Joe Fallisi: “Qatar ed il prezzo della morte in Siria..”

Ahmed mi spiega che i datori di lavoro del Qatar, della Turchia, dell’Arabia hanno stabilito un prezzario delle imprese: 50 euro per sparare, idem per un rapimento, 100 per sgozzare, e così via. E mi racconta una storia che risale a un anno fa. Agenti qatarioti contattano a Duma il proprietario di una copisteria e lo finanziano affinché paghi (10 euro a testa) criminali e disoccupati per farli partecipare ai raduni antigovernativi.

E’ una massa di gente che si abitua a ricevere quel sussidio quasi quotidiano. Ma nonostante l’impegno, dopo un po’ di mesi il clima cambia e migliora. Allora i finanziamenti stranieri cessano, e il commerciante, a sua volta, non dà più un soldo a nessuno. Inferociti, i manifestanti lo minacciano e gli rapiscono la moglie e i figli. Lui vende casa e negozio, paga il riscatto e fugge coi suoi familiari in Qatar, dove vive tuttora.

La Repubblica siriana è sotto assedio dell’Angloisraeloamerica e degli emiri collaboratori (collaborazionisti). In due modi cercano di destabilizzarla al fine di imporre anche qui un cambio di regime “primaverile”. Da un lato con la disinformazione e il terrorismo, dall’altro con le sanzioni.

Il Paese non ha grandi risorse naturali, ed è merito delle misure adottate proprio dal regime se la popolazione gode ancora di conquiste sociali invidiabili: sistema sanitario e istruzione di buono, a volte ottimo livello gratuiti non solo per tutti i cittadini, ma anche per gli ospiti stranieri come i rifugiati palestinesi. Persino più della violenza terroristica quel che può fiaccare il popolo sono le difficoltà economiche crescenti, lo standard di vita che inesorabilmente peggiora giorno dopo giorno. I vampiri dietro l’angolo lo sanno molto bene. Hanno una lunga pratica in materia, Iraq docet.

Venerdì 4 maggio, di mattina, è il giorno della nostra visita alla Moschea degli Omayyadi, la più grande in Siria e una delle più belle del mondo. Incontreremo lo sceicco Muhammad Sa’id Ramadan al-Buti, Presidente del Congresso Islamico dei Paesi dello Sham.
Il suk è situato di fronte all’ingresso: lo troviamo deserto.

Coloro che c’erano stati, sempre di venerdì, solo qualche mese fa constatano la differenza. Il turismo, una delle fonti principali di introiti per la popolazione, è drasticamente diminuito e tutte le attività commerciali ne risentono. Così pure il valore degli immobili è crollato (mentre le merci costano molto più care). Gli alberghi del centro, come il nostro, una volta straripanti e costosi, ora sono quasi vuoti e con prezzi scesi dai 250 euro per notte di un tempo ai 65 attuali.

La Siria, che non possiede in abbondanza la risorsa del petrolio, era una nazione agricola senza ospedali, scuole, università, infrastrutture, dighe… solo per fare un esempio, di queste ultime ne furono costruite in breve quarantacinque, fra cui quella che divenne ed è la più importante del Vicino Oriente, Al Thawra (”Rivoluzione”), sul fiume Eufrate, garantendo al Paese l’autosufficienza energetica e l’irrigazione generalizzata dei campi.
La corrente elettrica fa splendere nella sera, davanti ai miei occhi, Damasco e la sua montagna di Qasioun,
allo stesso modo in cui illumina Aleppo, Homs, Hama, Latakia, Deir el-Zor, al-Raqqa, al-Bab, Idlib, Dumā, al-Safīra, fino all’ultimo villaggio della più sperduta contrada. Tutto ciò si deve a quell’inizio prodigioso di quarant’anni fa. L’istruzione fu resa obbligatoria; sorsero scuole rurali; si restituì la terra ai contadini; la riforma agraria da proclama sempre annunciato divenne realtà; una vasta opera di rimboscamento cambiò la faccia del Paese; le grandi strutture, anche alberghiere, vennero nazionalizzate; si avviò l’industrializzazione e la modernizzazione della Siria… Nel frattempo anche sul campo di battaglia essa conquistò la propria identità e dignità nazionale, soprattutto nella guerra contro l’entità sionista, iniziata al fianco dell’Egitto di Sadat e poi proseguita da sola. La città capoluogo del Golan di Quneitra, occupata e rasa al suolo dagli israeliani, poi liberata nel 1974, è ancora oggi il monito-testimonianza della barbarie sionista e della sua sconfitta possibile. E non si può non ricordare che nel 1976 l’esercito siriano, entrando in Libano durante la guerra civile, salvò letteralmente dalla morte i cristiani. Che lo sanno bene e anche perciò si stringono solidali al governo della Repubblica.

