Calcata 2009/2010 – Capodanno al Circolo Vegetariano VV.TT. con meditazione sul tema della Luna – La notte senza tempo ed i tarocchi raccontati da Simone Sutra: Arcano 18

Eventi Paolo D'Arpini 4 dicembre 2009

     Sir Parzival era stanco.

     Erano ormai passati tanti anni da quando era partito, per ordine di Sua maestà  la Regina, alla ricerca di quel santo Graal che nessuno in realtà  sapeva cos’era né dov’era, poiché nessuno l’aveva mai visto: si sapeva solo che c’era, e in esso si riponevano tutte le speranze di riportare il regno all’antico splendore.

     E lui aveva percorso in lungo e in largo il paese, si era spinto fino agli angoli più remoti delle terre che si conoscevano.

     Aveva rasentato il ciglio di perigliosi precipizi, era stato inzuppato dalle violente onde della scogliera; era stato percosso dal sole nelle pianure desertiche spazzate dal vento, in cui lui stesso si era sentito rinsecchire come nuda roccia, e aveva creduto di essere lui stesso solo uno dei tanti granelli di polvere sollevati in mulinello dal ghibli: gli era sembrato che lungi fosse trasportata la sua essenza, di là dai monti e di là dal mare, in un luogo che lui non conosceva, né alcuno conosceva lui: e questo lo aveva fatto sentire più povero di tutti i poveri, lui che era un principe di nobili origini.

  Aveva esplorato palmo a palmo insidiose spelonche popolate da pipistrelli, in cui ristagnavano le infide ombre di nascoste verità, captando al passaggio il gelido afflato della loro oscura presenza senza tuttavia mai riuscire a vederle, a  sentirle, a conoscerle: erano rimaste così solo un’impressione fuggevole, una larvata immagine disegnata a tratti mutevoli e nervosi sulla pallida superficie della coscienza, andandosene così come era venuta. Glie ne era rimasto qualcosa? Forse…o forse  no.  Percepiva però in seguito a questo, seppure in modo vago, l’esistenza di un universo popolato da sogni ed incubi, da visioni e immaginazioni, da fantasticherie e certezze; e, sì, di questo ne era sicuro, tutto ciò era fortemente reale, sebbene lui, misero lui (o forse …beato lui?) non l’avesse mai potuto conoscere.

      Si era addentrato in foreste tenebrose, in cui a malapena penetrava un raggio di sole dalla sommità di alberi centenari, forse millenari, che custodivano, arcigni e impenetrabili, il segreto della loro misteriosa ed impervia vitalità, boschi impregnati di malefici inganni risonanti di voci sussurrate, più spaventose del ruggito di un orco.

      Aveva solcato immense pianure di sterpaglia, temendo di venire assalito ad ogni istante dalle fantomatiche presenze celate nell’erba alta, a volte altissima.

      Era stato tutto molto faticoso- forse troppo. E tutto, soprattutto, invano, poiché il tanto sospirato Graal non era  nelle caverne, e non era nelle pianure, e non era nei boschi, e non era nel deserto; e il Graal non era da nessuna parte. 

      Era arrivato ai bordi di una sterminata vallata, sovrastata da un alto valico montano; egli, con sforzo dispendioso e colate di sudore era finalmente riuscito a conquistarlo, ed ora gli si stendeva dinanzi la vista sconfinata.

     “Ahimè, un altro luogo da esplorare, da percorrere da cima a fondo!”  Si disse con vena malinconica. La spossatezza fisica sembrò penetrargli nei più profondi recessi dell’anima, e lo scoramento si impadronì di lui, spietato e divorante, come sa chi lo conosce bene. Si sentì roso dall’interno; e nel vortice dei pensieri contrastanti, nella lotta all’ultimo sangue e senza esclusione di colpi che si svolgeva dentro di lui, si alternavano i successi e le sconfitte: il senso del dovere, della missione, dello scopo, e la palese inutilità dello sforzo dimostratasi finora l’elemento di spicco. E proprio costui menava i colpi  più decisi, ricorreva alle mosse più subdole per fare leva sulla sua fermezza di propositi fino a quasi scalzarla, come per poco non successe in certi momenti di questo immane conflitto interiore. Poi sull’orlo dell’abisso, una piccola ma energica convinzione, spuntata si direbbe dal nulla, riusciva a ribattere i colpi fatali, ricacciando indietro l’oscuro aggressore. E così andò avanti, per un bel pezzo, finché egli non cadde addormentato sotto una quercia, consumato da tanto infierire su di sé.

     Quando si svegliò era ormai notte avanzata, e un candore fiabesco illuminava quasi a giorno il mondo che si stendeva dinanzi a lui: la luna piena era alta nel cielo, e, grande e lattiginosa, riempiva di luci e di ombre il creato. Bianco e nero si stagliavano netti l’uno addossato all’altro, nel confronto tra la luminosità e l’ombra prodotta sul terreno da ogni oggetto. Era come se le due forze contrastanti che si erano agitate dentro di lui fino a quel momento si fossero sciolte dal loro abbraccio mortale, e adesso, così ineluttabilmente scisse davanti a lui, lo provocassero a una scelta, chiara e definitiva come lo era  quel loro immoto e silente ergersi fianco a fianco.

     Immobile era il mondo, e immobile sembrava a Parzival che fosse il suo respiro, persino il battito del suo cuore, sospeso tra due realtà che lo invitavano, entrambe, a conoscerle.

