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Giorno della memoria 2014 – Uscire dal vortice dell’olocausto

Comunicato Stampa

Offrire in olocausto è retaggio della cultura patriarcale, pastorale e guerriera. L’offerta di vittime sacrificali al dio, per mezzo del fuoco sull’ara, è infatti descritta come inizio della religione nella stessa bibbia, con le offerte di animali fatte dal pastore Abele al suo dio e conseguente antagonismo e guerra con Caino, rappresentante del mondo agricolo. Secondo i fatti descritti noi discendiamo tutti da Caino in realtà il mito olocaustale di Abele è rimasto come simbolo di “civiltà”. Basti vedere l’altro esempio, quello di Abramo che sostituisce sull’ara il capro espiatorio al primogenito.

Nella civiltà patriarcale l’offerta in olocausto è una simbologia inequivocabile della tendenza a dominare, sottomettere ed uccidere le altre specie viventi ed i conquistati per ingraziarsi la divinità. Ad esempio il tempio di Gerusalemme era un enorme macello in cui venivano sgozzati giornalmente centinaia di armenti in modo rituale mentre la parte “olocaustale” veniva poi svolta “in privato” dall’offerente, ovvero la carne già dedicata al dio veniva abbrustolita e consumata….

Quando due culture di matrice patriarcale, con forte aderenza all’origine etnica, si contendono un predominio politico e sociale ecco che ne nasce una competizione cruenta. Ed i più deboli soccombono. Questa è la regola in tutti gli scontri di civiltà descritti nella storia da cinquemila anni a questa parte. E la stessa cosa è avvenuta in Germania durante la prima metà del secolo scorso. I nazisti, grandi cultori della razza ariana, si scontrarono ideologicamente con gli ebrei, definentesi la razza eletta, e la conseguenza fu la persecuzione ed eliminazione fisica della compagine minoritaria. Gli ebrei, ma non solo essi, finirono nei campi di detenzione e lavoro e metodicamente eliminati e “olocaustizzati” nei forni crematori. Questi i fatti che vengono ricordati “nel giorno della memoria” del 27 gennaio. La shoah, insomma, è l’ennesimo episodio di una cultura antropocentrica e violenta protagonista di una continua guerra dell’uomo contro l’uomo e contro ogni altro essere vivente.

Come già proponiamo da alcuni anni, noi di European Consumers e del Circolo Vegetariano VV.TT., vorremmo portare l’attenzione sulla continuazione di questa malefica tendenza a sottomettere tutto ciò che è vita “altra” da noi attraverso criteri “appropriativi” e di sfruttamento sistematico. Vedesi ciò che facciamo ai nostri fratelli animali, rinchiusi in gabbie ed in lager, e poi brutalmente sgozzati e successivamente ceduti per l’olocaustizzazione (cucinatura) agli acquirenti. L’esempio del tempio di Gerusalemme è ormai un fatto universale e magnificato. Migliaia e migliaia, anzi milioni e milioni di animali innocenti vengono brutalmente sfruttati e uccisi ogni giorno per soddisfare la nostra sete di dominio ed ingordigia. Per questa ragione sarebbe opportuno e corretto che “il giorno della memoria” ricordasse anche questi sacrifici, in modo da evitare che vengano perpetrati e ripetuti e che pian piano escano dalla consuetudine. L’antropocentrismo e la stupidità umana, sotto qualsiasi bandiera si manifestino, debbono essere superati se vogliamo che la specie umana progredisca ed esca dalla rovinosa barbarie della guerra e della distruzione del pianeta che ci ospita.

Paolo D’Arpini – Circolo Vegetariano VV.TT.
Vittorio Marinelli – European Consumersers

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Per fornire un buon esempio, il 26 gennaio 2014, proponiamo una passeggiata nella natura con visita agli animali che liberamente la popolano. La semplice osservazione sarà sufficiente. Si svolge lungo il Panaro, sul Sentiero Natura, con inizio dalla rotonda di Via Gibellini a Spilamberto (Mo), appuntamento alle h. 14.30. L’indomani, la sera del 27 gennaio (alle h. 20.30), invece offriremo canti e una meditazione silenziosa a cui seguirà la condivisione di un “prasad” vegetariano da ognuno portato.
Per appuntamento ed informazioni: 333.6023090
europeanconsumers.tuscia@gmail.com

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Calcata la bocciò.. ma l’isola somarabile è ancora un’idea esportabile.. sarà Nepi, sarà Treia, sarà Roma….?

