Archivio di settembre 2009

2009 – “Tuscia bella ed irraggiungibile…” Treni e trenini, autobus e pulmini… con il singhiozzo – Lettera aperta di una ex pendolare ai “domiciliari”

 Cara Informazione Locale,

direttori e redazioni tutte, chi vi scrive non è  più da anni una pendolare ma lo sono stata. Non sono più una lavoratrice ma ho lavorato, retribuita regolarmente, per più di 30 anni in un Istituto Bancario, ho una casa grande e spaziosa , due figli e un buon rapporto ancora con chi li ho fatti, amici e un orto che mi offre verdure di stagione e frutta, una salute precaria ma in media soddisfacente. Non mi manca dunque niente, neanche l´Informazione, possiedo parecchi  libri accumulati nel tempo, oltre quelli che posso consultare in biblioteca o che mi invia qualche temerario scrittore o piccolo editore e ho anche un pc.

Leggo e scrivo molto, una necessità divenuta in questi anni emergenza mentale, altrimenti andrei non solo fuor di porta ma anche di testa.

Apprendo così stasera da un giornale locale a cui sto anche scrivendo come a tutti voi, Viterbo Oggi, e che mi invia la sua newsletter, che Don Salvatore del Ciuco, con una lettera, non teme di dire che la venuta del Papa è stato un evento di portata storica a Viterbo: ne ha tutte le ragioni. E passando in rassegna quanto è stato fatto ed accaduto continua: “E´ stata una giornata faticosa per il Papa e per gli organizzatori. Ma insieme una giornata piena di gioia come quando si attende e s´incontra una persona cara”.

Si dà il caso che sotto la stessa notizia ne compare  un altra – Roma-Viterbo, treno fermo: ritardi e disagi per i pendolari Il guasto nel primo pomeriggio, la linea ripristinata in serata.

Ecco vedete, non è la prima volta che accade, accade tutti i giorni, sia che piove e la situazione peggiora, sia che c´è il sole e c´è qualche altro accidente. C´è un solo binario fino  ad un certo punto della tratta e uno di treno aspetta l´altro.

Portano tutti pazienza e rassegnazione, a volte, molto raramente, malcelato disappunto e rabbia. Si è tentato di tutto, blocchi ed appelli, articoli e denunce, proteste e preghiere. Ma il rientro sfianca dopo una giornata faticosa, sempre meno di quella che ha affrontato il Papa e gli organizzatori del 6 settembre 2009.  E diventa gioia tornare, come arrivare al lavoro e sapere che non si è licenziati per i ripetuti ritardi. A volte tutto questo non accade e il datore di lavoro, qualunque esso sia e che si sia rimediato, è stanco  di scuse e giustificazioni, di preghiere e ritardi. Anche in famiglia e tra le proprie persone care,  sorgono malumori, non si possono prendere impegni, non si può rispettare un appuntamento, anche importante.

E´ accaduto anche a me che non sono una “sensitiva”  ma semplicemente una prudente utente dei servizi pubblici, non fornita di patente alla guida se non di un patentino e una macchina ciclomotore che mi sono permessa di acquistare con la mia liquidazione per i brevi spostamenti.

Ho mancato, sia pure con ampi periodi di tempo antecedente alla partenza, funerali e feste, convegni e appuntamenti.

Sono arrivata tardi o non sono arrivata affatto. Ad Agosto, avevamo un treno ogni due ore, le scuole chiudono ma non il resto, ci si muove e lo si vorrebbe fare con un minimo di garanzia. Ho spesso come tanti optato per il Cotral: come già esposto a consigliere e consiglieri, l´ultima vettura da Viterbo, verso Roma, parte alle 19,45.  Mi è passata la voglia e me la sono fatta passare,  di seguire le innumerevoli occasioni culturali che Viterbo e provincia ha offerto e offre, sono tagliata fuori ma questo è un problema personale. Diventa collettivo quando raccolgo lo sfinimento di centinaia di testimoni anonimi e silenziosi: non sanno più che fare.

Il tema è vecchio di decenni, che dico risale al 1800, quando si pensò che era di valenza nazionale lo so e lo sapete anche voi. La colpa e la responsabilità è di tutti e di nessuno, sicuramente lo sarebbe anche in parte mia se non scrivessi e non lasciassi nulla di intentato…almeno ho provato.

