Sulla Banca del Racconto è calato il sipario, a Farnese presentati i testi di Savino Bessi, sindaco contadino, nell’ultima tappa dell’edizione 2008. Intanto si festeggia a Viterbo la costituzione

 Sabato 13 dicembre, presso il Centro Anziani di Farnese, Alfonso Prota e Antonello Ricci hanno presentato “Savino Bessi: il sindaco-bracciante diventa scrittore”. Questo incontro era inserito in una lodevole iniziativa denominata “La Banca del Racconto” dell’associazione culturale Percorsi.Qualche parola sulla figura di Savino Bessi: il sindaco-bracciante che diventa scrittore: “Con il pensionamento” Savino diventa scrittore. “Con tanta passione e foga”, quasi volesse recuperare “il tempo perduto”: 10 libri in 10 anni.  Da La lucciola (uscito nel 1998, dopo non poche difficoltà a trovare un  editore) fino a  Le vicende di due fratelli farnesani e dei loro discendenti (2008) e Il dialetto farnesano nella civiltà contadina che vedrà la luce a breve. Saggi e romanzi. Saggi che in verità sembrano volersi trasformare in romanzi tout court. E viceversa. Passato e presente. Il campanile e il mondo. E prendendo spunto all’ombra del suo campanile, sulla base della sua diretta esperienza di vita, Savino si mette in testa di rievocare il tormentato “secolo breve”: dall’emigrazione contadina verso le Americhe alla dittatura fascista, dalle guerre mondiali alle lotte per la terra e a una riforma agraria giunta troppo tardi. Ma anche l’oggi: questi nostri giorni di omologazione consumista, di fossilizzazione dei dialetti, di nuove migrazioni e nuovi razzismi: “Nei miei scritti ho messo a confronto il mondo di ieri con quello di oggi, denunciando i mali che affliggono l’umanità e lanciando un forte messaggio  affinché si cambi rotta prima che sia troppo tardi”.

Ed ora qualche parola sul progetto. La “Banca del Racconto” lavora sulle identità del nostro territorio e dei suoi paesaggi a partire dai suoi patrimoni narrativi. L’obiettivo è restituire alle comunità interessate i patrimoni narrativi raccolti con l’interesse di un buon tasso di sociabilità dei saperi. La peculiarità del progetto è che i narratori locali partecipano da protagonisti, sotto la regia degli operatori-tutor, anche alle fasi di progettazione e di concreta realizzazione della restituzione alle comunità.

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Ed ora la lettera sugli intenti per il Parco dell’Arcionello di Viterbo

Paolo carissimo, ecco qua. Un abbraccio e un grazie, di cuore: Alla prima riunione del coordinamento Salviamo l’Arcionello dopo l’approvazione della legge regionale che istituisce la riserva naturale non poteva mancare un brindisi, sobrio e allegro, per celebrare un traguardo che cinque anni fa pareva davvero una utopia.L’Arcionello è stato “messo in sicurezza”: per questo proponiamo che sabato 21 marzo tutta la città festeggi la primavera nel nuovo parco.

Ma festeggiare non basta: c’è ancora tanto lavoro da fare, a partire dal piano d’assetto del parco stesso che la Provincia è chiamata a definire.

A questo proposito, così come abbiamo incalzato la Regione fino alla approvazione della legge, oggi intendiamo stare con il fiato sul collo dell’amministrazione provinciale ponendo l’obiettivo della adozione del piano d’assetto entro il termine di questa consiliatura.

Come sempre, riteniamo che anche il percorso fino a questo prossimo traguardo debba essere realmente partecipato, prima di tutto in un confronto con il Comune, ma anche con le rappresentanze sociali e le altre istituzioni, a partire dalla scuola e dall’università, per giungere fino ai singoli cittadini che vogliano dare un contributo.

Ovviamente il nostro coordinamento intende partecipare a questo percorso, ponendo a disposizione la documentazione e i materiali che in questi anni sono stati prodotti alla riscoperta del fosso Luparo-Arcionello-Urcionio, nonché le intelligenze e le competenze che se ne sono occupate.

Dedichiamo infine questo bel momento ad uno dei primi ambientalisti viterbesi, l’indimenticato Achille Poleggi, di cui ci piacerebbe che il nome segnasse quei luoghi consacrati alla storia e alla natura della nostra città.

Umberto Cinalli e Antonello Ricci

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