Buongiorno Sig. Paolo D’Arpini, sono E. F. nata a Roma 38 anni fa e con mio marito vivo felicemente a Nepi da 8 anni. Sto frequentando il corso di co-terapia con l’asino presso il centro di Eugenio Milonis ad Introdacqua (Sulmona). Ho nella mia mente un progetto di rivalutazione del ruolo dell’asino nel Lazio soprattutto sulla via Francigena (”Verso Roma a Passo d’Asino”), e trovando nel web la vostra proposta di qualche anno fa di rendere somarabile Calcata che purtroppo non siete riusciti ad attuare, ne sono rimasta affascinata. Avrei grande piacere a conoscere lei e il circolo e anche il prof. Portoghesi per provare ad unire le nostre forze e le nostre idee per un nuovo progetto.
Spero di potervi conoscere presto Elena – 10 novembre 2013″

Mia rispostina: “Cara E. F., fa piacere scoprire che le idee e gli esperimenti per un ritorno alla natura trovino consensi e nuove spinte. Dopo 37 anni di battaglie sul fronte di Calcata ed avendo appurato la totale inutilità di continuare lì la guerra, poiché Calcata è diventata un teatrino della domenica ed un parcheggio a cielo aperto, ho avuto la buona sorte, dopo la morte della mia ultima asina Fantina e degli altri miei animali residui, di trasferirmi in un borgo molto bello, pur che di asini non ce ne sono molti, ne sento ragliare uno solo di tanto in tanto…(sic). Questo paese si trova nelle Marche e si chiana Treia. Ora spero di vivere in pace qui, sebbene dopo tre anni di permanenza mi sia reso conto che ogni luogo è paese e la mentalità retriva lasciata a Calcata la trovo sovente anche a Treia. Comunque -almeno- non sto al fronte (nelle vicinanze di Roma) ma nelle retrovie periferiche. I tempi sono quelli che sono e per me sembra giunto il tempo del semi-congedo permanente…. Comunque mai ho demorso né ora demordo (malgrado l’età avanzata) nel tentativo di portare avanti un esempio di vita ecologista. Spero perciò voglia venire a trovarmi a Treia, ove il Circolo vegetariano VV.TT. si è trasferito, ed ove spesso organizziamo eventi modesti ma significativi. Il prossimo importante appuntamento sarà quello della trentesima edizione della Festa dei Precursori (corrispondente alla nascita del Circolo fondato nel 1984). Si svolgerà dal 25 al 27 aprile 2014.”

Nota esplicativa:

Ho appena ricevuto la comunicazione di cui sopra da una signora di Nepi che si dice interessata a valorizzare il trasporto equino e asinino, che anni fa proposi all’amministrazione di Calcata (vedere link in calce *). Beh, da allora è trascorso un ventennio e ho dovuto abbandonare la proposta di impedire l’accesso alle auto nel celebrato borgo della Tuscia e di recuperarne la bellezza ed il fascino storico. Pensate come sarebbe stata bella e romantica Calcata senza quelle puzzolenti ed invadenti auto di turisti pigri e loffi che arrivano da ogni parte del mondo, ma soprattutto da Roma, per satollarsi in ristoranti e pub e far finta di aver condiviso una “cultura alternativa”.

In verità la proposta dell’isola somarabile era stata fatta a suo tempo persino ai sindaci di Roma: Rutelli e Alemanno. Poiché presupponevo che il centro storico tornasse alle origini, con le vie trasformate in giardini percorribili esclusivamente da pedoni, asini e cavalli. Infatti se Roma avesse al suo interno “un polmone verde” non ci sarebbe più bisogno per i romani di andare in giro in macchina per campagne a cercare un po’ di natura, basterebbe andare in centro città.

