Archivio di novembre 2009

Era l’inizio della stagione del Topo. Una Scimmia, due Cinghialetti e una Cavalla si incamminarono in tarda mattinata verso la collina di Narce, anticamente chiamata Fescennium, ove sorse la gloriosa ed antichissima civiltà dei Falisci….

Quella che segue è la memoria redatta a più mani  dell’incontro fra 4 animali che liberano le proprie energie nella natura… durante la passeggiata del 22 novembre 2009,  a Narce, per festeggiare l’inizio della stagione del Topo  o Sagittario: ( Il programma era: http://www.circolovegetarianocalcata.it/2009/11/12/verso-la-notte-scura-scura-22-novembre-2009-inizio-del-periodo-piu-tenebroso-dellanno-ed-entrata-nel-segno-del-sagittario-o-del-topo/ 

Godetevi queste descrizioni da fiaba  e sappiate che è tutto vero!

Paolo D’Arpini

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Quattro animali a Narce

Una scimmia, due cinghialetti  e una cavalla si sono incamminati a tarda mattinata verso la collina di Narce (anticamente chiamata Fescennium) ove sorse la gloriosa ed antichissima civiltà dei Falisci….

La scimmia gioca in casa, parla parla e trascina gli altri dietro a se, la cavalla galoppa (con la fantasia) e i due cinghialetti seguono interessati e attenti, ogni tanto intervengono con acutezza di pensiero e sentimenti. Un leggero intoppo si delinea nell’attraversare il fiumicello Rio, bisogna camminare su un tronco stretto e un po’ scivoloso, l’acqua sotto non è fonda ma la cinghialetta si blocca, solo un attimo e l’allegra brigata è già dall’altra parte.

Se non fosse per i rombi delle moto che arrivano fin lassù, sarebbe un posto idilliaco: il bosco veste il suo manto con toni che vanno dal marrone dei tronchi al giallo aranciato delle foglie, ciclamini, bacche rosse, funghi e menta fanno capolino. Una farfalla (la “Vanessa del cardo” proveniente dal Nord Africa) prende il sole su un masso.

Animali e vegetazione non si infastidiscono l’un l’altro, anzi godono delle reciproche bellezze e della compagnia armoniosa.

Calcata si intravede tra i rami intrecciati, e nella particolare luminosità odierna appare quasi eterea, silenziosa e solitaria. Anche il tufo, materiale portante di tutta la sua struttura non è più così grigio ma si è dipinto di un tenue rosa antico.

In Cina questa è la stagione del Topo (dice la scimmia) che, trovando riparo nelle viscere della Terra, afferma: “Io miro ad abbracciare le vette ed a colpire il bersaglio con sicura fermezza..”.

In effetti ci si ritrova in vetta attorniati dalle altre colline, Monte Li Santi e Pizzopiede. Qui sono presenti delle cavità (antiche tombe) e la scimmia a mo’ del Topo si infila in quella piccola viscera dove viene immortalata con una bella foto.

E, poiché la scimmia parla sempre con allegria della morte (degli altri) viene presa un po’ in giro dalla cavalla  – supportata dal cinghialetto – con inquietanti racconti di pre-morte, la cinghialetta è un po’ perplessa “ma io sono ancora così giovane per trovare la morte allegra..” si emoziona, incespica e cade a terra. Una gran risata e si riparte verso la discesa.

Il cinghialetto  avvista le bacche di rosa canina e dice “ma queste si mangiano! le prendiamo?”, e la scimmia sorniona “si, si, se vuoi! ma qui le chiamano tappaculi”. Il cinghialetto molla immediatamente “l’osso”.

Tocca riattraversare il fiume. La scimmia propone di guadare dove il livello è più basso per compiere così anche il rito dell’acqua, la cavalla non si ritrae, i cinghialetti hanno preso gusto a fare gli equilibristi sul tronco e vanno in quella direzione. La scimmia e la cavalla si lasciano scivolare nell’acqua, un po’ gelidina per la verità, mentre sull’altra sponda 4 giovani fotografi osservano perplessi e incuriositi. La cavalla sembra leggere i loro pensieri e dice “su coraggio ditelo forte e chiaro: ma chi sono questi due matti?” Si stende un bel sorriso e loro son di là pronti a tendere la mano e  far   uscire così i due animali indenni, avendoli prima però immortalati per benino sulla pellicola, a memoria dell’evento quasi unico che gli è capitato di vedere (altrimenti come potranno credergli gli amici quando torneranno a casa e racconteranno della loro giornata a Calcata?).