Volendo andare al mare nei periodi estivi e come molte con i figli e senza la macchinetta, avremmo Civitavecchia vicina: bisogna tornare a Roma per arrivarci,  vale lo stesso per Orte, in  nostra provincia. Risalgono al 1921 i primi due cantieri aperti per la Civitavecchia- Capranica e Orte -Ronciglione. Abbiamo l´onore di  essere citati su Wikipedia, l´enciclopedia libera. Volo per pudore, sulla possibilità di andare al lago di Vico.

Nell’importante dettagliato e prezioso documento visitabile in internet “La ferrovia Civitavecchia Capranica  Orte” http://digilander.libero.it/archeoind/cco/ apprendo che la ferrovia suindicata è servita da sfondo naturale e reale  in  molti film, tra questi Un giorno da leoni. Non vorrei passarne neanche uno di questa portata, basterebbe trascorrerne 365  l´anno da cittadini con pari diritti e doveri, come quello dell’obliterazione e di una serena e certa andata e ritorno.

Non abbiamo ancora un Aeroporto a Viterbo, per nostra fortuna, ma questa è una mia considerazione socio ambientale, ma abbiamo un evento storico, un treno che cammina come una tartaruga ammalata e sporca,  in tempi di papa-mobile ed elicotteri, di navette e suv e comunicazioni veloci come il vento.

Fiore del cielo è andato a riposo, come è documentato da un fedele video di Viterbo Tv, vorremmo concludere anche noi una delle tante giornate da cittadine e cittadini, trasportati con cura, anche senza fiori ed omaggi:  paghiamo fedelmente anche noi il trasporto occasionale o da abbonati.

Abbiate pazienza, ce ne abbiamo avuta anche noi, io  molta  per tutta la vita  a “respirare la spiritualità del luogo e sentire aleggiare lo Spirito Santo” e che  “non è esagerato dirlo, di portata storica”  questo incivile modo di trattare le persone come merci avariate. Non mi aspetto che  il Santo Padre, come attesta del Ciuco, annuisca dicendo : “E´ vero, è vero…”, confido e forse sbaglio che mi crediate voi, l´Informazione locale, del Comune, della Provincia e della Regione.

Sarebbe una gioia grande anche per me, dire grazie, ad un segno contrario a questo passo, non cortese, dei Tecnologici Tempi…Dateci una mano, anche due, a far riemergere questa necessità primaria di un servizio pubblico certo ,  che  assolva i nostri impegni  di lavoro e studio, come  bere mangiare e dormire, senza escludere il tempo libero della conoscenza turistica e commerciale.

Considerate questa mia una raccomandata o almeno una lettera di posta prioritaria, come ormai lo sono tutte. Apritela per favore, la Porta e la lettera. Rimango in attesa con i piedi per terra.

Cordiali  saluti a tutta la Comunità laica e religiosa Doriana Goracci 

Capranica, 15  settembre 2009

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“In viaggio con me stessa” In solitaria contemplazione da Roma a Milano e viceversa riscoprendo l’ Italia e la propria vita – Una riflessione di Laura Lucibello

Carlo Verdone scriveva e recitava in “In viaggio con papà”, io mi accingo a scrivere la recita di “In viaggio con me stessa”.

Antefatto : esco da una settimana di tristezza ed è programmato un viaggio a Milano per andare a prendere mio figlio, e tutti i suoi bagagli di 2 anni di vita in quella città.

Per sicurezza mia e degli altri vado dal gommista per sostituire le gomme ormai andate. Lui mi chiede “ma vuoi quelle da corsa o normali? No, perché se corri ti metto quelle adatte” ed io “che differenza di prezzo c’è?” Il costo è decisamente più alto e quindi rispondo “Beh, per questa volta mettimi quelle normali, Shumaker dovrà ancora aspettarmi”. Trova poi un problema allo sterzo. Aggiustiamo anche quello.

Torno a casa, benzina fatta, e trovo ad attendermi il piccolo Oscar smanioso ed eccitato per il suo primo giorno di asilo che mi corre fra le braccia felice. Per scaricare le sua tensione giochiamo tanto a pallone, poi con il naso  gli faccio un po’ di solletico sulla pancia, lo saluto e vado a preparare la cena.

