Archivio di luglio 2009

Piansano (Viterbo) – S.O.S dal Comitato contro l’Eolico Pesante – “Si decanta la bellezza del luogo e contemporaneamente la si distrugge..”

Cari amici del Circolo Vegetariano VV.TT. grazie mille… se tutto va bene sabato p.v. monteremo a Piansano un gazebo per dar voce al “No all’eolico industriale nelle nostre terre”, se volete aiutarci sarete accolti a braccia aperte. Di seguito vi invio una lettera/denuncia:

Recentemente, in data 07 luglio ultimo scorso, si è svolta presso la Sala Conferenze della Provincia di Viterbo, una giornata di presentazione del “Piano di Gestione e Misure di Conservazione della ZPS IT 6010055 Lago di Bolsena”.

Durante la conferenza è stato esposto un certosino lavoro, svolto da due diversi enti presumibilmente incaricati dalla Provincia di Viterbo, atto ad avvalorare l’immensa valenza naturalistica in tutte le sue forme del Lago di Bolsena e del suo bacino. La valenza di essere bacino di conservazione di specie animali e crogiolo di molteplicità floristiche è stato ampiamente evidenziato ed è sicuramente il valore per cui sarà, nell’immediato futuro, chiesto una ancora più forte protezione del lago di Bolsena e del suo bacino.

All’attualità il lago risulta interessato dai vincoli ZPS (zona di protezione speciale) e anche zona SIC (sito di interesse comunitario).

Il prossimo passo che è stato evidenziato in sede di conferenza sarà presumibilmente quello di istituire una Riserva o Parco Naturalistico, se non addirittura candidarlo alla proclamazione di bene dell’UNESCO.

Bellissimi intenti che ci raccomandiamo vengano veramente presi (basterebbe già istituire una Riserva figuriamoci proclamarlo bene dell’Umanità), che comunque stridono con la futura realtà che si profila sulle pendici del catino del Lago.

Infatti è veramente strano che lo stesso Ente che propone un così meritevole lavoro di salvaguardia ambientale, autorizzi la costruzione di un parco Eolico sul territorio del comune di Piansano. Piansano non ha uno sbocco diretto sulle sponde del lago di Bolsena, ma si piazza staticamente all’interno del catino come si può ben vedere ed apprezzare dal paese di Montefiascone.

Il Parco eolico che si andrà a realizzare sul territorio di Piansano sarà composto da 30 torri eoliche alte 92 metri al rotore, con pale di lunghezza di 42,5 metri in numero di 3. Immaginate lo splendido quadro che da secoli colpisce gli animi di astanti spettatori, locali e non, dal Belvedere di Montefiascone come cambierà. Ma inoltre andando nello specifico del piano di protezione delle specie animali che da anni svernano sul lago, aironi – nitticore – cormorani e molte altre specie di uccelli acquatici, queste non possano essere ostacolate nel loro ritmo di migrazione dalla presenza di queste immense torri, non dimenticando che il presunto parco sia il primo di una serie comprendente la costruzione di circa 300 torri?

Abbiamo un grande patrimonio a disposizione, ed è sicuramente utile intraprendere una strada, ed una sola, ed arrivare fino in fondo.

Il Comitato “NO EOLICO” di Piansano

……………

Risposta:

Cari amici di Piansano, siamo nella stessa barca… avrete visto che anche qui abbiamo lo stesso identico problema:

http://www.circolovegetarianocalcata.it/2009/07/21/eolico-pesante-nell%e2%80%99agro-falisco-progetti-di-calcata-e-faleria-%e2%80%93-lettera-di-ambiente-e-territorio-sui-possibili-danni-ambientali-e-deturpazione-del-paesaggio/

Sabato p.v. siamo in Umbria per un altro incontro, comunque tenetemi informato sugli eventi futuri, cercherò come posso di dare visibilità a questa battaglia della Tuscia contro i suoi predatori.

In bocca al lupo, Paolo D’Arpini

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“Un quieto orrore” – Esperienze di vita vegetariana e non violenta narrate da Mariagrazia Pelaia della Rete Bioregionale Italiana

Un colpo secco. Poi un altro. Un tuffo al cuore mentre sto ancora dormendo, nell’ora in cui la notte e il giorno sono uniti in un abbraccio indistinto. Quei colpi sono la sveglia mattutina: segnalano che per me inizia un’altra giornata, mentre finisce quella di qualche gentile creatura alata o con la coda, impallinata dai cacciatori fuori dal paese.

