Franco Pinerolo e le sue ricette politiche.. passando da destra a sinistra

Con il governo Berlusconi paga la crisi chi la subisce

Verso la stangata.
Colpiti pensioni, sanità, scuola e pubblico impiego. Tagliati trasferimenti a Regioni, Province e Comuni con conseguenti aumenti delle tasse locali e riduzione dei servizi sociali. Furbesco spostamento del peso maggiore della manovra a dopo le elezioni. Taglio ai costi della politica? Tassazione alle rendite finanziarie? Riduzione delle tasse?Rinviati alle calende greche! Vergognosa norma ad personam sul Lodo Mondadori

a) IL CENTRODESTRA DALLA “FINANZA CREATIVA” ALLA “FINANZA TARDIVA”.

Quando nel 2002 il governo di centrosinistra fu sostituito dal governo Berlusconi, il surplus primario era pari al 5-6% del Pil e la bilancia dei pagamenti era in equilibrio, con tasse in via di diminuzione. Ma il governo di centrodestra, dimostrando incapacità assoluta, in poco tempo liquidò il surplus primario e aumentò il debito facendo saltare il patto di stabilità con l’Europa. I due anni del successivo governo Prodi recuperarono in parte una situazione per molti versi compromessa. Poi venne un nuovo governo Berlusconi e la crisi finanziaria: Tremonti e Berlusconi hanno fatto finora tanti annunci e molta propaganda, non mantenendo le promesse fatte in campagna elettorale e raccontando agli italiani anche frottole: prima hanno negato che ci fosse la crisi, poi hanno detto che non toccava l’Italia, poi che era una crisi solo finanziaria, poi che i nostri conti erano in ordine e non c’era bisogno di alcuna manovra, e ora ecco la stangata. Tremonti e Berlusconi hanno fatto i furbi spostando il peso maggiore dei tagli (40 miliardi) al 2013 e al 2014, cioè dopo le elezioni, quindi sul prossimo governo (di centrosinistra?), e sulle spalle degli elettori che non potranno più punirli nelle urne. La stessa prassi adottata nel 2006, quando lasciarono in eredità ai governi di centrosinistra lo scalone previdenziale e il “concordato di massa” (condono).

b) L’AMARO CALICE

1) Sanità:

- I super ticket tornano già dall’anno prossimo: 10 euro sulla specialistica ambulatoriale e 25 su prestazioni di pronto soccorso non seguite da ricovero. Così il governo mette le mani nelle tasche degli italiani più deboli, i malati cronici e gli anziani, senza risolvere il problema del disavanzo, perché è solo una goccia in mezzo al mare. Il diritto alla salute sancito dall’articolo 32 della nostra Costituzione viene dunque messo seriamente in pericolo, mentre non si tagliano gli sprechi, né le gestioni disinvolte e gli ospedaletti sorti solo per dispensare posti a destra e a manca, che non garantiscono i codici rossi, ma a malapena quelli bianchi. In particolare il ticket sul pronto soccorso grava soprattutto su chi utilizza le strutture pubbliche e subisce la mancanza di strutture territoriali di medicina che operino 24 ore su 24 e su tutto il territorio nazionale.

- dal 2014 sono previsti nuovi ticket sui farmaci e sulle prestazioni sanitarie, compresi i ricoveri

- Nel 2014 si arriverà a quasi 10 miliardi di tagli nella sanità, sommando 3,2 miliardi nel 2013 e di altri 6,5 l’anno successivo, con un finanziamento per il 2013 e 2014 che verrebbe incrementato al di sotto del PIL nominale e che quindi non coprirebbe nemmeno l’inflazione: è vergognoso, dal momento che la spesa sanitaria in Italia è già più bassa della media UE e dei paesi OCSE.

