Archivio di agosto 2009

Calcata persa e Calcata ritrovata…. Cronistoria di una ricerca del luogo, in cui il luogo è rimasto…

Quello che mi fa odiare Calcata, allo stesso tempo amandola all’inverosimile cercando di proteggerla… è l’indifferenza con la quale viene vissuta la sua trasformazione e la sua perdita d’innocenza e d’identità. Chiaramente mi riferisco alla comunità umana di Calcata poiché il luogo in quanto tale è più o meno intonso, anche se negletto.

Apparentemente le due comunità di Calcata, paese nuovo e paese vecchio, si stanno sgretolando in una sorta di abbrutimento e perdita di valori. Al paese nuovo regna l’indifferenza anche se è presente una tendenza per la riconquista di una supremazia morale, che è andato svanendo in seguito alla perdita di meriti comunitari, però sovente manifestantesi in “riconquista” dell’operatività economica e dello sfruttamento turistico del borgo.

Al paese vecchio la gioia di vivere ed il gusto alternativo di creare arte e cultura sta convertendosi in finto lustro, in artifizio e paccotage da mercatino, in servizi resi al turismo di massa, che cancella ogni bellezza ed onestà. Insomma, sembra quasi che Calcata sia in vendita al miglior offerente e che la cultura residua sia solo un tentativo di appropriazione della fetta più grossa del mercato.

Lentamente ciò che vi era di “vero” è andato scemando.

Al paese nuovo è avvenuto con la dipartita dei custodi della tradizione, il pecoraio che pascolava gli armenti dietro al Comune, il capraio che manteneva ancora la tradizione del formaggio casereccio, l’ortolano che produceva frutta ed ortaggi per sé e per gli amici, chi aveva un po’ d’olio, chi aveva un po’ di vino casereccio, chi almeno l’aceto…. Questi sacerdoti del costume contadino sono quasi tutti deceduti o talmente invecchiati che a malapena possono provvedere a se stessi.

Al paese vecchio, gli artisti difendono la propria unicità ognuno incastrato nella sua baronia, mentre aumentano i cloni ed i finti, aumentano coloro che vengono da fuori ad aprire bottega per altri forestieri, quelli che hanno la cultura delle musicacce suonate in piazza non diverse da quelle suonate nel tunnel della metropolitana, quelli che sanno solo atteggiarsi ad “operatori culturali ed economici” con l’etichetta “Calcata”.

Peccato che sia così deteriorata la società ed in così breve tempo… ma qualche rimasuglio di umanità, o qualche esperimento di ripresa ancora si manifesta. Voglio qui menzionare alcuni casi che ritengo buoni esempi. In primis il tentativo di Felix e Sofia, coadiuvati da Lorenzo, di vivere sui frutti biologici della terra, sul piccolo artigianato, sul sapone fatto in casa, sui lavoretti di muratura e di falegnameria, sul mantenimento di una parvenza di solidarietà paesana. Il tentativo dell’associazione Il Granarone di continuare a favorire, nei limiti del possibile, l’espressione artistica senza dover ricorrere alle solite finzioni, all’escamotage del ristorante mascherato da centro culturale… Vi sono poi degli artisti che meritano attenzione per la pervicacia con la quale perseguono la loro arte senza abbassarsi a compromessi, ad esempio Angela Marrone, cantante pittrice scultrice, o Costantino Morosin, geniale inventore di nuovi modi creativi, oppure Athon Veggi, ricercatrice esoterica e scultrice di rango, e non voglio né posso ignorare la serietà professionale di Simona Weller e di Paolo Portoghesi…. Ma qui mi fermo con gli encomi, anche se dovrei veramente inserire il tentativo di risurrezione teatrale ma non posso farlo perché in quel canto non sono gradite menzioni….

Nell’ambito della cultura tradizionale, quella del paese nuovo che rappresenta i vecchi abitanti, non posso far a meno di ammirare lo sforzo con il quale alcuni gruppi cercano di mantenere una coesione sociale. Vedesi il Coro Calcata, vedesi la Banda, sia quella ufficiale che quella Riciclata. Ultimamente è sorto anche un giornaletto locale che tenta di riportare al giusto livello le tradizioni, si chiama il Cargatese e questo tentativo va sottolineato e premiato. Nell’ambito dell’imprenditoria voglio citare il primo ristorantino decentrato, sito sulla via provinciale, gestito da una famiglia di calcatesi doc, che cerca di riproporre una cucina semplice ma genuina che valorizza i prodotti locali, si chiama il Caraponzolo, credo che sia il nome di una pianta.