E’ ormai tardi e i 4 animali hanno un certo appetito. Verdure, pane, frutta e dolci li attendono. Quale miglior fine dopo un’allegra avventura nel bosco?

Laura Lucibello

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Caro Paolo.  Rivederti è stato… E’ stato. E basta.
Ogni abbraccio scambiato nel fresco tepore mattutino di domenica è rimasto nelle foglie gialle, nell’odore di terra umida e nei funghi nascosti. E loro sanno conservare bene i segreti.
Io ricordo la Foresta di Licheni, nel nostro viaggio verso Narce. Ricordo quegli alberi bianchi e ritorti, chiazzati di muschio tentacolare verde acqua, che parevano anime immobili, congelate in un Giardino d’Inverno. Mi ricordo l’ardua traversata del rigagnolo, che se non avessimo avuto così tanta paura della fanghiglia avremmo attraversato d’un balzo… E invece no, abbiamo affrontato il Ponte Sospeso, quel tronco biforcuto addobbato di felci, scivoloso come la Morte che starnutisce. Però, che soddisfazione… (forse Laura ha ancora la foto di Ilaria che lo attraversa a quattro zampe) Momenti epici son questi…
Vero, Ilaria? Ora lo sappiamo bene: “A quattro zampe, si supera tutto…”. Basta mettercisi. Ma tra le perle di saggezza e le divagazioni storiche, che ci hanno rivelato l’inesistenza etnica del popolo romano (ah! Dannata storia fatta dai vincitori! Dannati Poemi Epici su commissione, giustificatori di false etnie!), io ho perso il filo, e mi sono ritrovato sulla cima della collina dove c’erano i resti di un’antica tomba. E la sensazione di disagio, quando poi tu ti ci sei infilato dentro, a sedere beato, che quasi mi è parso vederti sparire dietro un velo fosco.
E non mi scordo degli  stoppa-culi. Nossignore. Qualcuno doveva pur parlarne, come hai detto tu: “Ricordare è importante”. Non guarderò più una bacca di rosa canina con gli stessi occhi.
Ricordo anche la via del ritorno, così rapida -e meno ripida!- dell’andata, neanche avessimo imboccato un altro sentiero, non so se per l’esperienza o per la fame che ci ha messo le ali ai piedi…

E ricordo il cachi che ho assaggiato dal tuo albero, che sapeva di amicizia. E le verdure matte speziate, che sapevano di Mondo, mentre Laura parlava dell’avvento del Sesto Continente e del Nuovo Messia.
Io non so se ci sarà un sesto continente, o un nuovo messia. Ma se guardo il sole, penso che qualcosa di bello deve di certo arrivare. E forse, dopo che l’Uno ha tanto importato, dico forse, è giunto il momento in cui saranno i Tanti a fare la differenza…
 
…E allora dico: ”Tanti” cari salutiA Calcata, m’inchino…
 
Matteo Micci

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Tarocchi ed astrologia: “La temperanza del Sagittario…” – Siamo entrati nella stagione oscura, l’ultima fase dell’autunno prima del Solstizio invernale… secondo le carte di Angela Braghin questo è il momento della Temperanza

Lunario Paolo D'Arpini 23 novembre 2009

23 novembre 2009…  é giunta l’ora della Temperanza

Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto trasmuta. Ciò che è stato si ringiovanisce, e continua ad essere, perché sempre sarà.  L’azione dell’Arcano XIII si è conclusa e il cambiamento di stato è racchiuso e rappresentato dall’Arcano XIV, la Temperanza.