Inesorabili, ogni mattina sfruttabile del calendario venatorio mi traggono dal sonno e mi riempiono di pensieri sulla stupida spietatezza del mondo…

Allora cerco di aiutare quei poveri animali, disturbati nell’affannosa ricerca di cibo e di vita, inviando a un’invisibile divinità in ascolto le mie preghiere: “Tornatevene a casa, a fare cose più serie! O Madre terra proteggi i poveri animali che capitano a tiro a questi freddi cecchini!

Che vergogna, mentre i supermercati sono pieni di animali morti in attesa di qualcuno che li compri e dia un senso al loro sacrificio! Ma Stefano mi ha raccontato che Latouche ieri a una conferenza alla Sapienza ha riferito che il trenta per cento della carne sul mercato viene buttata via, sia per ragioni di scadenza, sia per semplice capriccio di spreco…”.

Silenzio. Forse la telepatia dissuasiva sta funzionando. Mi riappisolo con un solo occhio. Pum! Un altro colpo… e poi altri quattro, cinque, dieci, che salgono alla rinfusa dalla valle fino al mio letto… E ad ognuno invio il messaggio augurale che le vittime designate siano riuscite a sfuggire ai loro ridicoli carnefici con calosce e tute mimetiche, che si espongono a ogni intemperie pur di dare sfogo a una diabolica libidine.

Allora riprendo: “Ma nessuno vi ha detto che ‘la caccia è un affare di morte che genera morte’? Così raccontava uno stregone africano che era un cacciatore provetto, ma quando di sedici figli gliene erano rimasti solo cinque o sei si rese conto che stava pagando un debito ben salato al mondo selvatico! Ha smesso di andare a caccia, decidendo di espiare con il servizio sacerdotale. Ma figurati se questi bifolchi hanno mai letto Il dio d’acqua di Marcel Griaule… O Dea natura fagli venire voglia di tornarsene a casa a dare una mano a chi lavora per il sostentamento delle loro famiglie… e che spendano i soldi per cose importanti e non per passatempi da becchini! Eppure in Italia c’è la legge 626 che non ammette la libera strafottenza con le armi al collo e in casa… gli incidenti di caccia sono in proporzione più alti di quelli sul lavoro…”.

Forse stavolta ce l’ho fatta… non si sente più nulla, un silenzio carico di apprensione… Rientra in casa Cirino e dopo la lauta colazione di croccantini eccolo adagiarsi con le zampette sui miei polpacci… “Beh, almeno tu sei al sicuro dalla furia omicida di questa specie subumana”. E Cirino risponde con tenere fusa… “Anche tu sei un cacciatore, ma non certo così spietato come quei signori là fuori, che hanno le dispense piene di cibo”.

Per fortuna ci sono gruppi di giovani che praticano il disturbo venatorio, hanno davvero un grande coraggio ad andare disarmati a passeggiare fra tante doppiette fumanti, con grilletti che non chiedono altro che di essere abbassati… Seguo le loro imprese eroiche in rete. Sono una speranza per il nostro futuro.

Ancora un’oretta di sonno per cercare di cominciare in un altro modo la giornata, magari uscendo da un bel sogno. Poi la colazione pronta e fumante, i libri già aperti accanto a una fetta di torta di mesquite del seri, una farina sudamericana che mi ha portato il mio tesoro dal Salone del gusto, tutto sembra propiziare un momento di pace e tranquillità… Ma come una mitragliatrice inceppata ecco l’urlo meccanico del decespugliatore con cui depilano le rocce del centro storico… Saluto per l’ultima volta le incaute erbette che fanno capoccella dai muri del vicolo all’altezza del selciato. C’è un piccolo ciuffo d’erba isolato su un muro nudo, lo guardo e penso: ‘Vuoi vedere che si portano via anche te?’. Detto, fatto. Ecco le implacabili lame rotanti…

Ma almeno voi avete delle radici ben custodite nella roccia e non ci metterete troppo a riemergere, più verdi e lucenti di prima.

