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Calcata, 14 febbraio 2010: San Valentino, Capodanno Cinese, Luna Nera, Corvo ed Idra, Tigre di Metallo e aconfessionalità nei rapporti amorosi – Appuntamento nel Tempio della Spiritualità Laica nel giorno più nefasto dell’anno…”Altro che 2012!”

Eventi Paolo D'Arpini 8 gennaio 2010

Il 14 febbraio di quest’anno  è una data fatidica, non solo è la festa degli innamorati ma inizia  anche l’anno cinese della Tigre Metallo ed è pure luna nuova… e siamo nel pieno dell’Acquario. Senza contare che per i Romani antichi questo era un giorno nefasto “Sedicesimo giorno prima delle calende di Marzo. Nefasto. Sorgono il Corvo, il Cratere e l’Idra (Ovidio) – Venti mutevoli (Columella)”. I Romani consideravano Febbraio il mese della purificazione e tutti dovevano prepararsi all’avvento di un nuovo ciclo di armonizzazione dei tre mondi: il Superno, il Medio e l’Infero.   Secondo gli indiani Lakota questo era il mese “dagli occhi malati..”. Il proverbio popolare lo definisce “Febbraro corto e amaro..”.

Altro che 2012… il dramma comincia proprio oggi…  per me è l’inizio della fine… infatti figuratevi che la Tigre Metallo si trova al mio opposto (io sono nato nell’anno della Scimmia di Legno), quindi posso aspettarmi solo potature forzate e aggiustamenti indesiderati ad ogni  mia espressione emotiva ed amorosa.  Imparerò comunque a far l’amore anche con i miei opposti…  ed i miei contrari,  infatti io sono laico e quindi mi pongo in mezzo a tutto!

Della laicità conosciamo gli aspetti  sociali e culturali ma esiste anche una laicità sessuale, i primi a parlarne furono proprio i religiosi cristiani che non paghi di aver pensato alla concezione “in spirito” della vergine Maria, lungamente discussero in concili e cenobi sulla sessualità degli angeli e dei demoni.  A questo punto potremmo aggiungere alla discussione anche gli aspetti fantascientifici ed  occulti sulla sessualità degli extraterrestri e sulle escursioni sessuali  degli UFO…. E non mi stupirei affatto se quest’anno apparissero numerose astronavi  e ci fosse il famoso “contatto” del Terzo Tipo con gli abitanti di altri pianeti e sfere…  

Non sto scherzando, anche se l’argomento pare assurdo,  in verità come esiste una sessualità per ogni essere vivente sulla terra –e le varianti sono estremamente fantasiose e strane-  si può immaginare una sessualità interplanetaria, magari  corroborando le illazioni con testimonianze e racconti sul tema. Dalla “commistione” sessuale fra uomini e dei della mitologia  classica sino ai rapimenti e testimonianze di amplessi amorosi   “pansessuali”.    

Ma il sesso non è solo fisico, c’è anche l’aspetto spirituale, sia in senso positivo che negativo,  come ad esempio l’estasi dei santi o l’accoppiamento con il demonio delle streghe,  ma anche questa sessualità – di carattere mentale o immaginario-  ha risvolti  fisiologici  ormonali e cerebrali.  Insomma  si vuole  parlare della capacità  degli esseri viventi di esprimere “laicamente” pulsioni e tendenze che evidentemente fanno parte del bagaglio naturale, altrimenti non potrebbero manifestarsi, infatti  spirito e materia sono ondulazioni energetiche in fasi diverse e questo ormai  la scienza lo ammette candidamente.   Chi non lo ammette ancora  sono le religioni ed è per questo che la tale discussione viene definita “laica”.
Ecco quindi che organizziamo un incontro in campagna, in un orto, proprio nel giorno  in cui  appaiono il Corvo e l’Idra,  quale occasione migliore per dimostrare libertà  espressiva senza preconcetti di sorta? Ciò è quanto ci si prefigge di fare il 14 febbraio 2010 in un incontro “caleidoscopico” in cui  coniugare i vari elementi che compongono l’esistenza materiale con quelli  del pensiero e della virtualizzazione.

Natura, erotismo, arte, ecologia, filosofia, canto, danza, cibo, lacrime, risa, isteria..  evidentemente ci sta tutto dentro…  Solo una società che non è succube di pressioni  ideologiche  e  religiose (ivi comprese quelle zodiacali ovviamente)  è in grado di comprendere il bene comune e la libertà espressiva. Infatti la parola  “laicità”  indica  ciò che è necessario alla vita dell’uomo  comune…  l’etimologia di “laico” da il significato di “ordinario, semplice,  popolare”. Quindi occorre sempre partire dalle necessità vitali e non da  interessi “altri”, legati cioè a indicazioni moralistiche ed occlusive….

