Archivio di novembre 2009

Cronache, commenti, testimonianze ufficiali, memorie sul Circolo vegetariano VV.TT. di Calcata – “Il mangiar sano…”

Nella raccolta di memorie sull’epopea del Circolo VV.TT. ho ritrovato alcune pagine  di  vari libri sui  luoghi dell’Italia Naturale. Siccome il Circolo fu uno dei primi posti in cui si professava una “dottrina” vegetariana spirituale laica ed ecologista (termini quasi sconosciuti negli anni’80 quando sorse l’associazione) molti furono i riferimenti all’esperimento “anomalo” in corso  a Calcata.   

Anche la Guida Mondadori “Il mangiar sano” si è  interessata  di noi e  pubblicò una divertente pagina sul Circolo. (P.D’A)

Lazio. Calcata (Vt) – Circolo vegetariano VV.TT.
Ormai un po’ da per tutto si possono trovare stages per manager, per imprenditori, per venditori d’assalto e per tutta la bella compagnia; qui in provincia di Viterbo ci sono persino gli stages naturisti: diventa vegetariano in 48 ore.
“Questo non è un ristorante -ci dice il presidente del Circolo, Paolo D’Arpini- noi amiamo chiamarlo ‘punto d’incontro vegetariano’ in cui si può anche mangiare, come in un convento”.

E’ vero perché questo posto è proprio tutto meno che un ristorante. Insediatosi a Calcata, nella splendida valle del Treja, il Circolo VV.TT. (che sta per vege vege – tariano tariano) è una occasione originale per entrare in contatto diretto con la natura. Tra l’indiano e il francescano. I soci cucinano e servono in sala a turni stabiliti, come in un monastero indiano. Se partecipate ad una loro scampagnata i cibi che mangerete saranno quelli che siete riusciti a
reperire durante il giorno. Se vi fermate solo a mangiare aspettatevi frutta, verdura, legumi, tutto coltivato in zona o nell’orto. Anche il vino è del luogo: quello che c’è c’è, buono o cattivo secondo l’annata. L’acqua è quella di sorgente.

Tutto ciò può spaventare, è vero, ma può anche stimolare curiosità che la vita cittadina ci costringe a sopire. Semplice e candida povertà, si cucina, si serve e si mangia quello che c’è, in una sorta di fraterna condivisione. Dal pane integrale alle verdure stagionali. Gli animali sono sacri, quindi scordatevi la carne. I condimenti son fatti con le erbe raccolte personalmente nella valle e con qualche olio locale, naturalmente d’oliva.

Giudizio: MM VRPAFR – Commento: il Circolo esce troppo dagli schemi più classici di giudizio per poter rendere serena la votazione. Voto di mezzo quindi per salvare capra e cavoli. Con una avvertenza: non venite fin quaggiù per mangiare. Venite per ritrovare antichi ritmi. Spesso le sostanze più necessarie alla vita sono anche le più impalpabili.
Edizione 1991 – Guida Mondadori – Il Mangiar Sano

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Vegetarismo ed alimentazione naturale: “L’uomo è un animale? Sì… ma solo se mangia carne….” – Perorazione della causa vegetariana seguendo ragioni genetiche, anatomiche e salutistiche

Le caratteristiche interne del nostro organismo differiscono profondamente dagli animali onnivori. Gli occhi che guardano avanti e non ai lati, le mani prensili e delicate, non aggressive, il pollice della mano opponibile e concepito per raccogliere e trattenere nocciole e pomi; la dentatura adatta a masticare vegetali, semi e frutta; conformazione intestinale oblunga (12 volte la lunghezza del tronco).