Questa è una proposta bioregionale che mi sta molto a cuore e che avanzo da parecchi anni. Ritengo che se adeguatamente protetti, curati e foraggiati, i cavalli e gli asini a Roma ci potrebbero anche stare. Fanno parte della tradizione e inoltre con la crisi del petrolio, l’inquinamento automobilistico, etc. potrebbero fornire un’alternativa ecologica per il trasporto urbano (essendo l’altra alternativa la bicicletta ed il risciò a pedali o triciclo). Il cavallo ed il somaro da tempo immemorabile sono compagni dell’uomo, allontanare questi equini, come è successo per altri animali, dalla comunità umana non è certo una buona idea. Ritengo però che le carrozzelle andrebbero alleggerite al massimo, facendo in modo che l’animale non si affatichi, trasportando un massimo di due passeggeri. Questo potrebbe essere un buon approccio iniziale per ecologizzare e rendere percorribile la parte centrale della città eterna riservandiola solo a pedoni, persone munite di pattini a rotelle, cavalli, asini, etc.. Il traffico veicolare automobilistico dovrebbe essere relegato alle aree periferiche della metropoli, in modo così da alleggerire il tasso d’inquinamento ed inoltre creare nel cuore della città professioni alternative e fantasiose (artigiani, artisti, contadini urbani, etc.).

Ma sulla politica di Roma non posso intervenire, il sindaco Marino non mi ascolta. Ci proverò qui a Treia, ove abito, che è tra l’altro un bellissimo borgo medioevale, ma pure qui attualmente prevale la mentalità dell’uso di vie e piazze come parcheggi e percorsi automobilistici. Per fortuna il traffico è più che altro locale ma sicuramente il paese ci guadagnerebbe a ritrovare la sua vecchia immagine pulita e fiorita senza mezzi meccanici che la impuzzolentiscono rendendo le sue stradine pericolose per il transito pedonale.

Chissà se la futura amministrazione treiese, che sortirà dalle elezioni di primavera 2014, vorrà sposare la proposta di trasformare Treia in “isola somarabile”?

Paolo D’Arpini
Circolo vegetariano VV.TT.
e Rete Bioregionale Italiana

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* Menzioni all’Isola somarabile: http://www.circolovegetarianocalcata.it/2009/05/07/se-gli-asinelli-di-calcata-fossero-diventati-navette-la-proposta-del-circolo-vegetariano-che-fece-discutere-tutto-il-mondo-non-fu-attuata-per-mancanza-di-lungimiranza-e-fantasia/

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Antonio Pettinari, presidente della Provincia di Macerata: “Anche la Corte dei Conti si esprime a favore delle Province”

Bioregionalismo – Fa piacere vedere che le idee bioregionali finalmente trovano consensi…

Abbiamo iniziato a pubblicare gli appelli al mantenimento delle Province, in chiave bioregionale, su internet dal 2008 e prima sulla carta stampata,nei maggiori quotidiani ed in diversi libri editi dalla Rete Bioregionale Italiana, e le tracce per fortuna non sono andate perse…: https://www.google.com/search?client=gmail&rls=gm&q=no%20alle%20regioni%20carrozzoni%20s%C3%AC%20alle%20province%20paolo%20d’arpini

Ed ecco, dopo anni di proposte politiche bioregionali, oggi sul web è apparsa la notizia che anche la Corte dei Conti esprime perplessità sulla eliminazione delle Province, ce lo comunica il presidente della Provincia di Macerata, Antonio Pettinari: http://www.presidente.provincia.mc.it/?p=22967

In realtà se proprio proprio si volesse risparmiare sugli enti inutili e spendaccioni bisognerebbe considerare l’eliminazione delle Regioni. La costituzione degli Enti Regionali in Italia è stato uno dei mali della politica nostrana, tesa a spartirsi la torta amministrativa. Ha fatto comodo ai partiti che si sono creati delle piccole repubbliche all’interno dello stato contemporaneamente permettendo agli amministratori di mungere alle prebende pubbliche e gestire le ricchezze del popolo a fini personalistici. Prova ne sia -ad esempio- il gonfiamento paradossale della spesa sanitaria, con norme interne, attuazioni e finalità differenziate, con l’impossibilità di trasferimento da una Regione all’altra come si trattasse di stati esteri e con la suddivisione delle cariche e degli enti fra i soliti congiunti politici, senza nessun reale beneficio per la salute pubblica.

La parcellizzazione dell’Italia suddivisa in Enti regionali autonomi ha portato svantaggi al popolo italiano. Le Regioni sono -a tutti gli effetti- “repubblichette” indipendenti all’interno del contesto nazionale ed europeo e questo non è un vantaggio per la comunità, anzi ha portato guai, delusioni e persino odi… E di questo non abbiamo bisogno proprio ora che la crisi economica galoppante e la spinta allo sfacelo morale si fa più forte in Italia e nel mondo.