Paolo D’Arpini

Programma:  “Il mio spirito è invitto la mia anima eternamente libera…” 

Domenica 14 febbraio 2010  a  Calcata (Viterbo)
h. 11.00  Appuntamento al Circolo Vegetariano VV.TT. Via Fontanile snc.

h. 12.30 – Nell’orto del Tempio della Spiritualità  Laica,  invocando la Dea Furrina divinità degli anfratti e delle falde acquifere e dei pozzi scavati per raggiungerle,  inizia il   simposio all’aperto. Ognuno porti cibo vegetariano da condividere.

h. 14.30 – Passeggiata alla ricerca di rovi di biancospino fioriti.

h. 17.00 – Interventi a circolo di esperienze laiche  e descrizione dell’archetipo della Tigre e delle altre incombenze -  Espressioni musicali e ludiche. La serata si conclude  davanti ad un fuoco   acceso…. d’amore!

Organizzazione a cura di  Circolo Vegetariano VV.TT. di Calcata – Prenotazioni ed info:  circolo.vegetariano@libero.it -  Tel. 0761/587200

P.S. Non abbiamo trovato nemmeno un Ente pubblico  che volesse  patrocinare “moralmente” questa manifestazione….

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17 gennaio 2010 Sant’Antonio Abate – Rapporto Uomo Natura Animali – Una manifestazione, due luoghi…. Nella valle del Treja

Eventi Paolo D'Arpini 6 gennaio 2010

In occasione dei festeggiamenti per Sant’Antonio Abate, tradizionale protettore degli animali, si tengono nei due comuni della Valle del Treja, Calcata e Mazzano Romano,  due manifestazioni simboliche per  riconoscere il valore del rapporto fra uomo, natura ed animali.

Si comincia a Calcata, il 17 gennaio alle  11.30, presso la sede del  Circolo Vegetariano VV.TT. per una visita nel Tempio della Spiritualità della Natura, dove è ospite la nostra maialina Vetty, simbolo di pacificazione e amicizia fra uomini ed animali. Di solito il maiale è preso  a simbolo di Sant’Antonio ma solo perché con il suo grasso si poteva curare il “fuoco di Sant’Antonio” una malattia della pelle. Per noi invece la maialina  viva significa che possiamo convivere con gli altri animali senza doverli necessariamente sfruttare. I visitatori sono invitati a portare cibo di vario genere per la bestiola che gradirà il dono mangiandoselo lì seduta stante  davanti a loro. La cerimonia continua con la divisione del cibo anche per noi umani, e pure in questo caso i visitatori sono pregati di portare pietanze vegetariane, a dimostrazione del loro rispetto verso gli altri animali, che verranno fraternamente condivise fra i presenti. Durante il convivio  verranno fatte delle ricerche e raccontati aneddoti sullo stretto contatto con la natura e gli animali che ha sempre contraddistinto la vita semplice e felice degli abitanti originari della valle del Treja.

Una parte religiosa della manifestazione si svolge al Centro Storico di Calcata, dove Don Henry  alle 16.00 celebra  la messa ed alle 16.30  guida la processione per le vie del borgo e benedice degli anima

Nel frattempo  a Mazzano  Romano, sin dal 14 e sino al 17 gennaio, sono organizzati vari incontri, in particolare il pomeriggio di venerdi 15 gennaio  presso la sede del Parco del Treja, è stato organizzato, da varie associazioni,  un pomeriggio di poesie, immagini e canzoni sugli animali e sul vivere naturale.   Il tema specifico  dell’incontro, proposto dalla bibliotecaria Patrizia Peron, è quello della conoscenza e valore delle api per l’ecosistema e la riproduzione botanica in generale. Le api sono le migliori impollinatici e quindi meritano tutto il nostro rispetto…. Purtroppo ormai tutti sanno che a causa dell’inquinamento atmosferico la moria di api sta falcidiando questa specie benedetta. Un saggio affermò: “Quando non vi saranno più api.. morirà anche l’uomo”… prendiamo coscienza di ciò e tentiamo nei limiti del nostro possibile di evitare ulteriori inquinamenti, acquisendo nuove abitudini ecologiche per la nostra vita quotidiana.

Tornati a Calcata,  nel tardo pomeriggio del 17 gennaio,  sostiamo    davanti al Fuoco Sacrale nella piazza Risorgimento di Calcata nuova ed ai festeggiamenti per il santo, con “panemolle co’ a ricotta” specialità calcatese tradizionale. Organizzazione a cura di Leonello Sestili del Centro Diurno Polivalente Calcata.

Durante questi incontri vorremmo ricreare l’armonia fra  noi ed il resto della natura  vivendola nei suoi aspetti quotidiani ed immediati, riconoscendoci l’un l’altro parte di un tutto inscindibile, senza discriminazione di razza o specie 

Diceva Lieh-tze: “L’aspetto umano non implica intelligenza umana e viceversa l’intelligenza umana non implica che si debba necessariamente avere un corpo umano”.

Paolo D’Arpini – Infoline: tel. 0761-587200

circolo.vegetariano@libero.itinfo.apai@virgilio.it

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Calcata: 6 gennaio 2010 – Befana degli animali ed epifania per i bambini – Celebrazioni al Circolo Vegetariano VV.TT.