Non c’è male per una tranquilla giornata infrasettimanale in un borgo sonnolento della Sabina. Tutti sembrano posseduti dallo stesso demone: snidare la vita e farla fuori, con grande dispiego di mezzi tecnologici efficienti, che dietro di loro lasciano una desolata scia di vuoto e morte…

Ora accendo la radio pur sapendo che corro un grande rischio a collegarmi così direttamente al Mondo… e infatti, eccoti subito la grande notizia che per testare chissà quale molecola dello spermatozoo sono i poveri topi a doversi sobbarcare l’ingrato compito per noi. Queste sono le liete novelle diffuse da Radio3 Scienza…

Gli animali sono come gli schiavi ai tempi dei romani, sbeffeggiati e sviliti di default: un quieto orrore in cui siamo immersi senza rendercene conto… i miei vicini hanno pezzi di cadaveri di animali nel frigo e magari intere famiglie spezzettate nei congelatori, e mi sale alla memoria l’immagine del dirimpettaio che torna dal suo “lavoro” con la borsa termica piena di pesci morti… cadaveri invenduti.

Poi mascherati dagli intingoli questi corpi, che grazie al gelo hanno interrotto il processo di naturale decomposizione, si distendono sui nostri piatti disegnando figure che magari richiamano scene della loro vita troncata. Ma noi non le distinguiamo, ingurgitandoli indifferenti.

Poi ci commuoviamo se ci presentano le loro vite in un film o in un documentario… Nella realtà c’è chi per noi gli spara un colpo alla fronte al macello o li estrae a tradimento dall’acqua con una rete: killer industriali che in tram ci siedono a fianco, a volte con piccoli schizzi di sangue rimasti sui baveri o sull’orlo delle maniche, sfuggiti a una frettolosa abluzione. E poi un iter da catena di montaggio, per cui il corpo con zoccoli, corna e peli sparisce e fa posto a una massa gelatinosa rosea che finisce sotto i riflettori ai supermercati e sui tavolacci da dissezione dei macellai. Oppure viene strizzata e compressa negli insaccati come le nostre ave ottocentesche nelle stecche del busto…

Sono questi bravi padri di famiglia il mattone del nostro edificio sociale. Un condominio tenebroso, in cui la gente perbene vive ignara (in trance) accanto al lager in cui si straziano le vite di creature che hanno solo sbagliato la forma in cui nascere…

Alzo gli occhi dal computer alla finestra: su una delle canne che pianto nei vasi per proteggere il mio orticello di rucola dai mici di passaggio per i tetti si è appollaiato un passero: ha capito che sto scrivendo un messaggio agghiacciato in loro nome? Che meraviglia, si scrolla e becchetta per pochi secondi che mi paiono un delizioso infinito e poi frulla via… che tu possa sfuggire agli umani!

Il pomeriggio lo trascorro immersa nel lavoro al computer, speranzosa in un sereno epilogo della giornata: a sera mi aspetta infatti la solita cenetta vegan, preparata senza spargere una goccia di sangue animale.

Certo, i carnivori maligni a questo punto si chiedono se non ho pietà anche per le piante strappate e sacrificate. Naturalmente vi sono vari livelli di crudeltà da subire in ambito vegetale, il meglio è lasciare la pianta madre sana e salva dove si trova, raccogliendone soltanto i frutti, la parte cioè espressamente prodotta per il consumo alimentare, che altrimenti non utilizzata deperirebbe e rinsecchirebbe invano. Dunque, raccogliere rappresenta un salvataggio. Poi ci sono le erbe tagliate come vari tipi di verdura e insalate, le cui radici vengono lasciate a terra, e quindi continuano a vivere collettivamente (questa è una mentalità che sfugge alla forma mentis individualistica del carnivoro). E infine le piante a ciclo agricolo annuale che morirebbero anche se non prelevate per il nostro desco. Insomma, le piante sembrano suggerire che stanno lavorando per noi, e in parte per questo si sacrificano di buon grado. Dunque onore alla loro grandezza d’animo, anche per l’altra sostanza salvavita che preparano in continuazione per noi: l’ossigeno. Diversa cosa è strappare la vita a un animale che non è per nulla d’accordo e lo dimostra correndo via disperato quando si trova su una scia predatoria… che geme in modo straziante una volta ferito, e sanguina come noi…

Certo, gli animali da allevamento corrispondono agli schiavi che stranamente non si ribellano alla loro condizione e hanno in qualche modo interiorizzato la sudditanza al prepotente, una specie di trance ipnotica che continua a causare problemi psicosociali ai popoli di schiavi affrancati, come gli afroamericani e gli afrobrasiliani, o come le donne liberate da un millenario servaggio.

