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La democrazia che non c’è più, m5s finito, the bioregional experiment, comunicazione sensoriale e telepatica, la bufala di Masada, epifania della natura, avete voluto l’ISIS?, politica energetica…

Il Giornaletto di Saul del 4 gennaio 2018 – La democrazia che non c’è più, m5s finito, the bioregional experiment, comunicazione sensoriale e telepatica, la bufala di Masada, epifania della natura, avete voluto l’ISIS?, politica energetica…

Care, cari, alle ultime elezioni amministrative, la percentuale dei votanti è stata inferiore al 50% degli aventi diritto, segno evidente che la maggioranza della popolazione ormai non ripone alcuna fiducia nell’organizzazione stato, e che ogni e qualsivoglia governo istituzionale (nazionale o locale che sia) è di fatto in minoranza nel paese reale. Il continuo crollo di consenso sta ad indicare un corrispondente crollo di potere effettivo, salvo quello della forza bruta, poiché l’inganno è sempre meno creduto, ed è evidente che i cittadini non hanno altra alternativa efficace se non quella di creare e sviluppare le forme dell’autonomia, autogoverno, auto-organizzazione e democrazia diretta, riprendendo in mano la propria sovranità popolare negata da prepotenti impostori di governo e di incivile sopraffazione… (Sarvamangalam)… – Continua: http://www.circolovegetarianocalcata.it/2018/01/03/4-marzo-2018-la-democrazia-che-non-ce-piu-e-le-elezioni-inutili-e-fasulle/

M5S. L’alternativa già fallita – Scrive Paolo Sensini: “L’alternativa incarnata dal M5S, partito senza ideologia e con programmi “à la carte”, è caratterizzata da un solo imperativo categorico: andare al potere e poi rendere noto quel che farà di preciso. Rimane dunque un mistero come possano, nonostante simili credenziali, continuare a essere ritenuti nei sondaggi il partito più votato alle prossime elezioni. Forse l’unica risposta possibile sta nel fatto che il sistema partitocratico italiano è considerato talmente marcio e screditato agli occhi dei cittadini che, come reazione, una fetta consistente dei potenziali elettori s’aggrappa al M5S con la forza della disperazione. Illusione, speranza e novità: ecco le tre paroline magiche dietro le quali si cela il nulla di un paese in stato comatoso.”

The bioregional experiment in practice – Idealism as an end in itself is a cage like any other ideology, for this reason it is said “fulfill your dharma without expecting results”, detachment if accompanied by honesty sincerity and perseverance helps the cause. Idealism understood as adherence to one’s own intimate feeling, is the natural predisposition of sincere and persevering honest people who pursue the right “end”, or the common cause. In bioregionalism there are different provisions that contribute all in alll to formulating responses to environmental and social situations. – Continue (con testo italiano): https://bioregionalismo.blogspot.it/2018/01/the-bioregional-proposal-and-experiment.html

Commento di Giampaolo Fanfani: “Cambiare una sola delle nostre abitudini potrebbe evitare la desertificazione dell’Amazzonia, l’esodo dall’Africa, la scomparsa delle specie ittiche, l’inquinamento delle acque a livello globale, l’aumento del metano e CO2. Ma soprattutto può cambiare il nostro livello di coscienza: da predatore competitivo a essere umano evoluto. Evita il consumo di carne e derivati. Semplice ma troppi interessi ci sono in gioco. Eppure tutti lo sanno…”

Comunicazione sensoriale e telepatica – Parlando un giorno a Treia con Caterina Regazzi, mia compagna di vita, delle capacità comunicative sensoriali e telepatiche mi sono ritrovato a spiegare come i 5 elementi ci aiutano a comunicare attraverso le loro energie, in forma sicuramente “ecologica” e naturale. Ognuno dei 5 elementi tradizionalmente riconosciuti (sia in Cina che in India) rappresenta uno dei 5 sensi e noi sappiamo che i cinque sensi sono diversi canali e modi comunicativi…” – Continua: https://circolovegetarianotreia.wordpress.com/2018/01/03/comunicazione-sensoriale-e-telepatica/

Dopo l’Ucraina, l’Iran – Scrive Francesco Toscano: “In Iran la parte peggiore dei servizi segreti occidentali sta applicando come al solito il “metodo Otpor”, già visto all’opera in Ucraina. Come funziona? I servizi pagano e infiltrano organizzazioni locali affidando loro il compito di fare un po’ di confusione, immediatamente enfatizzata sulla stampa occidentale come prova della “volontà del popolo di ribellarsi ai tiranni”. Dopodiché si spera nella risposta selvaggia del governo, indispensabile …per gridare alla “carneficina” che giustifica l’intervento armato straniero. Se il governo legittimo non risponde alle provocazioni, allora ci pensano direttamente gli agenti dei servizi segreti stranieri a sparare sulla folla per poi dire che “è stato il governo” (in Ucraina hanno fatto così)…”

Masada. La bufala giudea – Scrive Emanuele Mastrangelo: “… ogni mito presto o tardi deve fare i conti con un revisionismo scientifico. Studi come quelli di Ben-Yehuda restituiscono una dimensione realistica al mito di Masada. E non è nemmeno necessaria una scoperta eclatante per revisionare la storia passata: leggendo “La Guerra Giudaica” dello storico ebreo Giuseppe Flavio si vede come Eleazar ben-Yair fosse un personaggio che oggi non esiteremo a definire un terrorista…” – Continua: http://riciclaggiodellamemoria.blogspot.it/2014/01/masada-la-bufala-dellauto-immolazione.html

Commento di Antonio Pantano: “Masada, come tante altre “glorie” del minuscolo e modesto popolo ebraico, è frutto di bassa propaganda vertente sul “gonfiare le ipotetiche proprie sofferenze” (che, senza dubbio, erano conseguenze di danni recati ad altri). Pensa alla “figlia del Faraone”, mai riscontrata nella vastissima storiografia egizia, che avrebbe raccolto dal fiume l’infante Mosè di turno!..” – Continua in calce al link soprastante

Epifania della Natura – Conosciamo tutti il significato che la religione cattolica ha dato alla festività dell’Epifania, ma forse non tutti sappiamo che dietro la presunta storpiatura che ha trasformato il termine Epifania in “Befana”, c’è una serie di tradizioni antiche che sono riuscite, faticosamente, a sfidare i millenni ed a giungere fino a noi. L’origine della Befana è nel mondo agricolo e pastorale. Anticamente, infatti, la dodicesima notte dopo il solstizio invernale, si celebrava la morte e la rinascita della natura, attraverso la figura di Madre Natura…” – Continua: http://treiacomunitaideale.blogspot.it/2018/01/epifania-della-natura-memoria-storica.html

Promemoria – Anche quest’anno, il 6 gennaio 2018, chiediamo a tutti i nostri amici e conoscenti che amano gli animali di portare gli avanzi alimentari delle feste natalizie in modo da utilizzarli come doni per le bestiole selvatiche. Alle ore 17 precise scendiamo al fiume  Panaro, muniti di saccocce piene di pan secco ed altre vettovaglie, e depositiamo questi alimenti in vari angoli del bosco ed anche nel fiume per nutrire i pesci. Compiuto questo semplice rito ritorniamo a casa di Caterina (intorno alle 18) dove staremo in allegria con canto di mantra e condivisione di prasad… Per partecipare scrivere a: circolovegetariano@gmail.com”

Avete voluto l’ISIS? – Scrive Uberto Tommasi: “I mass media internazionali, ben concertati, cercano di demonizzare il terrorismo islamico dell’Isis descrivendola come la manifestazione della parte diabolica di un dio. Invece la nascita dell’Isis è la conseguenza dell’orrenda applicazione del peggior imperialismo.  Prima gli Stati Uniti decisi a distruggere il comunismo usarono la religione islamica per la guerra in Afganistan e poi giocarono agli apprendisti stregoni in Jugoslavia, Algeria, Egitto, Iraq, l’intera Africa, l’elenco sarebbe troppo lungo per cui è più facile osservare i disastri di questo comportamento…” – Continua: http://altracalcata-altromondo.blogspot.it/2018/01/avete-voluto-il-terrorismo-islamico-ora.html

Post Scriptum – “IL NOSTRO GLOBO SAREBBE RICCO E CI SAREBBE DA VIVERE PER TUTTI, MA IN MANO A QUATTRO VECCHI DECREPITI IMPERIALISTI ESAURIRÀ IN FRETTA LE SUE RISORSE MENTRE ALTRE LE STANNO RAPIDAMENTE INQUINANDO…” Continua in calce al link soprastante