Inoltre:

A) il sangue e la saliva umana sono alcaline e non acide (come nei carnivori-onnivori);

B) totale assenza nell’uomo dell’enzima uricasi, che serve a disintegrare il micidiale acido urico delle carni, mentre detto enzima è abbondante negli animali carnivori-onnivori;

C) scarsa presenza di acido cloridrico nello stomaco umano, e quindi difficoltà di disgregare le proteine animali, mentre tale presenza acida nei carnivori-onnivori è 10 volte più intensa;

D) forma del cranio arrotondata con i muscoli della faccia adatti a triturare; canini poco sviluppati, grandi molari adatti ai cibi duri, forma dei denti con incisivi, smalto molto spesso dei denti (l’uomo è l’animale con lo smalto più spesso adatto a mangiare cibi duri); pollice opponibile adatto a raccogliere frutti e semi, sedere grosso, intestino saccoluto, cioè a zone, a sacchetti adatto alla fermentazione di cibi vegetali;

E) le mandibole dell’uomo possono effettuare movimenti laterali e antero-posteriori;  la dentatura è bunodonta; formula dentale diversa; debole muscolatura dello stomaco.

L’uomo attuale, strettamente imparentato con il gorilla, lo scimpanzé, i gibboni e gli urang tang, appartiene alla classe dei mammiferi, all’ordine dei primati, alla famiglia degli ominidi, al genere homo, alla specie homo sapiens ed ha con questi in comune il 98 per cento del patrimonio genetico. E’ anatomicamente strutturato come questi che hanno infatti due mani e due piedi, niente coda, occhi che guardano in avanti, ghiandole mammarie sul petto, milioni di pori sudoripari nella pelle, pollice della mano opponibile adatto a raccogliere semi e frutti, apparato masticatorio come il nostro, canini poco sviluppati, grandi molari smussati adatti a triturare cibi duri e quindi  notevole spessore dello smalto, forma dei denti cuspidi arrotondati, incisivi ben sviluppati adatti a tagliare i frutti e i vegetali, inoltre ghiandole salivari ben sviluppate come le nostre, lingua liscia e non ruvida come i carnivori, saliva ed urina alcalina, stomaco con duodeno, l’intestino lungo 12 volte la lunghezza del tronco, la placenta è discoidale, il colon  convoluto: struttura anatomica praticamente identica alla nostra.

Il fatto che questi nostri parenti siano vegetariani indica chiaramente che l’essere umano non è stato strutturato dalla natura a mangiare la carne, e che non è, come alcuni sostengono, un animale onnivoro.

Baron Gorge Cuvier (1769-1832), uno dei maggiori naturalisti: “L’uomo sulle basi della propria struttura, è un mangiatore di frutta, della parte succosa dei vegetali e delle radici”.

Dr. Richard Lehne, anatomista: “L’anatomia comparata prova che la dentatura umana è totalmente frugivora e ciò è confermato dalla paleozoologia con documenti vecchi milioni di anni”.

Carolus Linnaeus (1707-1778), celebre botanico: “La frutta è il cibo più adatto alla bocca, allo stomaco, alle stesse mani dell’uomo, disegnate appositamente per raccogliere e mangiare frutta. Anche se il genere umano ad un certo punto della sua storia acquisì abitudini onnivore, millenni di onnivorismo non hanno cambiato di una virgola anatomia e la fisiologia del suo corpo”.

Girolamo Savonarola, celebre frate domenicano vegetariano, ci lascia un test per la valutazione della vera fame. “I veri onnivori e i veri carnivori, quando sono affamati, sono attratti istintivamente da animali e carogne che interpretano come cibo immediato. Questo non accade mai all’uomo. Il ribrezzo che ogni uomo normale e sano prova alla vista del sangue e di un cadavere è la prova della sua natura non carnivora”.

Franco Libero Manco

……..

Annotazioni aggiunte:

Mangiar carne: genera radicali liberi, leucocitosi, crisi enzimatica, carenza di vitamine, aumento di colesterolo, aumento del battito cardiaco, acidificazione del sangue, prelazione di calcio; causa malattie: uricemia, ipertensione, reumatismo, gotta, cancro.. accorcia la vita, rende aggressivi, abbassa le frequenze energetiche dei chakra, avvalora la legge del più forte, rende insensibili all’altrui dolore, degrada moralmente, preclude l’evoluzione dello spirito, si contrappone alle legge dell’amore e del “Non ammazzare”, causa sofferenza e morte agli animali, impoverisce economicamente, distrugge l’ambiente, inquina il pianeta, affama il Terzo Mondo…

Inoltre:

 

Chi mangia una sola bistecca di manzo consuma: 20.000 litri di acqua potabile, 1,5 litri di petrolio, 3 kg di cereali, 2 mq di foresta.