Sono a tavola finalmente a gustarmi due mandarini, un’insalata con le olive, gli spaghetti ai cinque cereali con foglie di puntarelle all’agro-piccante e un’insalata di patate e cipolle cotte sotto la cenere. È tutto colorato e gustoso, gioioso e invitante. Ho acceso la tv, di nuovo mi trovo in balia degli imprevedibili messaggi in arrivo dal Mondo che cerco il più possibile di tenere fuori dalla porta della mia vita: sto guardando “Anno zero”… ed ecco improvvisamente Celentano che canta su flash di famigerati reality show… non ci posso credere: i “naufraghi” devono superare una prova raccapricciante, bere sangue di vacca e mangiare un occhio di bue… Di nuovo sommersa da un quieto, domestico orrore… vado a dormire disgustata.

Si palpa con mano la sconsolante ricostruzione di Rifkin in Ecocidio: purtroppo viviamo nella cultura (?) del dio Bistecca, che sta portando alla desertificazione il pianeta e le nostre anime…

Mariagrazia Pelaia – Quaderni di Vita Bioregionale Solstizio Estivo 2009

mgpelaia at gmail.com

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“In vista del Soratte” – Riedizione in chiave moderna dei Riti Fescennini – Dal 18 al 27 settembre 2009: Agro Falisco, Agro Romano, Tuscia e Sabina

Eventi Paolo D'Arpini 22 luglio 2009

La manifestazione si svolge in concomitanza con il periodo dell’equinozio autunnale dal 18 al 27 settembre 2009 con una mostra di opere e foto sul Soratte o di paesaggi ripresi dal Soratte, della valle del Tevere e del Treja. Sono previste 2 tavole rotonde su temi ecologici e sul territorio tusco falisco e capenate, sabino e dell’agro romano, passeggiate, esibizioni musicali e di poesia, picnic e visite ai vari luoghi storici del territorio. La mostra ed il primo incontro introduttivo al tema è programmata nel Palazzo Canali Caccia di Sant’Oreste, con il patrocinio e la collaborazione del Comune e della locale Proloco. Altri incontri sono previsti rispettivamente nella provincia di Rieti, a Poggio Mirteto, e nella provincia di Viterbo, a Calcata.

La manifestazione viene promossa da: Circolo Vegetariano VV.TT. ed Associazione per la Promozione delle Arti in Italia – in collaborazione con Proloco di Sant’Oreste, Avventura Soratte, Comune di Poggio Mirteto, Consorzio fra i Comuni del Bacino del Tevere e Treja.

Patrocinio di: Regione Lazio, Provincia di Roma, Provincia di Viterbo, Provincia di Rieti, Parco Valle del Treja, Comune di Sant’Oreste, Comune di Poggio Mirteto, Comune di Calcata.

Venerdì 18 settembre 2009

h. 16.00 – A Calcata (Viterbo) – Nel Parco Valle del Treja, si svolge una passeggiata “In Vista del Soratte”. Partenza dal Circolo vegetariano VV.TT. percorso dal borgo antico al nuovo centro di Calcata e ritorno nel Tempio della Spiritualità della Natura, dove si terrà una meditazione propedeutica ad affrontare i temi dei giorni successivi.

Sabato 19 settembre 2009

h. 16.00 – Palazzo Canali Caccia a Sant’Oreste (RM) Inaugurazione Mostra e Tavola Rotonda sui Riti Fescennini e la sacralità del Soratte. Presenziano le Autorità Istituzionali e gli esponenti degli Enti Patrocinanti e dei Comuni coinvolti.

Introduzione. Sulla sacralità del Soratte è stato ampiamente discusso, abbiamo le testimonianze di poeti e pensatori che nel corso dei secoli hanno raccontato la bellezza del monte. Un’isola bianca di calcare in una vasta piana scura di tufo. Che il Soratte, collina transfuga dell’Appennino, fosse una vera isola, dai tempi in cui era circondata dalle acque della Tetide, lo sappiamo dalla geologia e dai reperti biologici marini trovati sulle sue pendici. Che sia un’isola anche nella terra lo vediamo dalla sua bianca sostanza calcarea circondata da un mare di lava. Chi vive nell’Agro Falisco, o Romano o nella Sabina, non può fare a meno di aver sempre presente il monte solitario davanti agli occhi. Chi osserva dalla montagna, invece, ha una pianura davanti a sé in cui scorre il fiume Tevere. Nella simbologia antica questo si chiama l’incontro fra il maschile ed il femminile, fra l’interno e l’esterno. Il monte illuminato Soratte prende il nome dalla parola sanscrita Surya che significa ” il Sole” le sue grotte misteriose stanno a significare la profondità della terra che viene vivificata dai suoi benefici raggi.