Dopo la lenta macerazione nelle profondità delle tenebre sotterranee, il seme libera il germoglio e la vita sboccia con nuove forme e nuovi colori. Dallo scheletro dell’Arcano senza nome, sboccia una creatura dalle fattezze angeliche: una donna alata che porta pace e salute mentre travasa un liquido da un’anfora all’altra. La creatura angelica rappresenta l’Eternità e travasa il fluido della vita, da un’anfora d’argento ( elemento lunare ed etereo) ad un’anfora d’oro ( elemento vibrante ed attivo).

Dopo la totale decomposizione, il corpo purificato si è trasformato ed è capace di volare in alto, come lo spirito che ne esce completamente rinnovato. Le ali dell’Eternità sono ripiegate, pronte a spiccare il volo, ma la scelta angelica è quella di restare a terra,appoggiato al creato. La posizione fisica in cui si trova ricorda che occorre pensare ai bisogni materiali ma anche a quelli spirituali, solo mescolando gli opposti con impegno ed attenzione si può restare sani e integri.

Le pupille della Temperanza sono illuminate di pura coscienza. Il suo è uno sguardo ceruleo, puro e sovrumano. Anche la fluente chioma della Temperanza è piena di luce divina come il suo sguardo, l’unico che possa aver visto lo sguardo di Dio. Indossa una lunga tunica rossa (incessante attività spirituale), coperta da un mantello azzurro (serenità animica) e foderata di verde (vitalità).

Il sigillo sulla fronte della Temperanza è un fiore di colore rosso, con cinque petali, che richiama la quintessenza. Il suo sigillo è il segno dell’armonia che accompagna l’opera della Temperanza, perché tutto avvenga nel rispetto della propria natura, secondo il proprio assenso e  tramite l’ispirazione divina, quindi senza nessun calcolo.

Il liquido che la Temperanza travasa da un’anfora all’altra consente di cancellare le contrapposizioni degli opposti e delle forze contrarie,permettendo una vera comunicazione. Le passioni sono attenuate e il fluido energetico scorre perché ci siano solo energie complementari in perfetto equilibrio affinché non si spenga mai il sacro fuoco della vita.

L’Arcano XIV richiama l’inizio di una nuova vita, quindi l’UNO e stretta è la sua analogia con il Bagatto, che con le mani gioca e crea. Infatti anche la posizione delle mani è la stessa: la mano sinistra in alto, la destra in basso. La Temperanza però piega la mano sinistra con dolcezza e offre un dono:se stessa.

Non cerca la potenza come fa il Bagatto con la sua bacchetta; le sue mani sono rivolte verso la stessa direzione, come le due anfore che svuota e riempie hanno la stessa inclinazione. La Temperanza è manifestazione di spirito e corpo (1+4) ma che ancora separati devono essere miscelati, scorrere l’uno verso l’altro (7+7) perché si possano animare tramite l’energia degli opposti (8+6) e dare così avvio al nuovo ciclo (10+4).

Corrisponde al segno zodiacale del Sagittario.

Angela Braghin

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“Esistono le vite precedenti?” – Una ricerca laico-scientifica sul fenomeno della reincarnazione o metempsicosi – A cura di Giovanna Lombardi

A chiunque di noi sarà capitato qualche volta di vedere una persona sconosciuta o entrare in un posto mai visto e avere la sensazione di conoscerli già. Si tratta del così detto déjà vu. Chi crede nelle vite passate non può fare a meno di chiedersi se quella persona o quel luogo appartengano a una vita precedente.

Questa idea appare bizzarra a noi occidentali, che siamo tanto razionali e tanto legati a questa nostra vita terrena dopo la quale, al massimo, ci potrà essere ad aspettarci solo il Regno dei cieli.. Nelle filosofie orientali, invece, la reincarnazione è comunemente accettata.  Ci si reincarna migliaia di volte, a seconda del karma, – cioè delle azioni compiute nelle vite precedenti, che determinano le vite successive-  fino all’illuminazione, stadio in cui non ci si reincarna più e ci si unisce al Tutto o ci si incarna per aiutare gli altri. 