Allora, da un lato e dall’altro c’è ancora un tentativo benefico di mantenere il luogo radicato alle sue origini ed alla verità, questo mi sembra positivo e spero che si venga a creare sufficiente sinergia fra questi due “tronconi”, o pezzi di cultura locale, che condividono una autenticità… in modo da creare sufficiente humus per la rinascita o per il mantenimento in vita di Calcata, non come immagine da smerciare ai turisti ma come luogo con una sua identità ed esistenza.

Paolo D’Arpini

Amore di Calcata…

L’amore non è una merce, non è un guadagno,

non è una comodità che puoi accumulare.

L’amore non ha significato oltre se stesso,

esiste di per sé non per qualche altra cosa.

L’amore non si può ricordare o proiettare,

non ha un passato non ha un futuro…

è….soltanto qui ed ora! Ama.

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Angelo Quattrocchi è vivo… – Tributo al più trasgressivo e geniale editore (e scrittore) della mia generazione – Dalla “Beat generation” al “Pissing” sino al “No, no, no.. Ratzy non è gay…”.

Ho atteso un po’ a scrivere, esattamente due mesi, non volevo fare la fila assieme ai necrologi di bandiera ed agli epitaffi dei colleghi.

Angelo è vivo, nella mia memoria e nella scia ancora forte delle sue opere trasgressive. Angelo Quattrocchi è un po’ come Paolo D’Arpini, personaggi scomodi ed allo stesso tempo necessari per dare sale e pepe alla cultura insipida di questo secolo. Mi paragono a lui perché so di poterlo fare, come potrei paragonarmi –ed a ragione- ad un altro mostro sacro della cultura alternativa, Nico Valerio (che è vivo e vegeto, tranquilli!).

Come si può morire quando si è stati un Angelo Quattrocchi? E’ come se dicessimo che il Che è morto… o come in quella canzone degli anni ’70… “Pablo è morto… No, Pablo è vivo!”, ricordate? Ed anche Angelo è vivo e me lo ritrovo ancora fra i piedi che viene a trovarmi con le sue borsone piene di libri, con l’accompagnamento della segretaria psicologa così il suo discorso strampalato poteva sembrare più accettabile, più “scientifico”. Sì, eccolo lì, che in cantina presenta il libro di Manuel Olivares, il secondo sulle comunità e comuni, perché il primo l’aveva scritto Angelo stesso facendo un revival di tutta la società hippy e della beat generation nel mondo. Eccolo lì, mentre presenta i due “ecoalmanacco” alternativi, coproduzione di Marinella Correggia, Tonino Bianconi e del sottoscritto. Ed eccolo ancora a raccontarmi le avventure tardo erotiche del Pissing, dico tardo erotiche, poiché evidentemente il pisciarsi addosso era almeno un modo per continuare ad usare il pisello… (ad una certa età mica si può sempre penetrare…). Anzi siccome quella storia del “pissing” mi aveva molto intrigato ricordo che ci provai anch’io, tanto per vedere l’effetto che fa….

Angelo, Angelo mio, quante volte sei venuto a trovarmi ed io mai son venuto da te? Perché sono pigro… o non volevo sporcarmi troppo nel venire a Roma ai tuoi party letterari un po’ ambigui. Nottambulo come fosti, i tuoi incontri si sa quando iniziavano e mai quando finivano, a volte era un continuo rotolarsi da una riunione ad un’altra senza limite divisorio. Così sei stato e così continuerai ad essere, ovunque tu sia, fra un inferno un paradiso ed un purgatorio, ma mai in un limbo…. No, il limbo non è fatto per te!

E poi come potrei dimenticare quando mi mandasti a leggere quella tua ultima fatica, “No, no, no Ratzy non è gay…”, in copertina un papa Ratzinger vestito di rosa, con tonaca svolazzante e cappellino da signora rosso a tesa larga.