Programma dell’inaugurazione e della tavola Rotonda del 19 settembre 2009.

h. 16.00 – Sant’Oreste (Rm) – Palazzo Canali Caccia 1° incontro sul tema: “In Vista del Soratte” con narrazione storica sui Riti Fescennini, inaugurazione della Mostra d’arte e di foto sul territorio della Valle del Tevere e del Treja e rinfresco. Durante lo sharing sono previsti interventi di amministratori, artisti, ecologisti e storici, studiosi della filosofia e delle religioni e di comuni cittadini che si uniscono in cerchio.

Domenica 20 settembre 2009

h. 10.30 – A Poggio Mirteto (Rieti) – Appuntamento davanti al Comune

– Passeggiata nei luoghi da cui la montagna sacra è visibile in lontananza e racconti sulla sacralità del territorio e sull’antica unione fra genti sabine, falische ed etrusche. Picnic in loco.

h.16.00 – Nella Chiesa San Paolo meditazione sul Monte Soratte. Giro di condivisione di esperienze sul Soratte ed incontro conviviale, in cui esprimere varie forme di spiritualità naturale: la poesia, la musica arcaica, le storie.

Domenica 27 settembre 2009

h. 10.30 – A Sant’Oreste (Rm) – Passeggiata sul Monte Sacro ai Falisci, ai Sabini ed ai Romani in collaborazione con Pro Loco e Ass. Avventura Soratte – Picnic in loco.

h. 16.00 – Cerimonia conclusiva e “svernissage” della mostra a Palazzo Canali Caccia. Viene ufficializzata la proposta di istituzione annuale della Riedizione dei Riti Fescennini, modo culturale d’incontro fra le popolazioni del territorio attorno al Soratte. All’esterno, tempo permettendo, alcune performances artistiche di teatro, poesia e musica in sintonia e condivisione di cibo e bevande da ognuno portate.

Attenzione la Mostra “In Vista del Soratte”, al Palazzo Canali Caccia di Sant’Oreste, resta aperta per tutto il periodo dal 19 al 27 settembre 2009.

Contatti.

Coordinamento logistico: circolo.vegetariano@libero.it - Tel. 0761/587200

Segreteria organizzativa : info.apai@virgilio.it  - 333.5994451

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Tutti i mali vengono dalla cattiva alimentazione – Solo un ritorno alla dieta frugivora e vegetariana può salvare l’uomo ed il pianeta

Secondo uno studio pubblicato sul Journal of Alzheimer Disease, i nirati ed i nitriti che vengono aggiunti alla carne e al salame per farli assumere il colore rosso vivo, conservarli ed esaltarne il sapore, potrebbero essere responsabili dei casi di Alzheimer e Parkinson. I nitriti e nitrati risultano per il 90% cancerogeni nei test sperimentali. L’andamento dell’Alzheimer, del Parkinson e del diabete è sovrapponibile all’aumento dell’esposizione a nitrati e nitriti. Le amine presenti nei cibi iperproteici reagiscono con nitriti e nitrati trasformandosi in nitrosammine che attaccano il DNA cellulare, danneggiando anche i mitocondri, cioè le centrali energetiche delle cellule e per questo è ragionevole pensare che abbiano un ruolo sullo sviluppo di Alzheimer, Parkinson e diabete. Il Parkinson è provocato anche dall’esposizione prolungata ai pesticidi che alterano le funzioni della dopamina, il trasmettitore cerebrale coinvolto nello sviluppo del Parkinson. Infatti l’incidenza tra gli agricoltori che usano a lungo questi prodotti è maggiore. Gli stessi nitriti, anche se in modo modesto, aumentano i rischi di tumore allo stomaco.