Oltre l’inquinamento dell’ambiente, l’enorme spreco di risorse umane ed economiche per far fronte alle malattie, oltre alla irrevocabile estinzione di migliaia di specie animali e vegetali, oltre…

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Sprazzi e schizzi di letizia affettuosa e gentile nei risvolti della vita quotidiana, ascoltando il silenzio interiore.. (con pensiero di Jiddu Khrishnamurti)

Sono appena andata a ritirare i tuoi pantaloni allargati, ricordi che ti avevo detto che mi ero trovata davanti una signora acida e scostante? E invece oggi è stata di una gentilezza  incredibile, mi ha trattenuto a chiacchierare e a fare considerazioni sul suo lavoro, sul  mio, sull’utilità di entrambi e ha ricordato i tempi in cui i suoi genitori erano piccoli allevatori e agricoltori e di tutte le cose che c’erano da fare in un’azienda agricola e di che mani d’oro avesse suo padre, che sapeva fare un po’ di tutto e vivevano, appena finita la guerra, con poco, ma con tutto l’indispensabile…….. Però il veterinario, di tanto in tanto lo dovevano chiamare. Quindi non avrai bisogno di far benedire i pantaloni, ammesso che ti vadano bene come misure.

Oggi, comunque, non so com’è (o forse si), mi trovo ad aver a che fare con persone tutte gentili e disponibili, dall’allevatore a cui sono andata a verificare le procedure di controllo dell’alimentazione del bestiame, spiegandogli, gentilmente, cosa doveva fare, alla signora della CGIL dove sono andata per farmi ricalcolare l’ICI che devo pagare sull’appartamento dei miei ora che l’ho affittato (noi comuni mortali abbiamo a che fare anche con queste cose così “tristi” e “aride”), al signore straniero che nello stesso ufficio ho fatto passare per chiedere informazioni e che mi ha ringraziato con un bel sorriso, ecc. ecc.

Ho quasi finito con la marmellata di pomodori verdi, a me sembra venuta squisita, alla faccia della modestia, anche se sa parecchio di limone. Manca solo la bollitura dei vasi. In più, oggi, quando sono tornata a casa all’ora di pranzo, ho trovato sullo stuoino della porta condominiale, un pettirosso, piccolino ma già ben sviluppato, che stava fermo fermo, col capino reclinato e gli occhi semichiusi. Ho pensato : questo qui muore, ma lo tolgo da qui, almeno se ne muore in pace invece di passare tra le grinfie di uno dei miei micetti, che sono grandi cacciatori (ogni tanto trovo una tortora spennata). L’ho preso, lui non si è mosso e l’ho messo, in casa, dentro a una gabbia ormai da tanto vuota, dove tenevo un pappagallino. Sul fondo ho messo un panno perché sentisse più calore. E’ stato lì un’oretta, poi è tornata a casa Viola, l’ho mandata in giardino a cercare qualcosa di commestibile per lui, è tornata con un lombrico secco che lui ha disdegnato, ma piano piano si è “ringalluzzito” e l’abbiamo subito liberato. E’ volato sicuro sulla siepe del vicino. Bene. E’ il primo pettirosso che vedo quest’anno. Sono bellissimi sulla neve e qui quando viene, ne viene anche tanta. (C.R.)

……………

Il silenzio  secondo  Jiddu Khrishnamurti

Il silenzio ha molte qualità.

C’è il silenzio fra due rumori, il silenzio fra due note e il silenzio che si allarga nell’intervallo tra due pensieri.

C’è il singolare, quieto, pervadente silenzio che si diffonde in campagna alla sera; c’è il silenzio nel quale si ode il latrato di un cane in lontananza o il fischio di un treno che arranca per una ripida salita; il silenzio che regna in una casa quando tutti sono andati a letto e il suo particolare risalto quando ti svegli nel cuore della notte e ascolti un gufo gridare nella valle; e c’è il silenzio che precede le risposte della compagna del gufo. C’è il silenzio di una vecchia casa abbandonata, e il silenzio di una montagna. Il silenzio di due esseri umani quando hanno visto la stessa cosa, sentito la stessa cosa, e agito.