Te possino, Angelo sei proprio un iconoclasta ed io non me la sono sentita di fare la presentazione pure di quel libro… Mi misi a ridere leggendolo ma non ti dissi, come spesso succedeva “…presentiamolo a Calcata!”. Beh, in questo se potessi tornare indietro forse cambierei idea… anche perché le prove dei fatti enunciati sono sempre più evidenti….

Angelo Quattrocchi, sei un mito!

“Io penso, io vedo e sono mosso dal fluido elettrico. Costante solo nella mia incostanza, non sono inceppato da vincoli mondani, né oppresso da mete vincolanti. Io corro sfrenatamente su sentieri vergini….”

Paolo D’Arpini

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“È morto Angelo Quattrocchi. 7 Giugno 2009: Angelo Quattrocchi oggi pomeriggio alle diciotto è morto. Angelo Quattrocchi, scrittore e editore, fondatore della Malatempora”

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Come vedono i vegetariani l’opzione nucleare? – “…fra pochi anni ci scanneremo per l’uranio come oggi ci scanniamo per il petrolio…” – Ciro Aurigemma dixit

Il Governo italiano ha deciso per il ritorno del energia nucleare nel nostro Paese, andando in senso contrario all’esito del referendum del 1987 che lo fermò, con l’obiettivo di produrre il 25% dell’energia dall’atomo. Per promuovere tutto ciò da mesi c’è una campagna stampa sulle presunte opportunità che questa scelta garantirebbe al nostro Paese. Col nucleare, secondo il Governo, l’Italia rispetterebbe l’accordo europeo 20-20-20, per la lotta ai cambiamenti climatici (secondo cui entro il 2020 tutti i Paesi membri devono ridurre del 20% le emissioni di CO2 del 1990, aumentare al 20% il contributo delle rinnovabili al fabbisogno energetico, ridurre del 20% i consumi energetici), ridurrà il costo dell’energia e le importazioni, grazie a centrali di “nuova generazione”, descritte come più sicure e tecnologicamente avanzate.

Ma a causa delle ingenti risorse necessarie per questa scelta, l’Italia abbandonerebbe l’investimento necessario per lo sviluppo delle energie rinnovabili e per il miglioramento dell’efficienza…Soluzioni queste più immediate ed efficaci per recuperare i ritardi rispetto agli accordi internazionali sulla lotta ai cambiamenti climatici e rinuncerebbe alla costruzione di quel sistema imprenditoriale innovativo e diffuso in grado di competere sul mercato globale, che in Germania da occupazione a 250.000 lavoratori e che ora gli USA di Obama portano avanti con forza.

Questo secondo Legambiente, che lancia una mobilitazione nazionale, fatta di tante iniziative, da organizzare insieme ad una ampia alleanza di sigle associative, ambientaliste e non, con l’obiettivo di rispondere alle bugie del governo e dei nuclearisti, ristabilire la verità sulla dannosità del nucleare e la sua inutilità per il raggiungimento del 20-20-20, alimentare il dibattito a livello territoriale sui due scenari energetici futuri, che comprendano o meno la produzione di energia dall’atomo.

I vegetariani da sempre sono sensibili al rispetto della Vita e dell’ambiente naturale e non possono quindi essere indifferenti a quanto si va profilando… Vediamo allora cosa dicono gli scienziati non ancora asserviti al potere economico. Gianni Mattioli, docente di Fisica all’Università La Sapienza di Roma: “Il nucleare non è abbondante: fornisce oggi al fabbisogno mondiale un contributo pari al 15% e, secondo la stima dell’Agenzia Onu per l’energia Atomica, a questo ritmo, c’è uranio fissile – cioè l’uranio 235 – solo per 70 anni: se dunque si volesse almeno dimezzare la massiccia incidenza dei combustibili fossili (~66%), bisognerebbe almeno triplicare . Se dunque volessimo fare dell’energia nucleare una vaga alternativa ai combustibili fossili, ne avremmo per 20-25 anni: cioè ci scanneremmo per l’uranio come ci scanniamo per il petrolio.”

