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Vegetarismo – L’utopia alimentare e la dieta nonviolenta

Alcuni anni fa mi colpì una detto attribuito al grande Leonardo da Vinci. E’ una frase molto illuminante che recita: “Verrà il giorno in cui si conoscerà l’intimo animo delle bestie ed allora uccidere un animale sarà considerato un delitto come uccidere un uomo”…

Gli aspiranti nonviolenti cercando di mettere in pratica gli insegnamenti di Gandhi e di Capitini hanno appreso che la pace si costruisce anche nel piatto! Il cibo che compriamo, i nostri acquisti, ciò che mettiamo nel carrello della spesa non sono azioni ininfluenti. Francuccio Gesualdi, “padre” del consumo critico, paragona l’acquisto al voto!

Nel bene e nel male possiamo cambiare la nostra vita e il futuro del Pianeta perché i nostri stili di vita possono favorire un processo verso una nuova civiltà che abbracci anche il mondo animale e vegetale, oppure, al contrario, accelerare l’attuale deriva catastrofica che sta mettendo seriamente a rischio la sopravvivenza del pianeta.

Sia Gandhi che Capitini adottarono una dieta vegetariana come regime alimentare. Secondo autorevoli storici, le due grandi novità del secolo scorso furono la scoperta dell’atomica, con tutte le ben note conseguenze che conosciamo, e la nonviolenza che ha indicato un’altra strada per la risoluzione dei conflitti e per vivere in pace e in armonia.

Ricchi sono i documenti sul pensiero e l’azione del Mahatma, meno nota è l’influenza, che avuto nella diffusione di una cultura della pace, del pensiero di Aldo Capitini, ma l’opera del filosofo umbro è di fondamentale importanza per comprendere la modernità. A riguardo qualche informazione è doverosa.

Il 12 Settembre 1952, a Perugia, Capitini, con altre persone, fondò la prima associazione vegetariana (Società vegetariana italiana). Fu la naturale conseguenza della sua scelta nonviolenta che lo portò qualche anno dopo ( 24 Settembre 1961) ad organizzare la marcia della pace Perugia – Assisi. Il professore perugino riteneva che nella costruzione di una società nonviolenta, la scelta vegetariana e l’antimilitarismo erano i primi due gradini da percorrere. Fu anche il fondatore del Movimento Nonviolento (10 Gennaio 1962). Ma ritorniamo alla scelta vegetariana in relazione alla pace e in particolare alla mia piccola testimonianza che porgo a tutti nella speranza che si generi una maggiore e più matura consapevolezza.

Inizia tanti anni fa dal ricordo, ancora vivido, della solitudine dei maiali, e dalla depressione che si abbatteva su queste bestiole, quando, proprio in prossimità delle feste di fine anno, iniziava la loro terribile mattanza.

La mia ipersensibilità di bambino fu sconvolta nel constatare che, dopo l’assassinio del primo con il suo carico di strilla e di angoscia, il resto della “comunità dei porci” viveva nel terrore della morte imminente.

Le povere bestiole cadevano in depressione e rifiutavano di cibarsi; il pastone che fino a qualche giorno prima mangiavano avidamente li lasciava indifferenti, tant’è che il macellaio di turno si affrettava a compiere il triste rito per timore che perdessero troppo peso. Aveva fatto tanto per ingrassarli!

Per me fu impossibile dimenticare gli occhi di quelle creature e la loro sofferenza, che emanavano tanta tristezza, tutte le volte che li vedevo trasformati in succulenti anelli di salciccia e cosce di prosciutto!

Ancora oggi, tutte le volte che vedo qualche animale schiacciato ai bordi delle nostre strade mi sento male. Ma ognuno ha la sua sensibilità, e lungi da me qualsiasi giudizio su scelte diverse dalla mia, perché non vorrei mai mancare di rispetto per eccesso di zelo, specie in certi ambiti dove nessuno si può sostituire alla propria coscienza, e ognuno, si sa, ha i suoi tempi, i quali, come si sa, sono ignoti, sconosciuti ad ognuno. E quindi, non potendo e volendo violentare la coscienza altrui, non ci rimane che instaurare con tutti una sana, sincera e proficua dialettica.