Quella notte, specialmente in quella valle remota con le antichissime colline e i macigni di forma singolare, il silenzio era reale come la parete che toccavi, e tu guardavi dalla finestra le stelle luccicanti. Non era un silenzio autoprodottosi; non era perché la terra fosse quieta e gli abitanti del villaggio fossero addormentati, ma venivano da ogni dove, dalle stelle…

C’è il silenzio della mente che non è mai toccata da alcun rumore, da alcun pensiero o dall’effimero vento dell’esperienza. Questo è il silenzio innocente e pertanto infinito. Quando c’è questo silenzio della mente da esso scaturisce l’azione e questa azione non è causa di confusione o infelicità.

La meditazione di una mente che sia totalmente in silenzio è la benedizione che l’uomo sempre cerca……….

La mente meditativa scorre in questo silenzio, e l’amore é la via di questa mente. In questo silenzio c’è la beatitudine e il riso.

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“Dal Perù un progetto per realizzare un mondo migliore..” di Hernàn Huarache Mamani

“L’Amore non è una  professione…” (Saul Arpino)

Nel XXI secolo l’educazione ha bisogno di obiettivi chiari per insegnare ad amare se stessi e gli altri. Dovremmo renderci conto che i mali più grandi dell’umanità si verificano perché manca l’amore. L’uomo pacifico è quello che ha trovato l’armonia interiore amando se stesso e amando gli altri.

Tutta la conoscenza dovrebbe ruotare intorno all’amore perché esso è l’energia universale più grande e potente che permea e muove l’intero universo che siamo venuti a sperimentare.

Senza amore non c’è vita, c’è soltanto il vuoto, il caos, il disordine e la violenza.

Quando c’è amore, c’è magia, entriamo nel mondo della fantasia e dell’immaginazione, così possiamo attingere alla fonte della creatività. Bisognerebbe davvero offrire ai nostri figli un’educazione diversa da quella che abbiamo ricevuto noi.

Nei millenni e nei secoli scorsi la tradizione è servita a perpetuare l’insegnamento dell’amore, ma nell’era attuale della cibernetica, dove tutto cambia e muta a velocità impressionante, perfino la cellula familiare che serviva a espandere e sperimentare l’amore è stata smembrata. Occorrerebbe adottare un nuovo tipo d’insegnamento per amare.

Amare vuoi dire guarire. Vuoi dire dedizione. Vuoi dire ritrovare l’unità. Vuoi dire conoscere e soprattutto vuole dire essere semidei.

Senza amore l’essere umano continuerà a essere un bipede sulla terra. Potrà continuare a produrre macchine e a edificare città, potrà fare le costruzioni più grandiose, che soddisferanno la sua vanità, il suo orgoglio e il suo egoismo, ma in tal modo non rimarrà mai qualcosa di suo che vada al di là del tempo.

Sino a ora la nostra civiltà ha continuato il suo percorso tra lotte, guerre, schiavismo, sfruttamento e manipolazione. Siamo entrati in possesso di beni e servizi che ci permettono di risparmiare la forza muscolare, allungare il tempo e spostarci in qual-siasi luogo della terra.

Ma cosa abbiamo ottenuto? Siamo veramente felici?

Sembra che il destino dell’umanità sia di lavorare in modo accanito, con lo stress che ne consegue, e di vivere una vita che non è in realtà degna di essere chiamata tale.

In cambio di che?

Di una casa, una macchina, un po’ di quattrini in banca, una sicurezza?

Il senso del dovere, che è stato inculcato nella testa d’ogni persona, non serve a niente quando sopraggiunge l’ora della morte. A che serve aver fatto tanto e lavorato in modo esagerato, se non si è vissuta la vita?

È questa l’eredità che vogliamo lasciare ai nostri figli?

Spesso le persone anziane sulla soglia della morte dicono: “Se avessi quindici anni, ricomincerei in un modo diverso, farei tutto diversamente”.