C’è bisogno di solidarietà e di capacità di riconoscersi con il luogo in cui si vive senza però cancellare l’unitarietà della vita e la consapevolezza che il pianeta è uno come una è la specie umana. L’integrazione è solo una ovvia conseguenza del vivere in luogo riconoscendolo come la propria casa.

Perciò il vero federalismo può essere solo bioregionale ed il riconoscimento con il luogo di residenza deve avvenire nelle forme più semplici e vicine al contesto socio/ambientale in cui si vive. Questo contesto è ovviamente la comunità del paese, e della città che riunisce una serie di paesi in una comunità facilmente riconducibile ad una identità condivisa. Questa è la “Provincia”.

Le Province, quindi, lungi dal dover essere eliminate dovrebbero anzi assurgere al ruolo rappresentativo dell’identità locale e tale riconoscimento non alienerebbe la comunione ed il senso di appartenenza all’Europa bensì aiuterebbe il radicamento al luogo in cui si vive e la responsabilizzazione a mantenerlo sano e compatto.

C’é inoltre da dire che dal punto di vista storico le Province da tempo immemorabile hanno rappresentato il “luogo di origine” mentre le Regioni sono state create massimamente a tavolino per soddisfare esigenze politiche indifferenti alla comunità. Vedesi -ad esempio- la costituzione del Lazio, formato per soddisfare le esigenze di una città che doveva essere la capitale di un nuovo impero, costituito smembrando la Tuscia, rubando territori all’Umbria (Rieti) e aree all’ex Regno di Napoli (Formia, Gaeta, etc.).

Perciò: Sì alle Province, come ricettacolo di identità bioregionale!

Paolo D’Arpini

Referente Rete Bioregionale Italiana
Via Mazzini, 27 – Treia (Mc)
Tel. 0733/216293

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4 novembre 2013, festa dei mercenari e degli oppressori del popolo – Il governo invia 400 militari dall’Afghanistan in Val di Susa

Ad integrazione dell’articolo: http://www.circolovegetarianocalcata.it/2013/11/01/4-novembre-2013-giornata-delle-forze-armate-italiane-che-non-esistono-piu/

…il 4 novembre ricorre il giorno dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate…. ma oggi tali forze sono usate a scopi repressivi ed antinazionali

L’Italia oggi è alla mercé delle truppe “d’occupazione” della Nato e in caso di necessità non c’è più un esercito fedele al popolo. Solo “stipendiati” al servizio dei politici di turno.

Insomma se in Italia ci fosse bisogno di difendere il popolo un esercito di leva potrebbe aiutare mentre quello vigente dei mercenari serve solo a combattere le guerre della Nato in varie parti del mondo (sempre a spese dei cittadini) mentre il popolo può essere oppresso e vilipeso sia dai burocrati e tassatori che dai delinquenti comuni e mafiosi (in santa alleanza).

Non solo questo… è di oggi la notizia che il governo ha destinato alla tutela del cantiere TAV quattrocento soldati. I militari hanno acquisito le funzioni della polizia giudiziaria, con la possibilità di fermare persone che abbiano tenuto un comportamento “illegale”.

Dal che si deduce che i soldati “volontari” avranno funzioni repressive nei confronti del popolo e non a favore del popolo.

I No Tav sottolineano che in Afghanistan, nella provincia di Herat, il rapporto è di 1 soldato ogni 517 abitanti. A Chiomonte su 931 residenti ci saranno ben 415 soldati.

Perciò affermo ancora una volta che non sono d’accordo con il sistema corrente in cui il servizio militare è riservato a forze prezzolate credo che l’onere della difesa (dico “difesa”…) della nostra terra o dei legittimi interessi dei suoi abitanti non possa essere delegata ai “volontari” di professione che ubbidiscono chi li paga.
La coscrizione obbligatoria può sembrare una sopraffazione, se serve ad una causa ingiusta, ma è l’unico modo per riconoscersi tutti figli dello stesso paese.

Paolo D’Arpini

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4 novembre 2013 – Giornata delle Forze Armate Italiane che non esistono più…

…il 4 novembre ricorre il giorno dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate….