Mattioli afferma inoltre che ancora oggi dopo 20 anni: “L’energia nucleare non è pulita: come ci ricorda l’ICRP, l’Agenzia Internazionale per la Protezione dalle Radiazioni Ionizzanti, dosi comunque piccole di radiazioni, aggiungendosi al fondo naturale di radioattività, possono causare eventi sanitari gravi ai lavoratori e alle popolazioni, nel funzionamento “normale” degli impianti e, ovviamente, nel caso di incidenti”. Isabelle Chevalley presidente e fondatrice di Ecologie libérale, partito svizzero di centro destra, quindi non sospettabile di essere ideologicamente contraria alle centrali in questione…Ecco cosa afferma: “Fin dal 1991 non si estrae abbastanza uranio per soddisfare l’esigenza di tutte le centrali nucleari del mondo, l’estrazione è talmente diminuita che nel 2003 metà del fabbisogno del metallo grigio è stato fornito dalle scorte militari.”

Isabelle Chevalley, è del mestiere essendo una chimica e aggiunge: “Dal 2001 il prezzo dell’uranio è decuplicato, da 7 dollari la libbra a più di 75 nel 2007. Questo massiccio aumento di prezzo riflette l’incertezza che circonda la sua produzione.” Ed ora la notizia tragicomica ( vedi www.circolovegetarianocalcata.it): “Attualmente, non solo non vengono più scoperti grossi giacimenti di uranio, ma i giacimenti già scoperti non vengono pienamente sfruttati perché non conviene economicamente. I costi sarebbero troppo elevati. Di conseguenza, la progressiva mancanza di uranio comincerà a farsi sentire tra il 2015 ed il 2025, quando le centrali nucleari produrranno meno energia fino a fermarsi del tutto.”

Credo quindi che come vegetariani dovremmo approfondire il tema e aiutare la crescita di una coscienze ecologica globale….

Ciro Aurigemma, psicologo e resp. Ecologia dell’AVI

(Dal n. 206 dell’ Idea vegetariana lug. ’09)

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“Usanze pansessuali dei bonobo e furbizia umana del calarsi le braghe” – Succede anche a Viterbo….

Gli etologi hanno studiato attentamente le abitudine dei bonobo, una famiglia di scimpanzé molto simili all’uomo. La somiglianza fra bonobo ed umani non sta solamente nel genoma comune, che si differenzia in percentuali irrisorie, ma anche nelle abitudini sociali e nei modi di risolvere i conflitti. Solo che i bonobo a volte dimostrano una maggiore elasticità. Essi hanno deciso di utilizzare la sessualità come forza deterrente all’aggressività mentre nella famiglia umana talvolta avviene il contrario, cioè prima sorge l’aggressività e poi segue la sessualità, ricordatevi il detto mafioso “mejjio commannari ca fotteri” (meglio comandare che fare l’amore).

Per farla breve vi descrivo le tendenze che in qualche modo hanno un’attinenza con entrambe le specie (se di specie possiamo parlare, forse meglio dire sotto-specie o gruppi della stessa specie). Nelle comunità dei bonobo quando si manifestano conflittualità interne di solito queste vengono superate con l’atto di sottomissione che non si ferma (come avviene in simili casi in altre specie) al semplice gesto d’inchinarsi al dominante bensì si concretizza in veri e propri amplessi sia fra maschi che tra femmine. Insomma i bonobo usano il sesso come un ammorbidente e lo fanno in continuazione usandolo quindi anche come deterrente ai conflitti. La loro è una società pansessuale.

Esistono chiaramente dei rari casi in cui alcuni individui della comunità non accettano la sottomissione ed in quel frangente decidono di allontananrsi dal gruppo originario e fondano una nuova tribù e così avviene una propagazione abbastanza non violenta, certo finché c’è spazio sufficiente per tutti….

Ho notato come anche nella società umana primitiva (ma in varie forme anche in quella moderna) esistessero (ed esistono) delle norme o inclinazioni in tal senso. Ad esempio inizialmente i conflitti fra gruppi umani rivali si risolvevano nell’accorpamento dei succubi, ovvero le femmine ed i maschi accettavano la “incubanza” del gruppo vincente, mentre venivano allontanati (od al peggio uccisi) i retrivi. Di questo sistema abbiano notizie storiche documentate in cui vengono descritte le varie sottomissioni di popolazioni sconfitte, nel senso concreto in cui sottomissione vale per “star sotto” e quindi accettando la funzione sessuale passiva. Numerosi racconti contenuti nella bibbia lo testimoniano, ed anche nella storia romana vi sono referenze in tal senso, ricordiamoci ad esempio le famose forche caudine in cui i soldati sconfitti inchinandosi venivano realmente sodomizzati, oppure del ratto delle sabine, oppure dell’abitudine delle legioni e degli eserciti di inchiappettarsi i maschi sconfitti e violentare le femmine (avvenne in Gallia ed in Britannia ed ovunque i romani andassero). Ma questo è successo e succede anche recentemente, ad esempio nell’ultima guerra con i famosi reparti marocchini (ma non solo quelli) e durante le varie guerre e guerriciole moderne. In questi fenomeni va compresa anche la prostituzione volontaria o quella indotta… (vedi le “signorine” delle aam-lire o le prostitute in Vietnam, etc).