Questa riflessione è stata lo spunto per far sorgere la prima Scuola della Vita e della Pace in Perù, in un piccolo paesino chiamato Pachacutek. Là, mattone dopo mattone, è stata costruita con tanto amore, da persone che ancora credono nell’amore, una scuola per i bambini.

Questa scuola è una sfida. Si propone di far compiere ai bambini un percorso educativo diverso da quello attuale.

In pedagogia si può educare con le regole, con la punizione e la paura, oppure con l’amore, la creatività e la fantasia.

Noi abbiamo scelto questa seconda via. Vogliamo far crescere uomini e donne che amino la vita al punto di viverla ogni giorno in modo totale e che, allo stesso tempo, non temano la morte.

Abbiamo pensato con fantasia, sognato un mondo migliore, un pianeta in cui la mano dell’uomo guidata dall’amore possa rendere la nostra terra un vero paradiso.

La dea dell’amore lo vuole. E noi che siamo i suoi devoti amanti la esaudiremo mettendo il nostro amore in ogni azione quotidiana. Ogni persona educata nell’amore potrà nel suo piccolo lavorare per creare un mondo migliore rispetto a quello attuale.

L’istruzione e l’educazione all’amore non dovrebbero mai essere un percorso in cui affidiamo ad altri i nostri figli per farli diventare delle pecore, ma, al contrario, dovrebbe essere il modo per renderli liberi e consapevoli che l’uomo per essere felice ha bisogno di vivere in armonia con se stesso e con la natura. La cosa più importante per i nostri figli è crescere in un clima di amore, tenerezza e soprattutto consapevolezza.

In questa prospettiva ideale devono svilupparsi le qualità umane della comprensione, della bontà e del perdono.

Cosicché lasciamo in eredità ai nostri figli e alle generazioni future l’idea che noi esseri umani sulla terra siamo fratelli e sorelle, guardiani degli animali, delle piante e della terra stessa, che viviamo sotto la protezione degli spiriti guardiani degli uomini e sotto la guida del divino, che ripartisce gli infiniti doni a tutti gli esseri viventi.

Che l’amore, la pace e la felicità siano con te, che hai scelto di educare e istruire con amore.

Hernàn Huarache Mamani

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Sinossi neuropsicofisiologica di Marina Salvadore: “A conclusione di un ciclo della vita con morte e rinascita sorge la comprensione che la coscienza della vita rende tutti immortali”

“Così  come è vero che le parole devono possedere quella carica energetica capace di far vibrare il DNA spirituale di ogni essere umano, è  anche vero che la scienza deve fornire gli strumenti affinché ciò possa essere …”. Queste più o meno le parole pronunciate da Paolo D’Arpini per introdurre l’incontro dell’8 novembre u.s. a Calcata.

 Infatti, le manifestazioni che si sono svolte a Calcata dal 31 ottobre all’8 novembre 2009, organizzate dal Circolo Vegetariano VV.TT e dall’Apai, si sono concluse domenica 8 con il Seminario su “Neuropsicofisiologia”, la scienza che rende giustizia alle infinite trasformazioni di energia che hanno consentito la nascita del nostro ecosistema, all’interno del quale deve prendere forza un grande progetto che vede la donna e l’uomo in armonia tra di loro per rendere giustizia a quei valori tutelati e difesi, anche con la propria vita, che rappresentano nell’evoluzione culturale la Dignità, nella certezza di un futuro dove deve “imperare” la Pari Dignità di tutti gli esseri dell’ecosistema.

Ciro Aurigemma ha aperto il Seminario con un breve excursus sulla nascita della Neuropsicofisiologia ad opera del prof. Michele Trimarchi che, partendo dall’integrazione delle varie discipline scientifiche, ha realizzato successivamente uno strumento formidabile capace di verificare istante per istante il valore sostanziale delle varie forme di energia che, come informazioni, vanno a modulare lo sviluppo della coscienza umana.

Michele Trimarchi ha reso tangibile la veridicità di tale scienza, mettendo in evidenza come ogni informazione può essere verificata nei suoi contenuti formali e sostanziali. Ha spiegato soprattutto come fin dal 1980, partendo dagli studi di R. Sperry, di Gazzaniga ed altri sui processi di lateralizzazione interemisferica, veniva dimostrato come la causa delle conflittualità intrapersonali, interpersonali, sociali e internazionali dipendeva da come gli emisferi cerebrali processano le informazioni, le emozioni, generando così uno sviluppo disarmonico della personalità.

