Maggio 2009, Palù della Pesenata, Lazise, Verona: Giro di condivisione e pareri sull’incontro della Rete Bioregionale Italiana

Cari amici stavolta io personalmente non c’ero, avrei voluto esserci perché Lazise è un paesino che conosco da quando abitavo a Verona, tantissimi anni fa. Nel giro di condivisione di quest’incontro della Rete Bioregionale Italiana avrei voluto inserire il discorso della Spiritualità Laica (vedi url: http://www.circolovegetarianocalcata.it/?s=Lay+spirituality+Spiritualit%C3%A0+laica+ ) ma non è stato possibile sia per via della mia assenza sia perché l’argomento era stato giudicato “troppo intellettuale” dagli organizzatori. Peccato! Peccato anche che il tema dell’ecologia alimentare, inviato a mò di intervento scritto da Stefano Panzarasa, non sia stato recepito, in quanto nella Rete si continua a pensare che l’alimentazione naturale e vegetariana non sia un argomento utile all’ecologia… (Sic!). Malgrado queste carenze ed omissioni, essendo un membro fondatore della Rete Bioregionale Italiana, non posso far a meno di continuare a sostenere l’esistenza di questo consesso, apprezzando anche alcuni degli argomenti discussi durante il recente incontro annuale. Buona lettura. Paolo D’Arpini – circolo.vegetariano@libero.it

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I Bagolari di Palù della Pesenata – (Resoconto dell’incontro della Rete Bioregionale Italiana – 15/16/17 Maggio 2009)

I bagolari di Palù della Pesenata sono altissimi, secolari e maestosi. Assieme a querce roveri, cedri e cipressi altrettanto secolari, sono una parte importante dell’identità di Palù della Pesenata, un borgo, non lontano dal Lago di Garda, versante veronese, abitato dalla tribù (come ama dire Vincenzo) dei Benciolini e dei cugini Negri. Il borgo e la sua campagna sono un raro esempio di equilibrio fra selvatico e coltivato. Lungimiranti sono stati gli antichi custodi di questo luogo e ammirevole la cura e la sensibilità dei Benciolini nel preservare questo equilibrio, costituito di ampie porzioni a bosco, una zona umida, vigneti, filari di kiwi, campi di grano e prati stabili a conduzione biologica.

Come di consueto la giornata del venerdì è stata dedicata agli arrivi, alle varie sistemazioni e alla definizione dell’organizzazione e del programma per i due giorni successivi. L’incontro si è aperto il sabato mattina con un saluto alla Terra, dopodiché i convenuti si sono presentati attorno al cerchio raccontando di se stessi e della loro pratica. C’erano membri storici della Rete ma anche molti volti nuovi, giovani studenti, impiegati, contadini, insegnati, ecc. Tutta gente interessata alle premesse dell’incontro e vogliosa di capire e soprattutto di fare, per migliorare se stessi, le sorti della società e il comportamento dell’uomo nei confronti della Terra e delle sue componenti. Terminato il giro delle presentazioni è rimasto, prima del pranzo, solo il tempo per gli attivisti di fumane futura, un gruppo della Valpolicella impegnato contro l’istallazione di un inceneritore e l’ampliamento di un cementificio sulle loro terre, di relazionare sui punti della loro lotta (info. comitatofumanefutura@gmail.com).

Nel pomeriggio, prima della ripresa del cerchio, Gianni Benciolini, naturalista e ornitologo, ci ha accompagnati in una escursione nel bosco composto da roveri, roverelle, carpini, frassini, e da un sottobosco di pungitopo e bosso, che circonda il borgo; ci siamo poi incamminati in un prato stabile, dove è in atto un progetto per aumentarne la biovarietà (come lui stesso ha tenuto a precisare), e un altro per la ri-naturalizzazione di una porzione di terreno adiacente allo stagno.

Successivamente, nel cerchio ricomposto, Francesco Benciolini ha illustrato il suo lavoro nell’ambito dell’ARI (Associazione Rurale Italiana), un gruppo, associato a La Via Campesina, impegnato nella difesa del lavoro rurale e della ruralità, sia come valore culturale, sia come salvaguardia della qualità dei prodotti della terra www.assorurale.it  .