L’ipnosi regressiva

L’ipnosi regressiva è uno strumento usato comunemente dalla psicoterapia per far riaffiorare dallinconscio ricordi, eventi o traumi dell’infanzia o del passato che influenzano la vita presente di un paziente e gli provocano dei problemi psicologici.

Tuttavia la normale ipnosi regressiva ha cominciato ad assumere connotati inquietanti quando sotto ipnosi alcuni pazienti hanno cominciato a descrivere situazioni collocabili in epoche e luoghi del tutto slegati dalla loro vita presente. Il caso più frequente è quello di pazienti che cominciano inaspettatamente a parlare lingue che in realtà non conoscono o che descrivono nei dettagli luoghi in cui non sono mai stati. A volte i pazienti rivivono sotto ipnosi la propria morte e spesso è a causa di una morte particolarmente violenta (soffocamento, annegamento, sepoltura da vivi, etc) che le persone si portano dietro fobie o dolori fisici altrimenti inspiegabili e fino al momento dell’ipnosi inguaribili.  

Brian Weiss, il più famoso sostenitore dell’ ipnosi regressiva a livello mondiale, nel suo libro Molte vite molti maestri racconta ad esempio la storia di Cathrine, una sua paziente affetta da depressione e attacchi di panico, che durante le sue regressioni ha raccontato i particolari di incredibili vite come quella nei panni di una sacerdotessa nell’antico Egitto, quella nell’identità di Aronda, morta durante un’immane inondazione circa 2000 anni prima di Cristo o quella nelle spoglie di un giovane guerriero trafitto alla gola da un nemico nel 1400.

Il dottor Weiss ha assistito alla completa guarigione di Cathrine proprio grazie al riaffiorare di questi ricordi. Le sue fobie, ad esempio, derivavano dai traumi legati alle morti violente.

Da allora, cioè dal lontano 1980, di ipnosi regressive nelle vite passate il dottor Weiss ne ha condotte molte e ha scritto tanti libri sull’argomento. Uno di questi, dal titolo Lo specchio del tempo ha allegato un cd che guida verso l’autoipnosi. Weiss sostiene infatti che ciascuno di noi dovrebbe imparare ad esplorare le vite passate per andare a cercare le cause dei conflitti attuali  e risolvere molti dei propri disturbi fisici ed emozionali (chi scrive questo articolo, invece, sconsiglia vivamente l’ipnosi regressiva “fai da te”).

In Italia la regressione nelle vite passate si pratica da pochi anni. E’ nata solo nel 2005 l’AIIRE, cioè l’Associazione Italiana Ipnosi Regressiva, il cui presidente è il dottor Angelo Bona, una sorta di Brian Weiss italiano.    

I messaggi

Nel corso delle sedute di ipnosi regressiva spesso gli psicoterapeuti si imbattono nei cosiddetti “messaggi dei maestri”, cioè in anime altamente evolute che attraverso i pazienti si mettono in contatto con loro per dare delle piccole lezioni sulla vita. I maestri ci dicono ad esempio che la Terra è un pianeta-scuola in cui si reincarnano le anime che si devono purificare. E’ proprio la legge del karma di cui da millenni ci parlano le filosofie orientali a regolare le reincarnazioni: in ogni vita noi mettiamo delle cause di cui raccoglieremo inevitabilmente gli effetti, in parte nella vita stessa e in parte nelle vite successive. La responsabilità dei nostri problemi è dunque solamente nostra e in noi risiede anche la possibilità di capire dove sbagliamo e cambiare il nostro comportamento. Acquisendo coscienza di questo ordinamento causale, dice Brian Weiss, si smette di sentirci vittime degli altri o incapaci di cambiare le cose e “si comprende che la vita non ha un senso punitivo ma educativo”.

I maestri ci dicono anche che vita dopo vita possiamo incontrare nuovamente sia le persone a cui siamo più legati che quelle con le quali abbiamo delle difficoltà di relazione: ciascuno di noi farebbe parte infatti di una famiglia di anime, e incontrerebbe le stesse anime (anche se cambierebbero continuamente i sessi e i rispettivi ruoli) finché non riuscirà a sciogliere i relativi nodi karmici.    

