Rappresaglia, in tempo di pace e in tempo di guerra – Un diritto riconosciuto?

Scrive Roberto Cozzolino: “La rappresaglia viene riconosciuta dai tribunali internazionali come misura necessaria per la salvaguardia dell’esercito occupante. Per il tribunale di Norimberga la proporzione accettata come equa è di 10:1. In seguito all’attentato di Via Rasella i tedeschi commisero l’errore di uccidere cinque persone di troppo (335 in luogo dei 330 “consentiti” a fronte di 33 vittime dell’attentato). In diverse occasioni i francesi adottarono la proporzione di 25:1 o 30:1 o 50:1. In seguito ad un presunto attentato – rivelatosi poi falso – che avrebbe causato la morte del generale americano Rose i soldati USA fucilarono 110 cittadini tedeschi (zio Sam fa sempre le cose in grande). Per l’Armata Rossa la giusta proporzione fu di 50:1 e 120:1. In un campo di prigionieri tedeschi franco-americano fu adottata la proporzione di 80:1. A seguito dello sbarco in Sicilia, forse affascinati dalla matematica trascendentale, gli americani adottarono la proporzione di X:0 (nel senso che ammazzarono innumerevoli civili senza alcun motivo)”

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Commento di Maurizio Barozzi: “Alla nota di Roberto mi sembra doveroso aggiungere alcune osservazioni.

La rappresaglia, anche nei confronti delle inermi popolazioni, nei casi in cui un esercito viene fatto oggetto di attentati, da parte di civili senza alcun segno distintivo, venne contemplata dalle leggi di guerra per garantire e proteggere la vita dei soldati, regolarmente inquadrati, visibilmente esposti e mandati a combattere e morire in paesi stranieri. Non a caso i tedeschi condannati per le Fosse Ardeatine, lo furono in virtù dell’errore numerico che provocò la morte di ulteriori 5 innocenti oltre il numero di 1 a 10 consentito dalle leggi di guerra. Nella seconda guerra mondiale, un pò tutti applicarono queste ritorsioni e i tedeschi, nella loro ossessiva meticolosità non furono da meno.

In Italia bisogna dire che tutto è scaturito in conseguenza dell’ignobile tradimento dell’8 settembre, che provocò la furia dei tedeschi.

Purtuttavia, pur comprendendo le ragioni “belliche” di queste rappresaglie e facendo altresì osservare che i tedeschi si comportarono sempre correttamente nei confronti dei civili (cosa che non si può dire di tutti gli altri eserciti Alleati), come italiani non possiamo approvarle, tanto più che, con la costituzione della RSI il nostro paese era di nuovo e a tutti gli effetti, un alleato della Germania. Quindi, quanto meno, bisognava essere molto più sensibili nei nostri confronti.

Del tipo di attentato vigliacco che provocò la rappresaglia (è a tutti evidente che certi attentati avevano proprio lo scopo di innescare reazioni incontrollate in modo da raggiungere un “non ritorno” nella guerra civile), non vale neppure la pena spenderci parole. Diciamo solo che il nostro paese non aveva mai conosciuto, con quella pervicacia e intensità, quel tipo di terrorismo, bombe assassine e attentati alle spalle per poi sparire nel buio. Glielo imposero le varie radio Londra e le direttive di Stalin.

C’è ancora da rivelare che quando quelle stesse tecniche terroristiche vennero utilizzate in Italia durante gli anni di piombo dai brigatisti, certi padri della cosiddetta Resistenza, come Pertini, ora presidente di una Repubblica capital liberista e asservita alla Nato, ebbero il coraggio di condannarle anche moralmente, quando per gli attentati durante la guerra civile del 1943 –’45 fu spesso concessa la medaglia d’oro!

Sull’attentato di via Rasella bisogna rilevare che oggi la ricerca storica sta portando sempre più alla luce molti retroscena, che prima o poi saranno definitivamente appurati, come ad esempio il fatto che quell’attentato, in prossimità di una riunione di molti compagni comunisti di Bandiera Rossa, una formazione di ispirazione troskista invisa al Pci che la perseguitò in ogni modo, finì per determinarne l’arresto. Come probabilmente non fu casuale il linciaggio di Donato Carretta, durante il processo Caruso, che oggi tutti hanno messo in relazione alla necessità di tappargli la bocca perchè conosceva i retroscena degli sviluppi dell’attentato di via Rasella.

