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Bologna: 8 dicembre 2024, fondazione del Coordinamento nazionale contro la NATO

L’8 dicembre 2024 a Bologna (via dello Scalo 21, ore 14,00) alcune realtà pacifiste ed antimperialiste e singoli cittadini, si vedranno per proporre un Coordinamento nazionale tra le varie realtà che si oppongono alle politiche aggressive della NATO, e per l’uscita dell’Italia dalla NATO per riacquistare la propria sovranità.

La NATO (North Atlantic Treaty Organization) fu fondata il 4 aprile del 1949 su iniziativa degli Stati Uniti e dei loro alleati britannici per creare un blocco militare sottoposto all’egida degli USA comprendente i paesi dell’Europa Occidentale. Questo blocco doveva erigere una “barriera di ferro” (termine usato da Winston Churchill già nel 1946) che si opponesse al blocco di paesi che faceva capo all’Unione Sovietica, vincitrice della “grande guerra patriottica” contro il Nazismo. Paesi come la Germania e l’Italia, sconfitti nella Seconda Guerra Mondiale, dovettero accettare un’occupazione militare permanente da parte dell’esercito USA, che dura tuttora anche in forme diverse da quelle immediatamente successive alla fine della Seconda Guerra Mondiale.

La funzione della NATO è andata estendendosi nei decenni successivi, specie dopo l’implosione dell’Unione Sovietica. L’alleanza, concepita all’inizio, almeno formalmente, come “difensiva” (perfino il segretario del PCI Berlinguer gli riconobbe negli anni ’70 questa caratteristica, sbagliando clamorosamente), si è espansa aggressivamente verso le frontiere della nuova Russia inglobando 17 nuovi paesi, e soprattutto si è arrogata il diritto di intervenire in tutto il mondo, non solo per correre in aiuto di uno dei suoi membri attaccati (Art. 5 del trattato), ma anche nei casi in cui siano messi in discussione interessi dei suoi membri. L’alleanza è divenuta, quindi, sempre più, l’alleanza dei paesi imperialisti e colonialisti dell’Occidente, che hanno dominato il mondo per secoli, sfruttandolo senza ritegno. Al suo interno esiste ovviamente una gerarchia che vede il paese imperialista principale (gli USA) al vertice (con la stretta alleanza del Regno Unito britannico), mentre agli altri è concesso il ruolo di vassalli consenzienti e persino, in molti casi, autolesionisti. Questo “Occidente collettivo” cerca di difendere con ogni mezzo i propri interessi dalla minaccia costituita dai movimenti di liberazione nazionale e dall’emergere di nuove potenze, che puntano alla creazione di un mondo equilibrato e multipolare (come i cosiddetti BRICS. Cina, Russia, India, ecc.).

Quanto detto finora spiega perfettamente i continui interventi armati della NATO non aventi alcun carattere “difensivo”, come contro la Jugoslavia, la Libia, l’Iraq, l’Afghanistan, ecc. Anche le guerre tra Russia e Georgia, ed ora tra la Russia ed il regime apertamente nazi-fascista ucraino, sono state innescate da colpi di stato e “rivoluzioni colorate” con cui sono stati abbattuti governi neutrali, non ritenuti sufficientemente filo-USA e filo-NATO. Anche in Siria è stata scatenata una guerra indiretta con l’uso di bande locali opportunamente armate e sostenute dall’esterno, causando danni incalcolabili a quel paese. Un terzo della Siria è ancora occupato da truppe USA che controllano i pozzi petroliferi.

Nel documento che chiama al Coordinamento di Bologna sono ben tratteggiate le conseguenze derivanti dall’appartenenza alla NATO per il nostro territorio nazionale: presenza di bombe atomiche in due basi USA/NATO (Ghedi ed Aviano) in dispregio al trattato di non proliferazione nucleare; extraterritorialità delle basi USA con impunità in Italia per crimini commessi da militari USA; aumento di spese militari a discapito di spese di tipo sociale; inquinamento grave del suolo nei poligoni militari; interventi di propaganda militare nelle scuole; mancata desecretazione, come previsto dalla legge, di accordi militari segreti tra USA e Italia; interventi in missioni militari NATO da parte dell’Italia in varie zone del mondo, ecc.