L’emisfero sinistro, infatti, domina la personalità in quanto le informazioni che gli vengono date acquisiscono un potere nel cervello, obbligandolo ad una forma di competizione che annulla la verifica delle informazioni stesse, condizionando il comportamento a ripetere le informazioni, piuttosto che verificarne i contenuti.

Qualsiasi ragionamento sul piano logico-razionale può essere vero o fine a se stesso e allo stesso tempo nega il dinamismo della realtà.

L’emisfero destro identifica, con la sua genetica, i contenuti dell’informazione e integra sempre, in un processo dinamico, la realtà obiettiva ed oggettiva; ed è tale emisfero che permette all’umanità di comunicare le emozioni e le esperienze, che  sono sempre e comunque comprensibili dalla “logica” degli emisferi destri di tutti gli uomini della Terra.

Un tale sistema ha prodotto modelli di comportamento, ruoli e con tali mezzi abbiamo prodotto sistemi socio-economico-politici e religiosi che, nella maggior parte dei casi, non esprimono i contenuti e i valori espressi da tutti quegli uomini che hanno dato la vita per tutelare e difendere il valore della vita umana e dell’ambiente.

“Le mie teorie, disponibili sul sito dell’I.S.N. (International Society of Neurosychophysiology) – ha detto  Michele Trimarchi – mettono in luce come è possibile superare la conflittualità esistente tra la logica dell’emisfero sinistro e la realtà obiettiva ed oggettiva dell’emisfero destro con la presa di coscienza del proprio Io che deve sempre e comunque verificare le informazioni utilizzando il metodo dell’obiettività e dell’oggettività. L’obiettività è lo scopo per cui la cosa esiste. L’oggettività è la ricostruzione degli oggetti che è secondaria all’obiettività. L’obiettività produce coscienza e conoscenza e tale chiarezza permette all’Io di identificare la “verità” e creare un dialogo costruttivo ed evolutivo per se stessi e per la società in cui si vive.  Sarà  necessario dare priorità all’educazione per educare un Io che deve decidere, dopo aver verificato i propri progetti e le proprie azioni. Ed è questo l’augurio che faccio all’intera umanità”

Luciano Meschini ha spiegato come il medico fisiologico all’interno di ogni cervello opera istante per istante per mantenere in buona salute il proprio organismo. La Neuropsicofisiologia consente alla professione medica di rimuovere gli ostacoli che limitano l’opera del medico fisiologico attraverso un processo che mette in  condizione l’Io di esercitare, con la propria intelligenza, la rimozione di quei condizionamenti che alterano il rapporto fisiologico tra i valori espressi dal DNA e l’ambiente.

Maria Pia Sambataro ha affrontato senza mezzi termini il problema della conoscenza, mettendo in evidenza come gravi errori del passato vengono a tutt’oggi perpetuati soprattutto in campo psicopedagogico. Il condizionamento classico e il condizionamento operante dominano ancora in campo educativo e soltanto la Neuropsicofisiologia può finalmente consentire un salto evolutivo verso una educazione capace di produrre conoscenza e, quindi, coscienza. La Neuropsicofisiologia  può dimostrare la differenza che esiste tra istruzione ed educazione. Educare è possibile solo senza il condizionamento e ciò dà speranza ad una umanità che sappia decidere la propria vita e il proprio destino.

Marina Salvadore ha centrato il suo intervento sull’efficacia della Neuropsicofisiologia nel produrre con grande gradualità consapevolezza delle immense  potenzialità racchiuse nel proprio cervello. Il ritmo scandito dal suo intervento ha fatto sì che ognuno potesse verificare in se stesso le meraviglie di un mondo, sepolto dalle macerie e dai condizionamenti, che man mano che viene alla luce dà grande gioia e felicità alla vita di ciascuno. E con tale gioia ha stimolato i presenti ad aprire il dibattito che ne è seguito.

(Diario  redatto a cura di Marina Salvadore)

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