Eventi Paolo D'Arpini 28 dicembre 2009

 In questo freddo inverno anche gli animali selvatici hanno bisogno di un aiuto per sopravvivere.. per questa ragione da diversi anni abbiamo iniziato una tradizione chiamata  “Befana degli animali” che si svolge il 6 gennaio di ogni anno. Chiediamo a tutti i nostri amici e conoscenti di portare gli avanzi alimentari delle feste natalizie qui da noi  in modo da utilizzarle come doni per le bestiole selvatiche.  Nella tarda  mattinata scendiamo giù nella valle del Treja, muniti di saccocce piene di pan secco ed altre vettovaglie, e depositiamo questi alimenti in vari angoli del bosco ed anche nel fiume per nutrire i pesci.

Compiuto questo semplice rito  ritorniamo al Circolo dove mangiamo anche noi quelle pietanze vegetariane da ognuno portate e stiamo in allegria con canti e musica acustica.

Anche quest’anno è previsto anche un incontro pomeridiano al Centro Visite del  Parco del Treja per parlare del significato dell’Epifania, ascoltare  poesie,  fare discorsi ecologisti, ovviamente è prevista anche una distribuzione di “calze”  con dolciumi per i bambini che partecipano… 

Programma: Calcata, 6 gennaio 2010 – Befana degli animali ed Epifania  per i bambini

h. 11.00 – Appuntamento al Circolo Vegetariano VV.TT. in via del Fontanile snc. Partenza per la passeggiata nella valle e distribuzione del cibo  per gli animali.

h. 13.00 – Pic-nic al Circolo con il cibo vegetariano da ognuno portato.

h. 15.00 -  Incontro al centro Visite Parco del Treja:

*Stefano Panzarasa, autore di canzoni eco-pacifiste, tratte da poesie e  filastrocche di Gianni Rodari, canterà e reciterà per le bambine e i bambini  di Calcata.

*Michele Trimarchi, psicologo, parlerà della tradizione e del significato dell’Epifania.

*Fulvio Di Dio, delegato dell’Assessorato Ambiente della Regione Lazio, parlerà di solidarietà umana, di ecologia e di simbiosi fra uomo-natura-animali.

*Laura Lucibello, presidente dell’Ass. APAI, descriverà le opere artistiche presenti alle pareti della mostra dedicata al Sole Invitto,  che oggi chiude i battenti.

*Angela Proietti, maestra della Scuola Elementare di Calcata descriverà i disegni dei bambini.

*Luciano Sestili, sindaco di Calcata, porgerà il saluto dell’Ente.

*Gianni Di Giovanni, presidente del Parco del Treja, porgerà il saluto dell’Ente.

*Sandra Pandolfi, delegata della Provincia di Viterbo, porgerà il saluto dell’Ente.

*Leonello Sestili del Centro Diurno Polivalente di Calcata consegnerà le calze ai bambini presenti.

*Paolo D’Arpini del Circolo Vegetariano VV.TT.  concluderà la manifestazione con gli auguri e buoni auspici per una nuova stagione  di nobiltà umana.

Info:  circolo.vegetariano@libero.it – Tel. 0761/587200 – Info.apai@virgilio.it – Tel. 3335994451

Con il patrocinio morale di: Provincia di Viterbo, Parco Valle del Treja,  Comune  e Centro Diurno Polivalente di Calcata

Si ringrazia il Parco Valle del Treja per l’uso gratuito del Centro Visite di Calcata

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Ed ora alcune note esplicative sul significato della Befana:

L’Epifania della natura!

Conosciamo tutti il significato che la religione cattolica ha dato alla festività dell’Epifania, ma forse non tutti sappiamo che dietro la presunta storpiatura che ha trasformato il termine Epifania in “Befana”, c’è una serie di tradizioni antiche che sono riuscite, faticosamente, a sfidare i millenni ed a giungere fino a noi.

L’origine della Befana è nel mondo agricolo e pastorale. Anticamente, infatti, la dodicesima notte dopo il solstizio invernale, si celebrava la morte e la rinascita della natura, attraverso la figura di Madre Natura. In questa notte Madre Natura, stanca per aver donato tutte le sue energie durante l’anno, appariva sotto forma di una vecchia e benevola strega, che volava per i cieli con una scopa. Oramai secca, Madre Natura era pronta ad essere bruciata come un ramo, per far sì che potesse rinascere dalle ceneri come giovinetta Natura, una luna nuova.

Per meglio capire questa figura dobbiamo andare fino al periodo dell’antica Roma. Già gli antichi Romani celebravano l’inizio d’anno con feste in onore al dio Giano (e di qui il nome Januarius al primo mese dell’anno) e alla dea Strenia (e di qui la parola strenna come sinonimo di regalo). Queste feste erano chiamate Sigillaria; ci si scambiavano auguri e doni in forma di statuette d’argilla, o di bronzo e perfino d’oro e d’argento. Queste statuette erano dette “sigilla”, dal latino “sigillum”, diminutivo di “signum”, statua. Le Sigillaria erano attese soprattutto dai bambini che ricevevano in dono i loro sigilla (di solito di pasta dolce) in forma di bamboline e animaletti. Questa tradizione di doni e auguri si radicò così profondamente nella gente, che la Chiesa dovette tollerarla e adattarla alla sua dottrina.