Politica energetica nazionale. Riduzione delle fonti inquinanti – Scrive Arpat: “Lo scenario di policy nazionale SEN è stato strutturato per raggiungere gli obiettivi fissati in fase di post-consultazione. I tre principali obiettivi sono: riduzione dei consumi finali di energia nel periodo 2021-30, fonti energetiche rinnovabili al 28% dei consumi finali lordi al 2030, phase-out del carbone nella generazione elettrica al 2025…” – Continua: http://bioregionalismo-treia.blogspot.it/2018/01/politica-energetica-riduzione-dei.html

Fiorenzuola. Casa della Poesia – Scrive Paolo Mario Buttiglieri: “Il 13 GENNAIO 2018 alle ore 16:00, inaugurazione della “Casa della poesia di Fiorenzuola d’Arda”, sita presso il Bar QUASINPIAZZA in via Liberazione 25. Un luogo d’incontro all’insegna della creatività per poeti, scrittori, fotografi, videomaker, scultori, pittori, vignettisti, musicisti e cantanti di Fiorenzuola e della provincia di Piacenza, Cremona e Parma. Ma non solo anche per pensatori, psicologi, educatori e più in generale per studiosi della mente umana e della società. Info: trentomilano@gmail.com”

In memoria di Ferdinando Imposimato – Scrive Manlio Dinucci: “Il Comitato No Guerra No Nato, di cui Ferdinando Imposimato è stato uno dei promotori, lo ricorda con profonda gratitudine per il grande contributo che ha dato alla lotta per un’Italia sovrana e neutrale, per l’attuazione dell’Articolo 11 della Costituzione. Il modo migliore per ricordarlo è diffondere il suo intervento al… – Continua: http://www.circolovegetarianocalcata.it/2018/01/03/in-memoria-di-ferdinando-imposimato/

Ciao, Paolo/Saul

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Pensiero poetico del dopo Giornaletto:

“La morte arriva per tutti. Siamo tutti in fila, una fila che si avvicina sempre di più alla morte. La vita scompare, e la fila diventa un po’ più corta; si è creato spazio per un’altra persona. Ogni persona che muore ti porta più vicino alla tua morte, quindi ogni morte è anche un po’ la tua morte. Con ogni morte, ti avvicini al punto di arrivo. Prima che accada, diventa sempre più consapevole.” (Osho)

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Adda passà ‘a nuttata, la nuova missione bioregionale, per un nuovo anno senza sprechi, epifania per gli animali, nanoplastiche ovunque, telefonia e controllo delle masse, vedere verde…

Il Giornaletto di Saul del 1 gennaio 2018 – Adda passà ‘a nuttata, la nuova missione bioregionale, per un nuovo anno senza sprechi, epifania per gli animali, nanoplastiche ovunque, telefonia e controllo delle masse, vedere verde…

Care, cari, ha da passà ‘a nuttata, diceva il grande Edoardo De Filippo, ed anche questa Notte senza Tempo è passata… Domani è Luna Piena e vi racconteremo le avventure che abbiamo vissuto, ricordando tutti voi che ci avete seguito con il pensiero e coloro che erano presenti: Tiziano, Maria B., Maria M., Caterina, Paolo, Margherita, Adriana, Giuseppe, Peppino, Roberto, Monica…

La nuova missione bioregionale – Scrve Leonardo Boff: “…il compito-base del bioregionalismo e di far sì che gli abitanti capiscano l’importanza di valorizzare il luogo in cui vivono. Occorre far loro conoscere i tipi di suoli, di foreste, di animali, di sorgenti d’acqua, la direzione dei venti, climi e microclimi, i cicli delle stagioni, quello che la natura può offrirci in fatto di paesaggi, alimentazione, beni e servizi per noi e per tutta la comunità di vita. È necessario inserire le persone nella cultura locale, nelle strutture sociali, urbane e rurali, imparando dalle figure esemplari della storia locale. Insomma, sentirsi figlio e figlia della Terra. È nella bioregione che la sostenibilità si fa reale…” – Continua: http://bioregionalismo-treia.blogspot.it/2016/12/leonardo-boff-bioregionalismo-un-seme.html

Sopravvivenza estrema e preparedness – Scrive Marco Bracci a commento dell’articolo http://paolodarpini.blogspot.it/2017/12/preparedness-consigli-per-sopravvivere.html -: ”Non vorrei deludere chi ha proposto la soluzione del preparare la sopravvivenza, ma sicuramente non saranno i bunker e le provviste di cibo a salvare chi se li procurerà. La Terra sta subendo e subirà sempre più un innalzamento di energia, che farà sì che solo chi è in grado di sopportarla spiritualmente potrà continuare a vivere su di essa. E nemmeno tutti quelli che si sono elevati lo potranno fare, dato che c’è sempre il karma a fare da guardiano e a indirizzare la vita di ogni essere umano…”

Per un nuovo anno senza sprechi – Scrive Aldo Nardini: “Siamo nel periodo delle principali festività dell’anno, quelle connesse al solstizio invernale, all’arrivo del nuovo anno ed all’epifania, promettono opulenza e una parvenza di felicità. Sono ricche di luci dagli sfolgoranti colori, di tavole imbandite, di molti regali, di fuochi d’artificio. Promesse che ci arrivano dalle copertine patinate delle riviste, dalle vetrine dei negozi e dagli schermi dei nostri televisori. Queste feste così variegate, con una felicità tanto ostentata, sovente sembrano un invito mascherato agli acquisti che nasconde tuttavia qualche insidia e pericolo che potrebbero trasformare i desideri in incubi. Dai rischi dei fuochi d’artificio e dei pranzi abbondanti, ai giocattoli pericolosi e al pericolo del gioco d’azzardo, allo stress legato alle festività…” – Continua: http://www.circolovegetarianocalcata.it/2017/12/31/per-un-nuovo-anno-senza-sprechi-consigli-per-una-decrescita-ragionata/

Auguri ricevuti per email – Scrive Adriano Colafrancesco: “Ciao Paolo, auguri sinceri e vivi a te, Caterina e a tutti gli amici del “circolo vegetariano”. Auguri ma anche, e di più, grazie, per il tuo quotidiano nobilissimo impegno. Al prossimo anno e un caloroso abbraccio” – Scrive Michele Rallo: “Con i migliori auguri per un Nuovo Anno che possa segnare la riscossa dei Popoli e delle Nazioni contro la tirannia della globalizzazione” – Scrive Claudio M. Doria: “Un augurio vigoroso ed inusuale, quasi “bestiale” – https://mail.google.com/mail/u/0/#inbox/160ae00e9151e810?projector=1” – Scrive Marco Bracci: “Buon 2018, Giornaletto! AUGURI te e a tutti i tuoi lettori e a chi ti gestisce lunga vita (in compagnia ovviamente)..”

Spilamberto. Befana degli Animali del Circolo Vegetariano VV.TT. – Anche quest’anno, il 6 gennaio 2018, chiediamo a tutti i nostri amici e conoscenti che amano gli animali di portare gli avanzi alimentari delle feste natalizie in modo da utilizzarli come doni per le bestiole selvatiche. Alle ore 17 precise scendiamo al fiume Panaro, muniti di saccocce piene di pan secco ed altre vettovaglie, e depositiamo questi alimenti in vari angoli del bosco ed anche nel fiume per nutrire i pesci. Compiuto questo semplice rito ritorniamo a casa di Caterina (intorno alle 18) dove staremo in allegria con canto di mantra e condivisione di prasad… – Continua: https://circolovegetarianotreia.wordpress.com/2017/12/31/spilamberto-6-gennaio-2018-befana-degli-animali-del-circolo-vegetariano-vv-tt/

Nota: Nutrire i deboli e vestire gli ignudi è anche parte della morale cristiana. Tra l’altro la tradizione dell’Epifania è nata proprio con lo scopo di alleviare le difficoltà dei bambini nel periodo più freddo dell’anno, facendo loro doni ricchi e calorici, in forma di frutta secca, dolci, frutta, etc. quindi ritengo che questa tradizione della Befana, dedicata sia agli animali che ai bambini, vada continuata…

Nanoplastiche. Ricerca sulle microfibre – Scrive Giorgio Giannini: “Le microfibre di plastica mostrano il loro lato più preoccupante: la degradazione meccanica produce delle microfibre ancora più piccole. Noi possiamo apprezzarle fino ad una frazione di micron, poi entriamo nel campo nanometrico ed il nostro strumento non è più capace di rilevarle! Non sappiamo vederle e contarle e non possiamo fare più scienza…” – Continua: http://bioregionalismo-treia.blogspot.it/2017/12/nanoplastiche-la-ricerca-di-giorgio.html

Fregatura consumista – Scrive Serenella Sortino: “Al supermercato prima fregatura per il nuovo anno: bioshopper per frutta e verdura a pagamento dal 1° gennaio 2018. Vietato portare da casa i sacchetti. In una nota di chiarimento inviata alla Gdo il ministero dell’Ambiente ha infatti chiarito che l’obbligo di pagare i sacchetti sarà accompagnato dal divieto di riutilizzo delle buste biodegradabili per ragioni igieniche. Un divieto che sembra (e non solo sembra) un po’ in contrasto con la finalità del contenimento dell’uso di sacchetti in plastica.”

