Archivio di dicembre 2008

Prosegue il discorso sul Bioregionalismo per l’Europa: sì alle Province bioregionali e no alle Regioni carrozzoni!

Comunicati Stampa ilaria 25 dicembre 2008

Prosegue la discussione sollevata da Paolo D’Arpini, bioregionalista della Tuscia, in merito alla proposta avanzata dai Radicali di abolire le Province.  Al che egli  obietta: “Molto meglio abolire le Regioni, mini-stati all’interno dello Stato, che nemmeno rappresentano interessi di omogeneità culturale e bioregionale ma solo interessi di gestione economica e partitica”.

“Il bioregionalismo si riconosce nelle identità locali e queste -secondo Paolo D’Arpini- possono essere individuate solo nell’ambito municipale e provinciale, che non è altro il territorio in cui una città di solito irradia la sua influenza culturale. Tra l’altro in Italia le Regioni,  impostate e studiate a tavolino,  si pongono come stati antagonisti sia per lo Stato Italiano che per l’Europa stessa, che faticosamente sta cercando di trovare una identità politica condivisa”.

“Ed ora un inciso culturale sulle origini della civiltà europea:  Le radici europee non sono né romane, né greche ma molto più antiche..  -precisa il D’Arpini-  e ciò è stato dimostrato ampiamente dalle ricerche compiute nell’Europa centrale dalla archeologa Maria Gimbutas. La lingua madre  definisce il significato di Eu-ropa in “dalla larga faccia” ovvero  la dea del plenilunio. In queste arcaiche origini matristiche tutte le genti d’Europa  sono cresciute mantenendo un’identità collettiva diffusa pur nella libertà ed autonomia dei vari nuclei, oggi appunto rappresentati dalle città e dagli ambiti provinciali”.

“Il bioregionalismo, riportando in auge sia il rispetto della vita in termini di ecologia profonda sia il riconoscimento dell’identità locale è l’unico metodo che possa garantire equanime distribuzione e pari dignità alle diverse sfaccettature degli abitanti della Comunità Europea.  Quindi L’Europa, politicamente unita, – è la conclusione di Paolo D’Arpini- andrebbe  suddivisa in ambiti Provinciali Bioregionali e non in Regioni, che per loro natura tendono ad essere separative e indifferenti agli interessi delle comunità locali (dovendo infatti difendere la loro strutturazione spuria ed anomala rispetto alla identità bioregionale)”.

Su questo tema  vi rimandiamo alla lettura degli articoli in URL:

http://www.circolovegetarianocalcata.it/?s=no+alle+Regioni+s%C3%AC+alle+province+

http://salon-voltaire.blogspot.com/2008/12/e-se-abolissimo-le-regioni-anzich-le.html

Altri articoli:

http://www.google.com/search?sourceid=gmail&q=No%20alle%20Regioni%20s%C3%AC%20alle%20Province%20Paolo%20D’Arpini  

Bioregione Tuscia – Rete Bioregionale Italiana

Tel 0761-587200  - spirito.laico@libero.it  

Proposta di carcere auto-gestito – Al Presidente del Consiglio – Al Ministro della Giustizia – Alle Commissioni Parlamentari Preposte

Il sottoscritto firmatario, in considerazione delle condizioni pessime in cui versano i detenuti e del costo altissimo sostenuto dalla comunità nel mantenimento degli attuali Istituti carcerari,  invita  gli Organi dello Stato, le Camere e  le Commissioni Parlamentari preposte a intraprendere un esperimento di riorganizzazione carceraria che sia realmente educativo e induttivo al pieno reinserimento sociale dei sottoposti al carcere. 

 

 

A tal fine il sottoscritto propone  un modello di carcere basato sulla auto-conduzione da parte dei detenuti, affiancati da volontari laici  non stipendiati e con gli stessi poteri dei carcerati e  conviventi stabilmente negli Istituti rieducativi stessi.

 

Il modello suggerito è quello di un ‘carcere-comunità’ in cui i membri volontariamente accettano di seguire questa metodologia e possono gestire la struttura e provvedere al suo mantenimento  sia economicamente che regolamentariamente, scegliendo lo svolgimento di  un lavoro autonomo od organizzato collegialmente all’interno della struttura stessa.  Un sistema carcerario cooperativo che prevede la produzione in proprio di beni, cibo, opere d’arte, oggetti e suppellettili scambiabili o commercializzabili  liberamente, sia all’interno che all’esterno,  come pure la possibilità di eseguire
prestazioni d’opera per conto terzi.  I membri lavoratori di questo carcere modello rinunciano ad ogni rimessa  in denaro (da parenti od amici) prevista dall’attuale regolamento carcerario e si impegnano quindi a vivere unicamente del proprio lavoro, gestendo inoltre anche  la mensa  ed i vari altri  servizi interni.