- Privatizzata anche la Croce Rossa il cui personale a tempo indeterminato sarà posto in cassa integrazione e i precari licenziati a fine anno

2) Pensioni:

- Per le pensioni tra 18.300 e 30.500 euro (tra i 1.400 e i 2.300 euro LORDE al mese) la rivalutazione si riduce al 45%: un taglio drastico inaccettabile che si rovescerà sui ceti medio-bassi. Si sta parlando di pensioni intorno ai mille euro, che sono le pensioni degli operai professionali dopo 40 anni di lavoro, degli impiegati, dei tecnici, le cui pensioni già subiscono la mancata rivalutazione rispetto all’inflazione effettiva; che fanno a tirare la fine del mese e che spesso devono proteggere figli che non trovano il lavoro. È un’ingiustizia inaccettabile!

- Per tutti ci sarà un innalzamento dell’età di pensionamento a partire dal 2014 (un anno prima del previsto) di tre mesi ogni tre anni, in relazione al previsto aumento dell’aspettativa di vita.

- Si lavorerà più anni: dal 2020 ci vorrà un mese di più, ossia 60 anni e un mese, per consentire alle donne che lavorano nel settore privato di andare in pensione. I 65 anni verranno raggiunti nel 2032. Il ministro Sacconi, che diceva di non voler colpire le pensioni, ha allungato di anno la finestra per andare in pensione, ha introdotto e anticipato di un altro anno il collegamento alle aspettative di vita, ha aumentato a 65 anni l’eta’ pensionabile alle donne della P.a. senza ridistribuire i risparmi promessi, e ora introduce la stessa norma anche nel settore privato.

3) Pubblici dipendenti:

- Colpiti in maniera devastante attraverso un nuovo e quindi pesantissimo blocco dei rinnovi contrattuali nazionali e integrativi fino al 2014 e il congelamento degli scatti

- blocco totale delle assunzioni, a eccezione dei corpi di polizia, del corpo nazionale dei vigili del fuoco, delle agenzie fiscali e degli enti pubblici non economici. Il blocco delle assunzioni si traduce nello stop alle stabilizzazioni dei precari, visto che di nuovi concorsi non se ne parla nemmeno, e quindi nel completo e definitivo licenziamento di tutti i lavoratori precari della P.a.. Bloccare il turn over nella Pubblica amministrazione e quindi ad esempio nella sanità, crea inoltre delle gravi disfunzioni in settori già ben oltre il limite della mancanza di personale, medico e paramedico

- odiosa cancellazione, per legge, delle sentenze passate in giudicato favorevoli ai lavorati pubblici e riguardanti passaggi di livello, trasformazione a tempo indeterminato di rapporti di lavoro precario

4) tagli a Regioni, Comuni e Province

- Non sanno governare e scaricano sugli Enti locali 9,5 miliardi di tagli ai trasferimenti, generando un forte allarme sul funzionamento prossimo venturo di servizi come asili nido, assistenza agli anziani e trasporti pubblici, e provocando aumento delle tasse locali come l’IRPEF, alla faccia del tanto decantato federalismo.

- Per i precari assunti indirettamente da enti locali, tramite cooperative, agenzie, associazioni, fondazioni e tutte quelle strambe invenzioni che sarebbero da chiamare privatizzazioni ma sono state riverniciate col più mite termine di “sussidiarietà”, si prospettano coltellate indirette ancora più pesanti: saranno subito loro, e non i tempi indeterminati, a subire gli effetti dei tagli ai trasferimenti ai comuni.

5) Scure sulla scuola

- Le scuole materne, elementari e medie saranno raccolte in istituti unici. Saranno quindi soppresse le istituzioni scolastiche autonome costituite separatamente da direzioni didattiche e scuole secondarie di primo grado. Gli istituti comprensivi per acquisire l’autonomia dovranno essere costituiti con almeno 1.000 alunni, ridotti a 500 per le istituzioni site nelle piccole isole, nei comuni montani, nelle aree geografiche caratterizzate da specificità linguistiche. Queste misure determineranno un sovraccarico di lavoro in primis dei dirigenti scolastici che, invece di vigilare sulla sicurezza degli studenti a loro affidati, dovranno fare la spola da un plesso all’altro delle numerose scuole a loro affidate senza poter neanche più contare sul supporto dei vicari perché a questi ultimi viene negata la possibilità di godere dell’esonero o semi-esonero dall’attività di insegnamento. Chi opera all’interno delle segreterie poi dovrà gestire i rapporti col personale e gli studenti non più di una sola scuola. I docenti infine, invece di concentrarsi sulle strategie didattiche e l’aggiornamento professionale, attività ritenute evidentemente sacrificabili da questo governo, saranno costretti ancora di più a svolgere quelle mansioni burocratiche normalmente affidate al personale ATA (come compilazione di pagelle e documenti vari) per consentire il funzionamento, altrimenti compromesso, degli istituti presso cui sono in servizio