Telefonia mobile e controllo delle masse – Scrive Steven J. Smith: “Sin dagli albori della civiltà, i governi hanno cercato mezzi per manipolare i pensieri e le percezioni dei loro cittadini. Anche i governi democratici utilizzano le tecniche di pubbliche relazioni, spin doctor, e conferenze stampa, per modellare le percezioni e le opinioni dell’opinione pubblica. La ragione di questa enfasi sul pensiero umano e la gestione percettiva è piuttosto semplice. Poiché la cittadinanza è un numero sempre maggiore di chi esercita l’autorità è fondamentale che le persone siano soddisfatte della loro leadership, o almeno credano che nessuna alternativa migliore sia disponibile…” – Continua: http://paolodarpini.blogspot.it/2010/12/steven-j-smith-la-telefonia-mobile-e-la.html

Commento di Aramires Araras: “Il problema è che anche gli intellettuali vengono tenuti in piedi dal sistema, che li utilizza sapientemente (anche come valvola di sfogo) perché fanno discorsi evidenti a tutti e che molti non sanno esprimere con la stessa lucidità. A questi problemi però tali signori non hanno nulla da contrapporre: la loro è una critica sterile e astratta, quindi innocua e per di più funzionale al sistema che in tal modo cerca di frenare l’emorragia della sua credibilità…”

Vedere Verde – Scrive Felix D’Arpini: “Verde… vedere… Verde vedere. Praterie in Irlanda mosse dal vento, foreste in Brasile. Il verde dei più bei occhi nella memoria. Acque verdi di mari senza un nome. Verdura fresca, salata e inasprita da un limone anche lui verde. Inverdito di muschio il muro che pochi anni fa è stato eretto.  Il verde di un daltonico che nel rosso vede il verde e nel sangue linfa, che osserva aurore in ogni tramonto o alba. Il verde immaginato da un bambino eschimese che non lo ha mai veduto…” – Continua: http://riciclaggiodellamemoria.blogspot.it/2015/12/vedere-verde-il-discorso-di-fine-anno.html

Ciao, Paolo/Saul

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Pensiero poetico del dopo Giornaletto:

“Tra vent’anni sarai più dispiaciuto per le cose che non hai fatto che per quelle che hai fatto. Quindi sciogli gli ormeggi, naviga lontano dal porto sicuro. Cattura i venti dell’opportunità nelle tue vele. Esplora. Sogna. Scopri.” (Mark Twain)

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Prepariamoci al Natale… di un Gesù mai nato!

Il Natale. Storia e fede. Gesù, lo sanno tutti, è nato alla mezzanotte tra il 24 e il 25 di 2016 anni fa. Appunto, lo sanno tutti. Ed è invece, storicamente parlando, indimostrabile: e comunque in parte sbagliato, in parte insicuro. Per quanto ciò possa apparire strano e magari sconvolgente, magari scandaloso, mancano prove storiche sicure che Gesù sia davvero mai nato, che cioè sia un personaggio storico al pari di Mozart, o di Napoleone, o di Gino Bartali: insomma di un qualunque essere umano la vita e l’identità del quale siano supportate da una documentazione obiettiva e sicura. Le stesse prove storiche non “primarie” � vale a dire appoggiate a documenti certi � ma almeno “secondarie”, cioè sorrette da testimonianze narrative, sono tutte più recenti di almeno alcuni decenni rispetto alla sua morte. E i racconti che ne costituiscono le basi sono quelli evangelici: al di fuori id essi, ce ne mancano riscontri. Saggiamente, difatti, i Padri del Concilio di Nicea del 325 troncarono le discussioni che già da allora violentissime si addensavano sulla questione Cristo “storico” versus Cristo “mitico” e stabilirono nel loro Synbolon (perpetuato come preghiera del “Credo”) che la nascita, la passione, la morte e la resurrezione di Gesù, nato da Maria Vergine, fossero articolo di fede. Ciò sottrae il credente dalla necessità d’invilupparsi in complesse questioni storico-filologico-esegetiche. Il fatto che poi sia del tutto legittimo indagare sulla personalità del Cristo come problema storico va da sé. Nella storia, quella seria, non esistono tabù o argomenti trattando i quali si rischia di venir considerati “revisionisti”.

E’ quindi legittimo trattare i Vangeli anche come fonti storiche di carattere narrativo e studiarli sotto questo aspetto, con tutti i metodi e gli strumenti del caso.
Fondandosi quindi sulle narrazioni evangeliche, e segnatamente su Luca, 2, 1-26, è stato possibile risalire all’anno della Sua nascita, quello del censimento indetto da Ottaviano Augusto; e quindi a quello approssimativo della morte, avvenuta durante il governo proconsolare di Ponzio Pilato della provincia imperiale di Siria. Ma quanto alla nascita, il còmputo messo a punto nel VI secolo dal monaco siriano Dioniso detto “il Piccolo”, residente in Roma, sembra contenere un errore per difetto di circa 6-8 anni: Gesù sarebbe nato quindi non già nel 753-754 di Roma (ab Urbe condita), bensì prima, verso il 746 e il 750 circa ; e morto trenta-trentatreenne più o meno fra il 776 e il 782 (poiché morì sotto Tiberio, a sua volta appunto morto in quell’anno).

Già nel IV secolo, quando la fede cristiana divenne per volontà di Costantino e di Licinio nel 313 (ma sulla base di un editto di Galerio di due anni prima) religio licita, erano in molti a pensare � in analogia con i culti pagani: il che non stupirà, dal momento che la stragrande maggioranza dei cristiani era ormai costituita da ebrei convertiti � che il Cristo fosse in realtà una figura mitica: e quel suo morire e risorgere veniva posto in effetti in rapporto analogico con il mito dionisiaco o con il ciclo apparente del sole che ogni notte si nasconde e rinasce ogni mattino. Per questo appunto i Padri riuniti nel 325 nel Concilio di Nicea stabilirono nel loro documento conclusivo � il Synbolon – che l’indubitabile realtà della vita del Cristo costituiva verità di fede alla quale il cristiano era tenuto a credere, non un dato storico suscettibile di dimostrazione e bisognoso di prove.

Una volta stabilito d’altronde che l’anno preciso della nascita del redentore era ignoto, e ricavatolo sulla base di un opinabile còmputo, il giorno e il mese restavano avvolti nel mistero: il che era d’altronde paradossale in una cultura che tanto spazio dava all’importanza delle costellazioni e degli oroscopi. Il racconto evangelico forniva al riguardo una sia pur imprecisa e generica traccia: parlava della presenza vicino al luogo della nascita del Bambino di alcuni pastori che passavano la notte all’addiaccio. Dato il regime di transumanza dei pastori della Giudea e la posizione altimetrica di Betlemme, a circa 700 metri sul livello del mare, si doveva evidentemente essere in periodo primaverile-estivo, quando le greggi vengono trasferite in altura per scendere poi verso il mare con l’autunno (“Settembre: andiamo, è tempo di migrare”, canta l’abruzzese Gabriele D’Annunzio).

Viceversa, nella nostra sensibilità e nella nostra tradizione, il Natale è una festa d’inverno. Il presepe � una tradizione avviata a quel che pare nel 1223 da Francesco d’Assisi � associa inestricabilmente la nascita del Signore a un paesaggio montano innevato, per quanto il gusto orientalistico ottocentesco (incoraggiato dalla presenza di personaggi obbligatoriamente abbigliati “all’orientale”, i magi) lo abbia arricchito di palme e di fondali dove sono rappresentati oasi e deserti: a dire il vero, poco palestinesi. Nei paesi protestanti, una tradizione che si vuol far risalire a Martin Lutero ha imposto la variante invernale dell’albero scintillante di ornamenti e di neve ghiacciata. Ma in realtà le scelte di Francesco e di Lutero sono state tutt’altro che arbitrarie, per quel che attiene al radicamento della nascita di Gesù in inverno. Tale era già, ai loro rispettivi tempi, una tradizione radicata e irreversibile.