Partenza sabato alle 8,00, con tutta calma faccio colazione e via. (mentre scrivo – sono seduta al parco ad aspettare mio figlio, sono arrivata troppo in anticipo rispetto ai suoi programmi – un ragnetto giallo cammina sulla mia gonna nera, non lo scaccio: i due colori si abbinano bene).

Il mio umore è ancora alquanto basso mentre imbocco l’autostrada ed accendo la radio, un po’ per farmi compagnia un po’ per sentire le notizie sulla viabilità. (il ragno è sempre più curioso e sale sul quadernetto, poi passa sulla pancia e tenta la scalata, più su, io soffio leggermente e lui torna indietro)

Sono ad Orte e passano la notizia che a Firenze sud si è ribaltato un camion invadendo i due sensi di marcia, 3 km di fila. Nessuno si è fatto nulla ma l’autista ha combinato un bel casino.  C’è un’oretta buona prima di arrivare lì, forse la situazione si sblocca.

La strada corre sotto le mie ruote e la situazione dell’incidente peggiora: 5 km di fila, invitano ad uscire a Incisa. Senza esitazione, pur non conoscendo la strada, esco e prendo in direzione Firenze nord per trovare un altro ingresso in autostrada che superi il tratto ostruito.

Mi ritrovo così in un paesaggio da favola : castelletti antichi, dolci colline, il fiume che scorre placido. Passo davanti a The Mall (l’outlet più in) e penso “dicono che quando ci si sente giù basta un bell’abito, un paio di scarpe nuovi, per gratificarsi. Ma no! non ho bisogno di tirarmi a lustro, ho me stessa e mi vado bene così. E tiro dritta.

Ho urgenza di fare pipì, trovo una piccola area di servizio in mezzo alle colline, e mi metto anche a scattar fotografie.

All’improvviso mi pervade un senso di tranquillità, perfino le canzoni trasmesse alla radio che prima mi procuravano malinconia e acuivano la tristezza, ora le percepisco diversamente e mi mettono allegria. Già “allegria” l’estremo saluto che Fiorello questa stessa mattina da a Mike Buongiorno nel Duomo di Milano.

Com’è bello perdersi da soli fra quelle colline, mi accorgo che non ho nessuna fretta di imboccare nuovamente l’autostrada, voglio assaporare quel piacere di solitudine che mi pervade. (il ragnetto se ne è andato disinteressato al finale e stufo dei miei soffi)

Mi trovo, troppo presto, nuovamente in autostrada, alla radio comunicano che i km sono arrivati a 9 e che sta intervenendo la protezione civile per i malcapitati che dovessero sentirsi male. Mi chiedo perché nonostante i ripetuti avvisi la gente persista ad infognarsi nel caos aspettando ore prima che qualcun’altro li liberi prima o poi. Quanto tempo perso ad angustiarsi.

Io ora sto correndo (per puro gusto non per fretta), nessuno avanti a me (160 km all’ora, speriamo non mi becchi qualche autovelox).

Nell’altro senso di marcia vedo km di massa umana racchiusa in lamiera, alla radio comunicano che gli operatori stanno facendo del loro meglio per sgomberare la strada.

Bologna, Modena, Parma, improvvisamente mi metto a ridere: sono le 12,30 e penso ai poveri operatori affamati, vista l’ora, che cercano di pulire la strada da prosciutti e salami – poiché quello il camion trasportava – e chissà se qualcuno di loro, vedendo tanto spreco, avrà pensato di approfittare di quel ben di dio. 

Ore 13,00 sono già all’uscita di Milano, telefono a mio figlio che sconcertato mi dice che non mi aspettava così presto, aveva un appuntamento con una amica. Lo tranquillizzo e fra me e me gioisco: avrò ancora un paio di orette tutte per me. Parcheggio, ho fame e vado verso il solito baretto che è chiuso. Giro gli occhi dall’altro lato “Bar tabacchi del viale del sorriso”, bene è lì che devo andare!