Comunque per descrivere un comportamento di “sopravvivenza” dei popoli fermiamoci per oggi all’analisi di quanto avvenne fa etruschi e romani. Allorché i romani iniziarono la grande avanzata verso l’Etruria dovettero affrontare inizialmente una resistenza attiva, ma sino ad un certo punto… Ad esempio nella conquista di Faleri Veteres, che era una città falisca alleata degli etruschi ma nella quale si parlava latino come a Roma, la conquista avvenne per “convincimento” di una parte della popolazione che accettò di sottomettersi mentre la parte avversa fu sterminata. In altre città etrusche accadde più o meno la stessa cosa. Ed una volta riconosciuta la potenza militare romana gli etruschi trovarono più comodo accettarne la dominanza politica, che consentì loro di mantenere una sorta di isolamento culturale e sociale. Ovvero mantennero i loro usi e costumi ed un potere interno semi autonomo. Questo sistema di sottomissione parziale consentì agli etruschi, soprattutto quelli in prossimità di Roma, di sopravvivere e compartecipare al potere. Essi si fecero servitori privilegiati dei romani, accettandone la supremazia remissivamente, ed in cambio ottennero di potersi gestire le “cose loro” senza grandi interferenze. Ciò continuò anche nel medio evo sotto il papato, che non è altro che una forma di potere romano continuato in veste religiosa. In quel tempo la società della Tuscia era suddivisa fra guelfi e ghibellini ma nella bassa Tuscia prevalevano i guelfi, cioè quelli proni a Roma e c’era una sorta di commistione e “scambio” in questa sudditanza. Viterbo addirittura venne definita la Città dei Papi, poiché accolse e si adagiò al potere papale, supinamente….

Anche in tempi moderni in quel di Viterbo assistiamo a questa forma di piaggeria, ad esempio nell’accettare che il territorio divenga sede di scomodi servizi a vantaggio di Roma (vedasi ad esempio il polo energetico di Montalto di Castro e Civitavecchia, mega-aeroporto di Viterbo, etc.…..). Qualsiasi cosa possa far comodo a Roma viene immediatamente accordato dagli amministratori locali della bassa Tuscia (bassa in tutti sensi) in cambio essi (gli amministratori), di tanto in tanto, possono sperare di condividere alcuni aspetti del potere romano. Vedasi l’esempio di Rodolfo Gigli che avendo accontentato varie lobbyes… (omissis) assunse il comando formale della Regione Lazio, oppure il medico Giuseppe Fioroni che divenne persino ministro dell’istruzione (in rappresentanza della quota viterbese-vaticana) ed oggi a fare la parte del “servitor cortese” abbiamo il sindaco di Viterbo, Giulio Marini, che siede pure in parlamento e svolge la funzione di “garante” del potere romano in terra di bassa Tuscia.

Che abbiano tutti appreso dai bonobo come convivere “pacificamente” con chi comanda?

Paolo D’Arpini

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Lettere di protesta per lo squallido sonica rave party di Monte Gelato – 8 agosto 2009 Coordinamento del Comitato Spontaneo “Mai più rave nella Valle del Treja”

Ho ricevuto diverse lettere da persone offese dal rave pary di Monte Gelato, anche di una persona che abita sopra Monte Gelato. Ieri pomeriggio (4 agosto 2009) Calcata era invasa da orde di reduci dal “concerto” diabolico e da alcuni che ho incrociato per strada ho sentito che facevano commenti sarcastici sul Circolo vegetariano, evidentemente avevano saputo della nostra protesta. Il fatto poi che alcuni “commercianti” di Calcata si siano dichiarati favorevoli a questa iniziativa ed il fatto che chi ci ha guadagnato sopra vorrà sicuramente riprovarci mi ha convinto della necessità di creare un coordinamento di coloro che sono contrari a tali nefendezze.Ho fissato l’appuntamento, qui al Circolo VV.TT. per le h. 12 di sabato 8 agosto 2009, mangiamo assieme e discutiamo il da farsi, ognuno porti qualcosa di vegetariano.