Tradizione e acculturazione. Prima, però, non era stato così. Per quanto è dato sapere, già fino dal tempo del primitivo sviluppo del cristianesimo venivano proposte diverse date per la nascita del Cristo: il 6 gennaio, il 28 marzo, il 19 aprile, il 29 maggio. Ma il cristianesimo orientale, in particolare egiziano, aveva imposto piuttosto presto la consuetudine di celebrare insieme, in una sola festa, la Natività e l’Epifania (cioè il riconoscimento della divinità e della regalità del Bambino): ciò avveniva il 6 gennaio, data in cui tuttora si celebra il natale nelle Chiese cristiane ortodosse e orientali. Tale giorno era stato scelto, secondo un tipico schema acculturativo, in quanto coincidente con una festa dedicata alla dea Iside durante la quale si adorava la sua divina maternità e si celebrava la consacrazione in suo onore delle acque. Difatti, da allora, la data del 6 gennaio venne strettamente legata, anche nel calendario liturgico cristiano, a due altre ricorrenze in cui all’elemento acqueo spettava un ruolo fondamentale: il battesimo del Cristo nel Giordano e il miracolo del mutamento dell’acqua in vino in Cana di Galilea.

Tale celebrazione non parve tuttavia adatta al mondo cristiano latino, per quanto il culto isiaco fosse, nel IV secolo, impiantato nell’intero bacino mediterraneo e anche a Roma: o forse proprio in quanto la festa isiaca delle acque vaniva certo celebrata anche lì, ma non aveva mai perduto quel tanto di esotico, di remoto rispetto alle tradizioni locali, che la faceva apparire estranea.
Nell’Urbe, c’era tuttavia un’altra festa molto popolare che si celebrava a sua volta all’inizio dell’inverno: in tale data gli imperatori usavano concedere al popolo romano generose elargizioni di grano e di vino. Si trattava del 25 dicembre, giorno centrale del periodo di due settimane durante il quale (dal 18 dicembre fino alle Calende di gennaio, giorno di apertura dell’anno nuovo secondo il calendario giuliano) in tutta Roma veniva celebrato il solstizio d’inverno, festa dedicata al dio d’origine indo-persiana Mithra.

La nascita di Mithra ha, nel mito che lo riguarda, singolari somiglianze con quella di Gesù nel racconto evangelico: vi figurano la grotta, la stella annunziante, gli animali sacri al dio che sono il toro e l’onagro, cioè l’asino selvatico: insomma, tutti gli elementi del presepio cristiano, secondo un’immagine che già figura in un’opera scultorea presente a Roma nella chiesa di Santa Maria Maggiore.
Nel Vicino Oriente vi erano altre divinità che avevano dato origine a culti misterici che si erano andati fondendo con il mithraismo: ad esempio quelle di Attis o di Adone (dal semitico Adonai: il Signore). Un luogo cultuale sacro a Adone si trovava difatti proprio a Betlemme, e probabilmente � come sembra di capire da una testimonianza di san Gerolamo � la grotta nella quale si disse nato Gesù, e sulla quale sorse in età costantiniana la basilica della Natività, era in precedenza consacrata a Adone.

Mithra, la divinità misterica adorata in Roma, si era affermata come dio parallelo a una divinità solare d’origine siriana che talvolta con lui addirittura s’identifica: il Sol Comes Invictus. Si trattava soprattutto di culti militari, e fra III e IV secolo gli imperatori avevano cercato di farne il centro di una sorta di monoteismo incentrato sulla sacralità della loro persona, che con il Sol Comes s’identificava. Un tempio al Sol Comes – adorato durante le feste del solstizio d’inverno, quando il corso del sole comincia a rafforzarsi e le giornate si allungano – sorgeva nell’Urbe sul luogo dove oggi esiste la basilica di San Silvestro, al quale difatti la Chiesa dedica la festa liturgica dell’ultimo giorno dell’anno, quando alla vigilia delle Calende di gennaio i festeggiamenti solstiziali avevano termine.

Nella tradizione romana, il periodo delle celebrazioni solstiziali s’intrecciava con il tempo sacro a una tradizione ancora più antica: quella delle celebri Libertates decembris, durante le quali si celebrava ritualmente il periodico ritorno del cosmo al caos dal quale avrebbe dovuto uscire rinnovato in un ordine garantito dal calendario dell’anno nuovo; e durante il quale pertanto le abituali regole civili venivano ritualmente violate e sconvolte, gli uomini portavano vesti muliebri, i padroni servivano a mensa gli schiavi e s’incoronava pubblicamente un bambino, o uno schiavo, o un miserabile, facendolo Rex unius diei, “Re per un Giorno”. Si trattava di una tradizione ben nota al livello antropologico, quella del “rovesciamento dell’ordine”, tendente non già a cancellarlo bensì a rinnovarlo rafforzandolo. Tali usi, per molti versi affini alle feste dionisiache come i baccanali e con essi in parte confusi, si sarebbero trasferite in età cristiana a un altro momento nel quale si celebrava la fine dell’anno vecchio, cioè al periodo terminale dell’inverno, con il Carnevale.

Queste Libertates a Roma coincidevano con la settimana dei Saturnalia, dal 17 al 23 dicembre, in ricordo dell’età d’oro che vi sarebbe stata ai tempi del dio Saturno, quando non esistevano né schiavi né padroni. In realtà, il significato della festa era più profondo. Saturno s’identificava con l’ellenico Chronos, il dio ellenico signore e ordinatore del tempo (funzione in Roma ereditata poi dal dio Giano, il “Signore della Porta” � Ianua � che presiedeva al chiudersi dell’anno vecchio e all’aprirsi dell’anno nuovo). Il “ritorno al caos” alla fine dell’anno era un rito mimetico del disordine imperante in ogni era al suo tramontare: e preludeva alla restaurazione dell’ordine. Era quindi logico che, al chiudersi dei disordini saturnali di dicembre, il sole fin lì indebolito riprendesse col solstizio d’inverno il suo corso più vigoroso: e si celebrasse la nascita del Sole Bambino e dell’Anno Bambino, entrambi riassunti nella divinità imperiale del Sol
Comes�Mithra: che in quanto nuovo Sole era Kosmokrator, Signore del Cosmo, e in quanto nuovo Anno era Chronokrator, Signore del Tempo.
Celebrando il 25 dicembre la nascita del Cristo, Lo si associava all’imperatore che, convertito al cristianesimo, sarebbe stato suo vicario e sua figura in terra. In tal modo il Natale s’impiantò, nell’impero romano ormai guadagnato al cristianesimo, come festa romana, imperiale e solare.

Ma la lettura del Vangelo e il suo uso liturgico imponevano nella Chiesa latina un forte divario tra il Natale e l’Epifania. La data “solstiziale” del 25 dicembre era dotata di una sua forza cosmica e tradizionale irrinunziabile, che obliterava � ancora una volta secondo un procedimento obiettivamente acculturativa � la festa solare e imperiale conferendole al tempo stesso però una nuova, più forte legittimità cristica. D’altronde quella del 6 gennaio non faceva che spostare di alcuni giorni lo spazio sacrale delle due settimane già dedicate alle festività del solstizio e della fine dell’anno: tra 24 dicembre, la vigilia � nella tradizione liturgica cristiana, ispirata a quella ebraica, il giorno cominciava con i vespri � e il 6 gennaio v’erano appunto 14 giorni, calcolando quello d’inizio e quello di fine del còmputo. Ma più importanti dei 14 giorni erano le 13 notti comprese tra quella precedente il Dies Natalis � la notte appunto della Natività � e quella dell’Epifania, quella nella quale i magi venuti dall’Oriente guidati dalla stella avevano con la loro adorazione e la loro offerta dei doni riconosciuto esplicitamente il Bambino come Vero Dio (l’incenso), Vero Re (l’oro) e Vero Uomo (la mirra). Nella notte dell’Epifania, appunto, la Chiesa usa proclamare solennemente l’ordine dell’anno che si sta aprendo sancendo il calendario delle solennità liturgiche deputate a scandirlo. Il fatidico numero 13 rappresenta, per i cristiani, i dodici mesi dell’anno ma al tempo stesso anche le costellazioni dello zodiaco � che è lo “spazio ciclico” del tempo” � successivamente visitate dal sole secondo il sistema tolemaico (per quanto l’immagine del sole al centro del cerchio zodiacale già anticipasse simbolicamente, su una base a quel che sembra pitagorica, il sistema eliocentrico che si sarebbe affermato solo con Copernico). Ma il sole, signore del tempo (l’anno, le costellazioni) come dello spazio (la terra che esso percorre durante le 24 ore del giorno) è a sua volta figura del Cristo, Signore appunto dello spazio cosmico (Kosmokrator) e al tempo stesso del tempo (Kronokrator). Il sole e le costellazioni, unite, formano appunto il numero 13 (12+1).