Arriva infine mio figlio che mi vuole portare assolutamente ad una mostra a Palazzo Reale: fidati ti piacerà.  Andiamo, l’ingresso è gratuito. “Il ciclo del tempo” di Alessandro Papetti. A caratteri cubitali “Nell’arte ha senso ciò che veramente avviene; ciò che veramente accade” (Alessandro Trabucco). Entriamo nei tre gironi, infatti si tratta di un ciclo di dipinti in grandi “ambienti pittorici” di forma circolare (del diametro interno di 8 metri ciascuno), nei quali il visitatore ha la possibilità di entrare per immergersi fisicamente all’interno dello spazio pittorico, dedicati all’acqua, al vento e al bosco, e nel quale è invitato a esplorare innanzitutto i limiti dello spazio e del tempo.

Nella dimensione della circolarità che in maniera disorientante e ironica appare senza prospettiva ne punti di riferimento, ne angoli, il senso della percezione si altera. Vorticosamente. La verità è una curva ……

Il cerchio dell’Acqua traduce in profondità il bisogno di immergersi, il Vento di riempirsi del vuoto e di liberarsene, del Bosco il desiderio di perdersi.

Grazie Stefano è veramente una bella mostra.

Tutti gasati entriamo nella mostra accanto “I videoritratti di Robert Wilson” (mami devi assolutamente vedere anche questa, magari ti aspetto fuori io l’ho già vista, mah! se no vengo di nuovo anche io), il ragazzo alla cassa ricorda che mio figlio è già stato il giorno prima e non gli fa pagare il biglietto.

Una forma d’arte che va al di là del tempo e dello spazio – una frase mi attira “La solitudine è la condizione necessaria della libertà”.

Tutti è due abbiamo bisogno di non pensare, io conosco bene i suoi problemi di ragazzo rimasto senza lavoro con decisioni da prendere per il suo futuro, lui non conosce i miei ma sensibile e intelligente com’è percepisce qualcosa, non parliamo dei problemi, ci penseremo domani, solo ogni tanto mi guarda e mi chiede: farò bene a lasciare Milano?

Saliamo sulle terrazze del Duomo che dominano Milano ci incantiamo a guardare il marmo bianco non c’è un pezzetto che non sia lavorato con statue e merletti, poi al cinema.

“Il grande sogno” – tema tosto il ‘68. La protagonista si chiama Laura e mi ci rispecchio anche se per l’età e impedimenti di altro genere non sono stata un’attivista, ma lo sono nell’anima e mi sono resa conto di aver generato in mio figlio un moderno sessantottino. Ne sono fiera, anche se come madre soffro per quel che nella vita dovrà affrontare considerato lo stagnante nichilismo della società attuale.  Chiudiamo la serata con una cenetta a due.

Domenica mattina, non c’è fretta, andiamo a sederci al bar  con un bel cappuccino bollente e cornetto – quanto tempo era che non mi sedevo più al bar a fare colazione? – al tavolo accanto arriva un papà con il suo bimbo e tutti a cantargli “tanti auguri a te, tanti auguri a te” (ne avrà compiuti 5 o 6?).

Si carica la macchina e via di ritorno. Lasciamo il sole di Milano (strano ma vero) per trovare strada facendo nuvole e pioggia, ma due arcobaleni (a Firenze e prima di Roma) fanno capolino e i magnifici colori sembrano presagio di schiarite.

Forse il racconto è troppo lungo, forse non interesserà a nessuno, ma è il mio viaggio e me lo sto ancora gustando.

Laura Lucibello

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“I nuovi mercanti del tempio” – Le finzioni nell’etica e nell’estetica vegetariana e la strumentalizzazione della spiritualità… nel nome di San Francesco e della cultura pseudo pacifista

Premessa.  Ho ricevuto  questa lettera che descrive alcuni aspetti della utilizzazione del vegetarismo e della filosofia pacifista a fini speculativi e di basso livello…  Ciò che viene qui descritto  corrisponde alla verità… e sta succedendo già da alcuni anni… potrei io stesso testimoniarne altri simili episodi. Per non mettere in imbarazzo l’autore di questa denuncia e gli enti incriminati uso vari pseudonimi e cambio di luoghi… ma chi sa capirà…!   Paolo D’Arpini

Ciao Paolo,

leggo della tua iniziativa  a Roma dal 2 al 4 ottobre 2009 per creare un ponte ideale fra Gandhi e San Francesco.

http://www.circolovegetarianocalcata.it/2009/09/07/roma-%e2%80%9cecologia-profonda-alimentazione-naturale-spiritualita-senza-frontiere%e2%80%9d-dal-2-al-4-ottobre-2009-%e2%80%93-serre-di-san-sisto-via-valle-delle-camene-14-programma-generale/

Ignorando l’argomento e conservando il massimo rispetto per il tema trattato e per le persone coinvolte, non posso esprimermi ma, di certo, il tuo coinvolgimento è sicuramente etichetta di garanzia e di salvaguardia dei più sani valori morali che lo stesso tema rappresenta.

