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La povertà europea comincia dalla Grecia…

Lunario Paolo D'Arpini 2 ottobre 2023

Ricordo che la Grecia è il paese che è stato “salvato” dalla Trojka, è stato salvato così efficacemente che un decimo della sua popolazione, praticamente tutta la generazione più giovane, è emigrata all’estero, e che tutte le principali fonti di reddito diverse dal turismo sono passate in mani estere (porto del Pireo ai cinesi, sistema aeroportuale ai tedeschi, ecc.). Dal “salvataggio” il paese non si è più ripreso, rimanendo uno sterminio di serrande chiuse, di pensionati alla fame e di “working poors”.

Non sono mancati naturalmente alcuni brillanti commentatori economici, soprattutto tra i nostri esperti a molla, che hanno plaudito la ripresa del PIL greco, ignorando o fingendo di ignorare che con i maggiori cespiti in mano estera, il fatto che il prodotto interno cresca non significa affatto che la ricchezza nazionale cresca (il PIL calcola solo ciò che è prodotto all’interno dei confini del paese, anche se poi i relativi profitti vengono drenati all’estero).

Ora, di fronte al fatto che una bella fetta della popolazione greca già ora deve arrabbattarsi con due lavori per campare, il governo Mitsotakis ha approvato una riforma del mercato del lavoro che consente ai dipendenti a tempo pieno di ottenere un secondo lavoro part-time e di lavorare fino a 13 ore al giorno, e fino ai 74 anni di età. Ai datori di lavoro è consentito di estendere la settimana lavorativa a sei giorni. Inoltre forme di sciopero che creino ostacolo al lavoro dei colleghi potranno essere punite con una detenzione fino a 6 mesi.

Come accade sempre, norme abiette possono essere approvate senza difficoltà quando le condizioni di vita sono già abiette; la gente a questo punto non reagisce più, una volta che la realtà sia mediamente già peggiore delle leggi.

E così le leggi garantiscono il consolidamento nel lungo periodo di quelle condizioni.

Per distruggere i diritti sociali si distrugge prima la realtà che li supporta, e lo si può fare con una miriade di iniziative emergenziali che erodono le condizioni di vita. Alla fine si deve ammettere che i vecchi diritti sono oramai solo carta straccia, e dunque è tempo di rendere il sistema anche giuridicamente più “flessibile” (la motivazione addotta dal governo greco è infatti di abbattere così il lavoro nero e di conferire flessibilità al mercato).

C’è qualcosa di altamente simbolico nel fatto che nel cuore d’Europa, nella patria storica della democrazia, si inauguri un ritorno in grande stile ai rapporti di lavoro della prima rivoluzione industriale, ai “dark satanic mills” di Blake.

L’Europa che per alcuni decenni dopo la seconda guerra mondiale si era profilata come un possibile sistema economico misto, con redditi e diritti sociali crescenti, è stato abbattuto di emergenza in emergenza (la prima fu la crisi petrolifera, con inflazione esogena, succeduta alla guerra del Kippur). Le ultime emergenze, dalla crisi subprime, alla pandemia, e infine alla guerra in Ucraina hanno completato l’opera di devastazione.

E naturalmente la massa di larve teledipendenti di cui è costituito oramai il nerbo delle nazioni europee non possono che accondiscendere, giacché cos’altro avremmo potuto fare?

E’ stato il fato cinico e baro a far crollare il sistema speculativo dei mutui subprime americani e noi, poveri piccoli europei, cosa potevamo fare se non caricare il risanamento della finanza privata sulle spalle dei debiti pubblici? Avreste mica voluto fossimo irresponsabili?

E’ stato il pangolino che accoppiandosi con un pipistrello ha inondato il mondo della nuova Peste Nera, rispetto a cui cosa potevamo fare se non bloccare tutto, chiuderci in casa, e attendere il tristo mietitore a colpi di tachipirina? Avreste mica voluto fossimo negazionisti?