In molte regioni italiane per l’Epifania si preparano torte a base di miele, proprio come facevano gli antichi Romani con la loro focaccia votiva dedicata a Giano nei primi giorni dell’anno 

Giano Bifronte.

Usanza antichissima e caratteristica è l’accensione del ceppo, grosso tronco che dovrà bruciare per dodici notti. E’ una tradizione risalente a forme di culto pagano di origine nordica: essa sopravvive l’antico rito del fuoco del solstizio d’inverno, con il quale si invocavano la luce e il calore del sole, e si propiziava la fertilità dei campi. E non è un caso se il carbone che rimane dopo la lenta combustione, che verrà utilizzato l’anno successivo per accendere il nuovo fuoco, è proprio tra i doni che la Befana distribuisce (trasformato chissà perché in un simbolo punitivo).

La tradizione è ancora conservata in alcune regioni d’Italia, con diverse varianti: a Genova viene acceso in alcune piazze, e l’usanza vuole che tutti vadano a prendere un tizzone di brace per il loro camino; in Puglia il ceppo viene circondato da 12 pezzi di legno diversi.

In molte famiglie, il ceppo, acceso la sera la sera della Vigilia, deve ardere per tutta la notte, e al mattino le ceneri vengono sparse sui campi per garantirsi buoni raccolti.

In epoca medioevale si dà molta importanza al periodo compreso tra il Natale e il 6 gennaio, un periodo di dodici notti dove la notte dell’Epifania è anche chiamata la “Dodicesima notte”. È un periodo molto delicato e critico per il calendario popolare, è il periodo che viene subito dopo la seminagione; è un periodo, quindi, pieno di speranze e di aspettative per il raccolto futuro, da cui dipende la sopravvivenza nel nuovo anno. In quelle dodici notti il popolo contadino credeva di vedere volare sopra i campi appena seminati Diana con un gruppo più o meno numeroso di donne, per rendere appunto fertili le campagne.

Caccia di Diana – Domenichino (Domenico Zampieri) Roma – Galleria Borghese.

Nell’antica Roma Diana era non solo la dea della luna, ma anche la dea della fertilità e nelle credenze popolari del Medioevo Diana, nonostante la cristianizzazione, continuava ad essere venerata come tale. All’inizio Diana e queste figure femminili non avevano nulla di maligno, ma la Chiesa cristiana le condannò in quanto pagane e per rendere più credibile e più temuta questa condanna le dichiarò figlie di Satana! Diana, da buona dea della fecondità diventa così una divinità infernale, che con le sue cavalcate notturne alla testa delle anime di molte donne stimola la fantasia dei popoli contadini. Diana, Dea della Caccia, della Luna, delle partorienti. La Befana è spesso ritratta con la Luna sullo sfondo.

Di qui nascono i racconti di vere e proprie streghe, dei loro voli e convegni a cavallo tra il vecchio e il nuovo anno. Nasce anche da qui la tradizione diffusa in tutta Europa che il tempo tra Natale ed Epifania sia da ritenersi propizio alle streghe. E così presso i tedeschi del nord Diana diventa Frau Holle mentre nella Germania del sud, diventa Frau Berchta. Entrambe queste “Signore” portano in sé il bene e il male: sono gentili, benevole, sono le dee della vegetazione e della fertilità, le protettrici delle filatrici, ma nello stesso tempo si dimostrano cattive e spietate contro chi fa del male o è prepotente e violento. Si spostano volando o su una scopa o su un carro, seguite dalle “signore della notte”, le maghe e le streghe e le anime dei non battezzati.

La Festa della Dodicesima Notte ispirò tra gli altri William Shakespeare che scrisse la omonima commedia che ebbe la prima rappresentazione il 6 Gennaio del 1601 al Globe Theatre di Londra.

Daniel Maclise: La Dodicesima Notte, Malvolio e la Contessa.

Strenia, Diana, Holle, Berchta,… da tutto questo complesso stregonesco, ecco che finalmente prende il volo sulla sua scopa una strega di buon cuore: la Befana. Valicate le Alpi, la Diana-Berchta presso gli italiani muta il suo nome e diventa la benefica Vecchia del 6 gennaio, la Befana, rappresentata come una strega a cavallo della scopa, che, volando nella dodicesima notte, lascia ai bambini dolci o carbone. Come Frau Holle e Frau Berchta, la Befana è spesso raffigurata con la rocca in mano e come loro protegge e aiuta le filatrici.

Nella Befana si fondono tutti gli elementi della vecchia tradizione: la generosità della dea Strenia e lo spirito delle feste dell’antica Roma; i concetti di fertilità e fecondità della mite Diana; il truce aspetto esteriore avuto in eredità da certe streghe da tregenda (spostamento); una punta di crudeltà ereditata da Frau Berchta. Ancora oggi un po’ ovunque per l’Italia  si eseguono diversi riti purificatori simili a quelli del Carnevale, in cui si scaccia il maligno dai campi grazie a pentoloni che fanno gran chiasso: il 6 gennaio si accendono i falò, e, come una vera strega, anche la Befana viene qualche volta bruciata…

Lettera aggiunta:

“Frau Holle e le sue compagne…”  Ecco le Belle che mi piacerebbe  incontrare la dodicesima notte….