E veniamo alla tragedia di Hama del febbraio 1982, presupposto di ogni demonizzazione del regime di Damasco, e giustificazione principale anche del terrorismo odierno. Si trattò senza alcun dubbio di un episodio orribile, dove decine di migliaia di cittadini trovarono la morte ad opera di soldati del loro stesso Paese.
Ma i demoipocriti, campioni della falsa coscienza e dalle mani sporchissime di sangue, dimenticano alcuni fatti che invece sono essenziali perché anche su quell’episodio ci si possa formare un giudizio equo. Innanzi tutto l’odio degli ultra-reazionari “Fratelli musulmani” e simili nei confronti di Assad, cui non perdonavano l’opera modernizzatrice e laica (e coi quali pure dovettero necessariamente scontrarsi leader arabi e socialisti come Nasser e Gheddafi), rimontava ad almeno dieci anni prima. Egli, deciso a mantenere lo Stato autonomo, non vincolato dalla religione, era ritratto da costoro come “nemico di Allah”, “ateo”, o addirittura “maronita”. Si susseguirono gli attacchi dinamitardi contro comunità alauite e cristiane e rappresentanti del governo. Il 26 giugno 1980 lo stesso Assad fu quasi ucciso nel corso di un attentato. Si salvò per il sacrificio di una guardia del corpo e per il suo proprio sangue freddo. A ciò seguì la logica repressione e l’intensificarsi dei richiami alla vendetta e delle bombe. La rivolta di Hama fu il culmine di tale campagna, che aveva come scopo la destabilizzazione e distruzione della Repubblica Araba di Siria. E anche allora manovratori e finanziatori erano, innanzi tutto, i tiranni monarcoteocratici sauditi. Il governo propose di cancellare l’articolo che esigeva l’appartenenza alla fede islamica per accedere alla carica presidenziale. Come reazione i nemici dichiararono Hama “città liberata”, esortando tutto il popolo siriano (in gran parte solidale col suo governo) a insorgere contro l’“infedele”. E, a questo proposito, non stupisce che i corifei yankee dei “diritti umani” (orwelliani) siano in amorosi sensi con gli islamici più oscurantisti. Non giura forse fedeltà anche il loro Presidente con una mano sul petto e l’altra posata sulla Bibbia? In realtà l’Occidente predone giudeocristiano utilizza, quando gli fanno comodo, i “figli della serva”. Per poi dar loro il benservito e murarli nei suoi orridi Bagram, Guantanamo, Abu Ghraib.
Per quasi un mese ci furono trattative da parte del governo perché si evitasse il bagno di sangue. Risultarono inutili. E si verificò la sciagura.

Oggi i mercenari anti-siriani hanno a disposizione veri e propri istruttori professionali e un training “scientifico” adeguato nei campi di addestramento in Turchia. E dispongono senza limite delle armi più nuove e micidiali. I primi mezzi dell’esercito entrati ad Homs sono stati letteralmente liquefatti da inedite granate al fosforo… a un funerale otto civili, uno dopo l’altro, hanno perso la vita traforati dai colpi di un cecchino (poi scomparso nel nulla) che adoperava un fucile a gas a pressione capace di colpire i suoi obiettivi con precisione millimetrica fino a due chilometri di distanza… a Idleb i soldati scoprirono un ampio tunnel superaccessoriato lungo… 30 chilometri. E ogni località che cade nelle mani degli islamici del Kali Yuga, una volta terminati o fatti fuggire gli abitanti, diviene in breve una doppia città spettrale dove da ogni edificio si dipartono, sopra e sotto terra, dedali chimerici di stanze blindate e vie di fuga, scatole cinesi, matriosche del terrore.

Il 5 maggio, come ogni sabato in ogni città, c’è nel tardo pomeriggio una festa-concerto in piazza di sostegno e lealtà al governo legittimo. A volte si riunisce una folla enorme, a volte solo qualche centinaio di persone. Ieri c’era stata una sorta di prova generale.

Ma oggi non siamo molti di più. Una delle ragioni è senz’altro anche la paura, giustamente. Questa mattina, sul presto, ho assistito al mio secondo dopo-attentato, sempre recandomi sul luogo insieme con Ahmed. Siamo arrivati più sollecitamente e ho potuto vedere le due automobili squarciate dalle cariche di tritolo mentre venivano portate via.

Eravamo nel quartiere di Shar al-Dhaura, sotto gli uffici di un Ministero militare su cui campeggiavano gigantografie di Bashar, il Presidente, degno figlio, nel bene, di suo padre, e che cerca con intelligenza e umanità di salvare la patria.
Al concerto si esibiva tra gli altri un bimbo di sei anni, Hadi, dalla voce squillante di oro puro.

Ho avuto l’onore anch’io di cantare… una piccolissima cosa: il ritornello di una canzone che completerò, spero, ricordandomi Damasco e il suo popolo. Per ora ho scritto solo queste parole:

Oh Surya, oh Surya… anima, anima mia.

Joe Fallisi

……….

Post Scriptum:

“Vorrei far notare che nessuno dei partiti di opposizione siriana è stato preso in considerazione dai paesi dell’usurocrazia pseudo-multipartitica d’occidente che anzi (o per lo meno alcuni di essi cioè Francia ed USA) hanno addirittura riconosciuto come “unico rappresentate del popolo siriano” il CNS, cioè quella banda di delinquenti che oltre a finanziare i mercenari del FSA (con i soldi delle petrolmonarchie arabe) sono anche gli unici “siriani” che vogliono l’intervento armato della comunità internazionale. Ora qualcuno mi spiega su quale base i criminali del CNS devono essere riconosciuti “l’opposizione” e unico “rappresentate del popolo siriano” dai “democratici” guerrafondai d’occidente? Su quale base “democratica” i siriani avrebbero scelto questi terroristi come loro “unico rappresentante”? Sarà mica che tali delinquenti son stati scelti dai terroristi NATO e non dal popolo siriano? E perchè poi proprio loro? Forse perchè la congrega del CNS (sul modello del CNT libico) è l’unica che racchiude proprio quei criminali che stanno cercando di vendere il popolo siriano per 30 danari alle usurocrazie d’occidente? In fondo non può essere un caso che siano proprio loro a voler esportare i genocidi umanitari della NATO in Siria…”

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