La tradizione cristiana, appoggiata alla liturgia e alla consuetudine secondo al quale ogni giorno ha un suo patrono, ha conferito quindi alle dodici notti precedenti l’Epifania (la notte della pienezza del potere divino) un valore intenso e compendioso: in ognuna di esse noi attraversiamo sinteticamente un mese dell’anno e dal suo decorso possiamo trarne perfino i relativi auspici. Ogni regione cristiana ha al riguardo le sue credenze speciali, le sue consuetudini, magari anche i suoi colori e i suoi sapori

Il calendario e il folklore. Le “Tredici Notti”. La notte della vigilia, tra il 24 e il 25, è quella che rinvia al futuro mese di gennaio: è la notte di apertura, dell’inizio di tutto: notte santa, di digiuno e di preghiera, notte di astensione dalle pratiche sessuali e dal cibo carneo, notte di rovesciamento delle regole cosmiche in cui si dice che gli animali parlino nelle stalle (essi, i servitori, si appropriano saturnalisticamente dei poteri umani) e possano anche profetare; quella tra il 25 e il 26, la notte dedicata al protomartire Stefano, è la notte del febbraio, la notte del mese delle febbri e della fine dell’inverno in cui si accendono i roghi di purificazione degli animali minacciati dalle epidemie; quella tra il 26 e il 27 era la notte del marzo nel quale comincia la primavera, la notte sacra a Giovanni Evangelista, una delle due Ianuae del cerchio zodiacale divino in quanto patrono del solstizio d’inverno come Giovanni Battista lo era di quello d’estate (che all’alba del 24 giugno il disco solare rilucesse come un piatto d’oro sul quale era adagiata la testa del Battista fatto decapitare da Erodiade era tradizione diffusa: per l’Abruzzo la ricorda splendidamente il D’Annunzio nel primo atto de La figlia di Iorio); la notte successiva, quella dell’aprile tra 27 e 28, era quella degli Innocenti e veniva considerata preludente a un giorno di pietà (secondo una diffusa superstizione, il giorno della settimana nel quale è caduta la solennità degli Innocenti � che quest’anno, cadendo nell’ultima domenica dell’anno, sarà però consacrata alla Sacra Famiglia � è considerato dies nigro signanda lapillo, durante il quale è sconsigliabile avviare qualunque attività); segue la notte tra il 28 e il 29, la notte di maggio dedicata al profeta, re e poeta David; quella durante al quale si antivede il giugno è la notte del 29-30, sacra a san Savino; infine, il solare luglio � il mese della costellazione del Leone � coincide con la notte fra il 31 e il primo di gennaio, la notte di fine d’anno dedicata a san Silvestro papa, colui che secondo la tradizione battezzò Costantino avviando così una nuova era, quella della Cristianità; tra il primo e il 2 si pensa all’agosto, fra il 2 e il 3 a settembre, fra il 3 e il 4 a ottobre, fra il 4 e il 5 a novembre; tra il 6 e il 6 infine a dicembre.

Ed è quella dell’Epifania, quella magica e mirabile in cui tutto può accadere, la notte dei regali ma anche delle creature arcane che solcano il cielo (le Bonae Res, la “Compagnia di Diana”, le presenze consacrate alla femminilità e alla vecchiaia � come le moire, le Parche, poi le streghe � che il folklore cristiano ha trasformato nella vecchia bonaria ma ambigua dal nome volgarizzato della festa stessa, la “Befana”, la quale torna tra Carnevale e Quaresima come Vecchia-Anno Trascorso-Albero Secco-Penuria di Cibo da ritualmente “segare” o, secondo altre tradizioni, “bruciare”).

Ricchezza, ambiguità, contraddizione, paradosso accompagnano sempre queste solennità che disegnano un universo mentale collettivo festoso eppure selvaggio, allegro e al tempo stesso demonico, divino eppure costantemente accompagnato e talora minacciato dall’ombra dell’infero. Peccato che di queste usanze quel che non si è salvato in quanto funzionalmente connesso al consumismo e all’industria del regalo e dello sfruttamento delle feste dedicate ai bambini sia quasi scomparso. Peccato che quel che sopravvive sia ancora una volta connesso con la società dei consumi e con una tradizione dimenticata e rivissuta in termini horror-kitch, la vecchia solennità celtica degli antenati che si celebrava in autunno, che i monaci cluniacensi tra X e XI secolo trasformarono in solennità dei Santi e dei defunti e che ci è ritornata, paganizzata e ridicolizzata dall’America degli agricoltori protestanti che avevano rinnegato i santi ma continuavano a temere diavoli, fantasmi e streghe, nella macabra inconsapevolezza esorcistica dello Halloween. E’ tutto quel che ci rimane, nell’ immiserito linguaggio simbolico della morente Modernità. E’ tutto quel che passeremo ai nostri figli, ai quali non siamo stati capaci di trasmettere né la religiosità né la tradizione, ai quali non abbiamo insegnato né la preghiera, né le fiabe. Buon Natale al colesterolo, buon Capodanno all’insegna delle violenze notturne. E’ tutto quel che ci resta e che ci meritiamo.

Tra senso tradizionale della festa e consumismo moderno: le usanze natalizie a tavola “Nun vedo l’ora che vène Natale � pe’ famme ‘ma magnata de torone; – pe’ famme na’ magnata de torone � pe’ famme ‘na bevuta dar boccale”. E’ uno stornello dei bulli di Trastevere del tempo della miseria, quello di Belli ma ancora di quello di Trilussa. Il Natale come occasione di mangiare finalmente a sazietà qualcosa di buono, per una bella bevuta in libertà. Alla quartina romanesca rispondeva, anni più tardi, una canzone di Renato Carosone e Gegè di Giacomo dedicata, in pieni Anni Cinquanta, a un’altra miseria: quella della Napoli di un dopoguerra non ancor del tutto trascorso, la Napoli ch’era ancora per tanti versi quella della Pelle di Malaparte: “mo’ vène Natale � nun tengo dinare: – me leggo o’ giornale � e me vad’a’ccuccà”. Alla tristezza un po’ spaccona del trasteverino costretto ad aspettar Natale per mangiare e per bere un po’ meglio del solito rispondeva la disperazione allegra del miserabile napoletano che, senza un soldo, nel giorno di festa poteva solo ingannare la fame andandosene a letto.
In entrambe le situazioni, la povertà e magari la fame si misurano con la coscienza del tempo festivo. Questi due esempi potrebbero sembrare privi di qualunque aggancio con il carattere spirituale della grande festa, ma non è così. Presupposto di entrambi è che per Natale bisogna far festa, e che se ciò non è possibile tanto vale non vivere nemmeno un giorno come quello, andarsene a dormire. In due occasioni, Francesco d’Assisi associa a sua volta il Natale alla necessità di far festa, e festa espressa anzitutto attraverso il cibo: quando dice che, se gli capiterà d’incontrare l’imperatore, gli chiederà un editto che ordini a tutti di spargere per Natale granaglie per strada in modo che gli uccelli dell’aria possano aver di che mangiare quel giorno in abbondanza; e quando dichiara che sia intenzione sarebbe, per Natale, di strofinare pezzi di carne sui muri affinché perfino pietre e mattoni potessero godere di quell’abbondanza.

