Archivio della Categoria 'Alimentazione vegetariana'

Come restare in buona salute mangiando?

buona salute mangiando

Se potessimo fare a tutti gli abitanti della Terra la domanda “Qual è la cosa a cui tieni di più” sicuramente il 99% almeno risponderebbe ”LA SALUTE”.

E allora eccovi una dritta. Chi la vuole accettare la metta in pratica, chi non la vuole accettare faccia come crede.

Una ricerca fatta da un gruppo di medici indiani, poi ripetuta e ampliata da un gruppo di medici statunitensi, ha dimostrato che:

se si somministrano aflatossine (muffe/sottoprodotto del fungo Aspergillus Flavius, il più potente cancerogeno finora conosciuto), si possono avere due effetti diversi:

1- se sono accompagnate da una dieta con un alto apporto proteico, non vengono metabolizzate e si forma il cancro, il quale, una volta attecchito, se si mantengono gli stessi alti livelli di proteine porta alla morte, anche se le aflatossine sono somministrate in quantità basse

2- se sono accompagnate da una dieta a basso contenuto proteico, vengono aggredite e distrutte dal sistema immunitario, anche se somministrate in elevate quantità.

Non solo, se, una volta iniziato il processo canceroso (in presenza anche di basse quantità di aflatossine, ma di forti dosi di proteine) si diminuiscono le proteine della dieta, il cancro regredisce fino a scomparire (dopo un tempo più o meno lungo a seconda dello stato di avanzamento del processo cancerogeno.

NOTA: per una persona di 60 kg, è stato riscontrato che la quantità limite o prossima al limite di proteine assumibili che non dà luogo alla formazione di cancro è di circa 30g, vale a dire di 0,5g/kg di peso corporeo.
Tenuto conto che un onnivoro, che mangia carne, pesce, uova e/o formaggi 1 o 2 volte al giorno (e forse 3), assume mediamente oltre 4 volte la quantità limite di proteine detta sopra, si può capire perché oggi, soprattutto nei paesi occidentali, il cancro miete così tante vittime (1 su 3 persone e anche meno in zone a forte inquinamento chimico).

Ecco anche perché le case farmaceutiche ci fanno sapere, tramite le fonti di informazione pubblica da loro dominate, che bisogna mangiare tante proteine per essere forti e sani. Così ci ammaliamo e loro straguadagnano vendendoci medicine, facendoci le chemio e le operazioni chirurgiche e rendendoci dei dipendenti a vita dei loro macabri sistemi di potere.

E’ quindi dimostrato l’assioma di Ippocrate che il cibo può essere tanto la nostra medicina quanto la nostra malattia. Cosa che, purtroppo, la medicina moderna ci ha fatto dimenticare.

Marco Bracci

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Vegani “estemporanei” e come evitare carenze nutrizionali ai bambini vegani

bambini vegani

Diversamente da quanto attestato dai più accreditati istituti di ricerca in fatto alimentare (come l’American Dietetic Association e dai Dietitians of Canada, i quali affermano che le proteine vegetali sono perfettamente in grado di soddisfare i fabbisogni nutrizionali dell’uomo e che le diete vegane se ben bilanciate sono adeguate a tutti gli stadi del ciclo vitale, ivi inclusi gravidanza, allattamento, prima, seconda infanzia ed adolescenza, e promuovono una crescita normale), il prof. Veronesi, il sostiene che sia pericoloso per un bambino mangiare vegano, e che i bambini devono ricevere un’alimentazione completa e non “ridotta”. Sostiene inoltre che chi segue tale scelta alimentare deve necessariamente farsi seguire da un nutrizionista esperto e che Egli stesso è vegetariano e non vegano perché non ama i fondamentalismi (considerare estremista la scelta vegan è come ritenere estremista un genitore che vuole trattare allo stesso modo tutti i componenti della sua famiglia. Infine considera giusto e sacrosanto il principio della compassione per gli animali, ma che noi umani abbiamo diritto ad un giusto nutrimento, nel rispetto di regole etiche ed economiche. Come manifestare compassione verso miliardi di creature condannate fin dalla nascita alla schiavitù degli allevamenti intensivi e a morte prematura è tutto da dimostrare.