     Girò  lo sguardo verso il basso, ancora confuso dal sonno e dal fermentare delle energie che ritornavano ad obbedire al suo corpo. Più giù, una pozza d’acqua. Poi, sulla riva, due cani, uno d’aspetto maligno, macilento e tetro, l’altro fiero e nobile nella sua carnosa vitalità. Più avanti ancora, due torrioni, che stranamente non aveva notato quando era arrivato sul valico.

     Come sospinto da una forza misteriosa scese a valle, e si abbeverò  avidamente all’acqua della pozza, poiché moriva di sete. Afferrò a piene mani e con facilità alcuni gamberetti, di cui brulicava lo specchio d’acqua, li arrostì e mangiò fino a saziarsi, poiché si sentiva sfinito dalla fame. I due cani erano rimasti ad osservarlo durante tutto questo tempo; però quello più macilento lo fissava con una certa animosità repressa, ringhiando in un suono appena udibile, mentre l’altro gli si era avvicinato festosamente scodinzolando.

     E adesso…era ora di conquistare i due torrioni: forse in uno di essi era custodito il Graal, e Parzival si predispose ad espugnarli, pronto ormai a tutto pur di compiere la sua missione: infatti  si sentiva animato da una rinnovata convinzione, che sentiva pervadergli tutto il suo essere, come il sangue scorre nelle vene, come il vento piega le spighe di grano, come il seme dell’uomo si riversa generoso nel ventre della donna. 

     Avanzò  a passi lenti ma decisi. Si trovò in mezzo alle due torri, cinte da merli, con le finestre sprangate,  indeciso su quale attaccare per prima…ma disposto a morire nella pugna, se ce n’era bisogno. E fu allora  che si sentì percorso da un  fremito ignoto, mai sentito, che lo fece vibrare da capo a piedi. Fu come se un velo gli cadesse dagli occhi, e vide colori sgargianti e meravigliosi, sconosciuti all’occhio umano, mentre mille e più corpi celesti roteavano in alto, in bilico sullo schermo buio della notte, senza tuttavia scompaginare l’ordine del cosmo, e lontane tempeste scatenavano la loro primordiale energia  irrorandolo di pioggia. Ogni goccia sembrava portargli una risposta, recare con sé la chiave di un mistero lungo quanto una vita. E allora, fradicio di verità, osservò le torri e vide che, per qualche strana magia, non erano più separate ma saldate in un unico edificio, con un’unica, gran porta aperta; e allora comprese. Comprese che non c’erano più scelte da fare, che la sua scelta fondamentale era stata compiuta molto tempo prima. Comprese  che il nero si univa indissolubilmente al bianco, ne era parte e controparte, sposo e compagno, diverso ma uguale. Comprese che il viaggio della vita punta in un’unica direzione, anche se per arrivarci bisogna passare attraverso le due Colonne d’Ercole.

     Una nuova certezza cantava nel suo cuore mentre si predispose al viaggio di ritorno, salutato dall’alba che spuntava dietro i monti.

     E percorse a ritroso il suo cammino: le vaste pianure si aprivano all’occhio spalancandogli la mente, i boschi risuonavano di voci familiari, amichevoli e gentili, e il fruscio dei rami degli alberi secolari lo rassicurava con carezzevoli accenti; il deserto ora fecondato dalla pioggia, tutto attraversato da rigagnoli, offriva nuovi germogli e si copriva di verde; gli spruzzi delle onde sulla scogliera lo inebriavano con l’aroma del salmastro, mentre le bocche aperte dei precipizi lo mettevano alla prova come un leggero acrobata sul filo, danzante allegramente su note che solo lui udiva.

     Entrò  nelle caverne oscure, nelle grotte stillanti timori ancestrali,  e sfidò gioiosamente le sinistre presenze  a svelare i loro segreti; esse, senza manifestarsi, nel buio li iscrissero sulla plasmabile  sostanza della coscienza che amorosamente si aperse per accoglierli e fonderli in sé.

     E non cercava più il Graal, poiché il Graal era nelle grotte, nel bosco e nel deserto, e il Graal era nelle pianure e nelle scogliere, nei precipizi, nel silenzio e nel clamore, nel buio e nella luce; e il Graal era dappertutto.    

Simone Sutra    

 

Questo racconto è tratto da  “Viaggio all’infinito”, chi  è interessato all’intero testo può scrivere a:  itdavol@tin.it

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La Notte Senza Tempo 2009 – Meditazione sull’archetipo della Luna

Programma del  31 dicembre 2009 / 1 gennaio 2010

h. 17 – Appuntamento al Circolo Vegetariano in Via del Fontanile s.n.c. – Calcata -  per la preparazione dei sentieri e delle grotte, raccolta di arbusti secchi, etc.

h. 20 – Convivio al Circolo con le pietanze vegetariane da ognuno portate, scrittura dei pensierini di buon auspicio e di buon proposito. Quelli “belli” verranno letti pubblicamente e consegnati per la pubblicazione nel nostro sito, quelli brutti li metteremo in saccoccia per portarli con noi durante il percorso notturno e caricarli di buona volontà emendatrice.

h. 22 – Partenza nella notte buia in qualsiasi condizione atmosferica, portare abiti comodi e caldi, torcia elettrica a dinamo, candele, etc. Venire preparati al peggio!

h. 00 – Arrivo senza  tempo né luogo.

Al ritorno,  a qualsiasi ora sia, ritiro nella grotta della Madre Terra nel Tempio della Spiritualità della Natura, accensione del fuoco sacrale nel quale gettare i foglietti con i pensierini “purificati”. Meditazione finale con canto di mantra.

Chi lo desidera potrà trascorrere la notte nel Tempio, portare sacco a pelo.

Prenotazione obbligatoria: circolo.vegetariano@libero.it – Tel. 0761/587200

 

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