Cara, dolce Dulcinea, è già parecchio che non ti scrivo ed un po’ mi vergogno per averti trascurata tu che sei per me il simbolo dell’amore e della bellezza.

La notte della fine anno, da quando son tornato al mio castello, ho riscoperto la tradizione della bruciatura della “Pupazza”, come simbolo di un qualcosa di vecchio che viene distrutto per lasciar posto al nuovo.  Questa Pupazza doveva essere vestita con pezzi di abiti provenienti da tutti gli abitanti del castello.  Ma sinceramente non ero molto contento di questa immagine, mi sembrava troppo  legata al rogo delle nostre donne sciamane e sante, bruciate come streghe nel medioevo cristiano. Decisi perciò di festeggiare l’ultimo giorno dell’anno con una passeggiata notturna nella natura che finisce poi in un Tempio, che è una grotta, con il fuoco acceso e con canti magici… Tutto ciò assomiglia enormemente ad un viaggio iniziatico di ritorno alle origini naturali ed alla comunione orgiastica con le forze primordiali della vita.

Altrettanto feci con la ricorrenza dell’Epifania. Invece di immaginare una vecchiaccia che scende dal camino a portare carbonella e fuliggine, pensai ad una “sfilata delle befane”, tutte  belle e sane!   Così per diversi anni a Calcata-Mancia abbiamo festeggiato con  queste  tradizioni. Da quando venni ad abitare in questa valle che mi venne l’ispirazione di ripristinare la festa pagana chiamata “Befana”.  La feci rivivere come una processione di donne in costume, tutte bellissime, sia pur mascherate e vestite di stracci per non farsi riconoscere dal volgo ignorante. Queste belle donne scendevano dal piano del paese nuovo sino al vallone del paese vecchio, dove anticamente c’era la tradizione del Sabbat, e qui in un orgiastico raduno offrivano i loro doni ai maschietti, anziani o bambini che fossero. Poi una delle Befane, la più bella e dolce, veniva scelta dal popolo ed era incoronata “Regina delle Befane”.

Conservo ancora delle immagini fotografiche di questa festa, che di religioso nel senso cristiano del termine aveva ben poco,  alcune befane giungevano in calesse, altre seguivano a piedi  ancheggiando.

Ma le cose belle durano sempre poco e  questa consuetudine della processione delle belle Befane rivisse solo per alcuni anni e poi ritornò nel limbo dei ricordi ancestrali. L’anno scorso di tutte le befane attese solo due sono giunte ad evocare quelle fate: Laura Lucibello che impersonava la Befana degli animali, che ha distribuito cibo alle bestie  della valle del Treja e Bianca Dones, dolce fatina befanina con le calze, la sciarpa ed il berretto rosso ed il sorriso felino da donna intrigante, che ha rallegrato il cuore dei bimbi e dei più grandicelli, come me, che vedevano in lei la dispensatrice dell’amore….

Ti ho raccontato questo piccolo segreto, mia Dulcinea, affinché tu sappia quanto mi manchi 

Tuo,  Don Chisciotte (alias Paolo D’Arpini)

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Calcata 2010 – Si ricomincia con la storia di un granchio sotto i raggi dell’archetipo lunare, festeggiando il capodanno nella “Notte Senza Tempo” al Circolo Vegetariano VV.TT.

Eventi Paolo D'Arpini 20 dicembre 2009

“La misteriosa natura della Coscienza non lascia adito a scelte… La scelta si forma nella mente a nostra insaputa  e non possiamo far altro che riconoscerla,  dicendo: ecco ho deciso così… “  (Saul Arpino)

“La notte senza tempo”
L’archetipo della Luna  è il tema della passeggiata notturna del 31 dicembre 2009. Nella fredda e brumosa valle del Treja  si passeggia, in qualsiasi condizione atmosferica,  alla scoperta del momento presente. Ci sarà la Luna Piena (forse visibile forse nascosta ma i suoi influssi si faranno sentire di sicuro…). 
Appuntamento alle h. 19.30  Circolo Vegetariano VV.TT. Via del Fontanile snc.  Prima della partenza condivisione del cibo vegetariano da ognuno portato, scrittura di proponimenti per il nuovo anno. La notte si conclude in una grotta sacrale, davanti al camino acceso, per una meditazione liberatoria.

La manifestazione è gratuita e non è coperta da assicurazione infortunistica, chi partecipa lo fa volontariamente ed a proprio rischio e pericolo. Al termine chi vorrà potrà lasciare un contributo volontario per le spese generali.  Pernottamento possibile  nel Tempio della Spiritualità Laica con sacco a pelo. Venire muniti di torcia elettrica a dinamo, candele, ombrello, acciarino, abiti caldi e scarponi… non portare botti e fuochi d’artificio, radioline, telefonini, attrezzi tecnologici e simili.

Attenzione – Chi desidera aiutare nella raccolta arbusti per il fuoco, sistemazione del percorso, cucinatura della polenta e lenticchie, preparazione del percorso, etc. può venire nel primo pomeriggio al Circolo.