Alcuni anni fa mi colpì una detto attribuito al grande Leonardo da Vinci. E’ una frase molto illuminante che recita: “Verrà il giorno in cui si conoscerà l’intimo animo delle bestie ed allora uccidere un animale sarà considerato un delitto come uccidere un uomo”.

Siamo ancora lontani dalla realizzazione di questa umanità: le culture, le abitudini, la pigrizia, la golosità, l’insensibilità, ci fanno accettare la violenza come un dato di fatto ineluttabile. Un gesto normale che tutt’al più provoca in noi qualche reazione emotività, ma incapace di produrre un cambiamento sostanziale. Tuttavia una crescente coscienza animalista ci lascia qualche ragionevole speranza che il sogno di Leonardo non fu un vaneggiamento.

Come non fu una chimera il sogno del profeta Isaia, che osò profetizzare la pace, quasi 2700 anni fa. Con uno sguardo d’aquila, il figlio di Amoz, narrò la sua visione con una tenerezza struggente: ”Allora il lupo pascolerà con l’agnello, la pantera s’accovaccerà con il capretto e il vitello e il leone pascoleranno assieme…”

Ma che cosa ha spinto Leonardo ed Isaia a fare queste preconizzazioni, mentre intorno a loro emergeva e si imponeva ben altro?
Che cosa ha spinto i due uomini ad immaginare l’inimmaginabile?
Cosa poteva significare il semplice parlare di un’ era di pace in una Gerusalemme assediata dalle truppe del re d’Assiria Sennacherib, quando l’unica legge che si stava affermando con prepotente evidenza, era quella del più forte e del più violento e si faceva la conta delle teste mozzate!

Quale peso potevano avere le parole di Leonardo nella Firenze di Lorenzo il Magnifico, mentre si accatastavano fascine per il rogo del domenicano fra Girolamo Savonarola e in tutta Europa l’inquisizione decretava lo sterminio di alcune specie di animali, tra cui i gatti perché ricettacoli privilegiati dell’incarnazione del maligno.

Isaia e Leonardo, due profeti disarmati, non due profeti di sventure, non due Cassandre. La profezia non è solo preveggenza, ma è anche uno sguardo senza sconti sulla nuda realtà che viviamo.

Ma che cosa avrebbe ispirato il genio e il profeta? Qual è sarebbe stato il varco che ha permesso loro di uscire dal vicolo cieco fatalista della violenza? Potevano arrendersi alla presunta ineluttabilità dei fatti, ai disegni misteriosi ed imperscrutabili della Vita, ma non l’hanno fatto.

Non si sono lasciati annichilire dal presente, ma hanno sognato ed espresso con nitore desideri elevati, si sono sforzati di immaginare il tempo nel suo farsi e nel suo eterno divenire. Hanno semplicemente disegnato quello che avevano nel loro cuore e immaginato una dimensione e un piano oltre il contingente, nella lenta e crescente consapevolezza dell’umano verso la sua meta.

Al di là della loro grandezza, a me piace ricordare Isaia e Leonardo anche per questa dilatazione percettiva temporale, oltre ogni apparenza. Un aspetto non secondario.

Mai ammazzare l’utopia, mai tarpare le ali ai sognatori perché quello che oggi fatichiamo ad immaginare, un giorno potrebbe diventare realtà. Un sano pragmatismo è indispensabile per vivere, ma senza il respiro della speranza saremmo condannati al fatalismo. Saremmo prigionieri di un mortale immobilismo.