Rinnegare il passato non ha senso… l’Unità d’Italia è stata raggiunta con fatica, lotta e sacrificio… Anche se potrei obiettare che non serviva e che la prima guerra mondiale (ed ultima del risorgimento) poteva essere evitata poiché l’Austria si era impegnata a cedere Trento e Trieste in cambio della non belligeranza italiana. Altri addirittura affermano che si stava meglio con il Regno delle Due Sicilie, con lo Stato del Vaticano (ma quello c’è ancora..), con la Repubblica di Venezia, etc. Può anche essere vero ma pure in quei regni esistevano eserciti ed un senso nazionale…

Non sono d’accordo con il sistema corrente in cui il servizio militare sia riservato a forze prezzolate, semplici volontari (sia pure interni cittadini) credo che l’onere della difesa (dico “difesa”…) della nostra terra o dei legittimi interessi dei suoi abitanti non possa essere delegata ai “volontari” di professione. Ne parlavo con Caterina il 31 ottobre 2013 mentre in macchina andavamo a San Severino Marche per celebrare la vigilia di Ognissanti.

L’Italia oggi è alla mercé delle truppe “d’occupazione” della Nato e in caso di necessità non c’è più un esercito fedele al popolo. Solo “stipendiati” al servizio dei politici di turno. Tra l’altro leggevo l’altra mattina, facendo colazione al baretto di Treia, che esistono vari paesi in Italia completamente invasi da stranieri, immigrati clandestini, che ormai la fanno da padroni, molestano le persone per istrada, non pagano le consumazioni nei bar e nemmeno le cose comprate nei negozi… anche se per i loro bisogni essenziali sono nutriti ed albergati in vari centri di accoglienza. I sindaci non sanno come fare per impedire questi soprusi.

L’Italia è destinata ad essere invasa da una massa sempre più violenta di “profughi” che vivono a spese dello stato?

E in caso di difesa non bastano quei tre carabinieri che dispongono di una sola camionetta per perlustrare un territorio vastissimo e popolato. Ogni sera, mi ha riferito una amica di Treia, ricevono decine di chiamate in tutta la provincia di Macerata ma cosa possono fare? La stragrande maggioranza dei furti e rapine va quindi a buon fine. Infatti coloro che negli anni passati si trasferivano in campagna per vivere meglio adesso, solo per vivere, sono costretti a tornare nei paesi dove almeno ci sono dei vicini… Spesso però anche i vicini servono a poco… Alcuni giorni fa ho saputo che -sempre a Treia- c’è stata una rapina in una casa del borgo, due malviventi sono stati sorpresi a rubare da una anziana ed irritati l’hanno accoltellata e sono fuggiti… Ovviamente senza che le forza pubblica potesse far nulla, per fortuna almeno l’ambulanza è prontamente accorsa.

Insomma se in Italia ci fosse bisogno di controllare il territorio un esercito di leva potrebbe aiutare mentre quello vigente dei mercenari serve solo a combattere le guerre della Nato in varie parti del mondo (sempre a spese dei cittadini) mentre il popolo può essere oppresso e vilipeso sia dai burocrati e tassatori che dai delinquenti comuni e mafiosi (in santa alleanza).

Il Libro dei Mutamenti afferma: “Nel grembo della terra vi è l’acqua: l’immagine dell’Esercito. Così il nobile magnanimo verso il popolo accresce le sue masse” – L’immagine dell’esagramma L’Esercito (Shih n. 7) del Libro dei Mutamenti, è molto chiara nell’indicarne il significato. Infatti nell’antichità, in virtù della coscrizione obbligatoria, i soldati erano presenti nel popolo come l’acqua sotto la terra. Ed avendo cura della prosperità del popolo si ottiene un esercito valoroso. Ed ancora nella prima linea. “Un esercito deve servire in buon ordine ed armonia. Se ciò non avviene incombe sciagura”.

La coscrizione obbligatoria può sembrare una sopraffazione, se serve ad una causa ingiusta, ma è l’unico modo per riconoscersi tutti figli dello stesso paese.

Vediamo che alla fine dell’Impero Romano, allorché i legionari erano solo professionisti perlopiù stranieri pagati, è stato sufficiente l’arrivo di una masnada di barbari per sconfiggere l’Impero… Le famose invasioni barbariche contavano a malapena poche migliaia di individui (comprese donne e bambini ed armenti) mentre Roma aveva oltre un milione e mezzo di abitanti ma quei pochi barbari determinati bastarono per annichilire e distruggere un sistema… forse marcio, forse indegno di essere mantenuto.. come probabilmente sta succedendo ai giorni nostri…!

Paolo D’Arpini

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