Prenotazione obbligatoria ed  informazioni: Paolo D’Arpini Tel. 0761/587200

Email: circolo.vegetariano@libero.it

http://www.circolovegetarianocalcata.it/paolo-darpini/ 

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Racconto sull’inconscio  ispirato alla Luna dei Tarocchi:
Un granchio percorreva di traverso il fondo di uno stagno.
Obiezione:i granchi sono animali di acqua salata o acqua dolce corrente e non sono presenti negli stagni, dove l’acqua è ferma.
Avete ragione anche voi. Però devo dirvi una cosa: se volete stare a sentire questa storia e vedere come va a finire, vi do un consiglio: considerate che la vita a volte è…come dire, un po’ strana, un po’ imprevedibile…dispettosa quasi nel riuscire a cogliere di sorpresa la nostra mente sicura di sé con dei fatti che non riusciamo a spiegare. Come a dire: “Ciccio, non t’allargare”.
A posto? Posso continuare? Grazie.
Dunque, dicevo: un granchio percorreva il fondo di uno stagno camminando di traverso, come fanno loro.Il perché, non sono mai riuscito a capirlo.In ogni caso il granchio, non essendo molto razionale,si pregia di avere uno stile tutto suo, e continua a camminare così; e lo fa anche con una certa determinazione, come se volesse lanciare una moda, sebbene a noi razionali possa sembrare un gran spreco di energie.
Il granchio era un po’ sentimentale, come molti suoi compagni crostacei, che cercano di darcela a bere con il loro aspetto un po’ carente dal lato estetico e l’atteggiamento scostante. Tutto un bluff, poiché hanno un cuore tenero.

Comunque sia, questo granchio in particolare era molto ma molto sentimentale, e gli piaceva la luna. Una bella notte si era affacciato come sua consuetudine sulla superficie dello stagno ad ammirare l’astro d’argento, e vide due nuovi inquilini sulla scena di questa storia: due cani, uno celeste e l’altro normale. Normale….si fa per dire, perché cosa c’è di normale in una storia assurda come questa?
In ogni caso lui, un po’ scontroso da vero crostaceo, e anche un po’urtato dal fatto di non essere l’unico a condividere un rapporto con la luna, disse loro: “E voi che ci fate qua?”
I due si guardarono in cagnesco (in effetti è l’unico modo che i cani hanno di guardare, poveretti) e per poco non sbottano in una risata. Ma quello color carne, il più pragmatico dei due, disse:
“Tu, piuttosto, che ci fai qua! Non sarà mica solo tua questa carta dei Tarocchi, no?”
“Ma io sono qui per ammirare la Luna!”
“Aridàie! E che, è solo tua la luna?”
Il granchio restò interdetto. Non si aspettava una dialettica così serrata da dei cani. Immusonito, si immerse per meditare una risposta come si doveva.
Intanto i cani si divertivano un sacco a leccare tutte le goccioline di saggezza che la luna lasciava cadere, birichina e tentatrice: forse era per questo che erano così preparati dal punto di vista del confronto delle idee.     Ma ci siamo dimenticati un particolare, che forse ha la sua importanza: sullo sfondo, una a destra e una a sinistra, stavano due torri di guardia. Una a destra con i merli serrati, quella di sinistra con i merli aperti. Che cosa custodivano, a cosa facevano la guardia?  A tesori nascosti nella profondità dell’io,a fiori che a volte aprono la corolla per respirare un po’ di luce e a volte invece si richiudono a riccio, proprio come quel famoso granchio, per difendere gelosamente l’ultimo baluardo del sé.

E la Luna?
Beh,  lei…se ne stava lì a guardare tutta questa scena complessa,e non se la capisse veramente…o faceva finta di non capire. Ma sono certo che se la godeva, perché continuava  a risplendere sorniona.
E ad accarezzare maternamente, con sguardo dolce e compassionevole, tutte le bizzarre manifestazioni dell’io.

Simone Sutra –   Info sui testi di  Simone Sutra:  itdavol@tin.it

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Calcata 2009/2010 – Capodanno al Circolo Vegetariano VV.TT. con meditazione sul tema della Luna – La notte senza tempo ed i tarocchi raccontati da Simone Sutra: Arcano 18

Eventi Paolo D'Arpini 4 dicembre 2009

     Sir Parzival era stanco.

     Erano ormai passati tanti anni da quando era partito, per ordine di Sua maestà  la Regina, alla ricerca di quel santo Graal che nessuno in realtà  sapeva cos’era né dov’era, poiché nessuno l’aveva mai visto: si sapeva solo che c’era, e in esso si riponevano tutte le speranze di riportare il regno all’antico splendore.

     E lui aveva percorso in lungo e in largo il paese, si era spinto fino agli angoli più remoti delle terre che si conoscevano.