L’iniziativa del Coordinamento di Bologna non è tesa a mettere un cappello sui movimenti pacifisti e anti-NATO in Italia, ma a richiamare ad un’azione coordinata tutte quelle realtà già operanti in Italia, ma disperse: organizzazioni contro i poligoni militari inquinanti in Sardegna, gruppi contro le basi militari NATO in Sicilia o a Pisa; gruppi provenienti dal Comitato anti-NATO fondato dal compianto Giulietto Chiesa, di cui faceva parte anche chi scrive, ma che poi ha subito sfaldamenti e scissioni dopo la morte di Giulietto, tutte le realtà attive a livello territoriale contro le basi USA-Nato, la politica di guerra e la propaganda di guerra. È di grande importanza creare una rete operante sul territorio nazionale per riconquistare la sovranità dell’Italia, seguendo la strategia riassunta nel noto slogan.

FUORI L’ITALIA DALLA NATO, FUORI LA NATO DALL’ITALIA

Vincenzo Brandi, membro del gruppo promotore del Coordinamento nazionale No Nato

La Russia sfodera il vero “game changer” non nucleare. Con Giacomo Gabellini e Jacques Baud: https://youtu.be/atOzQvycU94

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Report sul genocidio in Palestina…

La trasmissione di Report andata in onda la sera del 3 novembre 2024 ha mostrato, credo per la prima volta in prima serata in un canale della tv pubblica, l’immenso orrore provocato da Israele a Gaza e nei territori occupati. Ha fatto anche qualcosa di più, ha mostrato l’intreccio di affari tra lo stato ebraico e i paesi occidentali relativamente all’industria militare.

Gli accordi internazionali impediscono di comprare armi da paesi in guerra, ma questa regola, come praticamente tutte le regole e i limiti normalmente applicati agli altri stati, non si applica ad Israele.

Insieme agli orrori, i dati delle stragi, le distruzioni generalizzate, l’apartheid nei territori illegalmente occupati da 57 anni, la trasmissione ha inoltre aperto un capitolo fondamentale per il dibattito politico, ovvero quello del genocidio. Su questa parola permangono molte remore, dovute a una sorta di alone di sacralità che protegge Israele attraverso giustificazioni meschine e volgari. Mi ha fatto piuttosto specie vedere il ministro degli Esteri Tajani, non il peggiore del governo, non un Lollobrigida, replicare al giornalista che gli chiedeva del ruolo dell’Italia rispetto ai crimini israeliani e alle morti di 43mila palestinesi, con affermazioni fuori luogo, che chiamavano in causa il genocidio nazista, come se il sangue dell’Olocausto lavasse il sangue dei palestinesi.

Sconcertanti sono poi le parole di Fiamma Nietenstein, per cui la parola genocidio ad Israele non si può applicare perché significa considerare i suoi abitanti dei nazisti. In un contesto in cui si dà del nazista ogni tre per due a chiunque (anche Trump si è beccato del nazista, e da noi anche Berlusconi e persino Grillo), il problema della valutazione dei crimini israeliani sarebbe dunque limitata a causa di un aggettivo strabusato nei più disparati contesti dove nella larghissima maggioranza dei casi non ci sono vittime.

Report ha avuto il merito di aver mostrato che in realtà l’accusa di genocidio non è dovuta a una chiacchiera da social, ma è un preciso capo di imputazione emesso dal Tribunale internazionale. Non si tratta di un ghiribizzo di qualche toga rossa dell’Aja, ma di una precisa accusa derivante dalla definizione di genocidio stabilita dall’Onu e non da un influencer antisemita. Del resto, non pochi israeliani combattono contro il proprio paese per via dei crimini contro i palestinesi, anche loro antisemiti?

Ma ecco la definizione:
“Per genocidio si intende ciascuno degli atti seguenti, commessi con l’intenzione di distruggere, in tutto o in parte, un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso, come tale:
(a) uccisione di membri del gruppo;
(b) lesioni gravi all’integrità fisica o mentale di membri del gruppo;
(c) il fatto di sottoporre deliberatamente il gruppo a condizioni di vita intese a provocare la sua distruzione fisica, totale o parziale;
(d) misure miranti a impedire nascite all’interno del gruppo;
(e) trasferimento forzato di fanciulli da un gruppo ad un altro”.

Ora, numerosi atti compiuti da Israele rientrano nella definizione di genocidio. Tra i più clamorosi vi è quello commesso all’inizio dell’invasione di Gaza, quando l’esercito israeliano ha spinto i civili a spostarsi verso sud per poi bombardare proprio le zone meridionali in cui hanno cercato riparo. Ma questo è solo uno dei casi più clamorosi e facilmente verificabili. I massacri sono generalizzati, colpiscono i civili, le infrastrutture, gli edifici politici: il loro scopo è quello di uccidere quanti palestinesi è più possibile e rendere la vita di chi sopravvive un inferno, di modo da favorire la fuga e l’abbandono della Palestina.