“Se la dieta mediterranea funziona è grazie a verdura, olio e legumi”. Il Corriere della Sera del 19.07.2009 riporta un articolo pubblicato sul British Medical Journal inerente una ricerca condotta dall’università di Atene e dall’Harvard School of Pubblic Health di Boston che per 8 anni ha coinvolto più di 23.000 adulti tra i 20 e gli 86 anni. La ricerca dà il massimo del punteggio per l’abbondante uso di cibi protettivi come frutta e verdura e zero punti per l’alto ricorso a carne e ai prodotti lattiero caseari considerati non protettivi. Le variabili dietetiche che maggiormente contribuiscono all’effetto protettivo sono: forte presenza di vegetali e frutta, compresa quella a guscio, elevato consumo di grassi monoinsaturi provenienti dall’olio di oliva, elevato consumo di legumi, minimo invece il contributo salutare dei cereali, latte e derivati e del pesce. Quindi olio di oliva, verdure e legumi insieme sono responsabili del 37% dell’impatto benefico. Per ciò che riguarda il pesce nello studio greco non è risultato tra i fattori dietetici più significativi. Nei pesci, specialmente nei grandi predatori, si concentrano contaminanti tossici come il metilmercurio e le tossine.

Nel luglio dello scorso anno a Ginevra il comitato della Convenzione sul commercio internazionale della fauna e della flora minacciate di estinzione, si è espressa favorevolmente per l’invio in Cina di 108 tonnellate di avorio di elefante, provenienti dall’Africa, che corrisponde alla morte di più di diecimila elefanti. La Cina è riconosciuta come il più grande mercato illegale del mondo. Malgrado ciò le autorità continuano a fare commerci con questo paese. Le vendite illegali di avorio non fanno che incentivare i bracconieri a riciclare i loro stock illegali. Gli elefanti vengono uccisi dall’elicottero con il pretesto di essere troppo numerosi mentre la vera intenzione è di vendere l’avorio.

Stanare i tassi con i cani è una caccia crudele e meno conosciuta. Consiste nel mandare dei cani nelle tane delle volpi o dei tassi per spingerli in fondo ad una galleria. Le tane sono poi sfondate a colpi di pale o di zappe e le volpi o i tassi sono estirpati con l’aiuto di pinze e popi uccisi. I piccoli non sono risparmiati. C’è stato un campionato di caccia ai tassi con i cani sotto terra organizzato a Cluny (Francia) nel maggio dello scorso anno, cioè nel periodo di riproduzione. Una cinquantina di associazioni si sono mobilitate e il prefetto Loire aveva annunciato che i tassi non sarebbero stati uccisi e le tane ricostruite.

Un terzo dei bambini africani non riescono a sfamarsi. In Brasile 8 milioni di bambini vivono per le strade. In Senegal solo 3 bambini su 10 vanno a scuola. A Manila (dove metà dei 15 milioni di persone che la compongono vive in baraccopoli) 60 mila persone vivono sul monte dei rifiuti della megalopoli e i loro bambini raccolgono immondizie dalla mattina alla sera per poter sopravvivere. Questo monte Smokey Mountain fuma giorno e notte a causa dei fuochi per bruciare i rifiuti e per i gas che si sprigionano dai rifiuti in decomposizione. Molti di questi bambini sniffano della colla per anestetizzare la loro fame e molti muoiono in seguito a malattie.

Gran parte dei 44 milioni di persone che popolano la Colombia vivono in estrema povertà. Le condizione di alcune famiglie sono tali che i genitori abbandonano in strada i figli. E questi sopravvivono rubando, chiedendo l’elemosina, raccogliendo immondizie. I più giovani consumano delle droghe o sniffano delle colle per rendere la loro vita più sopportabile. Gli attacchi di queste bande di bambini spaventano i commercianti e questi hanno chiesto una vera caccia ai bambini di strada. Sono stati ingaggiati dei squadroni della morte per procedere a delle “campagne di pulizia”. Solo nel 1991, 2800 bambini sono stati uccisi in Colombia.

In Sierra Leone, dopo 11 anni di guerra civile due milioni di persone sono finite sulle strade. I più colpiti sono i poveri e i bambini. I genitori di molti di loro sono stati uccisi durante la guerra o sono morti a causa di malattie. In questo scenario si sviluppa la “tratta”, una forma di schiavitù moderna che riduce le vittime alla condizione di merce da acquistare, vendere, trasportare o rivendere per fini di lavoro, accattonaggio o prostituzione. Ogni anno si contano 1,2 milioni di bambini vittime della tratta. Tra il 1985 e il 2005 tre milioni di colombiani, a maggioranza bambini e donne, sono stati espulsi dal loro territorio con la violenza. Lo sfruttamento sessuale dei bambini e degli adolescenti iniziava all’età di 13 anni, attualmente è sceso a 9 anni. Gruppi armati illegali reclutano con la forza bambini dei due sessi. Nel 2003 questi gruppi armati contavano nelle loro milizie 7.000 bambini colombiani.