Massimo Angelini, del Consorzio della Quarantina, ci ha aggiornati sulla Campagna Popolare per la Piccola Agricoltura Contadina. Il numero dei gruppi promotori (tra questi anche la Rete Bioregionale) è salito da 5 a 8, quello dei sostenitori da 3 a 9. La campagna comprende una raccolta di firme, che a tutt’oggi sono 2382 (tutte firme raccolte, ci tiene a precisare Massimo, senza particolari battage pubblicitari), e che terminerà a novembre, per San Martino. Per firmare andare sul sito: www.agricolturacontadina.org  

Di Campo, il villaggio semi-abbandonato a mezza costa sul Monte Baldo, sopra Brenzone, e da un po’ di tempo nelle mire di piani di sviluppo turistico, ci ha parlato Oscar Simonetti e una folta rappresentanza dell’associazione Fiori di Campo. Un’associazione nata, appunto, per contrastare progetti irrispettosi verso Campo e salvaguardare il delicato equilibrio ambientale che lo circonda, ma anche con idee propositive sia di insediamento da parte di alcuni di loro, che di attività produttive a basso impatto ambientale. Il dibattito che ne è seguito è stato ampio e fruttuoso per tutti. (per contattare Oscar: camposcar@alice.it )

All’incontro erano presenti alcune bancarelle, principalmente con delle pubblicazioni e materiale informativo. Il Consorzio della Quarantina con gli stampati per la raccolta firme e il lunario ligure “Il Bugiardino”, che Massimo e Chiara pubblicano ogni anno. Il nuovo numero del C.I.R. (Corrispondenze e Informazioni Rurali), portato da Mario.

Il Seminasogni di Felice, portato da Etain. Lato Selvatico e le pubblicazioni della Rete. Il nuovo libro di Etain “Acque Profonde”, andato a ruba! Il CD di Stefano con le poesie musicate di Gianni Rodari. I dipinti artistici di Stephen. I gioielli artigianali di Jessieca. Il laboratorio Ambulante di Soccorso Ludico e Oltre, con rompicapi e cose varie di Lorenzo.

Il cerchio di domenica mattina si è aperto in forma poetica. Per l’occasione hanno letto Alberto Rizzi, Cosetta, Mario, con una poesia di un poeta genovese, e Jacqueline, con degli haikù composti il giorno prima.

Riprendendo con i temi in programma, Mario Cecchi ha relazionato sull’incontro di domenica prossima 24/05 a Villa Sorra (MO), nell’ambito della 2° edizione del Festival della Città Olistaca, organizzato dal CONACREIS www.conacreis.it , per una possibile costituzione di una Rete delle Reti, che, è bene ripeterlo, non vuole essere (almeno da parte nostra) un super organismo che annulla l’arcipelago di gruppi, associazioni, reti varie ecc. –ricchezza della diversità dell’arcipelago stesso–, ma una possibilità, in caso di bisogno, di coagulare le forze per un obiettivo comune. L’incontro è aperto a tutti.

È poi seguita da parte di Etain Addey, la presentazione del suo nuovo libro “Acque Profonde, abbracciare la vita” edito da Fiori Gialli – www.fiorigialli.it . Etain, dopo aver posato le calze di lana che stava tessendo, e con il suo inconfondibile modo di fare e di raccontare è andata al sodo leggendoci un paio di passaggi del libro, che ora però non riesco a trovare, ma vi assicuro c’è tutta l’Etain migliore che conosciamo. Velocemente. Sonia Ravioli nell’introduzione dice: (…).   Il luogo delle acque profonde è anche l’utero della terra, la porta comunicante tra due parti della vita intimamente legate (….) Questa porta comunicante è stata chiusa e sprangata dalla civiltà industriale, cancellando i riti, negando la sacralità della vita, la magia della natura. La civiltà del dominio ha rinnegato la Madre: la natura che ci genera, la terra che ci nutre fisicamente e spiritualmente; e, di conseguenza, ha rinnegato i fratelli, isolando l’essere umano, rendendolo fragile, solo, nevrotico. Impaurito e incattivito.

A seguire doveva esserci l’esposizione di un progetto di vita comunitario da parte di un giovane di nome Marco. Purtroppo, notizie urgenti da casa della sua compagna, lo hanno costretto a partire immediatamente.

In prossimità dell’ora di pranzo, è stato brevemente presentato, da parte di un gruppo di Verona, un progetto per la costituzione di un ecovillaggio (presentazione proseguita poi nel pomeriggio, con chi era rimasto).

