Era l’inizio della stagione del Topo. Una Scimmia, due Cinghialetti e una Cavalla si incamminarono in tarda mattinata verso la collina di Narce, anticamente chiamata Fescennium, ove sorse la gloriosa ed antichissima civiltà dei Falisci….

Quella che segue è la memoria redatta a più mani  dell’incontro fra 4 animali che liberano le proprie energie nella natura… durante la passeggiata del 22 novembre 2009,  a Narce, per festeggiare l’inizio della stagione del Topo  o Sagittario: ( Il programma era: http://www.circolovegetarianocalcata.it/2009/11/12/verso-la-notte-scura-scura-22-novembre-2009-inizio-del-periodo-piu-tenebroso-dellanno-ed-entrata-nel-segno-del-sagittario-o-del-topo/ 

Godetevi queste descrizioni da fiaba  e sappiate che è tutto vero!

Paolo D’Arpini

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Quattro animali a Narce

Una scimmia, due cinghialetti  e una cavalla si sono incamminati a tarda mattinata verso la collina di Narce (anticamente chiamata Fescennium) ove sorse la gloriosa ed antichissima civiltà dei Falisci….

La scimmia gioca in casa, parla parla e trascina gli altri dietro a se, la cavalla galoppa (con la fantasia) e i due cinghialetti seguono interessati e attenti, ogni tanto intervengono con acutezza di pensiero e sentimenti. Un leggero intoppo si delinea nell’attraversare il fiumicello Rio, bisogna camminare su un tronco stretto e un po’ scivoloso, l’acqua sotto non è fonda ma la cinghialetta si blocca, solo un attimo e l’allegra brigata è già dall’altra parte.

Se non fosse per i rombi delle moto che arrivano fin lassù, sarebbe un posto idilliaco: il bosco veste il suo manto con toni che vanno dal marrone dei tronchi al giallo aranciato delle foglie, ciclamini, bacche rosse, funghi e menta fanno capolino. Una farfalla (la “Vanessa del cardo” proveniente dal Nord Africa) prende il sole su un masso.

Animali e vegetazione non si infastidiscono l’un l’altro, anzi godono delle reciproche bellezze e della compagnia armoniosa.

Calcata si intravede tra i rami intrecciati, e nella particolare luminosità odierna appare quasi eterea, silenziosa e solitaria. Anche il tufo, materiale portante di tutta la sua struttura non è più così grigio ma si è dipinto di un tenue rosa antico.

In Cina questa è la stagione del Topo (dice la scimmia) che, trovando riparo nelle viscere della Terra, afferma: “Io miro ad abbracciare le vette ed a colpire il bersaglio con sicura fermezza..”.

In effetti ci si ritrova in vetta attorniati dalle altre colline, Monte Li Santi e Pizzopiede. Qui sono presenti delle cavità (antiche tombe) e la scimmia a mo’ del Topo si infila in quella piccola viscera dove viene immortalata con una bella foto.

E, poiché la scimmia parla sempre con allegria della morte (degli altri) viene presa un po’ in giro dalla cavalla  – supportata dal cinghialetto – con inquietanti racconti di pre-morte, la cinghialetta è un po’ perplessa “ma io sono ancora così giovane per trovare la morte allegra..” si emoziona, incespica e cade a terra. Una gran risata e si riparte verso la discesa.

Il cinghialetto  avvista le bacche di rosa canina e dice “ma queste si mangiano! le prendiamo?”, e la scimmia sorniona “si, si, se vuoi! ma qui le chiamano tappaculi”. Il cinghialetto molla immediatamente “l’osso”.

Tocca riattraversare il fiume. La scimmia propone di guadare dove il livello è più basso per compiere così anche il rito dell’acqua, la cavalla non si ritrae, i cinghialetti hanno preso gusto a fare gli equilibristi sul tronco e vanno in quella direzione. La scimmia e la cavalla si lasciano scivolare nell’acqua, un po’ gelidina per la verità, mentre sull’altra sponda 4 giovani fotografi osservano perplessi e incuriositi. La cavalla sembra leggere i loro pensieri e dice “su coraggio ditelo forte e chiaro: ma chi sono questi due matti?” Si stende un bel sorriso e loro son di là pronti a tendere la mano e  far   uscire così i due animali indenni, avendoli prima però immortalati per benino sulla pellicola, a memoria dell’evento quasi unico che gli è capitato di vedere (altrimenti come potranno credergli gli amici quando torneranno a casa e racconteranno della loro giornata a Calcata?).

E’ ormai tardi e i 4 animali hanno un certo appetito. Verdure, pane, frutta e dolci li attendono. Quale miglior fine dopo un’allegra avventura nel bosco?

Laura Lucibello

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Caro Paolo.  Rivederti è stato… E’ stato. E basta.
Ogni abbraccio scambiato nel fresco tepore mattutino di domenica è rimasto nelle foglie gialle, nell’odore di terra umida e nei funghi nascosti. E loro sanno conservare bene i segreti.
Io ricordo la Foresta di Licheni, nel nostro viaggio verso Narce. Ricordo quegli alberi bianchi e ritorti, chiazzati di muschio tentacolare verde acqua, che parevano anime immobili, congelate in un Giardino d’Inverno. Mi ricordo l’ardua traversata del rigagnolo, che se non avessimo avuto così tanta paura della fanghiglia avremmo attraversato d’un balzo… E invece no, abbiamo affrontato il Ponte Sospeso, quel tronco biforcuto addobbato di felci, scivoloso come la Morte che starnutisce. Però, che soddisfazione… (forse Laura ha ancora la foto di Ilaria che lo attraversa a quattro zampe) Momenti epici son questi…
Vero, Ilaria? Ora lo sappiamo bene: “A quattro zampe, si supera tutto…”. Basta mettercisi. Ma tra le perle di saggezza e le divagazioni storiche, che ci hanno rivelato l’inesistenza etnica del popolo romano (ah! Dannata storia fatta dai vincitori! Dannati Poemi Epici su commissione, giustificatori di false etnie!), io ho perso il filo, e mi sono ritrovato sulla cima della collina dove c’erano i resti di un’antica tomba. E la sensazione di disagio, quando poi tu ti ci sei infilato dentro, a sedere beato, che quasi mi è parso vederti sparire dietro un velo fosco.
E non mi scordo degli  stoppa-culi. Nossignore. Qualcuno doveva pur parlarne, come hai detto tu: “Ricordare è importante”. Non guarderò più una bacca di rosa canina con gli stessi occhi.
Ricordo anche la via del ritorno, così rapida -e meno ripida!- dell’andata, neanche avessimo imboccato un altro sentiero, non so se per l’esperienza o per la fame che ci ha messo le ali ai piedi…

E ricordo il cachi che ho assaggiato dal tuo albero, che sapeva di amicizia. E le verdure matte speziate, che sapevano di Mondo, mentre Laura parlava dell’avvento del Sesto Continente e del Nuovo Messia.
Io non so se ci sarà un sesto continente, o un nuovo messia. Ma se guardo il sole, penso che qualcosa di bello deve di certo arrivare. E forse, dopo che l’Uno ha tanto importato, dico forse, è giunto il momento in cui saranno i Tanti a fare la differenza…
 
…E allora dico: ”Tanti” cari salutiA Calcata, m’inchino…
 
Matteo Micci

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