E’ stato il malvagio zar Putin, che con la sua somodata brama di potere ha deciso di portare le sue armate di orchi a Lisbona a costringerci all’autoevirazione industriale, all’inflazione stabile, e a svenarci per sostenere i democratici eredi della 14. Waffen-Grenadier-Division delle SS. E cosa potevamo fare, dopo tutto c’era un aggressore e un aggredito no?

Ed ora naturalmente, se vogliamo abbattere quell’inflazione bisognerà fare tutti un piccolo sacrificio, no? Quindi ringraziamo M.me Lagarde che pensa al nostro bene e aumenta il costo del denaro, gli interessi sui mutui, la spesa per i prestiti.

E poi non vorrete mica essere degli ingrati inquinatori di Madre Terra? Dunque converrete sulla necessità di ristrutturare a debito le vostre abitazioni per renderle più green ed efficienti? E se poi i prestiti costano di più e i vostri salari erosi dall’inflazione non ce la fanno, e dovete vendere la vostra casa in nuda proprietà, che possiamo farci? E’ il fato che così ha voluto.

Così, quando un bel giorno verrà ripristinata la servitù della gleba tireremo tutti finalmente un sospiro di sollievo: finalmente una saggia limitazione della precarietà.

Andrea Zhok

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Ad memoriam – 2 ottobre 1968 massacro di Tlatelolco

Lunario Paolo D'Arpini 2 ottobre 2023

Ricordiamo il tragico evento del 2 ottobre 1968 a Tlatelolco, a Città del Messico, dove una immensa manifestazione popolare fu repressa nel sangue da elicotteri che spararono sulla folla con mitragliatrici. Il governo messicano parlò di 34 morti, ma si ritiene che le vittime furono 300 o 400, in quello che viene ricordato come il peggior massacro della storia recente dell’America Latina.

La versione ufficiale parlava di franchi tiratori che spararono sulle forze dell’ordine, ma documenti CIA desecretati confermano che l’operazione fu pianificata dai servizi segreti USA e portata a termine dai miltari messicani sotto il comando del presidente della repubblica Gustavo Diaz Ordaz e del segretario del governatorato Luis Echeverria Alvarez, a libro paga della CIA.

Le autorità messicane erano preoccupate per lo svolgimento delle Olimpiadi, che dovevano iniziare 10 giorni dopo, ma l’ambasciata USA comunicò che la situazione sarebbe stata risolta prima. Furono arrestate almeno 1345 persone.

I responsabili di quell’orrenda strage non sono mai stati identificati né puniti. Il governo ha atteso 20 anni prima di aprire un’inchiesta ufficiale sui fatti del 2 ottobre 1968, e nei giorni successivi al massacro fece circolare almeno 15 diverse versioni su quanto accaduto. Nei giorni precedenti si erano tenute imponenti manifestazioni – si parla si 6-700.000 persone – anch’esse represse nel sangue, con attacchi a sedi universitarie che causarono morti e feriti tra gli studenti; decine di cadaveri venivano fatti sparire, caricati su camion dell’immondizia, e centinaia di feriti evitarono di andare negli ospedali per non essere arrestati…
(Massimo Onetti Muda)

La scrittrice Oriana Fallaci era presente al massacro, riportò tre ferite di arma da fuoco, fu creduta morta e portata in obitorio, dove qualcuno si accorse che era ancora viva.