Che la festa si celebri e si onori anzitutto per mezzo di banchetti, conviti e simposi è una realtà comune si può dire a qualunque civiltà tra le molte che il genere umano è stato capace nei millenni di concepire; non meno comune è, d’altra parte, il rapporto tra penitenza, dolore, e astensione dal cibo. La festa si onora con quella che gli antropologi definiscono l’”orgia”: che non ha nulla del significato che volgarmente in italiano le si attribuisce, ma che significa semplicemente occasione durante la quale il cibo e le bevande, di qualità e in abbondanza, vengono consumati oltre il bisogno, talvolta fino alla totale distruzione delle scorte. Il valore di ciò è essenzialmente rituale: si consuma oltre il bisogno in certe occasioni con lo stesso atteggiamento devozionale con il quale ci si astiene da certi cibi o da certe bevande oppure si digiuna totalmente in altre. Alla base di tale comportamento, nelle società tradizionali, c’è la coscienza di una profonda differenza tra giorni “festivi” e giorni “feriali”: la Modernità occidentale ha sistematicamente reagito ad essa sostituendole la distinzione tra giorni “di riposo” e giorni “di lavoro”, quindi azzerando il concetto sacrale e comunitario di festa per imporre al suo posto un diverso modello antropologico fondato sulla primarietà dell’uomo come produttore di ricchezza.

Da un malinteso apprezzamento di tale realtà dipende la reazione di chi vorrebbe eliminare quel che resta, magari al livello inconscio, di “senso della festa” nel Natale, appiattendo tutto il desiderio e il bisogno di mangiare, bere e vivere convivialmente meglio sulla misura del consumismo. Una sia pure graduale riconquista del senso del Sacro dovrebbe, al contrario, proprio partire da un’accentuazione conferita di nuovo alla festa, da un rinnovato e più profondo senso della sacralità che ai giorni festivi è propria e quindi da una distinzione profonda, anche esistenziale, rispetto alle consuetudine dei giorni feriali. Non è di domenica, o a Natale, che si dovrebbe mangiare “come tutti i giorni” per reagire al consumismo; è, al contrario, giorno per giorno che sarebbe opportuno limitare qualitativamente e quantitativamente i consumi per sottolineare quel che il cristianesimo, religione del pane e del vino, fondamentalmente ripete, cioè che anche il cibo e il vino sono di per sé suscettibili di essere investiti di sacralità.

Da qui gli usi natalizi incentrati non solo sul consumo, ma anche sulla preparazione comunitaria della tavola e del cibo della festa. L’avvento serve anche a questo: nella società tradizionale europea era il tempo nel quale si uccideva il porco e se ne destinava gran parte al consumo differito per mezzo di vari sistemi di conservazione; immediatamente prima, nelle ultime settimane del tempo liturgico ordinario (“per san Martino”), si procedeva alla svinatura; quindi ci si dava alle preparazioni che richiedevano un certo tempo, come la preparazione di conserve, marmellate e confetture.

Alla festa, non si arrivava senza la vigilia: almeno 24 ore di digiuno e/o d’astinenza. Sulla tavola della vigilia, necessariamente � e ritualmente: l’economia non c’entra � povera e spoglia, comparivano cibi frugali e non carnei: minestre o zuppe a base di cereali, di verdura (le cime di rapa stufate con i panzerotti della cucina pugliese) o di frutti “poveri” (la minestra di castagne secche bollite diffusa in tutto l’arco alpino e appenninico con molte variabili: talora in semplice acqua priva di sale cui si aggiungeva devozionalmente un cucchiaino di cenere); o naturalmente il pesce, guardato peraltro con qualche sospetto in quanto si trattava di un cibo spesso ricercato e costoso. Il principe della tavola natalizia della vigilia, che in qualche regione specie del su arriva fino al pranzo stesso di Natale, è il capitone: la grossa anguilla, consumata in ricordo della lotta e della vittoria contro “l’Antico Serpente”, e quindi immolata nella notte nella quale Gesù, nascendo, ha ucciso il Male; ma anche ricordo forse d’un’antica tradizione cristiana orientale, quella della celebrazione del Natale coincidente con l’Epifania, il 6 gennaio, antica festività di Iside signora delle acque cui i pesci erano graditi.

Se la vigilia è giorno “di magro”, nel Natale invece il grasso trionfa: ed è sovente – non necessariamente � grasso della carne di porco o di grossi bipedi da cortile, come il cappone (meno comune l’oca, che arrostita e ripiena di carne di maiale e di frutta troneggia oltralpe sulle tavole), ma comunque associato di solito, tra noi, alla cottura nell’acqua, la bollitura. Il Natale è la festa del bollito come la Pasqua è quella dell’arrosto: i due tipi di bollitura rinviano a due tipi diversi di socialità, quella contadina del focolare su cui si dispongono i recipienti per la cottura indiretta e quella pastorale del forno o dello spiedo o della griglia “sacrificatorii”, per la cottura diretta. Per devozione al bambino, che come tutti i bambini del mondo ha bisogno di cibi teneri e più facili da digerirsi, il Natale è la festa della pasta ripiena servita in minestra (i vari tortellini, ravioli, cappelletti in brodo).

I dolci sono un altro elemento tipico della mensa natalizia: e debbono richiamare il pane quotidiano arricchito di zucchero, canditi, frutta secca. E’ un pane speciale, la buccella dei romani (a Lucca si fa ancora il “buccellato”: ciambella di pane soffice e dolce condito con uvetta e semi di anice). I vari Christstollen tedeschi, il panettone milanese, il pandolce genovese, i “pani dei pescatori” veneziani, sono pani di farina di grano variamente arricchiti; e al pane si richiamano anche i dolci nei quali si fa ampio uso anche di conserva di frutta secca o, adesso di cioccolato, come il “panforte” senese e volterrano e il “panpepato” ferrarese (originariamente, entrambi dovrebbero contenere anche semi di pepe nel loro impasto). Talora ai pani si sostituiscono biscotti o ciambelle (come le “cartellate” pugliesi, frittelle al mosto cotto o al miele). Il torrone cremonese è a sua volta un pane speciale, nel quale alla farina si sostituisce integralmente lo zucchero condito miele, albume d’uovo, frutta secca.

Ma il Natale, che nella tradizione latina si è andato costruendo per acculturazione attorno alla festa pagane del solstizio d’inverno (divenuta festa della regalità sacra dell’imperatore) e alle libertates decembris, è in realtà una “festa lunga”. La tradizione cristiana delle “Tredici Notti” (quella rammentata da Shakespeare in

La Notte dell’Epifania) attribuisce un significato speciale a ciascuno dei dodici giorni tra Natale ed Epifania). Il cenone di Capodanno è una specie di “secondo cenone di natale” in cui però trionfa il maiale bollito (zamponi, cotechini ecc,) accompagnato da legumi o seguito da frutta che debbono ricordare in qualche modo la forma del danaro (quello metallico, naturalmente), come auspicio di prosperità per l’anno nuovo: quindi lenticchie o chicchi d’uva).

Una volta, per ricordarsi che anche il cibo è preghiera, i Pater, le Ave e le poste del rosario servivano ottimamente come timer: mia nonna non usava mai l’orologio per cuocere i tortellini natalizi nel brodo, ma sapeva perfettamente quante Ave Maria erano necessarie per cuocere a puntino i vari tipi di pasta. Di recente, nell’Atlante marocchino, ho visto fare lo stesso: recitare alcune sure del Corano (che sono 114, di differente lunghezza) a seconda del punto di cottura della semola del cuscus che si voleva ottenere. “Tu usi le preghiere come scusa per far bollire le pentole”, rimproveravo mia nonna. “Nemmeno per idea � mi rispondeva lei -: faccio bollire le pentole come scusa per pregare”. Perché � commenterebbe un musulmano � se Dio non volesse, nemmeno le pentole bollirebbero. Il che è una bella variabile del nostro panem nostrum cotidianum da nobis hodie.