 

Gli addetti al controllo (le attuali guardie carcerarie) saranno  ubicati all’esterno  dell’Istituto  ed  avranno la funzione di impedire l’uscita (o l’entrata) non consentita dal perimetro carcerario  e di svolgere quegli interventi che si rendessero necessari in casi di emergenza.   Si consiglia che un siffatto carcere modello possa sorgere in zone disabitate ove sia possibile  occuparsi  di agricoltura, pastorizia o simili attività.  Si consiglia inoltre che tale esperimento si effettui inizialmente per quei condannati non recidivi,   naturalmente sensibili a questo metodo edificante, lasciando però la possibilità anche nei penitenziari  (riservati ai detenuti recidivi) di giungere all’autogestione, ove le condizioni generali lo consentano. 

 

 

Il sottoscritto  ritiene che questa proposta innovativa, oltre che portare vantaggi alla società ed alle casse dello Stato e garantire dignità umana ai detenuti,  sia portatrice di  Civiltà, Emendamento e Compassione.

 

Cordiali Saluti.

 

Paolo D’Arpini

Bhaktivedanta Swami Prabhupada, Raffaele Lacquaniti, Giorgio Furlan, Piero Angela, tutti incrociati sulla via di Damasco… Dove la verità è più importante della sembianza

Vi  ho già  parlato degli incontri con  vari yogi e maestri da me fatti nei primi anni ’70 in quel di Roma.  Qui vorrei abbozzare alcune impressioni su alcuni di essi. Di altri, quelli che ritengo più significativi, vi ho già parlato in altre lettere ma dicendo ciò non voglio sminuire l’importanza della presente lista…  Come sapete amo tutte le donne ma non con ognuna ho avuto un rapporto stretto, con i  “santi” è la stessa cosa! 

In quegli anni gloriosi ero tornato a vivere  a Roma in pianta stabile, la madre patria mi aveva richiamato al dovere della presenza, ed io zitto zitto me ne stavo in trincea, nella vecchia casa di uno zio da poco defunto, in Via Emanuele Filiberto 29.  Da lì imparai a conoscere bene Roma,  percorrendo le sue strade giornalmente a piedi e visitando ogni possibile angolo in cui si manifestasse qualche forma di “spiritualità”, dalla vicinissima Porta Alchemica di Piazza Vittorio, alla basilica di Santa Maria Maggiore, al Museo per il Medio ed Estremo Oriente, alle grotte del Colle Oppio,  ai vicoli e vicoletti, chiese e chiesuole del Borgo.

 Nella mia ricerca sincretica non trascuravo i vari centri di yoga che, come funghi autunnali, erano sorti un po’ ovunque. Il più caratteristico, indianeggiante al 100%, era sicuramente il Tempio degli Hare Krishna.  Ricordo i canti continuati, l’atmosfera festosa, le vesti sgargianti delle ragazze, i musi lunghi dei ragazzi sempre attenti a non cadere in tentazione.  Visitavo spesso quel  gruppo seguendolo nei vari spostamenti che subì in varie zone di Roma. Purtroppo non potevo fermarmi molto a lungo nelle mie permanenze poiché venivo preso d’assalto dai “missionari” sempre pronti a convertire nuovi adepti ed io –come sapete- non sono convertibile a nessuna religione. Però gli Hare Krishna mi stavano simpatici e li trovavo persino divertenti, così quando venni a sapere che il loro maestro Swami  Brabhupada  sarebbe venuto in città non rifiutai l’invito di incontrarlo. La riunione coloratissima avvenne –mi pare- all’Hotel de La Ville (vicino al Giardino Zoologico) e praticamente c’era tutto il popolo esotico di Roma. Nella grande hall l’aspettativa era immensa, le persone eccitatissime come alla venuta di una grande star,  finalmente sul palco apparve il maestro…. In quel momento sentii l’impatto fisico di migliaia di cuori concentrati su di lui, un grande “upsurge” devozionale,  tant’è che sentii anch’io l’impulso di unire le mani in gesto di saluto inchinando il capo.  Ero consapevole però che tutta quella concentrazione amorosa dipendeva dalla devozione provata da tutti i suoi seguaci innamorati. Swami Baktivedanta Brabhupada in se stesso pareva alquanto legnoso e distaccato, un po’ come  tutti gli altri maschi Hare Krishna, timorosi di Dio.  Beh, il prasad cucinato dalle donne era comunque celestiale e ne mangiai a piene mani… Stranamente però da quella volta non sentii più l’impulso di visitare il Tempio e così salutai lo Swami come un messaggero di verità…