E l’utopia?
Essa delinea un orizzonte di riferimento comune verso cui tendere, consapevoli che questa linea non è un punto di arrivo, ma un continuo approdo verso altri lidi. Per quanto possa essere immaginaria, l’utopia ha il pregio di spingerci all’azione. Il bisogno di infinito insito nel cuore dell’uomo non si cheta facilmente e ha bisogno continuamente di espandersi.

Ma i sogni, la possibilità di modificare la realtà in meglio, devono essere condivisi, altrimenti rischiano di essere confinati nell’irrilevanza e infine s’ insteriliscono.

La società è obbligata ad organizzarsi se vuole essere protagonista del proprio destino. Deve creare momenti di unità e di sintesi per non rimanere divisa e frammentata in tanti piccoli aggregati sociali che non comunicano tra di loro.

Quindi, occorre un grande sogno collettivo, una visione alta, unita ad una profonda capacità politica di governare, non senza fatica, le situazioni, a partire dal contingente. Solo così, forse, scorgeremo, finalmente, il volto di una nuova umanità e il sogno di Isaia e Leonardo non sarà più tale.

Michele Meomartino

(Fonte: http://www.terranuova.it/Blog/Riconoscersi-in-cio-che-e/Nonviolenti-anche-nel-piatto)

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Alimentazione, finanza e distruzione delle risorse – Finché si mangerà carne questo pianeta non ha più un futuro…

Il genere umano è paragonabile ad una cittadella impossibilitata a rifornirsi all’esterno, che non si cura della crescita esponenziale dei suoi abitanti e delle scorte che stanno per finire

2.000 anni fa, la popolazione mondiale era di 250 milioni di persone. Nel 1950 il mondo contava circa 2 miliardi e mezzo di abitanti; nel 2000 quasi 6 miliardi e 7 miliardi nel 2011. Con l’attuale progressivo aumento si prevede che nel 2030 gli abitanti della terra saranno almeno 8 miliardi.

Questa umanità, che già oggi consuma il 30% di risorse in più di quelle che la terra è in grado di produrre, s’incammina verso una realtà incerta e preoccupante. E il tempo rimasto per invertire la rotta è breve. Se non nullo. Vittime della tecnologia, della cultura consumistica dominante e del guadagno finanziario da raggiungere ad ogni costo, non si accorge di correre verso un futuro impossibile. In una tendenza irresponsabile quanto fuori controllo, si cercano soluzioni contingenti ai problemi che questa società crea di continuo, senza curarsi che con queste prospettive è improbabile avere un domani.

A mano a mano che aumenta il numero dei componenti umani si riduce non solo lo spazio vitale di ognuno ma il quantitativo giornaliero di alimenti necessari al sostentamento, ed è facile capire che quando questi saranno al limite della sussistenza vitale le conseguenze saranno drammatiche. Quando le popolazioni indigenti adotteranno lo stile di vita occidentale (che è nell’ordine naturale delle cose) e di conseguenza diminuiranno le risorse naturali, inevitabilmente aumenterà l’inquinamento generale: la cementificazione ridurrà ulteriormente la superficie di terra coltivabile; la natura sarà maggiormente depredata; i mari, i fiumi, i lagni, l’acqua saranno sempre più inquinati; sarà sempre più difficile smaltire l’immensa mole di rifiuti prodotti; le malattie, già a livello epidemico, si moltiplicheranno; molte altre specie animali si estingueranno, per sempre, ecc. Se non ci sarà un’immediata un’inversione di tendenza è improbabile che l’umanità arrivi incolume alla fine del secolo.

La tendenza a vivere il quotidiano senza curarsi del domani non può durare. L’incremento demografico è una bomba ad orologeria e se il numero degli umani continua ad aumentare la terra non potrà sfamare le popolazioni future.