Franco Cardini

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Sant’Antonio abate a Treia, amore per la vita, in cerca di un Gesù, caleidoscopici mondi, la tecnologia piace al sistema, salvare i valori naturali…

Il Giornaletto di Saul del 7 gennaio 2017 – Sant’Antonio abate a Treia, amore per la vita, in cerca di un Gesù, caleidoscopici mondi, la tecnologia piace al sistema, salvare i valori naturali…

Care, cari, il 17 gennaio 2017 ricorre la festa di Sant’Antonio Abate, visto come un amico degli animali. Anche a Treia c’è la consuetudine di onorarlo. In seguito al recente sisma quasi tutte le chiese di Treia sono risultate lesionate ed inagibili al culto la sola che ci è salvata è proprio quella di San Filippo. Prendendo la cosa come un segno di buona fortuna, legato anche alla preesistente presenza di Sant’Antonio Abate, invitiamo i treiesi a compiere una visita davanti alla sua cappella per ringraziarlo…” – Continua: http://treiacomunitaideale.blogspot.it/2017/01/treia-17-gennaio-2017-festa-di.html

Integrazione: “La specie umana pur essendo sprovvista di armi naturali all’offesa (artigli, zanne, becco, corna, zoccoli) è divenuta la specie più aggressiva e crudele da quando, per estreme necessità di sopravvivenza, ha iniziato ad uccidere gli animali, abituandosi alla violenza, alla vista del sangue, alla soppressione della vittima, e soprattutto ha ucciso la sensibilità della sua coscienza. Ecco dunque che la violenza tra gli  uomini è la conseguenza della violenza al mondo animale. E Montaignemostra come si passi facilmente dalla crudeltà nei confronti degli animali a quella degli esseri umani…”

Amore per le piante ed amore per la vita – Scrive Stefano Bellotti: “L’uomo ha bisogno di cielo, di vento, di neve, di sole, di profumi, terra e piante. Ha bisogno di rapportarsi con la pianta. La pianta è grande maestra al cui insegnamento l’uomo accede con la sua volontà. Sulla terra è la pianta che sa raccogliere la luce. L’animo umano anela alla luce racchiusa in un involucro di tenebra. Il corpo animale non è ricettivo nei confronti della luce. L’anima e il corpo accedono alla luce grazie alla pianta e questa è la vera essenza del nutrimento…” – Continua: http://bioregionalismo-treia.blogspot.it/2016/01/le-piante-fonte-di-vita-sul-pianeta.html

La Palestina diventa israeliana per volere divino – Scrive G. Bonconte Montefeltro: “AMBASCIATORE ISRAELE RIVENDICA PRESSO ONU LEGITTIMITA’ POSSESSO TERRITORI PALESTINESI OCCUPATI INVOCANDO QUALE GIUSTIFICAZIONE DIRITTO DIVINO DERIVANTE SACRE SCRITTURE (EBRAICHE)”

Non tutti i Trump vengono per nuocere – Scrive Alice dagli States: “As terrible as Trump is please don’t forget that Obama is shamelessly planning to spend $1 trillion for two new nuclear bomb factories and for new missiles planes,submarines and new models of nuclear weapons. Nothing has changed as far as nuclear policy goes except that Trump wants to make a deal with Putin as well as with  North Korea…” – Continua: http://www.circolovegetarianocalcata.it/2017/01/06/non-tutti-i-trump-vengono-per-nuocere-as-terrible-as-trump-is/

Commento di Giulietto Chiesa: “I fully agree with Alice’s considerations and with those who are not in agreement with the so called “Sotp Trump’s arm race”…” – Continua al link segnalato

Alla ricerca di un Gesù… – La storia -si sa- è solo convenzione ma quando una religione pretende di essere detentrice di una verità salvifica incontrovertibile occorre una certa cautela ed un’analisi approfondita sulla veridicità di questo messaggio… – Continua: http://riciclaggiodellamemoria.blogspot.it/2015/01/alla-ricerca-di-un-gesu-mai-nato.html

Commento di Marco Bracci: “Ai tempi in cui furono scritti la bibbia ed il vangelo c’erano gli scribi e i farisei, che altro non erano che i giornalisti e i teologi di oggi. Quando una cosa funziona, perché cambiarla? Quegli scribi e quei farisei hanno perpetuato la loro tattica reincarnandosi attraverso le varie epoche storiche e oggi, grazie ai computer e alla TV, hanno raggiunto il massimo della loro efficacia. Ma è proprio grazie a quelle stesse tecniche che essi sfruttano per il loro potere, che le persone sveglie riusciranno a distruggere la loro arroganza.”

Caleidoscopici mondi – Scrive Ferdinando Renzetti: “Il caleidoscopio è un oggetto che attraverso il gioco di luci e colori permette di osservare il movimento e la conseguente trasformazione delle forme partendo da semplici elementi comuni, forme individui diversi uguali nell essenza. Etimologicamente le parole che compongono il nome hanno un significato simbolico che richiama gli obiettivi del percorso conoscitivo calos: bello eidos: figura, forma. skopeo: guardo. caleidoscopici mondi…” – Continua: http://retedellereti.blogspot.it/2017/01/i-caleidoscopici-mondi-di-ferdinando.html

Medio Oriente. Quel che c’è da sapere – Scrive Paola a commento dell’articolo https://paolodarpini.blogspot.it/2017/01/tutto-quel-che-ce-da-sapere-su-siria.html?showComment=1483701705102#c8270318676873724764 -: “Riguardo all’analisi dell’articolo è importante l’attenzione che dà alla situazione economica in Siria allo scoppio della rivolta che, come sappiamo, è stata sì completamente eterodiretta ma ha trovato un terreno favorevole a causa della politica di riforme in senso liberista fatte negli anni precedenti il 2011, come giustamente scrive Moro. E certamente il problema dei profughi dell’Iraq e della crescita demografica aggiunta alla crisi dell’agricoltura…” – Continua in calce al link segnalato

La tecnologia che piace al sistema – Scrive Andrea Bizzocchi: “…Quando si parla di tecnica/tecnologia, il pensiero comune è che questa non è, di per sé, né buona né cattiva, ma che dipende dall’uso che se ne fa. Storicamente, la tecnica/tecnologia, ha sempre diviso. Apologeti osannanti da un lato, detrattori/denigratori feroci dall’altro. Io faccio parte della seconda categoria (perché a mio modo di vedere per un apparente vantaggio che essa porta seguono inevitabilmente dieci svantaggi)…” – Continua: http://paolodarpini.blogspot.it/2017/01/la-tecnologia-che-piace-al-sistema.html

Roma. Cibo, intestino e salute – Scrive AVA: “Conferenza del dr. Giuseppe Cocca in piazza Asti 5/a Roma, 12 gennaio 2017, ore 17,30: Il nostro benessere o la nostra malattia dipende dalle condizioni del nostro intestino. Info. 3339633050″

Salvare i valori naturali per salvare l’uomo – Scrive F.L.M.: “…la natura cade sotto la scure degli interessi economici, l’inquinamento ci impedisce di respirare, gli alimenti denaturati uccidono più delle guerre, e l’elenco potrebbe continuare a lungo. La crisi che si sta vivendo, e che crea incertezza nel domani, inquietudine e paura, non è politica, sociale, economica, o culturale: è crisi dei valori naturali, quella che mette sotto accusa la coscienza umana, la mancanza di punti di riferimento, della giustizia sociale, dell’onestà individuale, dell’apertura alla collaborazione, della responsabilità personale verso la collettività:  valori che non si improvvisano…” – Continua: http://bioregionalismo-treia.blogspot.it/2017/01/salvare-i-valori-naturali-per-salvare.html

Integrazione: “L’aspetto umano non implica intelligenza umana e, viceversa, l’intelligenza umana non implica necessariamente che si debba avere un corpo umano. Ai sapienti importa solo l’intelligenza, poco essi si curano dell’apparenza, mentre al contrario gli uomini del volgo badano solo all’aspetto esteriore e non si danno pensiero dell’intelligenza. (Lìeh Tze)”

Spilamberto. Resoconto della Befana degli animali – Scrive Caterina Regazzi: “…il 6 gennaio 2017 la passeggiata a Spilamberto, lungo il Panaro, è stata ancora più gradita per via del sole che ci ha accompagnato. Avevamo dato appuntamento agli amici alle 14 e 30, il tempo di un pranzetto veloce e di un riposino e già il campanello di casa cominciava a suonare ripetutamente, preannunciando l’arrivo di Giuseppe, Grazia, Daniela e Marco, Peppino e, avvisato all’ultimo momento da una telefonata di Grazia, Renzo. Ci siamo subito incamminati, con la cagnetta Magò al seguito, passando per il maneggio dei cavalli e raggiungendo il fiume…” – Continua: https://circolovegetarianotreia.wordpress.com/2017/01/06/spilamberto-6-gennaio-2017-resoconto-della-befana-degli-animali/

Ciao ed alla prossima, Paolo/Saul

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Pensieri poetici del dopo Giornaletto:

“Se vuoi tracciare un solco dritto, attacca il tuo aratro ad una stella” (Giordano Bruno)

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“Sappi che, con la pratica dello yoga, la mente trattiene la gioia  entro se stessa, e il sé percependo il Sé, si delizia nel Sé.” (Bhagavad Gita)

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Befana degli animali, martirio ebraico e cristiano, latte vaccino, le verità del Buddha, situazione geopolitica, bioregionalismo alla portata di tutti…

Il Giornaletto di Saul del 6 gennaio 2017 – Befana degli animali, martirio ebraico e cristiano, latte vaccino, le verità del Buddha, situazione geopolitica, bioregionalismo alla portata di tutti…