Che altro dire se non che, a dispetto di questo resoconto quasi da contabile, l’incontro, come peraltro tutti i precedenti della Rete Bioregionale, è stato caratterizzato da una buona dose di spontaneità, elasticità, dal lasciarsi andare alle argomentazioni e alle discussioni così come si sviluppavano. Ma riuscendo poi, quasi sempre, a cogliere l’attimo giusto per andare oltre e proseguire con un altro argomento/problema/progetto/sentiero. Questa, noi non la leggiamo come debolezza ma come fiducia data alle nostre capacità più profonde per ricominciare di nuovo ben sapendo chi siamo, da dove veniamo e dove vogliamo andare. La Terra e tutti i suoi ‘criceti’ ci stanno guardando … e a noi piace pensare che stiano tifando per noi.

Detto questo, comunque, va riconosciuto a tutti i presenti (58 presenze complessive sia pure non contemporanee), nonostante le diversità, i tempi diversi e i mondi in cui ognuno si trova a dibattere il proprio quotidiano, una grande voglia di partecipare costruttivamente, di esserci sia fisicamente che spiritualmente. C’era tutto questo nel cerchio finale.

Infine, come non dirlo, un grazie veramente grande a Claudia, alle sue amiche, alla sorella e alla cognata di Vincenzo per il cibo squisito che ci hanno preparato e cucinato. A Vincenzo per il grosso lavoro organizzativo, prima e dopo l’incontro. Alla comunità residente che abbiamo in parte incontrata, tutta, gente mite, gentile e solida. E grazie ai bagolari, le cui spesse fronde ombrose ci hanno accompagnato per tutto l’incontro.

Giuseppe Moretti – Giovedì 21 maggio 2009

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Dopo il 16° Incontro della Rete Bioregionale Italiana (15,16,17 maggio 2009) Quindici giorni per la preparazione.

La pulizia dell’ampia casa (grazie Chiara!) che ha ospitato, la notte, buona parte dei convenuti, stile sobrio, pavimento, qualche cartone, materassino, sacco a pelo. Non c’è bisogno di molto per vivere. Si, le cose essenziali: caldo a sufficienza (i giorni precedenti era stato freddo e badavo ad aprire le finestre durante le ore di sole richiudendole, poi, di notte), il cibo, la ricerca e l’acquisto (Claudia è più …. generosa di me, io sarei sempre più misurato, ma, salvo qualche scambio un po’ vivace, ci siamo reciprocamente rispettati abbastanza). Il parcheggio (anche volendo eliminare certi mezzi, e proprio per questo, non rinuncio alla macchina che mi permette, oggi, le relazioni necessarie), Francesco, mio fratello, viene col trattore e il “trincia erba” e, in poco tempo, rende l’area praticabile, area esageratamente grande in previsione che, da Verona, venissero in molti di più. Preparavo, poi, la zona per i cerchi sfalciando a mano. Passa Toni, mio nipote, e mi chiede se voglio che venga lui con la trincia: “Si, grazie”! Verso la fine cominciavo anche ad essere un po’ stanco. La raccolta differenziata dei rifiuti con sacchi neri da sostituire: ma quali rifiuti!?

E via di questo passo. Curiosità, collaborazione, accoglienza, simpatia, parziale partecipazione, soddisfazione da parte della comunità famigliare residente.

Abbiamo azzeccato gli importi per il rimborso delle spese vive degli alimenti, tutti, o quasi, biologici: 5 euro per il pranzo, 5 per la cena e 2 per la colazione. In partenza non sapevamo come calcolarli, poi abbiamo fatto il conteggio per una persona che mangiasse anche un po’ abbondante e ci è andata bene. Facendo l’inventario del rimasto, tutto utilmente collocabile, e i conti finali, abbiamo raccolto 130 euro in più che andranno a coprire qualche altra spesa non calcolata tipo gas della bombola, metano della Panda, acquisto, presso la Comunità di Emmaus di Villafranca, di piatti, bicchieri, posate che…. rimangono per un’altra volta.

A proposito di piatti …….! Io avevo previsto che ciascuno si portasse il suo necessario e se lo lavasse anche per scongiurare qualsiasi tentazione di piatti e posate di plastica ……. .In un primo confronto, il venerdì sera, è stata presente anche la posizione di chi avrebbe preferito che i piatti fossero lavati tutti assieme da volontari. Siamo consapevoli di vari modi (non la plastica però!), la scelta è aperta. Certo che quando il numero dei partecipanti fosse molto alto sarebbero necessari piatti e volontari a sufficienza.