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Ricerca spirituale libera, previsioni nere per la guerra nucleare, Ganesh: il simbolo della conciliazione, in memoria di Baba Muktananda…

Lunario Paolo D'Arpini 2 ottobre 2023

Il Giornaletto di Saul del 2 ottobre 2023 – Ricerca spirituale libera, previsioni nere per la guerra nucleare, Ganesh: il simbolo della conciliazione, in memoria di Baba Muktananda…

Care, cari, la spiritualità non appartiene ad alcuna religione; essa è la vera natura dell’uomo. Lo spirito è presente in tutto ciò che esiste, non può quindi essere raggiunto attraverso uno specifico sentiero, poiché esso è già lì anche nel tentativo di perseguirlo… – (Paolo D’Arpini) – Continua: https://bioregionalismo-treia.blogspot.com/2023/10/una-riflessione-sulla-ricerca.html

Nota – Questa assoluta libertà comprende anche assoluto amore e rispetto, non essendoci assunzioni di posizioni precostituite e riferimenti assolutistici ad uno specifico sentiero…

Time. Previsioni nere per la guerra nucleare – …la Terra sarà avvolta dal freddo gelido. Anche d’estate. Secondo un recente studio scientifico, oltre 5 miliardi di persone potrebbero morire di fame. Compreso circa il 99% della popolazione di Stati Uniti, Europa, Russia e Cina. Ovviamente non sappiamo quante persone sopravvivranno a una guerra nucleare. Ma se è anche lontanamente così terribile, allora non ci sono vincitori. Solo perdenti… – Continua: https://altracalcata-altromondo.blogspot.com/2023/10/time-simula-lapocalisse.html

Qatargate. Tutti innocenti – Scrive Roberto Tumbarello: “Passeggiavano per Bruxelles trolley pieni di banconote che entravano e uscivano dalle abitazioni di ex euro deputati e anche di qualcuno in carica. Il Parlamento Europeo era deciso a smascherare la rete di corrotti. Poi come spesso accade anche in Italia, il silenzio. Oggi si dichiarano tutti innocenti e accusano l’istituzione e i partiti che non li hanno difesi. Vogliono essere risarciti. E tutto quel denaro sequestrato dalla magistratura belga di chi era?…”

Ganesh. Il simbolo della conciliazione fra matrismo e patriarcato… – Dovremmo considerare il contesto in cui questa storia e questa immagine di Ganesh è nata. Corrisponde al momento della transizione fra matrismo e patriarcato… – Continua: https://paolodarpini.blogspot.com/2017/10/ganesh-il-simbolo-della-conciliazione.html

Israele. Khaled El Qaisi è stato scarcerato – Scrive Giorgio Stern: “Lo studente italo-palestinese arrestato lo scorso 31 agosto al valico di Allenby, dovrà rimanere a Betlemme e per almeno una settimana non potrà lasciare il Paese. Le indagini israeliane sul suo conto quindi non sono concluse e per la sua liberazione sarà pagata una cauzione, ha precisato la moglie Francesca Antinucci. Non si è mai saputo nulla sui motivi dell’arresto che restano oscuri…”

In memoria di Baba Muktananda – Il mio amato Guru, Baba Muktananda, nacque il 16 maggio del 1908 e lasciò il corpo il 2 ottobre del 1982. Personalmente ho avuto una grande fortuna nella vita. Considero questo mio corpo e questa mia mente estremamente benedetti e santi poiché attraverso di loro ebbi la possibilità di incontrare un grande Maestro che diede alla mia esistenza vero significato… – Continua: https://riciclaggiodellamemoria.blogspot.com/2020/05/in-memoria-di-baba-muktananda.html

Ciao, Paolo/Saul

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Pensiero poetico del dopo Giornaletto:

“La mente, per gli esseri umani, è la radice del dolore e del piacere. Non vi è altro motivo per cui dovresti sperimentare dolore e piacere: è solo la mente che ti fa sperimentare queste cose. Essa è capace di farti soffrire mostrandoti una gioia nel dispiacere oppure una sofferenza dentro alla gioia; ecco perché non dovresti correre dietro alle fantasie della tua mente. Al contrario, dovresti utilizzare la mente per ritrovare il tuo vero Sé…” (Swami Muktananda)

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Gabriel Garcia Màrquez: “La vera morte di un Presidente, Salvador Allende, l’11 settembre 1973″

Lunario Paolo D'Arpini 12 settembre 2023

Santiago del Cile: 11 settembre 1973. Salvador Allende assieme ai militanti di Unidad Popular mentre armi in pugno difendono la democrazia cilena prima di morire assassinati durante il colpo di Stato organizzato dagli Stati Uniti, per mano del Consigliere della Sicurezza Nazionale, Henry Kissinger.