Le teorie

Ma cosa ne pensa la comunità  scientifica? Esistono veramente le vite passate o no?

Le teorie finora elaborate per spiegare ciò che può accadere durante una seduta di ipnosi regressiva sono sette e meritano di essere ricordate tutte (fonte: dottor Chisotti Marco):  

1) Teoria della fabulazione cosciente: ritiene che il racconto del soggetto ipnotizzato corrisponda a un sogno guidato. Quando costui racconta all’ipnotista una storia di vita, non serve indagare se è vera o falsa, ma usarla con buona fede per aiutarlo; essa deve solo essere coerente.

2) Teoria delle personalità multiple: spiega che le visioni in regressiva non sono altro che prodotti di atteggiamenti schizofrenici o quasi, cioè appartenenti a parti scisse dell’Io.

3) Teoria della giustificazione e motivazione, valore simbolico o soluzione di un problema di vita attuale: ritiene che gli episodi emersi in regressiva servono per soddisfare il bisogno del soggetto di trovare una giustificazione per il suo problema, che se non è già stata individuata nel presente viene pertanto estrapolata dal passato.. Questa teoria spiegherebbe perché certe persone che conducono una vita amena e spiacevole, in regressione si vedono come persone ricche e importanti; semplicemente per compensazione psicologica.

4) Teoria della gelificazione dei ricordi di chi si è stati: si basa sulla teoria dei memi e spiega che durante la regressione si otterrebbero elementi ereditari di natura mnemonica riguardo esperienze passate. Quest’ottica serve per creare connessioni logiche tra la storia del cliente e quella di altri suoi familiari (se non coi genitori magari con nonni o bisnonni, coi quali riconoscersi), che venga supportata scientificamente.

5) Teoria degli universi paralleli: ritiene che in regressiva possano emergere ricordi che appartengano al proprio doppio esistente in un universo parallelo (che non è un altro universo esterno a questo). Questa teoria può essere utile per disidentificare il soggetto con ciò che ha “ricordato”, però per fargliela accettare ci vuole un po’ di tempo.

6) Teoria della reincarnazione: ritiene che in regressiva possano emergere ricordi di una propria vita passata, e che quindi tramite essi si possano sbloccare traumi “karmici” che hanno riversato il loro influsso negativo sulla vita attuale.

7) Teoria del ricordo collettivo: spiega che in regressiva possono emergere memorie provenienti dall’inconscio collettivo. Se provengono da una collettività diversa dalla propria, la spiegazione può rimanere plausibile in base alla teoria dei campi morfogenetici.  

L’ipnosi progressiva

La più  moderna tecnica di ipnosi non si sposta più indietro sulla linea del tempo, ma va in avanti. Si chiama, appunto ipnosi progressiva. Non si tratta tuttavia di andare a vedere veramente ciò che sarà, quanto piuttosto di un viaggio che la nostra parte creativa fa per fissare degli obiettivi o per provare a risolvere problemi che nel presente risultano ingestibili. Di questo viaggio creativo e “costruttivista” al risveglio rimane nella mente del paziente un ricordo che lo arricchisce e lo rende più forte: se infatti è riuscito a cambiare il presente sotto ipnosi, grazie alla guida dello psicoterapeuta, ha fiducia di avere le risorse per cambiarlo anche nella realtà..  

Così  si esprime a riguardo il dottor Marco Chisotti, uno dei migliori ipnologi a livello europeo, e pioniere dell’ipnosi progressiva:il principio su cui si basa l’ipnosi è la costruzione nell’individuo di una stato mentale funzionale all’obbiettivo che si desidera raggiungere. La vera portata del lavoro con la trance ipnotica è proprio questo, utilizzare lo stato mentale permettendo alla persona di cambiare le proprie abitudini, credenze, convinzioni, apprendendo con facilità un nuovo modo di comportarsi, pensare, vivere le proprie emozioni, e questo è reso accessibile con  
l’uso dell’ipnosi e degli stati mentali connessi.”

Con le parole del dottor Chisotti ci tornano i dubbi: i pazienti ricordano veramente le vite passate o se le inventano?