Io vedo utile abituarsi all’autonomia personale che ottiene il risultato di mantenere piccoli i problemi e, quindi, facilmente risolvibili: ci pensate, ammassare i piatti, grandi contenitori per lavarli e sciacquarli, asciugarli, riporli ed esporli nuovamente?

Vorrei sottolineare l’importanza di dichiarare costi e importi per il loro recupero in modo che chi si impegnerà nel futuro abbia un’utile indicazione di base. Ma, ancor più, è importante segnalare la propria presenza con un certo anticipo, almeno una decina di giorni, per procedere agli acquisti del cibo prevedendo sufficientemente le quantità ed evitando così qualsiasi deplorevole spreco.

Andando agli aspetti più essenziali, sono rimasto molto soddisfatto dello stile della presenza, delle presentazioni personali nei cerchi, talune delle quali andavano a toccare lati problematici ed anche molto sofferti: vuol dire che si era creato un clima di fiducia.

Belli anche i confronti durante la trattazione dei vari temi: a mio avviso, i pareri diversi sono stati sviscerati con rispetto reciproco ma anche con esposizione personale evitando, mi sembra, dannosi silenzi.

Per finire, appunto nel cerchio finale di chiusura, sollecitato da una precedente domanda, personalmente ho brevemente argomentato sul concetto di “selvatico”. Ho letto poco la letteratura bioregionalista su questo tema ma ho riportato un’esperienza. Partecipavo ad un incontro nell’ambito della manifestazione annuale “Cibo per la mente” a Sommacampagna (Verona). L’oggetto dell’incontro riguardava l’origine della vita e l’evoluzione delle varie forme di vita compresa quella umana. Teneva l’incontro uno studioso esperto in materia, di cui non ricordo il nome, assai bene valutato dagli organizzatori e dai presenti. Poiché sentivo dei consistenti dubbi sul modo con il quale veniva presentata la natura e la natura selvatica in particolare, feci un intervento rilevando che nella natura selvatica la vita è appannaggio dei forti, il debole non viene preso in considerazione e vince sempre il più forte. Ciò non mi appariva molto entusiasmante specialmente se ciò fosse da prendersi come esempio dagli umani. La risposta fu: “L’animale uomo ha inventato la compassione e l’amore”. Ciò mi è rimasto impresso e mi ha dato il senso della profonda ed impegnativa evoluzione alla quale siamo chiamati. Un tema da sviscerare una prossima volta?

Grazie a tutti e grazie per la lettura, Vincenzo – giovedì 21 maggio 2009

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Alcune riflessioni dopo l’Incontro della Rete Bioregionale Italiana

tenutosi in località Palù della Pesenata, Colà di Lazise (Verona) nei giorni15,16,17 maggio 2009

Le mie percezioni sull’esito dell’Incontro sono globalmente buone. Alcune persone mi hanno chiesto perché non partecipavo allo scambio comunicativo nel cerchio ed in qualche modo ho dato loro risposta.

Ora, però, desidero comunicarlo a tutti: è un periodo in cui mi ritrovo stanca nel mio lavoro di ascoltare persone per cui ho creduto meglio per me dedicarmi ad un lavoro manuale di servizio dove ho potuto tenere libera la mente.

Sono contenta perché ho potuto realizzare quello che era un mio bisogno partecipando anche a scambi relazionali in modo diverso dal cerchio.

Con molto piacere ho rivisto persone e ne ho conosciute di nuove. Ho la percezione che la mia casa e l’ambiente in genere siano stati arricchiti di una buona energia positiva e questo lo sento un dono.

Grazie di cuore a tutti, Claudia

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Ero lì

Ero lì

presso il lago

in un campo

di papaveri

nel profumo

di bosso

con le querce

i cipressi

sotto l’immenso bagolaro.

Ero lì

ascoltavo

l’usignolo

il cuculo

nel respiro del mondo.

Guardavo il bambino

giocare

nel centro

dell’universo.

Ero lì

fra tutti i sogni

possibili

nella danza dell’oblio

di sé

il cerchio degli spiriti

acqua aria terra fuoco

al di là

nella nebulosa.

Ero lì

per difendere tutto questo.

Ero lì

perché dovevo esserci.

Jacqueline Fassero

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