Artaud, la bellezza del pensiero ed il teatro del grottesco: “UBU ROI” – di Milena Auretta Rosso

Lo spunto per descrivere grandi giochi di potere, in maniera estremamente semplificata, non semplice, ed estremamente incisiva nel pubblico.

Viene in mente di descrivere i grandi del nostro tempo, ambientandoli in un teatro di burattini, senza nemmeno farsi la domanda:” ma chi li manovra?”

Artaud sa benissimo che sono loro che manovrano.

Non vi vorrei, comunque, parlare di Artaud, anche se la sua famiglia sempre mi fece un po’ ridere, o per lo meno vidi in essa, il seme del teatro del grottesco.

Il padre, mi sembra un notaio, o qualcosa di simile, uomo di legge, decise di sacrificare tutto per la sua carriera, e ,nella provincia francese, sposò una donna ricchissima e bruttissima.

Tale donna, non solo era molto brutta, ma anche lesbica e le sue avventure con le dame, costrinsero il povero notaio a migrare da un piccolo centro all’altro della provincia francese.

Ad un certo punto nacque Artaud, il nostro Artaud, completamente omosessuale, così il padre era diviso tra gli scandali della moglie e gli scandali del figlio, da una migrazione all’altra.

Da un tale esordio nacque un modo particolare di vedere le cose , dove lo scandalo del potere si unisce nell’intimo di noi ad una profonda risata.

Poi, cominciai a viaggiare: la meditazione, in Asia, per anni.

In Nepal, mi capitò tra le mani, un libriccino di Artaud.

Artaud impazzì:  e là, in Asia mi fu chiaro tutto.

Se voi leggete Artaud, noterete che lui non si interessa al contenuto del pensiero, ma al pensiero stesso.

L’Europa ha sempre definito il pensiero con il contenuto del pensiero stesso: non vi è nessuna consapevolezza su questo argomento.

Artaud fu il primo.

L’Asia ha una cultura completamente differente da quella europea.

Base del pensiero asiatico è la meditazione: essa nasce in Asia, da ricordare.

Quindi si studia la mente, non già i suoi prodotti, non già i suoi pensieri.

Per l’Asia vi è una netta differenza tra il pensiero ed il suo contenuto, laddove noi vediamo solo quest’ultimo.

IL pensiero è il contenente dell’argomento, ed è quest’ultimo,l’argomento, che viene da noi europei definito pensiero.

Tutto questo parte dalla meditazione.

Dagli anni ‘settanta in poi, l’Europa , attraverso gli hippy, venne invasa dalla cultura asiatica.

Oggi giorno, moltissimi, tra noi ,europei, si sono dedicati alla meditazione, moltissimi alle arti marziali.

Quindi, ormai, sappiamo , in Europa, che la meditazione tende a crearti il vuoto nella mente, il non pensiero.

In questo troviamo la prima definizione tra mente e pensiero, dove la mente è il mare ed il pensiero sono le onde, increspature sulla mente create dal vento delle emozioni.

E questo è molto semplice ormai da capire.

La differenza tra pensiero e oggetto di pensiero, venne indagata da Artaud.

IL pensiero come il contenente, ecco l’oggetto di interesse; non il suo contenuto che per la cultura europea, assurge a unico, unica espressione della mente.

Il pensiero, cioè il modo di fabbricare il pensiero, che avrebbe contenuto l’oggetto, l’unico , quest’ultimo, di cui l’Europa parlava.

Il contenente, che non determina l’oggetto che esso contiene; potremmo pensare che il contenente possa essere determinato,esso stesso, dalle emozioni e dal momento.

Non ritengo che esso sia individuale: varia molto, da momento a momento e può essere lo stesso per pensieri differenti o diverso per pensieri simili.

Comunque Artaud impazzì.

Ero nell’Asia, questo problema, la mente, il pensiero, l’oggetto del pensiero, erano i miei problemi, vi dedicavo molto tempo.

Ed in quella, mi arrivò  Artaud, un autore, che già avevo amato molto, in Europa.

E lì, tra le mie mani, quel libricino, pensai alle vette.

Qualsiasi vetta, per quanto alta, si sgretola, se non ha un’ampia base. Così sono le montagne, così è l’Himalaya .

Artaud era una grande vetta, ma quale base aveva nell’Europa, nello studiare il pensiero, non il contenuto.

Quale base gli forniva la cultura europea, la mentalità europea,il modo di essere europeo, per avventurarsi , sù, in alto, a studiare il pensiero?

Nessuna: una vetta Artaud, senza la base. L’Europa non poteva essere la base della sua ricerca, dei suoi studi, e Artaud si sgretolò, impazzì.

Ed io lì, in un bar del Nepal, con un libriccino tra le mani, il mio fissare il vetro , davanti, io che avevo avuto le basi:l’Asia , per studiare il pensiero.

Artaud: Artaud mi ha parlato dell’Europa, della stretta connessione che esiste tra il singolo, tra colui che cerca, e tutti gli altri; di come essi formino il tetto, sul quale erigerò il mio sapere.

Senza di loro, esso è  sospeso in aria , ed io impazzisco, non posso nemmeno dire la mia mente.

La medicina naturale mi insegna che tutti gli organi vengono convogliati nel gioco della mente.

Non ho più voglia di scrivere; sto un momento con Artaud.  

 Milena Auretta  Rosso,  medico iridologo,  socia Avi

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