La trasmissione ha infine messo in rilievo la torsione dell’Italia in politica estera, mostrando come il nostro paese in passato fosse tra quelli più sensibili alla causa palestinese. Dalla destra DC di Andreotti, sino al PSI di Craxi e al PCI di Berlinguer, la politica italiana non ha in passato mostrato in alcun modo la sudditanza ideologica e sanguinaria di Israele. L’involuzione che oggi rende il nostro paese complice dei massacri è iniziata con Berlusconi.

Paolo Desogus

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Roma. Assemblea pro Palestina il 9 novembre e corteo nazionale il 30 novembre 2024

L’assemblea nazionale del 9 novembre in vista di una manifestazione nazionale il 30 novembre 2024 (il 29 è la giornata mondiale della solidarietà alla Palestina) è una iniziativa lanciata da associazioni che da tempo non tentavano di costruire qualcosa insieme. Basta pensare ai molti circoli Arci e a tutta l’ area che fa riferimento a Potere al Popolo.

E’ una novità positiva, che dovrebbe vedere impegnati per la sua riuscita tutti coloro che si oppongono alle guerre senza pensare a rafforzare o indebolire una area politica/sociale/sindacale.

Nel lungo elenco di adesioni mancano per ora aree importanti, ma sono presenti aggregazioni che erano in piazza il 5 ottobre e altre che hanno manifestato il 12 o il 26 ottobre. E l’ appuntamento sembra lanciato cercando la partecipazione di tutti gli ambienti.

Perchè il 9, e poi il 30 novembre, diventi davvero un appuntamento di tutti è necessaria una gestione attenta dell’assemblea, ma soprattutto serve una grande mobilitazione dell’ enorme “popolo della pace” che negli ultimi anni si è mosso solo su scadenze lanciate da singole aree politiche/sindacali/sociali spesso in competizione tra loro.

Con questa speranza segnalo la “novità” dell’assemblea nazionale del 9 novembre e invito anche ogni singolo pacifista a sostenerla attivamente.

Marco Palombo

Intenti:

Intendiamo discutere collettivamente di queste urgenze il 9 novembre in una assemblea aperta a tutte le realtà solidali con la Palestina per preparare una grande manifestazione e costruire una piattaforma comune per rilanciare la mobilitazione contro il genocidio.
Vogliamo mandare un potente segnale di opposizione all’escalation della guerra di Israele in Medio Oriente, di protesta contro la complicità del nostro governo con il genocidio.
Vogliamo riaffermare la solidarietà popolare con la causa palestinese.

Appuntamento sabato 9 Novembre 2024, dalle 14.00 alle 20.00 al Nuovo Cinema Aquila-Via l’Aquila 66/74

Le adesioni al link: https://contropiano.org/news/politica-news/2024/11/01/crescono-le-adesioni-allassemblea-nazionale-sulla-palestina-del-9-novembre-a-roma-0177149

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Commento ricevuto via email: “Pur ritenendo utile la partecipazione all’assemblea del 9 novembre, non bisogna ignorare che essa è in gran parte gestita da organizzazioni moderate che in passato hanno anche assunto posizioni poco condivisibili come ARCI, Assopace, ecc.
Molte delle organizzazioni più radicali che avevano chiamato alla manifestazione del 5 ottobre (Giovani palestinesi, UDAP, ecc.) non saranno presenti ed hanno già indetto una manifestazione per conto proprio per il 30 novembre. Speriamo che alla fine si giunga ad un accordo, ma, se si vuole chiarezza, bisogna anche tener conto della divisioni e delle diverse strategie. Buon lavoro a tutte/tutti” (Vincenzo B.)

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A proposito dell’attacco israeliano sul territorio iraniano del 26 ottobre 2024…

Secondo i rapporti più recenti, nella notte de 26 ottobre, l’aeronautica israeliana ha effettuato raid aerei, coordinati con gli Stati Uniti, su una serie di obiettivi militari nelle province iraniane di Teheran, Ilam e Khuzestan.

Secondo la parte iraniana, una parte significativa delle bombe aeree sarebbe stata intercettata dai sistemi di difesa aerea del paese, che erano in uno stato di elevata prontezza al combattimento. A parte le informazioni su due militari iraniani, non ci sono informazioni su altre vittime e feriti, principalmente tra la popolazione civile, compresi i russi che vivono in Iran.

