecitta.it )

Movimento 5 Stelle : “I soldi extra degli stipendi in Sicilia per le microimprese”

La porzione di stipendio eccedente i 5.000 euro lordi, che percepiranno i 15 deputati regionali siciliani del M5S, sarà destinata a un fondo, gestito dalla Regione Siciliana, per il microcredito. Pmisicilia, l’associazione delle microimprese in Sicilia, ovviamente, non ha nascosto la soddisfazione per questa decisione che è stata annunciata dal capogruppo Giancarlo Cancelleri. Queste sono state le sue dichiarazioni a riguardo: Si tratta di un gesto importante perché riconosce che la microimpresa è praticamente l’unica realtà del tessuto produttivo siciliano e solo con il rilancio di essa, si può creare sviluppo e nuova occupazione. Il MoVimento 5 Stelle così in un sol colpo dà un segnale a tutta la politica siciliana e dall’altro offre un aiuto concreto alle microimprese dell’Isola. (da www.polisblog.it )

Mese di gennaio: semina, raccolto e lavori nell’orto

Nel mese di gennaio, soprattutto a partire dalla seconda metà, quando il pericolo delle gelate comincerà ad allontanarsi, sarà possibile preparare il proprio orto alla semina delle varietà di cui si vorranno raccogliere i frutti nel corso dei mesi successivi. Sarà inoltre opportuno dedicarsi alla semina in semenzaio, soprattutto nelle regioni dal clima rigido e per le piantine più delicate. L’orto di gennaio può offrire un ricco raccolto di prodotti invernali da portare sulle nostre tavole. Non bisogna inoltre dimenticare di raccogliere le erbe aromatiche da essiccare o da utilizzare fresche in cucina. (di Marta Albè da greenme.it )

I commenti sono disabilitati.