     Aveva rasentato il ciglio di perigliosi precipizi, era stato inzuppato dalle violente onde della scogliera; era stato percosso dal sole nelle pianure desertiche spazzate dal vento, in cui lui stesso si era sentito rinsecchire come nuda roccia, e aveva creduto di essere lui stesso solo uno dei tanti granelli di polvere sollevati in mulinello dal ghibli: gli era sembrato che lungi fosse trasportata la sua essenza, di là dai monti e di là dal mare, in un luogo che lui non conosceva, né alcuno conosceva lui: e questo lo aveva fatto sentire più povero di tutti i poveri, lui che era un principe di nobili origini.

  Aveva esplorato palmo a palmo insidiose spelonche popolate da pipistrelli, in cui ristagnavano le infide ombre di nascoste verità, captando al passaggio il gelido afflato della loro oscura presenza senza tuttavia mai riuscire a vederle, a  sentirle, a conoscerle: erano rimaste così solo un’impressione fuggevole, una larvata immagine disegnata a tratti mutevoli e nervosi sulla pallida superficie della coscienza, andandosene così come era venuta. Glie ne era rimasto qualcosa? Forse…o forse  no.  Percepiva però in seguito a questo, seppure in modo vago, l’esistenza di un universo popolato da sogni ed incubi, da visioni e immaginazioni, da fantasticherie e certezze; e, sì, di questo ne era sicuro, tutto ciò era fortemente reale, sebbene lui, misero lui (o forse …beato lui?) non l’avesse mai potuto conoscere.

      Si era addentrato in foreste tenebrose, in cui a malapena penetrava un raggio di sole dalla sommità di alberi centenari, forse millenari, che custodivano, arcigni e impenetrabili, il segreto della loro misteriosa ed impervia vitalità, boschi impregnati di malefici inganni risonanti di voci sussurrate, più spaventose del ruggito di un orco.

      Aveva solcato immense pianure di sterpaglia, temendo di venire assalito ad ogni istante dalle fantomatiche presenze celate nell’erba alta, a volte altissima.

      Era stato tutto molto faticoso- forse troppo. E tutto, soprattutto, invano, poiché il tanto sospirato Graal non era  nelle caverne, e non era nelle pianure, e non era nei boschi, e non era nel deserto; e il Graal non era da nessuna parte. 

      Era arrivato ai bordi di una sterminata vallata, sovrastata da un alto valico montano; egli, con sforzo dispendioso e colate di sudore era finalmente riuscito a conquistarlo, ed ora gli si stendeva dinanzi la vista sconfinata.

     “Ahimè, un altro luogo da esplorare, da percorrere da cima a fondo!”  Si disse con vena malinconica. La spossatezza fisica sembrò penetrargli nei più profondi recessi dell’anima, e lo scoramento si impadronì di lui, spietato e divorante, come sa chi lo conosce bene. Si sentì roso dall’interno; e nel vortice dei pensieri contrastanti, nella lotta all’ultimo sangue e senza esclusione di colpi che si svolgeva dentro di lui, si alternavano i successi e le sconfitte: il senso del dovere, della missione, dello scopo, e la palese inutilità dello sforzo dimostratasi finora l’elemento di spicco. E proprio costui menava i colpi  più decisi, ricorreva alle mosse più subdole per fare leva sulla sua fermezza di propositi fino a quasi scalzarla, come per poco non successe in certi momenti di questo immane conflitto interiore. Poi sull’orlo dell’abisso, una piccola ma energica convinzione, spuntata si direbbe dal nulla, riusciva a ribattere i colpi fatali, ricacciando indietro l’oscuro aggressore. E così andò avanti, per un bel pezzo, finché egli non cadde addormentato sotto una quercia, consumato da tanto infierire su di sé.

     Quando si svegliò era ormai notte avanzata, e un candore fiabesco illuminava quasi a giorno il mondo che si stendeva dinanzi a lui: la luna piena era alta nel cielo, e, grande e lattiginosa, riempiva di luci e di ombre il creato. Bianco e nero si stagliavano netti l’uno addossato all’altro, nel confronto tra la luminosità e l’ombra prodotta sul terreno da ogni oggetto. Era come se le due forze contrastanti che si erano agitate dentro di lui fino a quel momento si fossero sciolte dal loro abbraccio mortale, e adesso, così ineluttabilmente scisse davanti a lui, lo provocassero a una scelta, chiara e definitiva come lo era  quel loro immoto e silente ergersi fianco a fianco.

     Immobile era il mondo, e immobile sembrava a Parzival che fosse il suo respiro, persino il battito del suo cuore, sospeso tra due realtà che lo invitavano, entrambe, a conoscerle.

     Girò  lo sguardo verso il basso, ancora confuso dal sonno e dal fermentare delle energie che ritornavano ad obbedire al suo corpo. Più giù, una pozza d’acqua. Poi, sulla riva, due cani, uno d’aspetto maligno, macilento e tetro, l’altro fiero e nobile nella sua carnosa vitalità. Più avanti ancora, due torrioni, che stranamente non aveva notato quando era arrivato sul valico.

     Come sospinto da una forza misteriosa scese a valle, e si abbeverò  avidamente all’acqua della pozza, poiché moriva di sete. Afferrò a piene mani e con facilità alcuni gamberetti, di cui brulicava lo specchio d’acqua, li arrostì e mangiò fino a saziarsi, poiché si sentiva sfinito dalla fame. I due cani erano rimasti ad osservarlo durante tutto questo tempo; però quello più macilento lo fissava con una certa animosità repressa, ringhiando in un suono appena udibile, mentre l’altro gli si era avvicinato festosamente scodinzolando.