Io credo che molti rappresentanti della medicina ufficiale siano informati su tutto ciò che riguarda la malattia ma sanno poco su come conservare o recuperare la salute. I prodotti di derivazione animale non sono meno nocivi della carne, dal momento che sono proprio le proteine animali le massime imputate nelle principali patologie umane, da qualunque prodotto provengano. Consumare prodotti caseari, formaggi, latte e uova significa non solo ingerire colesterolo, grassi saturi, eccessi proteici ed ingenti quantitativi di farmaci somministrati agli animali per renderli più produttivi e immunizzarli alle varie malattie cui andrebbero incontro a causa di una vita infernale, ma avallare, giustificare l’esistenza dei mega allevamenti e la disumana condizione degli animali.

Perché mai i bambini, a differenza degli adulti (come afferma il prof. Veronesi), avrebbero bisogno di consumare proteine animali? Quali principi nutritivi si trovano nei prodotti animali che non troviamo nel mondo vegetale?

La storia di qualche vegan estemporaneo non può mettere in discussione la realtà dei 700 mila vegani in Italia che (a differenza della quasi totalità degli onnivori) godono di una salute eccellente, compresi i figli, senza farsi seguire da un nutrizionista “esperto”: nessuna specie ha bisogno che qualcuno gli indichi gli alimenti adatti alla sua nutrizione.

Noi vegani abbiamo l’abitudine a far funzionare bene la testa, oltre che il cuore, e fare riferimento alle leggi stabilite per noi umani da Madre Natura la quale ci dice che il latte della mucca è adatto solo al suo vitellino non all’essere umano, come l’uovo è destinato a dar vita ad un pulcino non a fare la mionese.

Ritengo sia molto più saggio far assumere settimanalmente o mensilmente al bambino vegan una semplicissima pasticchina di B12 che avere la quasi certezza di esporlo alle più terribili patologie moderne, come infarto, ictus, malattie degenerative, autoimmuni, ipertensione, diabete ecc.

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Canapa, proibizionismo, legalizzazione e libertà di coltivazione…

canapa libera

Molto ha fatto discutere la notizia di cronaca, apparsa su tutti i giornali, e ripresa anche dal nostro Giornaletto di Saul del 16 luglio 2015, in merito alla presentazione alla Camera, da parte di 218 parlamentari (di tutti i colori politici) di una proposta di legge per la legalizzazione della cannabis. Infatti i sondaggi mostrano che l’84% dei cittadini ritiene inutili le leggi proibizioniste e il 74% è favorevole senza indugi ad eliminarle. Ma – secondo me- non dovremmo parlare di legalizzazione bensì di liberalizzazione e non chiamarla cannabis, marijuana, etc. -dandogli l’accezione di “droga”- ma chiamarla con il suo nome comune: canapa. Solo la canapa esiste, un’unica pianta che a diverse latitudini e climi ha proprietà diverse… esattamente come l’uva… (come scritto nel mio articolo: http://www.terranuova.it/Blog/Riconoscersi-in-cio-che-e/Canapa-pianta-salvifica-perche-fu-proibita-in-Italia)

E sullo stesso tema mi scrive Tia Alba, una aderente al gruppo “erbe selvatiche commestibili”: “Il proibizionismo avvenne in due momenti, prima per il pubblico poi anche per i medici erboristi. Non ancora decenne mio padre dal laboratorio portava polline da bruciare in un braciere, innescato con un grano di incenso ed io dovevo aspirarne i fumi, oltre che assumere uno sciroppo schifosissimo. Col proibizionismo totale le crisi asmatiche divennero quasi incontrollabili. La canapa era il primo prodotto interno lordo, la prima voce di esportazione, ed eravamo i primi produttori mondiali. Fumarla è un abitudine abbastanza recente… La pianta della canapa in sé, come è ben spiegato nell’articolo menzionato, è una. Le differenze dipendono solo dal luogo di coltivazione e dalla selezione che nel tempo si è operata. Per esempio, la bolognina era pare la migliore canapa per i filani, ma non era una specie a sé, solo la selezione, le caratteristiche climatiche e chimico fisiche del terreno permettevano lo sviluppo di fusti eccellenti. I contadini che la coltivavano, ovunque, avevano come prodotto di scarto foglie e infiorescenze, e da buoni economi non andavano certo a comprare il tabacco, monopolio di stato di cui era vietata la coltivazione e di cui ogni foglia era impressa con un bollino, impossibile farne sparire anche solo una. Si accontentavano pertanto di ciò che avevano, sia lo scarto della canapa che, per esempio, le infiorescenze del castagno o “sigarette” di vitalba. Non mi pare che mio nonno fosse per questo un “drogato”. Poi botanicamente è “droga” qualsiasi principio attivo, ma non nell’eccezione che si da oggi a questa parola…”