E’ difficile dare una risposta definitiva a questo quesito.  E’ plausibile che sia il nostro emisfero destro del cervello, la nostra parte creativa, a inventare e creare connessioni tra una presunta vita passata e la nostra vita presente.

Tuttavia cosa dobbiamo pensare quando a raccontare le proprie vite passate sono dei bambini di due o tre anni? Che dire ad esempio del piccolo Cameron Macaulay che fin da quando ha cominciato a parlare diceva di aver già vissuto una vita nella lontana isola di Barra e che quando ci è stato portato ha ritrovato tutti i particolari che aveva descritto?  

Approfondiremo nel prossimo articolo i bambini che ricordano le vite passate.  

Giovanna Lombardi

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“L’acqua privatizzata? Tutta colpa dello Stato e della sua inefficienza nella gestione della cosa pubblica…” – Danilo D’Antonio dixit… ma il parroco di Calcata disapprova!

Premessa.

Stamattina come al solito mi sono recato a Canossa per il rito del cappuccino. Essendo domenica  il bar era alquanto frequentato, c’era anche il parroco del paese  con un codazzo di  fedeli reduci dalla messa. Lo stesso sacerdote mi si è avvicinato familiarizzando e scherzando sulla mia calvizie “che fanno i capelli, crescono? Però vedo che la barba ce l’hai…” – “ah, caro Don Dario tra un po’ mi taglio anche questa.. comincia già a darmi fastidio, così mi uniformo…”.

Non potevo perdermi un’occasione così ghiotta di sfrugugliare con il prete sulla recente privatizzazione dell’acqua e  gli ho detto: “Sai che ho ricevuto una lettera di Alex Zanotelli che mi parla dell’acqua?”  – “E chi è ‘sto Zanotelli, non lo conosco..” – “Ma come,  padre Zanotelli, il missionario dei comboniani…”  – “Ah, allora deve essere bravo e cosa dice?” – “Dice che manda le sue maledizioni ai privatizzatori dell’acqua,ed invita i fedeli, i sacerdoti ed i vescovi a fare altrettanto…”  –  “Come sarebbe a dire… cos’è ‘sta storia dell’acqua…” – “Ma come non hai saputo che il Berlusconi ha privatizzato l’acqua…” – “ .. Ma veramente ne ho sentito parlare, la cosa è ancora in discussione..” – “Macché, macché… è già stata approvata, ora l’acqua passa ai privati…” … Al che il parroco si gira di scatto e mi fa… “Ah, io non voglio sapere nulla, queste sono storie politiche ed io mi interesso di sola religione.. che ne so io di quel che fa il governo, se è giusto o sbagliato?..”  E così dicendo subito esce dal bar come fosse stato punto dalla tarantola…

Poi ho capito il perché… in effetti anche il parroco è uno “statale” il suo stipendio gli viene pagato con i soldi dello Stato italiano… e qui inserisco l’opinione sugli statali e sulla gestione dell’acqua  espressa dall’amico iconoclasta Danilo D’Antonio…

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“CHI LAVORA PER NOI, SENZA DI NOI, LAVORA CONTRO DI NOI” (Gandhi)

Questo mirabile concetto in effetti ci rivela con estrema precisione il perché l’acqua sia stata privatizzata e perché da molti anni assistiamo ad una deriva generalizzata di importanti attività economiche, che dovrebbero rimanere nel settore pubblico, verso il settore privato.

“CHI LAVORA PER NOI, SENZA DI NOI, LAVORA CONTRO DI NOI”

Gli statali: ecco chi lavora per noi, senza di noi, e quindi non può che lavorare contro di noi cittadini.

Ed ecco il perché crudo e nudo di tante privatizzazioni compresa l’acqua.

I fatti segnalati al link riportato non sono che la cima di un immenso iceberg di corruzione e malaffare che ha quasi affondato del tutto una povera Funzione Pubblica accaparrata a vita dagli statali. Ecco perché le attività economiche fuggono verso il settore privato: perché il settore pubblico non è adatto, con la sua autoritaria ed immobile impostazione ottocentesca, che assegna i suoi ruoli e fidelizza i suoi affiliati a vita, a gestire le attività del Bene Comune.