«Resistette per sei ore, impugnando il mitra che gli aveva regalato Fidel Castro, fu la prima arma che Salvador Allende usò in vita sua. Il giornalista Augusto Olivares che rimase al suo fianco sino alla fine, ricevette numerose ferite e morì dissanguato in un ambulatorio pubblico. Verso le quattro del pomeriggio, il generale di divisione Javier Palacios, riuscì ad occupare il secondo piano, con il suo aiutante capitano Gallardo e un gruppo di ufficiali. Lì, tra le poltrone finto Luigi XV, il vasellame di dragoni cinesi e i quadri di Rugenda del salone rosso, Salvador Allende stava aspettandoli. Aveva un casco da minatore, stava in maniche di camicia, senza cravatta e con i vestiti macchiati di sangue. Impugnava il mitra. Allende conosceva il generale Palacios. Pochi giorni prima aveva detto ad Augusto Olivares che quello era un uomo pericoloso, perché manteneva stretti contatti con l’ambasciata degli Stati Uniti. Come lo vide apparire dalla scalinata, Allende gridò: “Traditore!” e gli riuscì di ferirlo ad una mano. Allende morì a seguito dello scambio di raffiche con questa pattuglia. Poi, tutti gli ufficiali, quasi seguendo un rito di casta, spararono sul suo corpo. Alla fine, un ufficiale lo sfigurò con il calcio di un fucile. Esiste una fotografia: la scattò il fotografo Juan Enrique Lira, del giornale El Mercurio, l’unico autorizzato a fotografare il cadavere. Era tanto sfigurato che, alla signora Hortensia, sua moglie, mostrarono il corpo solo quando stava nella bara. E non permisero che scoprisse il volto.»

Gabriel Garcia Màrquez

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Italia, se vuoi la pace abbandona la NATO…

Lunario Paolo D'Arpini 10 settembre 2023

Per la pace è strategica la sconfitta della Nato. Perché ogni sincero democratico dovrebbe augurarsi che la guerra in Ucraina si concluda con un realistico e ragionevole compromesso, che ponga fine al massacro, e con la sconfitta della Nato? Questo auspicio parrà una contraddizione. Vincerebbe la Russia autocratica e gli altri Stati più o meno autoritari contro il fronte dei Paesi democratici. Una ricognizione non superficiale dello stato dell’arte mostra che il ragionamento è sbagliato.

Oggi anche chi è disposto ad ammettere le responsabilità degli Usa, se non nella lunga preparazione della guerra, almeno nella sua ostinata continuazione, sostiene che non si può lasciare impunito chi ha violato il diritto internazionale invadendo un Paese sovrano.

È la rivendicazione più imprudente e più impudente che gli atlantisti possono fare. La storia degli ultimi 30 anni è dominata da scelte sanguinarie di violazione del diritto internazionale da parte degli Usa e della Nato, che non hanno chiesto il permesso a nessuno per invadere l’Iraq, la Libia, l’Afghanistan, ecc. Con la protezione americana, Israele viola ogni giorno quel diritto, praticando un regime di apartheid contro il popolo palestinese, umiliato e ridotto alla disperazione nel silenzio dell’Europa e nell’indifferenza dei democratici.

Piero Bevilacqua

Fonte: https://www.sinistrainrete.info/articoli-brevi/26285-piero-bevilacqua-per-la-pace-e-strategica-la-sconfitta-della-nato.html

Nota – …se la Nato dovesse vincere non si aprirebbe un capitolo di pace, ma l’avvio di una nuova e più vasta e catastrofica guerra: contro la Cina, contro decine di grandi e piccoli Paesi, che cercano la loro strada, contro il corso stesso della storia mondiale.

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