- Cattedre bloccate: a decorrere dall’anno scolastico 2012/2013 le dotazioni organiche del personale docente, educativo ed Ata della scuola non devono superare la consistenza delle relative dotazioni organiche dello stesso personale determinata nell’anno scolastico 2011/2012.
- Insegnanti di sostegno: l’organico degli insegnati di sostegno, attribuito alle singole scuole o a ‘reti di scuole’, dovrà prevedere in media un docente ogni due alunni disabili. È l’aspetto più deprecabile di questa manovra perché consiste nel subdolo tentativo di limitare ulteriormente il diritto allo studio degli alunni disabili e non: viene infatti soppresso il tetto di 20 alunni per classe in presenza di uno studente disabile e vengono invece imposti gli stessi limiti delle classi senza disabili; quegli stessi limiti che hanno portato alla formazioni di classi con oltre 30 alunni. Se il testo della manovra rimarrà il medesimo della bozza che circola in questi giorni, sarà norma trovare classi con disabili e più di 30 alunni. Questo governo pensa di poter trasformare un insegnante ordinario in insegnante di sostegno, attivando un semplice corso di formazione; tale iniziativa è esclusivamente spinta dall’esigenza di utilizzare il personale docente in esubero per coprire gli incarichi di sostegno ed evitare così di riconfermare i precari in possesso di titoli specifici per affiancare alunni con comprovate difficoltà.

E’ vergognoso che la prossima manovra di 44 miliardi contenga ancora dei tagli a settori di interesse collettivo già così pesantemente colpiti da precedenti manovre. Il rischio che stiamo correndo è quello di vivere in un Paese in cui i servizi essenziali e le istituzioni fondamentali non siano più considerati un bene comune da garantire e tutelare, ma un fardello di cui lo Stato debba liberarsi, magari per lasciare spazio, in un momento non troppo lontano, a iniziative di speculazione di qualche intraprendente cordata di imprenditori.

7) Spesa pubblica ridotta all’osso

- Nonostante la Corte dei Conti proprio due giorni avesse affermato che in Italia la spesa pubblica è ormai stata già tagliata al limite delle possibilità di funzionamento del sistema, dal 2012 parte il ciclo di ’spending review’ mirata alla definizione dei fabbisogni standard propri dei programmi di spesa delle amministrazioni centrali dello Stato. In caso “di omessa trasmissione dei dati” sulla revisione della spesa “senza motivata giustificazione entro il termine previsto nella richiesta, l’amministrazione competente riduce la retribuzione di risultato dei dirigenti responsabili” del 2%.

8) Riduzione incentivi per le fonti rinnovabili

- Alla faccia del voto referendario recentemente espresso dagli italiani, dal prossimo anno, dovrebbe scattare una riduzione del 30% degli incentivi per le rinnovabili, che non sono un lusso ma un investimento sul futuro: nei prossimi dieci anni potrebbero portare 2,5 milioni di posti di lavoro.

9) Aumento dei contributi ai precari,

- per i co.co.co, e i contratti a progetto ecc. si profila l’ennesima fregatura, visto che non servirà a dare nemmeno 300 euro al mese di pensione mensile ai precari che a 70 anni saranno ancora in vita. I contributi risucchiati dal 12,5% della retribuzione nel 1999 sono quasi triplicati in meno di 15 anni. Le trattenute dal 27,5% attuale passeranno al 33% della retribuzione. L’aumento secco è del 5,5%. A mettere i soldi non saranno certo le imprese ma i precari a progetto che vedranno ridursi della stessa cifra i loro compensi mensili.

10) Tassa sui ricorsi.