I ruoli della Funzione Pubblica, così come le cariche di Governo, dovevano essere periodicamente restituite al POPOLO fin da quando scomparve la monarchia e sopraggiunse la Repubblica. GLi statali hanno mantenuto il sacro Bene Comune della Funzione Pubblica nelle loro mani in modo del tutto antidemocratico e l’hanno potuto fare solo per il TOTALE MONOPOLIO che essi ancora oggi indebitamente esercitano su ogni aspetto del vivere comune.

Come si può dunque impostare una campagna
di ritorno della gestione dell’acqua nel settore pubblico
senza denunciare ciò che ha causato
la sua fuga verso il privato?

Come si può reclamare il diritto alla gestione dell’acqua senza specificare chiaramente che la FUNZIONE PUBBLICA è il primo tra i BENI COMUNI perché gestisce tutti gli altri? Come si può non dire chiaramente che i cittadini hanno il sacro diritto di partecipare non da esterni bensì da interni, direttamente, in prima persona, concretamente, materialmente, purché competenti e disponibili, VENENDONE PURE RETRIBUITI, alla gestione dell’acqua e di ogni altro bene e servizio pubblico?

L’acqua va tolta dalle rapaci mani dei privati. Senza alcun dubbio.
Ma guai a farla finire ancora una volta in mano agli statali.
Non ridiamo potere agli AUTORITARI STATALI.

Non ci diamo la zappa sopra i piedi da soli!

Abbandonando di nuovo l’acqua in mano a coloro che sono ancora oggi, come cento anni fa, chiamati a giurare fedeltà al sistema imperante, non ci aspettiamo che poi sarà più facile costruire quel Nuovo Mondo che tanto diciamo di volere.

Ed a questo punto chiedo: ma perché deve essere un qualsiasi solingo CITTADINO, come il sottoscritto, a dire queste cose?

Possibile che tra i tanti PROFESSIONISTI della POLITICA, pure strapagati, come ben si sa, tra i tanti VIRTUOSI AMMINISTRATORI, tra le tante stelline dello spettacolo progressista, tra tutti i MEMBRI delle innumerevoli ASSOCIAZIONI che si sono organizzate a difesa della gestione dell’acqua, possibile che tra tutte queste migliaia e migliaia di persone con grandi esperienze non ve ne sia stata una che abbia avvertito..

Danilo D’Antonio

Il parere continua su: http://www.hyperlinker.com/change/di_chi_siam_figli.htm

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Statuto del Partito Democratico – Paola Binetti, Pietro Ancona, i gay, la pansessualità… i generi della specie umana quanti sono?

Ho ricevuto la lettera in calce da Alba Montori e così le ho risposto..

Scusami, cara Alba, non voglio fare la parte del partigiano affiliato al PD, sia pur che io sono stato uno dei suoi fondatori e fautori dell’entrata della componente radicale al suo interno…

Voglio semplicemente obiettare dal punto di vista anatomico fisiologico quella che è una realtà incontrovertibile. I generi nella specie umana (come pure in ogni altra specie animale) sono: Femminile e Maschile.

Ti prego di notare il fatto che menziono prima il Femminile, in quanto primario e portatore e sostenitore reale di vita, e poi il Maschile, che è incidentale alla formazione della vita. Ma lasciamo  da parte queste considerazioni e passiamo al contenuto della lettera “polemica” di Pietro Ancona (che mi hai inviato).

Come ben sai, assieme al comune amico Peter Boom, sono un assertore convinto della teoria pansessuale, questo -per quanto riguarda le espressioni della sessualità- significa che non ci sono propensioni sessuali atipiche nelle varie manifestazioni di rapporto fra maschi e femmine o fra maschi o fra femmine… Questa propensione mista è una naturale tendenza che può manifestarsi durante il corso della vita, “può” si dice, non “deve”.

Il significato di questa “possibilità” serve solo a cancellare il senso di colpa o l’orgoglio nel manifestare una specifica tendenza. Ma questo non vale solo per gli eterosessuali bensì anche per le altre propensioni (ed il famoso Gay Pride ne sarebbe lampante esempio…negativo).