 Un alto incontro abbastanza significativo avvenne allorché  visitai  Raffaele Lacquaniti, credo abitante a  San Lorenzo oppure sulla Prenestina, sapete come sono smemorato per le cose concrete….   Accadde che durante i miei lunghi ritiri  nella casa di Via Filiberto,  mi capitò di leggere il Viveka Cuda Mani edito da Ashram Vidya, l’avevo acquistato nella libreria Rotondi di Via Merulana, consigliatomi da Rotondi stesso. Quel testo di Shankaracharia lo trovai sublime e perfettamente in sintonia con il mio sentire. Infatti Shankara è un grande Maestro Advaita (non-duale). Per quanto ne sapevo la traduzione mi sembrò ottima e –come spesso  avviene per queste cose- presi il relatore per il messaggio e quindi mi misi a cercare chi fosse questo traduttore Raphael che sembrava egli stesso illuminato. Dopo accurata indagine presso la casa editrice e dietro mia insistenza finalmente ottenni il suo indirizzo, egli abitava a Roma e ritenni che sarebbe stata una fortuna per me  poterlo vedere, così gli scrissi o telefonai  e avendo ottenuta da lui una riposta ed un appuntamento mi recai senza indugio a casa sua. Come dicevo il quartiere popolare in cui viveva non aveva particolare fascino ma questo che importava? L’abitazione stessa in un palazzo qualsiasi (a più piani) era delle più comuni, unica particolarità un soffuso profumo d’incenso  che  si respirava nell’aria. Raffaele  si presentò a me con semplicità, non c’erano altre persone  in casa, a dire il vero questo mi mise un po’ in imbarazzo ma accettai di sedermi in un salottino modesto davanti a lui. Il discorso ovviamente andò sulla sua traduzione, sulla sua esperienza della verità e su cosa si potesse fare per ottenere l’illuminazione. Io gli dissi francamente che ero ancora alla ricerca dell’illuminazione finale e chiesi altrettanto sinceramente se lui l’avesse raggiunta. Raffaele fece un gesto come a confermare che sì, aveva raggiunto la conoscenza, ed allora non mi restò che chiedere la sua benedizione per  godere anch’io della sua “esperienza”. A quel punto egli pose le mani sulla mia testa e cominciò a tremare come in trance, emettendo suoni gutturali e forse anche sputacchiando e strabuzzando gli occhi. Quello fu  per me veramente troppo… la mia laicità naturale prese il sopravvento e quasi mi misi a ridere  mentre non sapevo come fare a svincolarmi da quella strana situazione. Per fortuna, non avendo aderito alla “sceneggiata mistica” e dando segni di volermene andare,  lui  si riprese un po’ ed io ne approfittai per salutarlo e sveltamente guadagnare l’uscita… ed anche questa era fatta! 

La conoscenza del Furlan, l’insegnate di yoga Giorgio Furlan, si inquadra invece in un contesto molto più normale e socialmente accettato. Frequentavo il suo centro perché lo rifornivo di prodotti integrali che a qual tempo avevo preso a distribuire in vari centri di Roma (Centro Macrobiotico, Le Sette Spighe,  lo Zen, etc.),  insomma l’Accademia  Yoga  era mia cliente. Non c’erano stati particolari risvolti spirituali nella nostra conoscenza, io sapevo che lui aveva fatto un corso  a Rishikesh  nell’ashram di Sivananda  (che intendeva propagare l’hata yoga nel mondo)  e lui sapeva di me che ero un discepolo di  Swami Muktananda  e basta. Poi un giorno mi chiese  se volevo partecipare al primo Festival dello Yoga che si sarebbe tenuto a Milano, organizzato da Carlo Patrian (un altro hata yogi),  in rappresentanza del movimento del Siddha Yoga in Italia.  Accettai e con altri amici partii per il Festival dove, fra pulizie intestinali con le garze, esercizi a testa in giù, canti devozionali, etc.  fu da noi proiettato un bellissimo documentario che il Film Luce aveva girato su Baba Muktananda in India. Il documentario era veramente ben fatto e solo un altro documentario era altrettanto ben fatto, quello di Piero Angela che riproduceva un maestro sconosciuto  dell’Himalaya. A quel tempo Piero Angela era egli stesso  totalmente sconosciuto,  costui  con un piccolo imbroglio riuscì ad infilarsi nella stanza che era stata a noi affidata per parlare con il pubblico, che numeroso era giunto dopo la proiezione del Film Luce per conoscere qualcosa di più sullo Swami Muktananda. Non so se l’infiltrazione di Piero Angela fu voluta da Giorgio Furlan, da Carlo Patrian, dallo stesso Angela  o … dal destino. Fatto sta che io non ebbi il coraggio di mettermi a litigare sull’uso della stanza e così tutte le persone che erano lì furono fagocitate dal discorso di Piero…  da allora iniziò la sua ascesa nel filone del para-normale. Che volete farci,  io non ho messaggi da vendere e così andò che non decollai…. Ma chiaramente questa fu per me una vera fortuna, altrimenti adesso invece di essere quello che sono  chissà chi e cosa sarei!

