Spiritualità Laica – Dove il ragionamento né il sentimento possono arrivare…

Scrive Lorenzo Merlo:

“Ciao Paolo, non credi che parlando, ma anche pensando, ci rendiamo estranei alla natura del Sè o del Tutto?
Nel caso condividessi, forse si può procedere facendo presente che parlando, pensando, agendo, ci vincoliamo necessariamente alla dimensione razionale (che – si possono trovare argomenti – include la materialistica e la psicologica – sebbene escluda l’emotiva).
L’ambito, razionale in questo caso, fa la verità. La sua verità.

Tutto questo per dire che l’essere il Sè/Tutto, ove nessuno è presente, ha a che fare con un ambito che esula da quello razionale.
Tuttavia, è quest’ultimo il piano, l’ambito, dove possiamo parlarci, pensare e agire.
Ed è secondo ed entro quell’ambito che ti esponevo alcune considerazioni relative alla consapevolezza di Sè e all’essere il Tutto.
Forse anche le verità trascendentali hanno la loro dialettica (del tutto inaccessibili con i nostri mezzi analitici) che su di noi attecchisce oppure scivola via, esattamente come si può dire per ogni argomento razionalmente strutturato. Infatti, esso appare tanto più vero e soddisfacente quanto più l’interlocutore è giusto ad un passo da ciò che si sente proporre. La stessa proposta appare vuota, inopportuna, insensata e sconveniente, tanto più i passi di distanza aumentano. E le direzioni sono infinite.

Il Sè e il Tutto forse sono autenticamente così, come vorremmo immaginarli, solo nella nostra vita amniotica e forse fino al tempo (5/6 anni per le femmine, 6/7 per maschi) dell’insorgenza della dimensione razionale. Dopo di che, basta. Salvo appunto entro uno stato di sospensione della consapevolezza razionale. Ma può essere permanente? Era questo che ti chiedevo. Grazie per l’ascolto”

……………..

Mia rispostina:

Caro Lorenzo, dove pienamente si manifesta il Sè, cos’altro può esserci all’infuori di Quello?

Ogni ragionamento, emozione, sentimento, desiderio, etc. essendo basati sul dualismo, non vengono ad oscurare la Coscienza di Sè .. Resta solo quel che è sempre stato, è. e sarà, senza ombra di dubbio.. L’identità assoluta senza oggettivazione alcuna. Definirlo uno stato permanente è assiomatico di una comprensione duale in cui il permanente e l’impermanente appaiono….

Se ne può parlare all’infinito.. ma non per arrivare a Quello, parlandone si può dimostrare l’anelito a.. ma non come un mezzo per raggiungere il Sè.

Scopri dentro di te la Presenza… è lì così vicina che non puoi confonderla con alcunchè.

Un caro abbraccio, Paolo D’Arpini

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