Siamo profondamente preoccupati per l’ escalation esplosiva in corso tra Israele e la Repubblica islamica, che rappresenta una minaccia reale alla stabilità e alla sicurezza nella regione.

Ovviamente, le sue cause profonde risiedono nel conflitto irrisolto israelo-palestinese basato sulle ben note decisioni del Consiglio di Sicurezza e dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, che provoca tensioni sempre crescenti.

Riteniamo estremamente necessario normalizzare rapidamente la situazione politico-militare in Medio Oriente, cosa che soddisferebbe gli interessi di tutti gli attori sensibili sia all’interno che all’esterno della regione.

Esortiamo fortemente tutte le parti coinvolte a mostrare moderazione, fermare la violenza e impedire che gli eventi si trasformino in uno scenario catastrofico.

Dobbiamo smettere di provocare la ritorsione dell’Iran e uscire dalla spirale di un’escalation incontrollata.

Siamo pronti a lavorare con tutte le parti per ridurre il livello di confronto.

Maria Zakharova (Ministero degli Esteri russo)

Articlo collegato: https://altracalcata-altromondo.blogspot.com/2024/10/sion-bombarda-iran-parto-doloroso-ma.html

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Guterres è andato al vertice dei BRICS del 2024 anche in previsione della riforma del Consiglio di Sicurezza dell’ONU…

Il segretario generale delle Nazioni Unite si è recato al vertice dei BRICS a Kazan e ha incontrato Putin. Ciò non sorprende, poiché i paesi membri dell’associazione rappresentano la metà della popolazione mondiale. Secondo fonti ufficiali, la visita è avvenuta per evidenziare la “nota” posizione del Segretario generale sulla crisi ucraina. Anche per l’ONU è importante il rispetto delle norme del diritto internazionale, per questo motivo a margine del vertice si è discusso della libertà di navigazione e della sicurezza nel Mar Nero. Come l’ONU possa contribuire a garantire la sicurezza è un’altra questione.

Di fatto, la visita di Guterres al Summit dimostra che l’organizzazione internazionale più globale al mondo riconosce il peso della piattaforma BRICS. Inoltre, per motivi politici non tutti i rappresentanti dei diversi stati possono venire alle riunioni delle Nazioni Unite a New York, il che complica notevolmente il dialogo.

La Russia ha permesso a tutti di entrare a Kazan, a differenza degli Stati Uniti. I giornalisti e persino i politici di paesi indesiderabili spesso non possono partecipare all’Assemblea generale delle Nazioni Unite. Basti ricordare quante volte ai nostri giornalisti non è stato concesso il visto nemmeno per seguire eventi.

L’ONU rischia di perdersi all’ombra dei crescenti BRICS. L’organizzazione non è stata percepita per molto tempo come una struttura efficace e il viaggio del Segretario Generale è anche un tentativo di salvarne l’immagine.

Considerando che al vertice si è discusso dello sviluppo di un nuovo sistema finanziario e della riforma delle Nazioni Unite, se all’improvviso si notano dei progressi, soprattutto sull’ultima questione, allora si può dire con certezza che Guterres ha avuto un ruolo in questo ed è stato all’origine della formazione non solo del nuovo Consiglio di Sicurezza, ma anche di un nuovo ordine mondiale multipolare.
(VES.RF)

La riforma del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite: osservazioni d’insieme e recenti sviluppi su un tema di sicuro interesse per la
politica estera italiana: https://www.osorin.it/uploads/model_4/.files/6_item_2.pdf

Articolo collegato: Briciole dal vertice di Kazan… – “Quello che stanno facendo i BRICS  probabilmente lo avete visto: non stiamo combattendo con nessuno, non vogliamo alcun confronto con nessuno. Stiamo semplicemente andando per la nostra strada, creando nuovi strumenti, creando nuovi meccanismi di cooperazione e lo facciamo sulla base dell’uguaglianza e del vero rispetto per gli interessi reciproci”, ha detto Putin in chiusura del vertice BRICS di Kazan… – Continua: https://altracalcata-altromondo.blogspot.com/2024/10/briciole-dal-vertice-di-kazan.html

Nota – Il governo ucraino è arrabbiato per la partecipazione di Guterres al summit. Gli hooligans ucraini, come da tradizione, insultano, minacciano e augurano la morte al Segretario generale delle Nazioni Unite…

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