- Presentare ricorso presso le commissioni tributarie potrà costare fino a 1.500 euro. Secondo la bozza per i ricorsi avanti le Commissioni tributarie provinciali e regionali è dovuto il contributo unificato nei seguenti importi: 30 euro per controversie di valore fino a 2.582,28 euro; 60 euro per controversie da 2.582,28 e fino a 5.000 euro; 120 euro per controversie di valore superiore a 5.000 euro e fino a 25.000 euro; 250 euro per controversie di valore superiore a euro 25.000 e fino a 75.000 euro; 500 euro per controversie di valore superiore a 75.000 euro e fino a 200.000 euro; 1.500 euro per controversie di valore superiore a euro 200.000

11) Ridicola riduzione dell’imposta per i giovani sotto i 35 anni che decideranno di costituire una nuova attività imprenditoriale: una misura ridicola, se non fosse tragica: quanti sono i giovani sotto i 35 che hanno la possibilità di intraprendere un’attività imprenditoriale? La maggior parte a quell’età vive ancora coi genitori perché non ha lavoro né soldi per farsi una famiglia in una propria casa!

12) La casta allarga il giro

- Si prevede un “accesso più facile al settore delle professioni”, MA ESCLUSI “i notai, gli architetti, gli ingegneri, i farmacisti e gli avvocati”. Non si capisce quali professioni restino, tra quelle da liberalizzare, salvata la rendita di queste corporazioni più potenti.

13) Liberalizzazione degli orari dei negozi nei festivi nelle città turistiche: una norma anche questa che fa già molto discutere i sindacati, per i disagi provocati ai dipendenti: gli esercizi commerciali non saranno più tenuti a rispettare gli orari di apertura e chiusura, la chiusura domenicale e festiva e la mezza giornata di chiusura infrasettimanale.

14) Dismissione del patrimonio abitativo ex Iacp

Il governo per far cassa torna alla carica con la vendita del patrimonio pubblico ex Iacp mediate accordo di Comuni e Regioni entro il 31 dicembre 2011: proprio ora che c’è bisogno di alloggi per le classi più disagiate, tant’è che 600mila domande di famiglie aventi diritto giacciono inevase.

15) Vergognose norme sulla giustizia

- La manovra economica è vergognosamente usata come cavallo di Troia, per introdurre da una parte una norma che sospende il risarcimento per il Lodo Mondatori, dall’altra per risuscitare il processo breve, o norme simili: sono disposizioni di carattere processuale, che nulla hanno a che vedere con la manovra, rischiano di comportare un rilevante esborso per l’erario e costituiscono una furbizia ad personam per salvare, oltre la casta, l’Impunito numero uno. Tutto questo nonostante 27 milioni di cittadini abbiano detto con il referendum del 12 e 13 giugno che non ne vogliono più sapere di leggi ad personam.

14) Riduzione del Fisco? Col fischio!

- la delega fiscale dovrà riformare il fisco…. nei prossimi tre anni, cioè nel futuribile. Se la storia insegna, anche questa riforma resterà nel libro dei sogni, come i due precedenti tentativi di Tremonti. La proposta delle tre aliquote in effetti comporta una riduzione sensibile delle tasse per i redditi alti: chi ora paga il 43 per poi pagherà il 40%, con conseguente e ulteriore nocumento per la giustizia fiscale e le entrate dello Stato. I redditi medio-bassi, invece, se avranno un minimo vantaggio, sarà annullato dalla decisione del governo Berlusconi di aumentare l’Iva sui beni di largo consumo (abbigliamenti, calzature, telefonia ecc).

Le risorse per finanziare questa riduzione fiscale saranno recuperate soprattutto dalla eliminazione e dalla razionalizzazione delle detrazioni: dunque ancora una volta il Governo di destra con una mano dà e con l’altra prende 2 volte. Inoltre Tremonti intende finanziare la cosiddetta “riforma fiscale” prendendo risorse dall’assistenza: dietro termini come “riqualificazione” e “riordino” si sottraggono risorse da tutte le forme di sostegno socio assistenziale, sanitario o previdenziale quali ad esempio l’indennità di accompagnamento il sostegno all’invalidità o i trattamenti pensionistici di reversibilità

- si annuncia la nuova tassa di servizio, una imposta unica sui servizi,
una sorta di superbollo, che ingloberà sette prelievi (di registro; ipotecarie e catastali; di bollo; sulle concessioni governative; sui contratti di borsa; sulle assicurazioni; sugli intrattenimenti).

