“Vegetarismo d’assalto, animali d’allevamento, scienza veterinaria e dispiaceri della carne..” – Lettera aperta, senza peli sulla lingua, sulla vita umana al naturale!

Ante Scriptum

Da quando l’Espresso ha pubblicato un articolo sui “dispiaceri della carne” e sul sistema di allevamento industriale e sui relativi controlli sanitari ne è seguita una polemica sui pro e contro dell’alimentazione vegetariana o carnivora. Ho ricevuto una lucida lettera da un addetto ai lavori che propugna una via di mezzo: “l’alimentazione ed il vivere  naturale”… Paolo D’Arpini

“Come anche la guerra ha un suo senso, forse ce l’ha anche l’allevamento intensivo….. ed a volte anche una sua bellezza… Vedere per credere a chi ha occhi per vedere…”  (Moi Moi)

Caro Paolo,

ti mando questo  breve commento all’articolo “I dispiaceri della carne” (apparso  sul settimanale L’Espresso – espresso.repubblica.it/…/i-dispiaceri-della-carne/2131281 ) e alla diatriba che ne è seguita e che forse avrà ancora qualche strascico.

Come ti dissi, io, essendo pubblico ufficiale, non posso dire cose in contrasto con quella che è la “linea” del Servizio che io, meritatamente o immeritatamente, svolgo (Danilo D’Antonio docet), anche se posso, in privato, e a volte anche in pubblico, ma a rischio di fare la figura di quello che sputa nel piatto in cui mangia o di quello che predica bene e vorrebbe razzolare male, dire quello che penso.

Quello che penso parte sempre più indietro a quando si viveva in modo semplice e naturale, ma non per questo meno appagante (tranne per chi a 9 anni doveva fare la guardia alle pecore per tirare avanti – ma che genitori o che situazione aveva quella persona? Mia nonna a 9 anni faceva la sfoglia e badava ai fratelli, ma in campagna ci andavano suo padre e sua madre! Sempre molto meglio che badare solo alle pecore).

Mi sembra di pensare e di dire sempre le stesse cose, ma così è….

Ormai ci siamo fatti prendere da un ingranaggio che si autoalimenta e non mi sembra che ancora ci sia abbastanza coscienza per cominciare almeno a scardinarlo, ammesso che l’essere umano lo voglia.

Una volta si viveva in una comunità piccola o piccolissima, i mezzi di produzione erano limitati, ma si aveva comunque bisogno di soddisfare i bisogni essenziali che sono simili a quelli degli animali, in fondo: mangiare, bere (nutrire il corpo), tenersi puliti, proteggere il corpo, avere un riparo, riprodursi e allevare la prole, preparandola per la vita. Da sempre l’uomo, poi, a differenza degli animali ha avuto l’estro di manifestare qualcosa di altro, la sua intima natura, con mille mezzi, la musica, la scrittura, la scultura, la coltivazione di piante ornamentali, dando manifestazione all’amore per il bello (e possibilmente buono).

Per svolgere queste attività non ci sarebbe bisogno di altro che di quello che la Natura (quella che io considero la Madre) ci ha dato: mani, braccia, gambe, occhi, voce, terra, acqua, aria, fuoco, legno e tutte le loro combinazioni possibili.

Ognuno era capace di fare diverse cose e pur nella divisione dei compiti all’interno della comunità, la sopravvivenza nella singola famiglia o meglio ancora nella comunità, era garantita, a parte durante le calamità naturali.

La divisione dei compiti e l’industrializzazione (di cui la catena di montaggio è l’emblema più disumano e tragico) ha portato alla contrapposizione tra gli esseri umani, alla sostituzione del baratto con la moneta e alla tendenza a far valere sempre di più il proprio lavoro o il proprio servizio a discapito di quello degli altri………….

Faccio un’ipotesi assurda, quasi fantascientifica: se un allevatore, un piccolo allevatore (12 bovini all’ingrasso, per esempio) sapesse che allevando un bovino per 30 mesi durante i quali consuma un tot di quintali di foraggio, acqua e altri beni di produzione  può avere in cambio, che so, un armadio fatto dal falegname del stesso paese, che conosce e del cui lavoro ha fiducia, non avrebbe bisogno di imbrogliare.

Non ci sarebbe bisogno di tutto questo sistema di controlli (veterinari e non).

Una volta c’era una pubblicità molto acuta che diceva : “La fiducia è una cosa seria che si da alle cose serie”…. pochi produttori si azzarderebbero oggi a fare una pubblicità del genere, la fiducia è una condizione che raramente si ha e si da e sembra quasi che i mezzi di stampa non facciano altro che sobillare la non- fiducia dei consumatori verso i produttori, probabilmente per fare in modo che questo sistema di controlli, costosissimi, tra l’altro, si mantenga in vita continuando a vivere su se stesso, dandosi la motivazione della necessità della propria esistenza. Quindi, alla fin fine, quell’articolo, è stato funzionale al mantenimento del sistema e allora……….. anche in questo caso “muoia Sansone con tutti i filistei”?

Ci sarebbero altre cose, ma dovrei spremermi, sul discorso vegetariano e non vegetariano, ma  di quello te ne occupi già tu, e poi, il discorso non si applica solo all’allevamento, ma a tutto il sistema economico-produttivo e poi, non so, non sono un economista. Caro Paolo… la strada verso la verità  è fatta anche di buche e di rami posti di traverso e fra inciampi e cadute, si va….. dove si va? Chi mai lo sa?

Dr. Antonio Lamarca

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http://www.circolovegetarianocalcata.it/alimentazione-ed-ecologia/

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