È bene, guarda caso, proprio in questi giorni, in un luogo francescano dell’Italia centrale, un ente “pacifista”  ha organizzato  un suo  “incontro per la pace”…. All’insegna di San Francesco.

Maria è una delle partecipanti al convegno. È partita due giorni fa e da quanto mi scrive (via sms) non mi sembra affatto contenta né compiaciuta dell’organizzazione. Anzi “contrariata”, anche se apparentemente non lo riferirebbe a nessun altro, considerata la sua stessa partecipazione. E noi ne conserveremo la segretezza…

Ed infatti…. la ragione che mi spinge motivatamente a non frequentare questo tipo di “incontri” è proprio l’organizzazione: una fiera di bancarelle, di sciupii, di vendita al dettaglio, di artigiani che vendono stupidaggini fingendosi vegetariani mentre di nascosto (sotto il bancone) mangiano scatolette di carne e tonno (ho assistito allo “spettacolo”). Una galleria di signore esclusivamente interessate a mascherare la propria età attraverso abiti volgari e appariscenti; rabbini che si allestiscono il propria banchetto per vendere di tutto…. anche i dizionari e libri da cucina.. L’organizzazione, per due anni di seguito,  è stata  pessima. Una volta ho partecipato ad una cena vegetariana  disgustosa, ridotta, industriale il cui solo costo era esagerato.

Ci sono andato per due anni. La prima volta per conoscere l’argomento e capirne la compatibilità con i miei gusti e la mia mentalità; la seconda volta perché  Maria ha insistito. Quest’anno, non solo per via di impegni precedentemente assunti,  ho scelto di rifiutarmi. Davvero, ancora mi chiedo il senso di questo “incontro” in cui nulla  trasmette la religiosità di San Francesco, i valori della povertà, della pace, del pentimento, della meditazione spirituale… nulla! Solo l’esatto opposto.

Dall’esperienza professionale degli organizzatori, altro non si percepisce che un tipo di organizzazione occasionale all’incontro di figure istituzionali e ospitate da gossip. Tra l’altro, i costi sono altissimi:  Maria ha preso una stanzetta  fuori sede perché non riteneva congruo il costo di 70,00 euro a notte per l’ostello predisposto dalla stessa organizzazione.

Insomma, non saprei, ma per me che scelsi Perugia quale sede universitaria di studi e che fui completamente coinvolto dall’atmosfera mistica di quei luoghi ancora ricchi della presenza del Santo,  l’incontro  di questi giorni è e resta solo un’offesa al valore della pace e della povertà.

Un abbraccio, Luigi Gonzaga

 …………………..

Postilla di conferma:

 

… Caro Paolo… per amore del “giusto”, come dici tu, fai tutto ciò tu creda sia il meglio: diffondi, informa, preavvisa…

tra l’altro, ieri sera, dal suo ritorno, Maria mi ha anche detto che la maggior parte dei partecipanti si è lamentata dell’organizzazione. Pensa che mi ha riferito che ad un certo punto, innanzi a tanta spettacolarità, un tale signore (non conosco il nome né la persona, ma Maria  era presente insieme a tutti gli altri partecipanti) ha urlato: “….basta!! basta con questo mercato!!..” e disgustato alla mediocrità del consumismo sottesa agli interessi degli stessi mercanti che ivi si presentavano quali relatori, giornalisti, scrittori ed allo stesso tempo ospiti e bancarellisti, è andato via contestando tutto e tutti. Dunque non è solo una mia impressione. Certo, Maria, per amor del quieto vivere e pur di non ledere i rapporti con tutti i componenti dell’organizzazione, sminuisce il problema e cerca di sotterrare la verità. Diversamente da lei, io sarei disposto a diffondere la verità senza temere avversità alcuna.

Fai tu, fai come meglio credi.