Ed infatti fumare la canapa è in conseguenza dell’introduzione del tabacco. A partire dal novecento, pian piano, si è sparsa l’abitudine di fumare tabacco, sponsorizzata dallo stato (per ragioni economiche). Anche questa è una forma deviata di consumismo. Fumare la canapa non è corretto né salutare. Meglio se assunta per via orale. Persino in India, dove l’uso alimentare della canapa ha una tradizione molto antica, durante alcune feste religiose si distribuiva il Bhang che è un intruglio di infiorescenze di canapa, a mo’ di Prasad (comunione), ora i sadhu fumano tutto il dì… ma questo non è più un rito è semplice vizio.

Comunque sono tante le piante che hanno effetti medicinali e psicotropi e sono usate da tempo immemorabile da uomini ed animali. Se rientra in una “naturalezza” nulla è veramente nocivo. L’uso improprio ed esagerato e la dipendenza sono invece inopportuni. Come avviene per la “fame di cioccolata” ma ciò non significa che la cioccolata in se stessa debba essere proibita.

La legalizzazione proposta dai solerti deputati multicolori serve solo a creare un nuovo mercato consumista, come è avvenuto per il tabacco, sfruttando il vizio per ricavarne nuove tasse… Esemplificativa è la nota di alcuni politici contrari alla legalizzazione della canapa ma favorevoli a quella della prostituzione (sempre per ragioni di tassazione). Con il consumismo e la legalizzazione si giustifica l’esagerazione (basta pagare)…

Quindi – in ultima analisi- è più giusto ripristinare la totale libertà espressiva della canapa, sia in forma di vegetazione spontanea che in forma di coltivazione biologica. Per quanto riguarda il suo corretto uso alimentare -come avviene per qualsiasi altra erba o sostanza naturale- è più un fatto di “educazione” che di “regolamentazione”, poiché la dipendenza la da un cervello portato alla dipendenza, all’alcool, al sesso, alla coca cola… non la pianta in sé …

Paolo D’Arpini

……………………….

Commento di Elena: “Forse non sono aggiornata, ma io sapevo che la Canapa Sativa è già coltivabile, solo che si paga lo scotto di dover comunicare alla forza pubblica il proprio intendimento. Non c’ho provato, ma immagino le conseguenze, con tanto di carabiniere che viene a trovarmi a casa. Sbaglio?”

Mia rispostina: “Ritorniamo al discorso della “unica pianta”. La canapa sativa non è una specie diversa è solo la stessa pianta di canapa selezionata in funzione di ottenere fibra grezza. Tant’è vero che di tanto in tanto subentra il controllo della finanza negli appezzamenti ove viene coltivata per “analizzare” le caratteristiche presenti al momento. Le sementi vanno rinnovate annualmente, non possono cioè essere usati i semi prodotti dalle piante coltivate poiché potrebbero aver modificato i propri geni, su basi climatiche e ambientali, o mescolamenti con pollini “colpevoli” di trasmettere la produzione di cannabinolo od altre sostanze proibite. Non dimentichiamo infatti che la canapa ha piante maschi e piante femmine. Insomma funziona come per gli umani, la sativa è come un nero che “sembra” bianco per i continui interventi sbiancanti e di chirurgia plastica ma se si accoppia i figli nascono neri.” (Paolo D’Arpini)