 Paolo D’Arpini

Quando ti manca 1 per far 31…. ovvero la condizione strana dell’esserci “quasi”! Disavventure buffe narrate da un prossimo 65enne

Stamattina come di consueto ho affrontato la salita ripida di Via Cadorna per arrivare al paese nuovo, il mio solito appuntamento con il “mondo” e con il cappuccino caldo mi aspetta e non posso mancare…

 Nella piazza  Risorgimento  noto che il grande abete simboleggiante il natale è stato infiocchettato con qualche nastro rosso.  “Beh è già qualcosa –mi dico- anzi è persino meglio dell’abete che sta al paese vecchio pieno di palle e oggetti strani, almeno questo assomiglia ad un albero vero..”.  Ottemperato al rito del cappuccino caldo mi accingo a ritornarmene a valle,  mentre pago il conto chiedo al barista se posso prendere la vecchia copia del giornale che sta lì in un angolo e lui fa segno di sì  con indifferenza, la moglie che è  al suo fianco, sapendo che di solito chiedo i giornali quando c’è qualche articolo  su Calcata (ma non sapendo che spesso lo faccio semplicemente per recuperare un po’ di carta per accendere il fuoco), mi fa: “Che c’è qualche articolo ?” Ed io di rimando “Solo un trafiletto sulle feste di natale, la messa solenne al paese vecchio etc. quello che sta scritto sul manifesto qui fuori” e lei “Tanto questo è l’ultimo anno che fate festa.. dall’anno prossimo la messa solenne sarà qui perché la chiesa di Portoghesi sarà completata e giù non ci veniamo più..”. Rimango un po’ interdetto ma aggiungo “ci penserà Don Henry che dice messa due volte ogni domenica” Ma questa battuta  mi sembra più che altro una difesa d’ufficio verso la categoria degli emarginati del paese vecchio, del quale anche Don Henry fa parte, essendo anche lui un emarginato, ex parroco di Rignano Flaminio punito dalla curia per aver   difeso le maestre incriminate nella scandalo della scuola elementare.. “Uno che studiava da vescovo –è il commento di un calcatese- ed ora è diventato sotto-prete a Calcata vecchia..”.

 Tutto questo discorsetto mi ha fatto venire in mente come sia strana e scomoda la posizione di coloro a cui manca sempre 1 per far 31.. Questa è anche la mia condizione. Ad esempio qualche giorno fa mi scrisse  un amico avvocato consigliandomi di far domanda per la Social Card   “Anche se è solo una berlusconata almeno ti danno 40 euro al mese e per te che non hai nulla sarà qualcosa..”. Fiducioso sono andato alla Posta a raccogliere informazioni e lì ho scoperto che non potevo accedere alla Card.  “Mi spiace lei non ha ancora compiuto i 65 anni – ha detto l’impiegata gentile- e perciò non ha diritto all’assistenza..” – “Io sono nato nel giugno del 1944 e compio i 65 nel 2009 –ribatto- ci sarà ancora il prossimo anno questa convenzione?” – “Non sappiamo nulla,  da quanto ci risulta è valida solo quest’anno”. Così “liquidato” visto che malgrado tutto ho versato parecchi soldi allo Stato quando lavoravo in proprio, non avendo però maturato abbastanza contributi per una normale pensione, ho telefonato al Patronato per avere informazioni sulla pensione sociale, quella che danno a tutti.  “Venga  qui in primavera a far domanda per ora non possiamo far nulla” E’ stata la risposta. Allora ho pensato di consolarmi con il pacco dono che il Comune da agli anziani ogni anno. “Quanti anni hai – mi chiede l’assessore-  guarda che i pacchi dono sono riservati solo a coloro che hanno già compiuto i 65 anni!” Freddato in partenza e non avendo potuto controbattere poiché l’assessore era stato adamantino sul limite di età… mi è toccato rinunziare anche al panettone di natale.    