Un abbraccio, Luigi Gonzaga

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La fiera delle begonie, delle ortensie, dei gelsomini, degli agli ursini e delle bouganvilles di Bagnaia e le acque calde calde del Bullicame, vicino all’aeroporto, in un solo giorno a Viterbo

Eccomi  reduce or ora dal viaggio Calcata  Viterbo andata e ritorno, con slalom fra  maratone podistiche sui Monti Cimini (e conseguenti file kilometriche) e piovaschi di inizio autunno.

Luisa, la mia accompagnatrice, con la sua macchinetta nuova nuova  a metano ha voluto che andassimo prima a Bagnaia, a Villa Lante, dove c’è stata una specie di fiera del giardinaggio, con fiori e piante esotiche, arredi da giardino, zucchette bitorzolute  gialle e rosse,  ingresso 6 euro.

In una grande radura tutt’attorno al bosco gli espositori, una cinquantina circa, ed in mezzo alcuni arredi campestri con balle di paglia  a mo’ di sedili. Nessuno vi si sedeva finché non ho dato io il buon esempio e dopo un po’ ho notato che anche altri avventori si sono seduti qui e lì. La forza dell’esempio… o riflessi condizionati? Chissà….  I visitatori, tutta gente per bene, signore e signori distinti, evidentemente proprietari di ville e villette, girano in tondo fermandosi  ai banchi più raffinati per acquistare le piante più ricercate ed esotiche.. oppure alla ricerca di vecchie suppellettili da inserire nei loro parchi casalinghi… I prezzi? Raffinati come la merce! 

Il banco più a buon mercato ed anche il più bello e variopinto è quello delle zucchette decorative a due o tre o quattro euro l’una…  Lì davanti staziona anche il sindaco di Viterbo, Giulio Marini, in compagnia della sua signora, elegante e belloccia, ed un’altra coppia di amici,  si guardando attorno compiaciuti per la bella festa… (appena mi ha visto e si è reso conto che l’avevo riconosciuto ha immediatamente inforcato gli occhiali scuri… non si sa mai… con questi D’Arpini che girano e poi scrivono pure i resoconti…).

Lo spettacolo di Villa Lante, con le sue fontane e i suoi alberi secolari è stato di per se stesso la scenografia più appropriata e la parte più bella della fiera… in effetti pareva di essere in un parco nobiliare del Galles… Il cardinale Lante della Rovere, costruttore della villa,  ebbe buon gusto e buoni architetti ambientali…  Fuori del Casino di Caccia le lunghe tavole apparecchiate con le merende (a pagamento) ricordano i più pregiati rinfreschi d’altri tempi…   Infine usciti dalla Villa sulla strada che porta a Bagnaia ci siamo soffermati alle bancarelle dei “poveri” che costeggiano tutta la via. Nella Villa  i banchi degli espositori ufficiali, i nobili, e fuori della Villa  i ciabattari con attrezzi dappoco e delizie caserecce… Ottimi i biscottini di castagne dei Cimini, una manciata, offerta gratuitamente  da una graziosa ragazza, e ottime le pizze rustiche che si potevano acquistare in una specie di norcineria-pizzicheria  nella piazza antistante il borgo.

Con le pizze ed i biscotti siamo andati a festeggiare a casa di Peter Boom che ci aspettava per il pranzo: uva e pomidori del suo orto, grissini, senape, acqua e vino (pranzo contadino direi).

Un bel cappuccino caldo  per terminare, nel palazzo del duca dove c’è un bar pizzeria ristorante all’aperto, due chiacchiere con una gentile signora intellettuale  di passaggio, proprietaria di una torretta nel centro storico,  uno sguardo ai numerosi turisti stranieri seduti ai tavoli e finalmente… rimontati sulla macchinetta a metano andiamo via verso il Bullicame… dove dicevano esserci la festa… la prima festa del Bullicame.