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Vegetarismo e combinazioni alimentari salutari

combinazioni alimentari

Gli animali in natura fanno pasti monotrofici, cioè generalmente mangiano un solo tipo di alimento per pasto. Così dovrebbe essere anche per l’essere umano, o al limite consumare due o tre differenti alimenti tra loro compatibili per tempi di digestione, per evitare fermentazione e difficoltà digestive. Più un pasto è semplice più è facilmente digeribile. Un pasto mal combinato può sostare nello stomaco fino a 8 ore e oltre 70 nell’intestino e generare pesantezza, sonnolenza, torpore: tipici sintomi di fatica digestiva. Anche se non sempre è agevole abbinare gli alimenti, il giusto abbinamento sarebbe auspicabile per una corretta assimilazione e digestione degli alimenti.
Classificazione dei principali alimenti:
proteine: noci, cereali, arachidi, legumi secchi…
amidi: cereali, legumi secchi, patate, topinambur…
grassi: olio, noci…
verdura: ortaggi vari;
frutta dolce: fichi, uva, cachi, banane…
frutta semi acida: mele, pere, pesche, albicocche, prugne, ciliegie…
frutta acida: arance, pompelmi, limoni, fragole, pomodori…
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Si combinano bene con…
- le verdure si combinano bene con gli amidi, i grassi e le proteine.
- gli amidi si combinano bene solo con verdure e oli biologici, si combinano male con cibi acidi, zuccheri e proteine.
- le proteine si combinano bene solo con le verdure.
- la frutta va consumata preferibilmente da sola e lontana dai pasti: la grande quantità di acqua contenuta diluisce i succhi gastrici e produce fermentazione del bolo alimentare. Meloni e angurie sono da consumare lontani dai pasti. Il gelato o dessert in genere consumati a fine pasto causano disturbi alla digestione.
Sequenza degli alimenti nei pasti

E’ bene iniziare il pasto con gli alimenti più semplici e terminare con quelli più concentrati. Gli alimenti semplici sono quelli ad alto contenuto di acqua, come le verdure.
Mangiare solo se c’è la vera fame, mai per abitudine, e variare il tipo di alimenti.
Bere meno possibile durante i pasti per evitare la diluizione dei succhi gastrici. Non bere un quarto d’ora prima e un quarto d’ora dopo i pasti.
Le spezie irritano l’organismo e alterano il gusto, aumentano la falsa fame, generano tossine.
Il sale da cucina è un sale inorganico quindi inassimilabile dal nostro organismo. E’ nocivo e quindi viene eliminato per via renale o attraverso i pori della pelle. Provoca edema, ritarda la digestione, intralcia l’escrezione, provoca idropisia.

Cosa succede quando non si abbinano bene gli alimenti:
- Prolungamento della digestione nello stomaco fino a 8 ore e fino a 70 nell’intestino.
- Fermentazione e putrefazione del cibo ingerito.
- Scomposizione incompleta del cibo.
- Produzione esagerata di scorie tossiche; assimilazione solo parziale dei nutrienti; spreco di energia vitale.
- Sviluppo di disturbi e malesseri.

Cosa succede se si abbinano bene gli alimenti:
- Completa e veloce disgregazione, assimilazione ed utilizzo dei nutrienti.
- Aumento del benessere psicofisico.
- Maggiore efficienza ed energia.
- Maggiore rafforzamento delle difese immunitarie.
- Minore produzione di tossine.
- Raggiungimento e mantenimento del proprio peso forma.

Combinazione degli alimenti
La mancata combinazione degli alimenti è spesso la causa di molte allergie.
Gli acidi, di qualunque genere, inibiscono la secrezione del succo gastrico.
L’acido contenuto nei pomodori interferisce nella digestione sia delle proteine sia degli amidi.
Gli amidi hanno bisogno di un ambiente alcalino, le proteine di uno acido.
Gli amidi dovrebbero essere mangiati a pranzo, le proteine a cena.
Gli zuccheri insieme alle proteine ostacolano la digestione di queste ultime.
Gli zuccheri passano direttamente dallo stomaco nell’intestino.
Caramelle, marmellate, gelatine, zuccheri, sciroppi, pastarelle, pane, cereali, patate ecc. producono fermentazione.
L’aceto sospende la digestione salivare.