Con la miope percezione di chi propone soluzioni sintomatiche inerenti l’economia, l’inquinamento, le tasse, la mancanza di lavoro, la violenza (tutte cose sacrosante ma figlie di una causa a monte), non si va al motivo principale che determina questa inquietante situazione sociale: il consumo di prodotti animali, cioè la madre di tutte le cause, la massima imputata generatrice dei problemi più scottanti che affliggono il genere umano che non solo determina inquinamento generale e la progressiva distruzione dell’ambiente ma la gran parte delle malattie moderne che sottraggono immense risorse umane e finanziare.

In un mondo in cui le risorse naturali diventano sempre più rare consumare carne in futuro probabilmente sarà considerato un delitto. In futuro non sarà consentito produrre carne sacrificando ingenti risorse alimentare indispensabili per l’uomo. Non sarà tollerato sacrificare 15 kg di derrate, 50 mila litri di acqua potabile, 12 metri quadrati di foresta e consumare 7 litri di petrolio per produrre un solo kg di carne di manzo, e che questo produca non solo 36 kg di anidrite carbonica e gas serra che causa piogge acide, ma che le malattie dovute alla cattiva alimentazione dei prodotti carnei e all’inquinamento ricada sull’economia di ciascuno.

L’alimentazione carnea, come espressione di benessere economico, che ora si attesta a circa 80 kg circa pro capite in Europa e oltre 100 kg negli Stati Uniti, determinerà l’ulteriore distruzione delle foreste per adibirle a pascolo; le poche terre fertili rimaste saranno trasformate in monoculture per animali d’allevamento; la desertificazione si espanderà riducendo il territorio; i ghiacciai tenderanno sempre di più a sciogliersi invadendo le coste; le mutazioni climatiche, causate dall’inquinamento generale, renderanno proibitivi i prezzi degli alimenti; l’estate sarà sempre più rovente e l’inverno sempre più freddo e questo richiederà maggiore consumi di energia e ci sarà la corsa dei paesi per appropriarsi delle poche fonti ancora disponibili.

La triste considerazione che i nostri governanti trovano difficoltà a riparare le buche delle strade lascia presagire che saremo inermi di fronte a problemi ben più gravi. Sta ad ognuno di noi sentirsi parte in causa, responsabilizzarsi a far capire quanto sia sconsiderato e dannoso per tutti anteporre il piacere del palato ad un probabile, speriamo non tanto prossimo, collasso dei sistemi.

Nel Carmide Platone spiega perché avesse escluso la carne nella dieta della Città ideale: “Nutrire gli animali richiede sempre nuovi spazi da adibire a pascolo e questo porterebbe i popoli ad invadere i paesi vicini”.

Franco Libero Manco

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L’alimentazione vegetariana-vegana come passo verso l’ecologia

Esiste un filo molto sottile che lega l’uno all’altro ogni essere del nostro “uni-verso”. E’ proprio quel filo, tanto sottile e misterioso che permette di incontrare “l’altro” e di creare, nello scambio di vedute, l’arricchimento “materiale” e “spirituale”! Credo che tale “principio”, abbia guidato, in modo fortemente inconsapevole, la lettura casuale di un titolo, in libreria: “Figli Vegan” di Stefano Momentè. Mi ha colpito molto l’attenzione, volutamente indirizzata alla consapevolezza che è necessario rivolgere all’alimentazione vegetariana-vegana, soprattutto se, tale alimentazione, viene rivolta ai nostri “figli”: bambini e adolescenti, per i quali un primo e corretto “approccio” verso qualunque situazione, è fondamentale, per la vita stessa… Stefano ha saputo cogliere, attraverso la sua analisi, aspetti pedagogici molto importanti e attuali. Per questo mi riempie di infinita gioia, la possibilità di potergli rivolgere alcune domande sul suo percorso e sulla “scelta” che lo vede impegnato in tanta “consapevolezza vegana”.