Vengo al dunque, secondo me non c’è ulteriore bisogno di parcellizzare e suddividere la società umana in nuovi “generi”  in natura inesistenti, i generi come dicevamo son solo due. Nella variegata gamma di espressione sessuale, che definiamo “pansessualità”, ovviamente si manifestano differenze di scelta o di gusto, ma queste differenze  non  sono sufficienti per creare un nuovo genere. E poi se ragioniamo ancora in termini separativi, calcolando sempre nuove categorie sessuali, non la finiremmo mai e dopo l’inserimento della categoria “gay” ecco che sortirebbe fuori qualcun altro che chiede l’inserimento nello Statuto del PD di “ruttofili”, “coprofagi”, “guardoni”, etc. etc.

Lasciamo perdere così ed andiamo avanti con le cose serie! Ciao e salutami l’Ancona.

Paolo D’Arpini     

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Lettera menzionata:

La libertà di coscienza della Binetti e l’assenza di coscienza del PD

Nello Statuto del Partito Democratico, si parla di uomini e di donne ed anche di giovani uomini e giovani donne. Mai di omosessuali o gay.

Lo Statuto è stato approvato appena nel febbraio del 2008 e quindi avrebbe potuto fare riferimento agli omosessuali come ad un genere.

Perché distinguere gli iscritti soltanto in uomini e donne? Avrebbe dovuto recitare: “uomini, donne e gay” oppure non distinguere è scrivere soltanto : persone. I genere non sono due ma tre.

Non so chi abbia scritto lo Statuto del PD. Sicuramente una Commissione la quale è stata talmente d’accordo su tutte le cose da cancellare, da non scrivere, che praticamente non è rimasto quasi niente. E’ successo agli estensori quello che accade a certi scultori o a certi falegnami che a furia di scalpellare o di levigare si riducono con niente.

Non ho mai letto niente di più anonimo. Potrebbe adattarsi a qualsiasi formazione politica diciamo di un orientamento così indeterminato e così sbilanciato da destare financo stupore. Insomma, la prima parte dei principi, dei cosidetti “fondamentali” dello Statuto è del tutto anodina, insapore, incolore, insomma una specie di nebbiolina.. ..

Con uno Statuto come questo ha ragione la senatrice Paola Binetti a rivendicare la propria libertà di coscienza.

In effetti in assenza di un corpus di principi e di norme che definiscono la cultura di un Partito, di un Movimento, non resta che la coscienza personale del singolo iscritto che nel caso è nutrita da fondamentali nozioni di un cattolicesimo intollerante, punitivo verso qualsiasi “diversità” dall’unico comportamento sessuale ammesso dalla Chiesa: quello finalizzato alla procreazione. Certo la Binetti ha presente le punizioni che per oltre mille anni sono state inflitte dalla Chiesa ai sodomiti che vanno dalla castrazione al rogo. Ai delatori degli omosex venivano elargiti premi in denaro. Non è detto che una storia tanto antica di criminalizzazione non abbia lasciato segni e pregiudizi nell’animo della Nostra.

Dal momento che lo Statuto del Partito non compie alcuna scelta sul terreno dei diritti civili non si vede quale incompatibilità possa sorgere per la Binetti o per chi, per passare al campo dei diritti sociali, possa invocare l’abolizione di ogni e qualsiasi diritto per i lavoratori dipendenti. Diritti civili e diritti sociali sono appannaggio della libertà di coscienza di ogni singolo iscritto e di ogni singolo parlamentare o amministratore.

Infatti, Bersani si è affrettato ad accogliere la Senatrice, rimproverata dal Segretario, tra i propri seguaci. Perché nella grande palude ideologica e morale del PD non debba trovare posto l’intolleranza xenofoba di chi magari considera le legnate inflitte dai razzisti agli omosessuali una sorta di punizione “divina” e di espiazione dei loro peccati? E’ possibile che l’ecumenismo del PD possa giungere a tanto?

Pietro Ancona

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