Intanto leggetevi alcune delle corrispondenze intercorse:

“Ho letto, signor D’Arpini, i suoi commenti sul rave di Monte Gelato dove io abito, avevo in tutti i modi tentato di fermare il disastro annunciato anche con diffide al Parco, al Comune alla Procura di Tivoli competente, nonchè al Prefetto di Roma, ma nessuno ha fatto nulla. Mi accingo a procedere nei confronti dell’amministrazione di Mazzano Romano. Se avesse dell’altro materiale sui disagi subiti da persone e cose Le sarei grato se potesse inviarmelo. Saluti F. F.”

“…avevo letto questa mattina la lettera di Paolo D’Arpini. Non sapevo niente di questo rave party. Certo che l’hanno fatta grossa! Beppe”.

“…secondo me chi l’ha fatta più grossa di tutti è proprio chi avrebbe dovuto vigilare a che una cosa del genere non succedesse, ovvero i responsabili del parco e i sindaci dei municipi coinvolti, nonché le forze dell’ordine locali! In genere le forze dell’ordine si limitano in casi di questo tipo a vigilare a distanza e a intervenire solo per emergenze sanitarie che eventualmente si verifichino, perché a tutti gli effetti un rave party funziona come una festa privata, dal momento che si svolge in un posto privato ( affittato o concesso dal proprietario per l’occasione). Poi chi partecipa naturalmente paga la roba che consuma – quando dico roba intendo proprio di tutto – e paga pure un tot a discrezione per le spese, quindi puoi capire che chi lo organizza non lo fa né gratuitamente né tantomeno per beneficenza…

Ma la cosa gravissima è che il Parco del Treia e delle cascate di Monte Gelato ricadono sotto la diretta responsabilità delle forze politiche locali, nonché delle forze dell’ ordine locali, perché come tutte le aree dichiarate di parco questo è un luogo pubblico, il cui proprietario è la collettività, compresi me e te per esempio, e soggetto a regole di uso che sono l’esatto contrario di un rave party di 4 giorni con 3500 persone… Come pure di un’adunata di 3500 scout con tende e bivacchi, o di 3500 suore in adorazione della madonna, anche se probabilmente le seconde sarebbero meno rumorose e forse meno distruttive per l’ambiente naturale.

Insomma nessuno, manco il presidente del parco, o della regione e nemmeno il ministro dell’ambiente può “concedere” a chicchessia l’uso di un bene pubblico per fini che non solo non sono pubblici ma sono anche di lucro privato! Per giunta dubito molto che uno qualunque degli organizzatori di eventi del genere abbia mai pagato un cent di tasse almeno alla SIAE, per non parlare del resto.

Insomma sarebbe il caso che la magistratura accertasse responsabilità e connivenze, magari sotto la spintarella di un po’ di cittadini che sono stati lesi nei loro diritti non solo alla tranquillità, ma soprattutto a non vedere ridotto a discoteca e bivacco brado un parco che appartiene anche a loro, che si sono battuti per anni per preservare e proteggere le bellezze e le preziose caratteristiche naturali proprio da chi voleva distruggerle per farne uso privato.

Penso che Accademia Kronos e il Circolo Vegetariano di Calcata, tanto per cominciare, saranno certamente in grado di aprire un contenzioso sulla questione, per cui invierò loro copia di questa nostra corrispondenza. Alba Montori”.

“Salve Paolo. Quello che hai raccontato sul rave party a Monte Gelato è un fatto importante e grave, soprattutto in considerazione del relativo interesse delle pubbliche amministrazioni a valutare le conseguenze di una manifestazione di questo genere al confine con un’area naturale protetta. Peraltro credo sia possibile procedere con una denuncia nel caso che il confine dell’area protetta coincida con quello – se esiste – della ZPS (Zona a Protezione Speciale) o del SIC (Sito di Importanza Comunitaria): in questo caso infatti è necessario procedere con una Valutazione di incidenza anche nel caso in cui l’evento si svolga al di fuori del perimetro dell’area protetta.