Alcune brevi informazioni su Stefano Momentè:

Giornalista, scrittore, editore, grafico e consulente pubblicitario. Nel mondo della comunicazione dal 1985. Giornalista dal 1988.Nel 2001 ha fondato Vegan Italia (associazione nazionale per una corretta informazione sul veganismo/vegetarismo), in seguito sito informativo, ora nuovamente associazione. Ha lanciato il circuito Ristoranti Verdi ed è stato per anni membro di Società Scientifica di Nutrizione Vegetariana. Promuove la scelta vegana con conferenze, corsi, seminari, articoli, libri. Veganitalia Cooking School è la sua scuola di cucina itinerante per la diffusione della cultura vegan e crudista.

INTERVISTA:

1 ) Buongiorno Stefano, vuole raccontarci, brevemente quale è stato il momento della sua vita, in cui ha scelto, con forte determinazione, di approfondire l’alimentazione vegana e perché?

E’ una scelta che ho fatto ormai 30 anni fa, a causa di un malessere interiore che avevo da un po’ di tempo e non riuscivo a spiegarmi. E ad un’illuminazione. Era il febbraio 1985. Rientrando a casa un giorno mi resi conto, guardandoli entrambi, che la mia amata cagnolina era esattamente uguale al coniglio spellato sul tavolo della cucina. Che senza peli e pelle sarebbero stati davvero identici. Così siamo tutti nell’essenza. Non ci sono categorie. L’etica è stata perciò la molla che mi ha obbligato a decidere e mi ha convinto sempre più, nel tempo, di aver fatto la scelta giusta.

2) Come è cambiata la sua vita, dopo questa determinante scelta?

Io dico sempre che è stata la scelta più importante della mia vita.

3) Ci sono stati, in passato, “personaggi chiave” che l’hanno spinta a cambiare radicalmente le sue scelte alimentari?

No, ma questo vale per tutti. Nessuno può decidere per te, le motivazioni possono arrivare solo dall’interno.

4) Ha trovato subito un ambiente favorevole al suo cambiamento, o, come immagino, ci sono stati iniziali momenti di disagio? Ci racconti qualcosa..

Bè, 30 anni fa non c’era l’informazione che c’è oggi. Chi solo si dichiarava vegetariano era visto come un alieno. Pochissimi libri, non c’era la rete, l’approccio dei più verso il mondo veg era di diffidenza e derisione. Anche da parte di chi si occupava di ristorazione e quindi avrebbe dovuto gestire ogni situazione con lo stesso criterio. Non mi va di ricordarle, ma le umiliazioni, le assicuro, sono state moltissime.

5) “Figli Vegan”, il libro che ha colpito la mia attenzione, come potrebbe aiutare i ragazzi a cambiare scelte di vita, legate all’alimentazione?

Le diete vegetariane e vegane soddisfano pienamente le esigenze nutrizionali di bambini e ragazzi. Non lo dico io, ma l’Associazione dei Dietisti Americani (ADA) che lo ripete nelle sue posizioni biennali dal 1987. Ovviamente ci vuole attenzione. Per questo ho deciso di raccogliere le mie esperienze ed i miei studi in un libro, agile ma completo. In cui ci fosse tutto.

Recenti ricerche rivelano addirittura, ad esempio, che le diete vegane per bambini superano addirittura le dosi raccomandate per molti nutrienti e come i bambini vegani abbiano un introito più elevato di fibre e ridotto di grassi totali, grassi saturi e colesterolo rispetto ai bambini onnivori. Le accuse di provocare carenze proteiche, vitaminiche (B12 e D) e di sali minerali (Calcio, Ferro e Zinco) mosse a tali diete da alcuni medici sono dovute a casi sporadici, segnalati nella letteratura medica, di bambini malnutriti per ignoranza o per fanatismo ideologico dei genitori.