Il Bullicame, è la prima volta che ci vengo…  Appena entrato dal cancello, calpestando  sabbia gialla e  finissima, vedo delle vasche che sembrano d’irrigazione agricola… poi andando verso  la parte più alta dello slargo  scopro le vecchie pozze, attorno ad esse una torma di signore in carne,  un solo albero che fa ombra, ma per fortuna il cielo è tutto coperto di nuvole brune, nell’acqua alcune ragazze straniere a mollo  ed anch’io mi  tolgo i sandali ed immergo gli stanchi piedi nelle acque calde calde… e resto così a guardare quel che succede…

I tuoni tuonano ed in lontananza si nota un acquazzone che sferza la terra,  le ragazze pian piano se ne vanno.. restano solo un paio di “bagnini” –dicono loro- delle Piscine Carletti e un paio di popolane ciccione. Della festa  incipiente si odono solo i rimbombi della musica tecno, da una specie di palco lontano, vicino alla strada, che un po’ si confondono con i rimbombi del minacciato temporale… Dopo un’oretta che sto lì con i piedi a mollo, ottima terapia direi per  i miei reumatismi, Luisa –che era andata a vedere le bancarelle di prodotti agricoli attorno al palco della festa- ritorna e dice. “..mi sa che è meglio che andiamo via anche noi…”. Un po’ tergiverso, chiacchiero con qualcuno di passaggio, chiedo “cosa sono tutti quei capannoni che si vedono lì in fondo?” – “quelli sono gli hangar dell’aeroporto militare, con i camion in deposito” – ..”ma è lì che vogliono fare un nuovo aeroporto civile low cost?” -  “…macchè aeroporto, dicono così alcuni amministratori ma non lo faranno mai… a Viterbo non ci sono infrastrutture né trasporti  veloci per Roma, figurarsi se possono fare un aeroporto… è solo una storia di propaganda politica” – “..e cosa pensa la gente di Viterbo di questo ipotetico aeroporto?” -  “qualcuno ci spera per via di eventuali posti di lavoro ed alcuni dicono che è una pazzia..” – Insomma secondo lei si farà o non si farà..?” – .. secondo me è impossibile, probabilmente lo faranno a Frosinone..”.

Guardo un po’ in giro per vedere se  incontro Antonello Ricci o Giovanni Faperdue, che mi hanno invitato alla festa… nemmeno l’ombra… ed in verità non saprei nemmeno a chi chiedere.. di loro. Le presenze lontano dalle pozze sono sparute e la gente sembra più spaventata dalla musica tecno che attratta… ma forse è ancora troppo presto, forse la folla verrà più tardi con la sera ed il fresco… anche se veramente è già quasi buio ed è già fresco, per via del cielo coperto di nubi minacciose.. e Luisa non sembra voler aspettare oltre… e nemmeno io!

Ce ne partiamo contenti di aver visto alfine questo Bullicame di Viterbo, l’acqua calda  mi è piaciuta, i capannoni dell’aeronautica militare,  con l’aria decadente ma accettabile esteticamente (archeologia industriale si chiama) pure.  La gente incontrata simpatica e ridente, non ho visto bambini.. ma almeno c’erano diverse donne e l’atmosfera  normale (non c’erano quei “tipi strani”   che pare  frequentino il luogo solo di notte). Un po’ fastidiosa e fuori luogo la musica tecno… ma non si può avere tutto… e forse  sarà  pure meglio (almeno si può staccare la spina..) dei rimbombi dei velivoli a volo radente ed  a basso  costo che farebbero avanti ed indrè se per caso l’ipotesi politica dell’aeroporto vincesse su quella umana del lasciare le cose così come sono. Staremo a vedere cosa  farà  la mafia (nelle cui mani si dice sia  riposto il progetto aeroportuale)…. 

Al ritorno sulla via Cimina, squilla il telefonino di Luisa. E’ Antonella Litta, la coordinatrice del comitato contro il  mega aeroporto… “… state già andando via? Io pensavo di partire ora per venire al Bullicame, vorrei incontrare gli amici dell’anti-aeroporto.. “ –  Oh….sai per noi si è fatto tardi, anche se forse è ancora presto…  comunque stiamo in viaggio di ritorno e poi sta iniziando a piovere..”.