COMBINAZIONI ALIMENTARI
PROTEINE:
raccomandato con verdure;
da evitare con amidacei e frutta.

AMIDACEI:
raccomandato con verdure;
da evitare con proteine e frutta.

VERDURE:
raccomandato con proteine e amidacei;
da evitare con frutta dolce, frutta semi acida e frutta acida.

(Frutta dolce: datteri, cachì, banane, prugne, ciliege ecc.)
(Frutta semi acida: fichi, uva, mele, pere, pesche, ciliegie, prugne ecc.)
(Frutta acida: arance, ananas, fragole, ecc.)

FRUTTA dolce:
da evitare con proteine, verdure, amidacei, frutta acida, tollerabile con frutta semi acida.

FRUTTA semi acida:
da evitare con verdure, tollerabile con altra frutta acida.

FRUTTA acida:
da evitare con amidacei, verdure, frutta dolce, tollerabile con frutta semi acida.

Franco Libero Manco

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A risparmiare il pesce ci si guadagna in salute…

pesce

Secondo una prassi ormai consolidata, quando in televisione si parla di alimentazione i nutrizionisti dicono ciò che la gente vuol sentirsi dire, celando volutamente gli aspetti negativi di certi prodotti che infastidirebbe un pubblico che vuole avere buone notizie sulla sua cattiva condotta e che probabilmente cambierebbe programma. Non v’è rubrica di cucina in cui non si raccomanda di consumare il pesce almeno due volte a settimana per garantire al nostro organismo il famigerato Omega 3.