Attenzione,  mica ce l’ho con nessuno per questa situazione, in fondo son contento di avere “solo” 64 anni (e mezzo) e non 65 almeno son più giovane di un anno….  Allegria….!

 Paolo D’Arpini

Passeggiata ecologica e SIT-IN in Piazza Colonna del 27 dicembre 2008 a Roma – OGN ANTI OGM

Cari amici eccoci in dirittura di arrivo per la manifestazione del 27 dicembre 2008: “Organismi Geneticamente Naturali contro Organismi Geneticamente Manipolati”. Ovvero: “OGN ANTI OGM”

 Invitiamo coloro che vorranno partecipare di recarsi all’incontro a piedi, in modo da evitare risvolti inquinanti alla propria presenza.

Il SIT-IN organizzato da European Consumers, con l’adesione di diverse associazioni ecologiste e di tutela dei consumatori, fra cui lo stesso Circolo Vegetariano VV.TT. di Calcata, comprende un volantinaggio e conferenza stampa ed è previsto davanti al Parlamento, il ritrovo dei partecipanti è in Piazza Colonna per sabato 27 dicembre 2008 alle ore 11.

 Sono accetti striscioni associativi (non politici).

Alcune motivazioni che ci spingono ad esprimere la nostra contrarietà agli OGM:

“L’introduzione nell’agricoltura moderna degli Organismi Geneticamente Modificati (O.G.M.) è una ingiustificata e pericolosissima alterazione di ciò che l’Evoluzione ha prodotto nelle piante in centinaia di milioni di anni: piante sulle quali si è basata la successiva evoluzione biochimica dei complessi organismi animali superiori, culminati con l’avvento dei Mammiferi negli ultimi 65 milioni di anni e quindi con la comparsa dell’Uomo. Pertanto il delicato equilibrio biochimico della specie umana dipende dall’integrità delle specie vegetali così come l’Evoluzione le ha condotte fino a noi, poiché la Salute di ciascuno di noi è basata sulla Biochimica cellulare umana, e questa dipende, nella propria complessità genomica (DNA), dall’utilizzo di migliaia di vitamine e di complessi fitochimici presenti in Natura”.

“La pianta è anch’essa un organismo complesso, frutto dell’evoluzione biologica avvenuta in centinaia di milioni di anni: ogni modificazione genetica provocata in essa dall’Uomo (con radiazioni come a Chernobyl, o con retro-virus come attualmente compiuto con gli OGM), produrrà comunque un danno, un danno irreparabile che spesso non potrà essere riconosciuto, poiché l’Uomo conosce con sicurezza soltanto poche decine di vitamine e di altre sostanze pro-vitaminiche. Viceversa, le vitamine e le altre sostanze contenute nelle piante sono decine di migliaia, e sono queste le responsabili del corretto funzionamento della complessa biochimica umana e del genoma umano (DNA)”.

“Forse in America non lo hanno capito in tempo e si trovano ormai a gestire contaminazioni da ogm pressoché irreversibili. Ma proprio grazie alla loro esperienza, noi in Europa sappiamo che le coltivazioni biologiche e transgeniche sono incompatibili: una nega l’altra e la “coesistenza sul campo” non può che generare mostri che obbligano alla contaminazione forzata ed irreversibile che sancirebbe la morte del Biologico e di tutte le altre forme di agricoltura tradizionali”.

Perché diciamo sì alla manifestazione del 27 dicembre 2008:

“Avvicinandosi la data fatidica del 1 gennaio, in cui per un escamotage legale La Comunità Europea consentirà l’introduzione di ogm anche nei prodotti alimentari dichiarati biologici. “Cavillo di Troia” è stato definito da alcuni ambientalisti, un cavillo che cioè consentirà pian piano, gradino dopo gradino, percentuale dopo percentuale l’immissione di alimenti ogm anche sulla tavola di chi vorrebbe mangiare sano e vegetariano. Il Circolo Vegetariano VV.TT. di Calcata per salvaguardare l’alimentazione naturale e bioregionale ha deciso perciò di schierarsi contro l’introduzione degli OGM in Italia. Invitiamo perciò tutti gli associati e simpatizzanti di non mancare al SIT-IN del 27 dicembre 2008 a Roma.

Cari saluti vegetariani, biologici e bioregionali da Paolo D’Arpini

Sul nostro sito potete leggere la casistica in: http://www.circolovegetarianocalcata.it/?s=OGM.