Vale la pena di parlare anche di un altro attentato che come noto causò la rappresaglia tedesca con la fucilazione, in Piazzale Loreto, di 15 antifascisti. Fu l’episodio che poi si disse giustificò lo scempio dei cadaveri in Piazzale Loreto. L’8 agosto del 1944, mentre un camion tedesco stava distribuendo, in viale Abruzzi, derrate alimentari alla popolazione quali avanzi delle mense tedesche (cosa che avveniva di frequente), intorno alle 8,15 lì dove l’arteria sfocia in piazzale Loreto, esplose una bomba che uccise alcuni soldati germanici (sembra 5) ed alcuni cittadini.

Fu un attentato vile e per il particolare evento anche odioso e prevedibile (se non voluto) nel suo scatenare la volontà tedesca di attuare una rappresaglia.

Fu così che i tedeschi ordinarono l’uccisione e la conseguente esposizione in pubblico su piazzale Loreto di 15 partigiani o antifascisti presi dalle galere dove erano detenuti. Pretesero anche che all’esecuzione contribuissero i fascisti e quindi un plotone di militi della “Muti”, partecipò alla fucilazione ed al servizio di guardia ai cadaveri esposti.

Ma non tutti sanno che lo stesso Mussolini, una volta informato (con ritardo) dell’accaduto, ebbe un terribile attacco d’ira che travolse il ministro della Cultura Popolare Fernando Mezzasoma, in quel momento presente.

Mussolini quindi si mise in contatto con il comando tedesco a Milano, sfogandosi in tedesco con chi venne a rispondere al telefono. Sfinito mormorò poi: “Sono dei pazzi!. Stessa protesta fu da Mussolini rivolta al comandante della Muti, Franco Colombo.

In ogni caso quelle proteste così veementi e la dissociazione di Mussolini a nome della Repubblica Sociale, da quel tipo di rappresaglie, sortirono l’effetto di impedire la fucilazione di altri 20 ostaggi decisa dai tedeschi per l’uccisione a Milano di una loro crocerossina.

Mussolini, a testimonianza di chi gli fu vicino, non solo fascisti, fece sempre tutto il possibile per prevenire, evitare o attenuare eventuali rappresaglie. Pur comprendendo le ragioni tedesche nell’applicare le rappresaglie, a seguito di ignobili attentati, Mussolini reagì sempre in favore del nostro popolo, arrivando anche a profferire ammonimento quali “Si ricordino i tedeschi che nelle vene dei milanesi scorre pur sempre il sangue di quelli delle 5 giornate!”.

Questo per la verità storica, e questo fu l’uomo che, fino agli ultimi giorni, dopo aver firmato ogni domanda di grazia che gli veniva presentata, fu ammazzato come un cane.

Egli con grande preveggenza ebbe a scrivere: “La politica è un’arte difficilissima tra le difficili perchè lavora la materia inafferrabile, più oscillante, più incerta. La politica lavora sullo spirito degli uomini, che è una entità assai difficile da definirsi, perchè è mutevole. Mutevolissimo è lo spirito degli italiani. Quando io non ci sarò più, sono sicuro che gli storici e gli psicologi si chiederanno come un uomo abbia potuto trascinarsi dietro per vent’anni un popolo come l’italiano. Se non avessi fatto altro basterebbe questo capolavoro per non essere seppellito nell’oblio. Altri forse potrà dominare col ferro e col fuoco, non col consenso come ho fatto io. (…)

Tutti i dittatori hanno sempre fatto strage dei loro nemici. Io sono il solo passivo: tremila morti (tra le camice nere – n.d.r.) contro qualche centinaio. Credo di aver nobilitato la dittatura. Forse l’ho svirilizzata, ma le ho strappato gli strumenti di tortura. Stalin è seduto sopra una montagna di ossa umane. E’ male? Io non mi pento di avere fatto tutto il bene che ho potuto anche agli avversari, anche nemici, che complottavano contro la mia vita, sia con l’inviare loro dei sussidi che per la frequenza diventavano degli stipendi, sia strappandoli alla morte. Ma se domani togliessero la vita ai miei uomini, quale responsabilità avrei assunto salvandoli? Stalin è in piedi e vince, io cado e perdo. La storia si occupa solamente dei vincitori e del volume delle loro conquiste ed il trionfo giustifica tutto. La rivoluzione francese è considerata per i suoi risultati, mentre i ghigliottinati sono confinati nella cronaca nera”.

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