La supponenza, la libera espressione, l’amore, la saggezza nascosta – Scambio epistolare fra Caterina Regazzi e Paolo D’Arpini

Caro Paolo, stamattina sono andata a guardare su Google il significato preciso di questo termine: “supponenza”, che tu usi con una certa frequenza, dicendo che, ad esempio il fatto di essere ………… non deve essere motivo di supponenza.

Già lo conoscevo quel significato o lo avevo intuito (non ci vuol molto), ma volevo essere propro sicura: “Atteggiamento o contengno improntato ad altezzosità e arroganza; Ingiustificato comportamento di persona superiore.”

Credo che a volte percepire una persona come “supponente” sia un problema dell’ascoltatore che, sentendosi punto sul vivo sul suo essere, per reazione, anche ingiustificata, può pensare: “Ma questo qui, chi si crede di essere!”, altre volte, nella stessa circostanza, un’altra persona, semplicemente riconosce la verità di quelle parole, ci si identifica e le assorbe come proprie.

Tutto questo preambolo per applicarlo a due circostanze che abbiamo vissuto insieme in questi giorni:
ieri mentre passeggiavamo verso il fiume e tu parlavi del nostro Amore, di come siamo stati fortunati ad incontrarci, del fatto che l’Amore tra due persone deve essere un Amore privilegiato e del fatto che comunque il nostro Amore ha potuto svilupparsi come ha fatto grazie al fatto che tu sei venuto via da Calcata. Ho avuto il coraggio di risponderti che tu sei venuto via da Calcata non solo perchè ami me, ma anche perchè a Calcata, banalmente, non ti ci sentivi più come una volta. Mi hai raccontato tu tante volte di come era la tua vita a Calcata tanti anni fa, che alle tue manifestazioni veniva un sacco di gente, che hai lanciato la festa di Halloween, la festa del Grande Cocomero, che hai aperto la prima galleria d’arte di Calcata, che dal Circolo sono passate migliaia di persone, che hai avuto rapporti con politici, che tutte le radio e tutte le televisioni sono venute ad intervistarti e a riprenderti, ecc. ecc. Se fossi venuta a Calcata anche solo 5 anni prima, tu non mi avresti neanche considerata e probabilmente neanche io. Perchè io mi innamoro (mi innamoravo) sempre di qualcuno da cui mi sento a mia volta considerata (è una brutta parola, non rende affatto, ma non me ne viene una migliore). Quindi: tu avrai fatto il sacrificio di venire via da Calcata, ma credo che per quel che posso, tu sia stato accolto con tutto l’Amore di cui ero e sono capace. Non posso offrirti anche un pubblico, anche se so che tu da brava scimmietta non lo disdegneresti, ma non dipende da me. Anche tu stesso ieri hai detto, sulla terrazza: “ormai a questi incontri non viene più nessuno”. Me ne sono domandata il perchè. Perchè le persone vengono una volta e poi non tornano? Le persone che erano l’altra sera con noi sul fiume, torneranno? Per cui sono andata a rinvangare e a rivivere la serata del 6 luglio con te che dicevi quelle cose sull’Amore, tutte cose che io, come ti ho scritto di getto la mattina successiva, sento anche mie. E’ vero che noi ci siamo incontrati, come sarà scritto anche sulla quarta di copertina del libro, quando non avevamo aspettative e quando come hai detto tu avevamo imparato ad amare la nostra solitudine, ma questo va bene in questo periodo di una vita, un po’ “settembrino”, ma quando si è ancora giovani, è possibile che si incontri il vero Amore solo dopo aver imparato a stare da soli e ad amarla questa solitudine? Penso a mia figlia e rispondo di “si”, ma se penso a tante altre persone, credo di no.

A volte il “bisogno” di amare ed essere amati non ci lascia per tutta la vita ed allora si che ci può far incontrare persone che non sono la nostra anima gemella ma solo un accomodamento, ma si può biasimare chi ha agito e agisce così, sotto una spinta compulsiva che non ci lascia liberi? Lo so perchè ne sono stata preda anche io.

Le parole che hai detto l’altra sera al fiume non avranno toccato qualcuna delle ragazze presenti che avrà potuto scrollarsi di dosso una fastidiosa sensazione attribuendoti una certa supponenza? Diceva una canzone degli anni ‘70 :la verità ti fa male, lo so…..

La verità spesso fa male e si preferisce non vederla, ma questo vale per tutti, chi più chi meno, anche per me e per te, Amore mio.

Baci. Ecco, te lo dico col cuore in mano, Caterina (Regazzi)

………

Mia rispostina:

Infatti, Amore, occorre essere distaccati dalla propria opinione sapendo che rappresenta solo l’identificazione con un “momento” vissuto, con la situazione presente od in cui noi ci rispecchiamo… Non c’è rimpianto, comunque nelle mie parole, se oggi le persone che partecipano ai nostri “incontri” sono poche.. buon segno, vuol dire che stiamo toccando una verità.. e comunque quella verità non è assoluta e può essere accettata unicamente da chi vibra in sintonia con essa. Diceva sempre Tonino Bianconi, riferendosi ai partecipanti alle varie manifestazioni: “..meglio la qualità della quantità…”. Inoltre il “coniugarsi con se stessi” implica a volte anche la solitudine culturale.. e questo non dovrebbe sconvolgere la fedeltà verso se stessi.. altrimenti che coniugazione è..? Per quel che riguarda la “supponenza” essa può essere percepita dall’osservatore come tale.. o può essere manifestata dall’operatore se in lui permane l’illusione dell’operare.. Ma se ciò non è allora quella stessa “supponenza” è semplice saggezza non riconosciuta.. Per cui in ogni caso non dovremmo preoccuparci della riuscita o meno del nostro operare o del nostro esprimerci, sarà quel che Dio vuole….

Bacioni Tanti, tuo, Paolo (D’Arpini)

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