Paolo D’Arpini

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Calcata: Trasmutazione del servizio accoglienza del Circolo Vegetariano VV.TT. da “ristorante” a “ristorando”…

L’amico Tonino Bianconi è venuto a trovarmi a Calcata, ci siamo seduti sui gradini della chiesa del paese vecchio raccontandoci un po’ di storie e di avventure. Lui è un crudista convinto e segue la via spirituale degli Esseni, che vivevano in povertà nel deserto ed erano  contadini e crudisti vegetariani, il miracolo della loro sopravvivenza è ancora una meraviglia per la scienza. Come facevano a coltivare nel deserto e come potevano vivere senza né proprietà né commerci? In effetti gli esseni furono la prima comunità comunista della storia, nei loro villaggi tutto era messo in comune,  il lavoro ed i frutti della terra. Essi erano completamente autosufficienti e praticavano una religione in cui la fratellanza era la principale caratteristica. Si dice che Gesù stesso fosse un esseno e che in realtà il cristianesimo prese origine da questa setta, che dagli ebrei era considerata eretica.  Tonino ha presentato tempo fa al Circolo il libro “Il vangelo esseno della pace” di cui egli  scrisse l’introduzione.  Il testo è un compendio degli insegnamenti contenuti nei “rotoli del Mar Morto”, rinvenuti negli anni ’50   in alcune grotte della Palestina. E che sono anteriori alla nascita di Cristo pur contenendo parecchi dei  detti poi a lui attribuiti.

Il discorso così fatto proprio sui gradini della chiesa di Calcata ci ha riportato indietro nel tempo, in una dimensione in cui i templi erano la terra, l’aria, l’acqua ed il cielo  e la comunità  degli uomini.. e non chiese o palazzi.  Dopo un po’ si è unita a anoi anche una amica psicologa di Campagnano, Rosalia Scorpiniti, con un gelato in mano per me ed un sorriso sulle labbra per la contentezza di avermi trovato. Infatti mi stava telefonando  da diversi giorni senza potermi rintracciare e finalmente il suo intuito le aveva detto di salire sin lassù ed eccoci qui assieme. 

Il discorso stando in tre ha preso una piega leggermente diversa abbiamo iniziato a parlare della spiritualità ecologica nei nostri giorni, e sul come attuarla senza perdere di vista le necessità sociali e la vita nel mondo. Discorso molto saggio in verità, poiché in questo momento c’è bisogno di tutta la forza  ed il coraggio  per uscire fuori dall’impasse del materialismo consumista e dalla forsennata distruzione della vita sul pianeta.  Fatalità volle che parlassimo anche del nostro passato, infatti sia Tonino che Rosalia conoscono il Circolo da almeno una ventina d’anni,  di come il nostro servizio mensa fosse stato antesignano per la causa dell’ecologia alimentare e della condivisione sociale.

Sui tavolacci del Circolo si mangiava come in una comunità, tutti assieme amichevolmente e su piatti semplici di coccio, un po’ come si vede  nei dipinti delle taverne di Bruegel o Bosh in cui si  stavano gruppi di avventori seduti a mangiar zuppa e pane nero. 

Ora non riceviamo più alcun avventore, dissi io agli amici  che mi guardavano sorridenti,  ora aspettiamo che le persone che vogliono mangiare con me  vengano a trovarmi portando qualcosa di cucinato da loro stessi. Poi essi stessi apparecchiano e servono e lavano i piatti…. Io mi limito a coordinare il tutto dando indicazioni su dove trovare le stoviglie etc. oppure raccogliendo lì per lì qualche erbetta fresca per preparare un’insalatina selvatica.  Certo le persone che ora giungono al Circolo sono pochissime, rispetto alle  migliaia che vennero in passato, forse una o due a settimana non di più… ma almeno la condivisione è più forte e sentita e non c’è l’aspettativa del servizio come in un ristorante  bensì il senso di fratellanza la comunione spirituale e l’intimità di una comune.

Tonino mi ha allora detto: “Insomma da ristorante sei diventato un “ristorando..” (uno che deve essere ristorato) ora le persone vengono a ristorare  te e non solo a ristorare se stesse, e così  ognuno è sicuro di essere soddisfatto visto che il cibo se lo cucinano da soli e non possono perciò lamentarsi della qualità.. anzi, sai una cosa, dovresti aprire un sito internet  per divulgare questa nuova forma di comunità sociale ed umana”.

Ed io: “Guarda che già  sta scritto tutto nel nostro sito… ed ancora non ci hanno copiato, appena se ne accorgono vedrai che lanceranno la nuova moda del Ristorando, in cui ognuno porta qualcosa..”

Paolo D’Arpini

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