Vegetarismo, laicità di pensiero ed i doveri morali di uno Stato eticamente sano

“Lo stato ha il dovere di favorire lo sviluppo morale dei cittadini e di impedire tutto ciò che ostacola il progresso civile morale e spirituale dell’uomo”

Il vegetarismo come metodo per l’evoluzione sociale

         La cultura del carnivorismo preclude all’uomo lo sviluppo di quei valori morali e spirituali necessari a realizzare un mondo migliore, perché abitua l’essere umano a convivere con l’idea della sopraffazione del più debole a vantaggio del più forte; legittima la logica che indusse il razzismo a considerare gli schiavi, i negri, gli ebrei, esseri inferiori; avvalora la legge del più forte, cioè la stessa motivazione assunta dal criminale per giustificare i suoi delitti.

         Il carnivorismo reprime non solo il sentimento di compassione verso la sofferenza dell’animale, ma induce alla durezza del cuore e all’insensibilità l’essere umano verso i suoi stessi simili; inoltre impedisce all’individuo lo sviluppo del senso critico e la capacità di guardare agli effetti prodotti dalle sue stesse azioni.

         Quando il proprio piacere viene considerato più importante della sofferenza e della vita di un altro essere vivente l’uomo tende a giustificare un’azione delittuosa in vista di un presunto vantaggio personale. L’appagamento di un piacere, che va a danno di terzi, inclina l’individuo a soddisfare ad ogni costo le proprie esigenze personali, e questo gli preclude la possibilità di doversi uniformare a ciò che è giusto piuttosto a ciò che piace.

         Le false immagini di animali sereni al pascolo, “felici” di diventare alimento per gli umani, nascondono volutamente la tremenda realtà cui sono condannati gli animali durante l’allevamento, il trasporto e la macellazione. Questo occultamento della verità, questo presentare una realtà distorta, induce alla sonnolenza morale l’individuo e allo spegnimento del suo senso critico, piedistallo di tutte le tirannie.

         Ogni crimine, di cui l’uomo è capace di macchiarsi, scaturisce dall’insensibilità del suo cuore verso la  sofferenza altrui e soprattutto dal disprezzo del valore della vita in senso lato. Questo tende a spegnere la naturale repulsione dell’essere umano verso la violenza e preclude lo sviluppo della sfera emotiva e del sentimento di pietà: condizione imprescindibile per la realizzazione di un mondo migliore.

         La spontanea repulsione alla violenza specialmente dei bambini (ai quali in modo subdolo vengono indotti a mangiare gli animali che amano) indica chiaramente che questa è un’azione riprovevole, contraria ai valori morali della coscienza dell’uomo. Nessuno genitore farebbe assistere ai propri figli a ciò che accade nei mattatoi. E pochi mangerebbero la carne se dovessero uccidere con le proprie mani l’animale di cui poi mangiano a tavola.

         Vi è un legame profondo tra il causare violenza agli animali ed essere inclini alla violenza verso gli esseri umani. Da statistiche ufficiali risulta che il 34% dei criminali che hanno commesso violenze sui bambini hanno sperimentato la propria violenza sugli animali. Per contro difficilmente l’uomo nuocerebbe al suo simile se fosse educato alla gentilezza verso ogni essere vivente.

         Limitare la manifestazione del sentimento di compassione ai propri simili significa mutilare inevitabilmente la capacità espressiva della coscienza morale dell’individuo anche nei confronti degli uomini. Come potrebbe il primogenito essere giusto ed amorevole nei confronti di un suo solo figlio se venisse educato ad esercitare ogni crudeltà ed ingiustizia nei confronti degli altri componenti la famiglia?

         Non essere vegetariani significa agire da irresponsabili dal momento che chi mangia la carne oltre a predisporre il proprio organismo alla malattia, oltre a causare l’uccisione di animali innocenti per il proprio egoistico piacere, oltre a contribuire ad affamare qualcuno nel Terzo Mondo, inquina l’ambiente e distrugge la natura.      

         Per quanto suddetto ritengo che lo Stato abbia il dovere civile e morale di mettere al bando ogni attività incompatibile con lo sviluppo della coscienza morale dell’essere umano come è necessario sia sostenuto tutto ciò che favorisce lo sviluppo dei valori morali dell’individuo.

         Ritengo che lo Stato non debba consentire e tanto meno favorire attività contrarie al comune sentimento morale e che tutto ciò che causa sofferenza, privazione della libertà e morte ad esseri senzienti, come la vivisezione, la caccia, la pesca, l’allevamento di animali, la mattazione non debba essere consentito dallo Stato ma anzi che debba impegnarsi per il bene civile, morale e spirituale specialmente dei cittadini che operano in questi settori di poter svolgere attività sostitutive.

         Consentendo la diffusione e l’utilizzo del prodotto carneo lo Stato si rende responsabile dell’atrofizzazione non solo di tutti i danni correlati al consumo di carne ma della sensibilità dell’animo umano spontaneamente incline alla compassione e all’avversione verso la violenza esercitata sugli animali che necessariamente vengono uccisi. L’indifferenza verso il valore della vita  genera una mentalità di predominio del più forte sul più debole, di disprezzo nei confronti delle differenze formali componenti la vita e preclude lo sviluppo di una mentalità di pace, di non violenza, di rispetto, di condivisione, di benevolenza nei confronti degli stessi esseri umani. E come può l’uomo sviluppare in se stesso valori di giustizia, sensibilità e di altruismo se viene abituato a convivere con i campi di concentramento e di sterminio dei mattatoi alle porte di ogni agglomerato urbano i cui mezzi vengono sponsorizzati con il consenso dello Stato?

         Come l’obbligo di non nuocere, non fare apologia di reato o svolgere attività in contrasto con i principi di democrazia e di giustizia, essere vegetariani deve essere considerato non più una scelta personale ma un preciso obbligo morale per tutti, specialmente da coloro che sono al vertice del sistema.

         Per quanto suddetto lo Stato, e per lui i rappresentanti politici, religiosi, dell’educazione, dell’economia, della legge, del commercio, sono responsabili di generare, favorire e sostenere ignoranza, insensibilità, violenza e malattia delle persone: più l’essere umano è ignorante, violento e malato più può essere manovrato dai centri di potere: un meccanismo che di fatto impedisce l’evoluzione e quindi il bene integrale dell’uomo.

         Ma si sa, ogni popolo ha il governo che si merita e che solo da un rinnovamento della  coscienza individuale può nascere una società i cui rappresentanti siano realmente al servizio del bene collettivo.

Franco Libero Manco

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