Fonte: Notizie AVA – F.L.M.

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Eolico pesante nell’Agro Falisco, progetti di Calcata e Faleria – Lettera di Ambiente e Territorio sui possibili danni ambientali e deturpazione del paesaggio

Dopo la delibera del comune di Faleria, del 24 giugno 2009, per l’installazione di piloni eolici nel bosco di Fogliano, lunedì 20 luglio ore 19,30 si è tenuto un consiglio comunale con al 5° punto dell’O.d.G. “Realizzazione di un Parco Eolico nel territorio del Comune di Calcata. Approvazione schema di Convenzione con la Società G.E.L. Green Energy Lazio srl per lo studio, lo sviluppo, la realizzazione e la gestione di un Parco Eolico ubicato nel territorio comunale di Calcata”.

Su questo tema ho ricevuto una lettera di Luca Bellincioni di Ambiente e Paesaggio, che volentieri pubblico (P.D’A.):

“…Quanto al progetto eolico di Calcata, è lo stesso discorso di Faleria, non si può aiutare l’ambiente devastandolo. Per contrastare le emissioni di CO2 sarebbe molto più intelligente, utile ed economico fare dei rimboschimenti, cosa che non si fa più da decenni e decenni. Forse perché con gli agronomi, i boscaioli, i botanici ed i geologi c’è poco frutto, mentre con i costruttori di centrali eoliche (con tutto il loro corredo di cemento) è tutta un’altra cosa…? Inoltre, per quanto riguarda le energie alternative, oltre al solito fotovoltaico su tutti gli edifici moderni (in particolare quelli delle aree industriali), si potrebbe ricorrere al microeolico domestico e pubblico, sperimentando ad esempio la tecnologia del lampione eolico-fotovoltaico per le illuminazioni della zone moderne dei paesi; tempo fa si parlò pure di una valorizzazione del Treja in chiave idroelettrica, ma non capisco perché tali progetti – di energia veramente pulita – siano stati accantonati.

Riguardo invece al sito indicato per la centrale eolica di Calcata, ossia sulla strada per Magliano, occorre ribadire che si tratta di una zona assai vincolata (oltre che paesisticamente splendida, panoramica e ricca di coltivazioni pregiate) e che fa attualmente da giuntura fra i parchi della Valle del Treja e di Vejo. Inoltre, la strada stessa è ormai parte integrante del circuito delle “Strade dei Parchi del Lazio” che tende a valorizzare la rete viaria minore regionale, tant’è che lungo di essa sono stati installati vari tabelloni didattico-turistici. Ed è una zona che è stata negli ultimi decenni strappata con i denti alla speculazione edilizia grazie all’interessamento di associazioni ambientaliste e studiosi naturalisti, e che oggi costituisce un fondamentale corridoio biologico per la fauna selvatica.

Infatti non bisogna dimenticare che tutto il territorio dell’Agro Falisco e del Parco di Vejo soffre già di mali gravissimi a livello ambientale, come la speculazione e l’abusivismo edilizi, spesso feroci, per cui quello che c’è di integro (è ce n’è fortunatamente) è quasi un miracolo vista la vicinanza con Roma, sicché dare in pasto questo delicato territorio all’eolico sarebbe proprio uno scempio a livello urbanistico, ambientale ed economico. Speriamo che tali progetti – qui come altrove – rientrino e che si incominci a progettare un serio e reale sviluppo economico sostenibile in un territorio dalla vocazione turistica straordinaria e tutta ancora da valorizzare e promuovere, magari con un grande Parco Agricolo e Naturale dell’Agro Falisco.

Se poi veramente i Comuni di Faleria e Calcata si dichiarano così sensibili all’ambiente, sarebbe d’uopo iniziassero ad occuparsi delle reali emergenze della zona, come l’inquinamento dei fiumi (dove scaricano ancora i paesi) gli smottamenti delle colline, e la mancanza di verde pubblico nei paesi, in particolare a Calcata Nuova che, pur essendo un paese circondato da foreste, paradossalmente non possiede nemmeno un parco degno di questo nome che possa dare sollievo ai propri abitanti nelle ore più calde ed essere un ritrovo per bambini e ragazzi!

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