Ma i nutrizionisti dimenticano di dire che:
- solo alcuni tipi di pesce contengono modeste quantità di Omega 3 e solo se i pesci sono selvatici e si nutrono di pesci che a loro volta mangiano alghe da dove traggono l’Omega 3;
- se fosse necessario consumare pesce per assicurarsi l’Omega 3, coloro che non ne fanno uso, come i vegani, dovrebbero accusare carenze, invece godono ottima salute dal momento l’Omega 3 nel mondo vegetale è molto più abbondantemente del mondo animale (vedi tabella);
- il pesce è sostanza altamente putrescibile e un alimento è tanto meno ricco di nutrienti quanto più rapido è il suo processo di putrefazione: basta lasciarlo per qualche tempo fuori dal frigo per rendersi conto del fetore, che serve proprio a tenerci lontani da certi prodotti;
- i pesci contengono grassi saturi in quantità maggiore della stessa carne e fa ingrassare allo stesso modo della carne di maiale;
- il pesce spesso contiene mercurio, piombo, cadmio, inquinanti dei rifiuti industriali;
- le immense quantità di mercurio che le industrie scaricano nel mare (circa 10.000 tonnellate all’anno) passa facilmente dal pesce nell’organismo umano. E’ utile ricordare la strage di Minamota (Giappone) del 1952 nella quale morirono 77 persone ed altre 360 rimasero invalide per aver mangiato pesce ricco di mercurio;
- il mercurio, secondo la Food and Drug Administration, contenuto nel grasso può causare malformazione nei neonati, danni renali, deficienza mentale, cancro;
- il pesce contiene molto colesterolo: gamberi e crostacei ne contengono quasi il doppio rispetto alla carne di manzo;
- il pesce per motivi di sicurezza e gusto deve essere cotto, e la cottura denatura gli Omega 3, oltre ad inattivare gli enzimi digestivi;
- il pesce da allevamento contiene residui chimici da farmaci somministrati agli animali per immunizzarli alla malattie e farli crescere più rapidamente possibile, e spesso contiene istamina, un aminoacido che provoca fenomeni allergici;
- il 70% del pesce consumato viene dall’estero e il 40% da allevamento: in Italia si contano circa mille allevamenti di acquicoltura;
- il pesce è carne grassa e i grassi sottoposti a cottura perdono il loro enzima lipase, indispensabile per una loro parziale digetione-assimilazione;
- i pesci sono ricchi di purine (sostanze azotate che fanno aumentare i livelli di acidi urici nel sangue) e di metalli pesanti;
- ma oltre al mercurio deve preoccupare la presenza, nelle cozze, nelle ostriche e nei crostacei, di cadmio e piombo, abbondantemente presenti negli scarichi industriali. Il pesce può anche trasmettere all’uomo la salmonella, larve di tenia e di ascaridi, né la cottura è sufficiente a scongiurare i pericoli in tal senso. Alcuni molluschi possono trasmettere l’epatite virale ed altre malattie infettive. Inoltre in diversi pesci sono state riscontrate anche rilevanti quantità di pesticidi;
- la morte del pesce è tra le più orribili, in qualunque modo avvenga: le convulsioni dell’animale che disperatamente cerca di riconquistare il suo ambiente vitale, sono la più palese manifestazione di dolore;
- tra pochi decenni non ci sarà più pesce nei mari e l’umanità sarà costretta ad attingere al benefico Omega 3 del mondo vegetale;
- mentre la dannosità della carne degli animali terricoli viene riconosciuta anche dagli stessi allevatori e macellai, la dannosità del pesce viene celata per motivi puramente commerciali, per ignoranza o malafede dagli stessi nutrizionisti;
- nel pesce, come in tutti gli animali uccisi violentemente dall’uomo e poi mangiati, vi è il terrore, l’angoscia, la paura dell’animale accumulata durante la sua cattura e la sua uccisione: più e lunga e dolorosa la morte di un animale più è pregna di vibrazioni dannose per chi se ne nutre;
- alcuni animali marini dotati di zampe quando vengono immersi ancora vivi nell’acqua bollente che entra in ogni cavità dell’animale, oppure arrostiti sulla piastra, schizzano via come saette. Sembra che le aragoste siano prive degli analgesici naturali dei mammiferi e quindi che siano ancora più di noi sensibili al dolore;
- per 10 kg di spigole di allevamento occorre sacrificare 100 kg di sardine catturate in mare. Ogni 10 pesci catturati 8 vengono ributtati in mare, morti o agonizzanti, ritenuti non commestibili;
- eticamente è molto più grave consumare pesce che carne di animali terricoli. Mentre con la carne di una mucca o di un maiale si possono nutrire centinaia di individui per il pesce è necessario sacrificare molti animali, e il valore di un animale non è in base alla sua dimensione corporea;
- la pesca sportiva è un vero e proprio passatempo per gente stupida, insensibile e crudele. L’amo che viene estratto dalla bocca del pesce che si contorce dallo spasimo, e che lacera anche parte della testa, è paragonabile ad un arpione conficcato nella bocca di un uomo che viene brutalmente estratto fracassandogli le mandibole, la fronte ed il cervello per poi somministrargli con un po’ d’acqua pochi grammi di ossigeno per prolungare il più possibile la sua vita e quindi la sua agonia.

Se noi umani potessimo udire il grido di dolore dei pesci agonizzanti nelle reti un uragano di terrore coprirebbe la faccia della terra
e nessuno più oserebbe uccidere o mangiare le creature del mare.

Presenza di Omega 3 (mg/100) nei vegetali
Olio di semi di lino: 66
Semi di lino: 32
Olio di canapa: 18
Olio di noce: 14
Soia cotta: 11
Olio di soia: 7,60
Noce: 6,50
Germe di grano: 5,40
Semi di zucca: 5
Latte di soia: 4
Fagioli di soia secchi: 1,3
Olio ex. verg. d’oliva: 1
Mandorle: 0,3
Nocciole: 0,1

I Pesci più ricchi di Omega 3 e più consumati (mg/100)
Sardine fresche: 4
Anguilla: 3,56
Tonno fresco: 2,95
Aringa: 2,1
Salmone: 2
Spigola: 1,26
Storione: 1
Aragosta: 0,7
Orata: 0,67
Sgombro: 0,54
Sogliola: 0,54
Calamaro: 0,4

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