15) Tassa sulla finanza? Sparita!

- Ha strepitato talmente forte la “Finanza Nimby” che nella manovra economica di Tremonti è scomparsa la mini-tassazione dello 0,15% sulle transazioni finanziarie esclusi i titoli di Stato. Un vero peccato: avrebbe portato nelle casse pubbliche 3,6 miliardi di euro, più di quanto verrà rastrellato sulle pensioni. Al suo posto ci sarebbe semplicemente un aumento dell’imposta di bollo già ora applicata al deposito titoli. Saltata anche la tassa del 35% sulle transazioni delle banche e nella manovra del Governo viene ora ipotizzata un’imposta addizionale sul trading finanziario (forse del 7%).

16) Centinaia di milioni per le sciagurate missioni di guerra

- Non mancheranno i 700 milioni di euro per la proroga delle missioni internazionali nel 2011. Inutile e gravoso per i cittadini consumatori il salasso degli interventi sulle accise sulla benzina per finanziarie guerre sciagurate e dispendiose.

17) Riduzione dei costi della politica? Rinviati!

- una Commissione guidata dal presidente dell’Istat, studierà la questione, e proporrà gli interventi che dovranno ispirarsi alla prassi europea; comunque “non saranno
intaccati i diritti acquisiti”, ha precisato il Cavaliere, e i risultati dell’indagine, secondo Tremonti, diventeranno efficaci solo nella prossima legislatura. Quindi, mentre il paese si prepara ad affrontare una stangata senza precedenti, la Casta continua a farla franca.

- riduzione degli stipendi dei parlamentari (ma solo a valere dalle prossime elezioni), limitazione delle auto blu (ma solo ad esaurimento del parco macchine attualmente in circolazione). Ci sarà l’”election day”, cioè l’accorpamento delle elezioni politiche ed amministrative, con esclusione però dei referendum

c) UNA MANOVRA DIVERSA È POSSIBILE….

1) Tagli ai costi della politica in modo drastico: secondo recenti stime, ogni anno i costi della politica, diretti e indiretti, ammontano a circa 18,3 miliardi di euro, a cui occorre aggiungere i costi derivanti da un “sovrabbondante” sistema istituzionale quantificabili in circa 6,4 miliardi di euro, arrivando così alla cifra di 24,7 miliardi di euro. Sono oltre 1,3 milioni le persone che vivono direttamente, o indirettamente, di politica: 145 mila tra Parlamentari, Ministri, Amministratori Locali di cui 1.032 Parlamentari nazionali ed europei, Ministri e Sottosegretari; 1.366 Presidenti, Assessori e Consiglieri regionali; 4.258 Presidenti, Assessori e Consiglieri provinciali; 138.619 Sindaci, Assessori e Consiglieri comunali. A questi vanno aggiunti gli oltre 12 mila consiglieri circoscrizionali (8.845 nelle sole Città Capoluogo); 24 mila persone nei Consigli di Amministrazione delle 7 mila società, Enti, Consorzi, Autorità di Ambito partecipati dalle Pubbliche Amministrazioni; quasi 318 mila persone che hanno un incarico o una consulenza elargita dalla Pubblica Amministrazione; la massa del personale di supporto politico addetto agli uffici di gabinetto dei Ministri, Sottosegretari, Presidenti di Regione, Provincia, Sindaci, Assessori Regionali, Provinciali e Comunali; i Direttori Generali, Amministrativi e Sanitari delle ASL; la moltitudine dei componenti dei consigli di amministrazione degli ATER e degli Enti Pubblici.

Fare politica deve diventare un mestiere come un altro, limitato nel tempo, non un privilegio strapagato. Dunque vanno eliminati i vitalizi ai parlamentari nazionali e regionali, dimezzato il numero dei parlamentari con legge costituzionale, eliminati i rimborsi elettorali ai partiti e le spese elettorali, eliminate le Province, rivisiti i bilanci delle authority, che prendono i soldi da quelli che controllano ma li utilizzano solo per le casse dello Stato. Vanno rivisitate anche talune authority che producono più carta che controlli. Ci dev’essere una forte riduzione delle auto e dei voli blu.