Care, cari, i giorni passano veloci ed ecco giungere l’Epifania, giorno in cui è nostra usanza festeggiare andando a donare cibo, come pane secco e granaglie, agli animali selvatici. In alcune occasioni la distribuzione si è tenuta a Treia, nel giro attorno alle mura; quest’anno saremo a Spilamberto e ci recheremo alla pozza lungo il percorso natura sul Panaro. Appositamente abbiamo conservato del pane secco ed altri rimasugli delle feste appena trascorse… (Caterina Regazzi) … – Continua: https://circolovegetarianotreia.wordpress.com/2017/01/05/spilamberto-6-gennaio-2017-anche-gli-animali-aspettano-la-befana/

La Spezia. Salesiani – Scrive Giuuseppe Benelli – Siete invitati  presso l’Accademia “Giovanni Capellini” di La Spezia, venerdì 20 gennaio 2017, alle ore 17, Storia dei Salesiani alla Spezia. Interverranno. Egidio Di Spigna, Andrea Marmori, Don Gianni D’Alessandro. Info. invitinew@accademiacapellini.it”

Martirio ebraico e cristiano – Scrive David Donnini: “I tratti di somiglianza del martirio ebraico col martirio cristiano sono due: uno è relativo alla determinazione eroica con cui viene affrontata la morte piuttosto che sottoporsi all’autorità romana, e l’altro è la motivazione teologica da cui scaturisce tale fermezza, ovverosia la fede nella distinzione fra anima eterna e incorruttibile e corpo temporaneo e deperibile…” -
Continua: http://www.circolovegetarianocalcata.it/2017/01/05/fondamentalismo-messianismo-e-martirio-ebraico-e-cristiano/

Ipnosi collettiva – Scrive Paolo Sensini: “Se è potuta prosperare una Casta burocratica così incapace e putrescente è perché ha sempre avuto come megafono una stampa (pubblica e privata) sostanzialmente complice e solidale. Vi è forse stata qualche rara eccezione alla regola, ma nel complesso la situazione è questa. Finché non salterà questo connubio incestuoso, non potrà mai esservi alcuna possibile inversione di tendenza all’ipnosi collettiva…”

Il latte vaccino è un lento veleno – Scrive Franco Libero Manco: “Il latte vaccino non è un cibo per gli uomini, se lo consumi preparati alle seguenti malattie o disturbi: catarro, febbre da fieno, asma, bronchite, raffreddore, rinorrea, vista debole, cataratta, obesità, otite, mal di testa, dispepsia, allergia, dissenteria, palpitazioni, malattie, cardiache, angina, calcoli renali, artrite, spondiliti, tumori e soprattutto cancro, rinorrea, otite, tosse, raffreddore, adenoidi del naso, acne, foruncoli, tonsilliti, febbri occasionali, stitichezza, debolezza, anemia, obesità e molte altre….” – Continua: http://www.circolovegetarianocalcata.it/2017/01/05/latte-un-veleno-al-rallentatore/

La politica di Trump – Scrive Vincenzo Zamboni: “Ford ha dovuto cedere a Trump, rinunciando a delocalizzare la produzione in Messico. Questo significa che se Trump procederà con la linea annunciata e già inizialmente avviata gli U$A si ristruttureranno tramite una economia protezionista ed antiglobalista, effetto che inevitabilmente si ripercuoterà in Europa e Italia. Mentre tanta gente spreca il proprio tempo nel gossip polemico insorto tra mentana e grillo, si annunciano cambiamenti postbrexit e postrump che modificheranno l’impianto delle nostre economie e politiche, alla faccia degli euroinomani che di fronte a ciò conteranno semplicemente zero. Il liberismo globalista è in parabola discendente, avremo un capitalismo di tipo più nazionalista e produttivo. Per il socialismo, naturalmente, è inutile guardare alla Casa Bianca, ma inutile è sempre stato, si tratta di un altro discorso…”

La verità del Buddha: “La vita è dolore” – Scrive Gino Taddei: “Ecco, …con il suo primo gesto da uomo libero il Buddha ha messo in discussione proprio la verità e il valore della vita, così come comunemente intesa dagli uomini. Di fronte alla domanda: perché ci siamo? diventa secondaria l’altra domanda: come ci siamo? Ma dal punto di vista di un uomo libero anche questa domanda diventa primaria perché è quella che dà svolgimento alla nostra realtà di uomini liberi…” – Continua: http://riciclaggiodellamemoria.blogspot.it/2017/01/la-prima-nobile-verita-del-buddha-la.html

Mio commentino: “Sarà vero? Oppure è l’esatto contrario, cioè che la vita è l’espressione della Gioia”

Siria, Turchia, Russia, Cina… quel che sta avvenendo – Scrive Domenico Moro: “È evidente che in Medio Oriente senza la sconfitta militare del jihadismo e delle componenti del radicalismo islamico fanaticamente avverse a qualsiasi accordo con le forze laiche non si può parlare di ricostruzione di un movimento popolare o di rinascita della sinistra. Inoltre, la sconfitta del jihadismo passa per la sconfitta dei suoi sponsor internazionali più o meno diretti. La lotta, però, non può essere svolta solamente sul piano militare, in quanto per le ragioni suddette, la riuscita della battaglia contro il jihadismo e l’imperialismo richiede la capacità di offrire soluzioni economiche, politiche e sociali accettabili alle masse impoverite del Medio-Oriente alle prese con le conseguenze della globalizzazione capitalistica…” – Continua: http://paolodarpini.blogspot.it/2017/01/tutto-quel-che-ce-da-sapere-su-siria.html

Commento di Piotr: “Domenico Moro ha scritto non molti anni fa una nota esegesi di Marx. Io però eviterei molto accuratamente di parlare di “guerra civile”. In Siria c’è stata un’aggressione dall’estero pianificata da tempo ed eseguita a freddo…”

Commento di Giorgio Mauri: “…comunque ritengo che il problema vero con l’Islam sia il rifiuto ad accettare costumi che prevedano la riduzione demografica – Non possiamo vivere su questo pianeta procreando 10 figli a coppia come fanno loro. Anche il Kosovo ha sofferto questi problemi, che sono, in ultima analisi, culturali !”

Sicilia. Arance biologiche e disavventure di viaggio – Scrive Caterina: “Telecronaca di una consegna avventurosa ma molto umana di prodotti ad un gas. Mi pare meritevole di divulgazione questa quasi avventura. Fa capire che dietro a fatti per noi scontati ci possa essere un mondo: “ciao a tutti e davvero dei cari auguri per una bella annata, solo poche parole per dire come è andata la squadra la scorsa volta…” – Continua: https://retedellereti.blogspot.it/2017/01/sicilia-arance-biologiche-e.html?showComment=1483636832755#c1822866811824445690

Commento di Tommaso: “In questi anni di declino della società, una delle poche note positive è questa forma di economia alternativa dei prodotti alimentari, con effetti sul territorio tangibili e reali anche nel breve periodo. Il fermento tra noi produttori è notevole, si recuperano aree agricole abbandonate, si piantano alberi, si avviano piccoli agriturismi, si fanno sistemazioni idrogeologiche del territorio, si aumenta la biodiversità, e quasi tutto questo lavoro è frutto di questa vendita diretta che esporta in giro una produzione primaria di qualità…” – Continua in calce al link segnalato

Bioregionalismo alla portata di tutti – Chiunque può essere bioregionalista indipendentemente dalla provenienza di origine se segue la pratica dell’ecologia profonda, del vivere cercando di essere in sintonia il più possibile col mondo che ci circonda, in un modo in cui, pur sentendosi liberi di manifestare se stessi nelle proprie caratteristiche peculiari, non si ha bisogno di provocare danni all’ambiente od alla società in funzione di un personale esclusivo vantaggio. Nel bioregionalismo si cerca quindi di riportare un equilibrio fra l’uomo, l’ambiente e gli altri esseri viventi.” – Continua: http://bioregionalismo-treia.blogspot.it/2017/01/il-bioregionalismo-e-alla-portata-di.html

A risentirci domani, ciao, Paolo/Saul

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Pensiero poetico del dopo Giornaletto:

“Due amici si incontrano per caso per strada.
Uno ha il volto coperto di graffi ed ecchimosi.
L’altro gli chiede:
“Ma che ti è successo?”
“Ho lottato per l’onore di una signora”
“Ah! E come è andata a finire?”
“Ha vinto lei”
(A. Jodorowsky)

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