     E adesso…era ora di conquistare i due torrioni: forse in uno di essi era custodito il Graal, e Parzival si predispose ad espugnarli, pronto ormai a tutto pur di compiere la sua missione: infatti  si sentiva animato da una rinnovata convinzione, che sentiva pervadergli tutto il suo essere, come il sangue scorre nelle vene, come il vento piega le spighe di grano, come il seme dell’uomo si riversa generoso nel ventre della donna. 

     Avanzò  a passi lenti ma decisi. Si trovò in mezzo alle due torri, cinte da merli, con le finestre sprangate,  indeciso su quale attaccare per prima…ma disposto a morire nella pugna, se ce n’era bisogno. E fu allora  che si sentì percorso da un  fremito ignoto, mai sentito, che lo fece vibrare da capo a piedi. Fu come se un velo gli cadesse dagli occhi, e vide colori sgargianti e meravigliosi, sconosciuti all’occhio umano, mentre mille e più corpi celesti roteavano in alto, in bilico sullo schermo buio della notte, senza tuttavia scompaginare l’ordine del cosmo, e lontane tempeste scatenavano la loro primordiale energia  irrorandolo di pioggia. Ogni goccia sembrava portargli una risposta, recare con sé la chiave di un mistero lungo quanto una vita. E allora, fradicio di verità, osservò le torri e vide che, per qualche strana magia, non erano più separate ma saldate in un unico edificio, con un’unica, gran porta aperta; e allora comprese. Comprese che non c’erano più scelte da fare, che la sua scelta fondamentale era stata compiuta molto tempo prima. Comprese  che il nero si univa indissolubilmente al bianco, ne era parte e controparte, sposo e compagno, diverso ma uguale. Comprese che il viaggio della vita punta in un’unica direzione, anche se per arrivarci bisogna passare attraverso le due Colonne d’Ercole.

     Una nuova certezza cantava nel suo cuore mentre si predispose al viaggio di ritorno, salutato dall’alba che spuntava dietro i monti.

     E percorse a ritroso il suo cammino: le vaste pianure si aprivano all’occhio spalancandogli la mente, i boschi risuonavano di voci familiari, amichevoli e gentili, e il fruscio dei rami degli alberi secolari lo rassicurava con carezzevoli accenti; il deserto ora fecondato dalla pioggia, tutto attraversato da rigagnoli, offriva nuovi germogli e si copriva di verde; gli spruzzi delle onde sulla scogliera lo inebriavano con l’aroma del salmastro, mentre le bocche aperte dei precipizi lo mettevano alla prova come un leggero acrobata sul filo, danzante allegramente su note che solo lui udiva.

     Entrò  nelle caverne oscure, nelle grotte stillanti timori ancestrali,  e sfidò gioiosamente le sinistre presenze  a svelare i loro segreti; esse, senza manifestarsi, nel buio li iscrissero sulla plasmabile  sostanza della coscienza che amorosamente si aperse per accoglierli e fonderli in sé.

     E non cercava più il Graal, poiché il Graal era nelle grotte, nel bosco e nel deserto, e il Graal era nelle pianure e nelle scogliere, nei precipizi, nel silenzio e nel clamore, nel buio e nella luce; e il Graal era dappertutto.    

Simone Sutra    

 

Questo racconto è tratto da  “Viaggio all’infinito”, chi  è interessato all’intero testo può scrivere a:  itdavol@tin.it

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La Notte Senza Tempo 2009 – Meditazione sull’archetipo della Luna

Programma del  31 dicembre 2009 / 1 gennaio 2010

h. 17 – Appuntamento al Circolo Vegetariano in Via del Fontanile s.n.c. – Calcata -  per la preparazione dei sentieri e delle grotte, raccolta di arbusti secchi, etc.

h. 20 – Convivio al Circolo con le pietanze vegetariane da ognuno portate, scrittura dei pensierini di buon auspicio e di buon proposito. Quelli “belli” verranno letti pubblicamente e consegnati per la pubblicazione nel nostro sito, quelli brutti li metteremo in saccoccia per portarli con noi durante il percorso notturno e caricarli di buona volontà emendatrice.

h. 22 – Partenza nella notte buia in qualsiasi condizione atmosferica, portare abiti comodi e caldi, torcia elettrica a dinamo, candele, etc. Venire preparati al peggio!

h. 00 – Arrivo senza  tempo né luogo.

Al ritorno,  a qualsiasi ora sia, ritiro nella grotta della Madre Terra nel Tempio della Spiritualità della Natura, accensione del fuoco sacrale nel quale gettare i foglietti con i pensierini “purificati”. Meditazione finale con canto di mantra.

Chi lo desidera potrà trascorrere la notte nel Tempio, portare sacco a pelo.

Prenotazione obbligatoria: circolo.vegetariano@libero.it – Tel. 0761/587200

 

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