2) Pubblica amministrazione: Eliminazione degli arbitrati e blocco delle consulenze e degli incarichi esterni, per riportare l’attività della Pubblica amministrazione all’interno della P. a., perché nel 99% dei casi le consulenze servono solo a sistemare qualche trombato alle elezioni e qualche trombone, o per fare uscire in modo formalmente lecito denaro dalla pubblica amministrazione e dall’erario. Divieto di assunzioni di dirigenti esterni alla PA. Amministratore unico per le società e gli enti partecipati dagli enti territoriali (gli attuali 4500 membri dei consigli sono spesso amici degli amici, trombati alle elezioni, e fonte di clientelismo). Obbligo unione tra comuni con meno di 20.000 abitanti. Per la riduzione della spesa della Pubblica amministrazione vanno anzitutto soppressi i finanziamenti per il ponte sullo stretto di Messina. L’idea che ogni Regione si faccia il suo palazzetto di rappresentanza in giro per il mondo sembra proprio uno sperpero: non va eliminata la promozione, ma fatta dentro al Parlamento, anche europeo.

3) Riduzione delle spese militari che ammontano a trenta miliardi l’anno, secondo l’Istituto internazionale per le ricerche sulla pace di Stoccolma. Vanno tagliate le missioni all’estero che portano la guerra oltre i nostri confini in spregio della Costituzione (ritiro da Afghanistane che costa 700 i milioni annui, e da Libia per la quale sono già stati spesi 500 milioni di euro), diminuite le spese per i sistemi d’arma (caccia bombardieri Eurofighter ecc), soppressa Difesa spa, dotata di un sistema di amplissimo potere integralmente sottratto ai controlli di legalità e legittimità.

4) Tassazione della Finanza e dei grandi patrimoni: in Italia il 10 per cento delle famiglie detiene il 47% della ricchezza nazionale: è sensata dunque una tassa ordinaria e permanente sulle grandi ricchezze ispirata al modello francese, con una previsione di imposta mediamente dell’1% a carico delle famiglie che abbiano una ricchezza superiore agli 800mila euro (colpirebbe solo il 5% della popolazione secondo la CGIL e potrebbe generare un gettito di circa 15 miliardi di euro ogni anno). Altri provvedimenti: tassazione del 20% per le rendite finanziare (esclusi i titolo di Stato), riduzione della deducibilità per le banche, aumento dei canoni di concessione, riduzione delle agevolazioni fiscali con l’esclusione di quelle relative a casa, famiglia, lavoro e pensioni; tassazione sulle transazioni finanziarie internazionali dello 0,05%, come lo stesso Parlamento europeo ha indicato; equa tassazione sui patrimoni immobiliari; contributo di solidarietà del 7,5% sui capitali regolarizzati tramite lo scudo fiscale

5) Lotta all’evasione fiscale e all’elusione tramite nuovo redditometro,
tracciabilità dei pagamenti dei professionisti, elenco di clienti e fornitori, trasmissione telematica all’Agenzia delle entrate dei corrispettivi giornalieri da parte delle imprese esercenti il commercio; compensazioni effettuate dai titolari di partita IVA.

CONCLUSIONE.
È mancato a questo Governo il coraggio di intaccare i privilegi. La destra ha avuto paura di disarticolare il blocco sociale che la sostiene, e quindi ha deciso una stangata che risponde alla logica del rigore a senso unico, mettendo le mani in tasca ai soliti noti.

Tremonti e Berlusconi non sono stati in grado di fare interventi strutturali per la crescita, e hanno fatto una manovra depressiva e di tagli che avrà riflessi negativi anche sui consumi e per tutta l’economia quindi anche sugli stessi conti pubblici.

La manovra è attesa dal 25 luglio in aula alla Camera: si spera che l’opposizione non dorma e sfrutti l’occasione per far cadere finalmente questo nero governo.

Franco Pinerolo

I commenti sono disabilitati.