In ogni caso è opportuna una nota da indirizzare all’Assessorato Regionale all’Ambiente e all’ARP (Agenzia Regionale dei Parchi), quindi al Ministero dell’Ambiente. A presto …. tienimi al corrente. Umberto Cinalli”.

………………..

Mia risposta cumulativa:

Invito di coordinamento degli oppositori al rave party di Monte Gelato – Affinché non si ripeta mai più!

Son contento che ci sia qualcuno saggio nel circondario.

Concordo perfettamente con quanto sin’ora espresso, l’unico particolare è che in effetti il Parco del Treja ha cercato di opporsi al misfatto ma il sindaco di Mazzano (sic) ha invece concesso il permesso, malgrado il parere negativo del Parco. Ho parlato con il direttore del Parco del Treja il quale mi ha detto che è stata fatta una denuncia alla Procura della Repubblica di Tivoli per i danni ambientali, io ho proposto di sottoscriverla e credo che dovremmo raccogliere firme in tal senso.

Anzi dovremmo cercare di formare un comitato ad hoc composto da abitanti della Valle ed ambientalisti che appoggiano la nostra battaglia.

Il mio telefono è 0761-587200 – Paolo D’Arpini

Notizie utili già pubblicate:

http://www.circolovegetarianocalcata.it/?s=rave+party+monte+gelato+2009

Per contattare il Parco del Treja: valle.treja@parchilazio.it  - 06-9049295

Attenzione – Soprattutto è importante che non si crei una scia ovvero che sulla base di questa prima autorizzazione ne seguano altre… (in effetti il comune di Mazzano è specialista in simili obbrobri) inoltre da poco è cambiato il comitato di gestione del Parco, e non si sa cosa pensino i nuovi gestori sulla tutela dell’ambiente… Il parco del Treja è uno dei pochissimi parchi del Lazio ad essere gestiti e diretti da un consorzio intercomunale, il che significa che comandano i sindaci…..

P.S. Da voci raccolte in loco le presenze degli accampati erano superiori a quelle dichiarate dal giornale il Nuovo Corriere Viterbese, alcuni testimoni infatti parlano di 7.000 persone (paganti 100 euro a testa, più tutto il resto del mercato, fatevi il conto di quanto denaro è girato e quanto ne è scivolato nelle tasche giuste..)

 …………………………………

Lettera aggiunta ricevuta il 6 agosto 2009:

Carissimi, caro Paolo
la cosa più sospetta e quella su cui penso davvero si possano
inchiodare i felloni alle loro responsabilità (probabilmente anche penali e finanziarie) è il fatto che abbiano tentato di farsi pubblicità anche via web e di minimizzare le presenze (paganti). Due cose antitetiche ovviamente, ma chi è avido e arrogante non segue altra logica che quella del “guadagno facile”.
Quanto questo sia lontano anni luce dallo “spirito rave” lo lascio
giudicare a chi ama tali eventi.
Riguardo alla musica tecno devo dire che quello che si passa per tecno
in tali occasioni e in generale in Italia è roba commerciale, prodotta
in studio artigianalmente, senza idee creative e davvero musicali e
principalmente basata sull’assoluto baccano prodotto con impianti da
stadio per produrre in chi ascolta (!) un effetto di totale confusione
audiomentale, il cosiddetto “sballo”:  insomma assolutamente lontana
dallo sperimentalismo tecnologico di suoni e ritmi che è alla base di
tale musica. Per non parlare della “libertà dei suoni”… Basta andare
in una qualunque discoteca che faccia una serata tecno per rendersi
conto di quanto affermo.
Lo dico perchè su questo tipo di musica conosco persone che ci
lavorano da anni con risultati estremamente godibili, anche se
richiedono capacità di percezione, cognizioni e sensibilità che
evidentemente chi organizza un party di questo genere è totalmente
privo come coloro che vi partecipano. Insomma l’arte, di qualunque
genere sia non si improvvisa e non basta pagare per comprenderla e
goderla davvero.
Scusatemi, ma sta cosa che è accaduta la trovo di una violenza
intollerabile e una mistificazione totale, pericolosamente rivolta a
imbesuire persone che già lo sono abbastanza per altri versi… Alba

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