Al contrario un’alimentazione vegetariana equilibrata, anche se differisce dai canoni dietetici più seguiti, non è affatto contraria alle indicazioni dietetiche espresse da organismi nazionali, quale l’Istituto Nazionale della Nutrizione, attraverso i Larn (Livelli di assunzione raccomandati dei nutrienti) e internazionali quali l’Organizzazione Mondiale per la sanità, attraverso il Codice Europeo contro il Cancro. Tali indicazioni si riferiscono, in particolare, all’opportunità di una riduzione percentuale di grassi di origine animale, in particolare, all’opportunità di una riduzione percentuale di grassi di origine animale, di un contenimento nell’assunzione di proteine animali e di una corretta assunzione di oligoelementi, di un contenimento nell’assunzione di proteine animali e di una corretta assunzione di oligoelementi, fibre vegetali e polisaccaridi complessi.

6) Quali consigli offre a coloro che hanno desiderio di approcciarsi al veganesimo, ma non riescono a trovare validi punti di riferimento?

Io preferisco chiamarlo veganismo. Sa meno di setta, di religione. Ovviamente consiglio loro di non fermarsi al primo che parla, ma di ascoltare tutto, leggere tutto. Cercare i loro punti di riferimento in chi da molti anni si batte per fornire una corretta informazione. Non su chi si improvvisa oggi.

7 ) E per concludere: ci consiglia altri suoi testi, di medesima ispirazione?

Ho cercato e cerco di affrontare in maniera ampia il tema. Da molti punti di vista. Quindi ognuno potrebbe trovare ciò che cerca, dal significato profondo dell’essere vegan, alle ricette, alla nutrizione, alla salute, all’igienismo e al crudismo.

Antonella Pedicelli

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“Le malattie della carne” – CORRELAZIONE TRA CARNE, ALZHEIMER, PARKINSON E SCLEROSI MULTIPLA

Eccessi proteici generano amiloidosi che porta alla comparsa nell’encefalo di una sostanza, che si produce a seguito ad una alterazione del metabolismo proteico, che porta all’invecchiamento precoce e quindi al morbo di Alzheimer che è appunto una malattia degenerativa dell’encefalo.
Tra le altre cose viene riportato:

Malattia di Alzheimer-Perusini
L’alimentazione ideale nella prevenzione della MA-P deve limitare l’assunzione di colesterolo, grassi saturi, calorie totali e favorire quella di fibre, cereali integrali, legumi, frutta e verdura.

Morbo di Pakinson
Una dieta povera in fibre tende a produrre uno aumento dello stress ossidativo che determina la riduzione dell’efficacia dei Sistemi di difesa dall’ossidazione. Viceversa una dieta ricca in fibre e in vitamine (frutta, verdura, cereali integrali, legumi) con piccole quantità di acidi grassi Omega3, caffeina e resveratrolo può fornire neuro protezione.

Sclerosi Multipla
Tra i componenti dell’alimentazione più studiati e correlati alla SM: i grassi animali, soprattutto quelli derivati dai latticini. Secondo alcune teorie un’alimentazione infantile a base di latte vaccino può creare i presupposti per la comparsa di alcuni danni al Sistema Nervoso Centrale nel corso della vita.
Numerose ricerche evidenziano il ruolo determinante dell’alimentazione e dello stile di vita nel controllo della SM si in corso di malattia sia nella sua fase di esordio. Le esperienze di Swank and Grimsgaard (1988) e di Swank (1991): i pazienti SM migliorano quando iniziano ad alimentarsi con pochi grassi (- 20% delle calorie totali); il miglioramento è tanto più evidente quanto prima il paziente adotta un’alimentazione con pochi grassi; la riduzione marcata dei grassi saturi ( meno del 20% g/die) si associa nei pazienti SM ad un arresto della progressione clinica di malattia; il tasso di mortalità dei pazienti SM risulta direttamente correlato alla qualità dei grassi saturi assunta.
Quando le proteine o i grassi reagiscono con lo zucchero si formano delle sostanze chiamate AGEs, ossia i prodotti terminali della glicazione avanzata. Questo processo può avvenire sia in modo naturale sia durante il processo di cottura di un alimento come la carne. Ed è proprio la carne e i suoi vari metodi di cottura sotto accusa da un nuovo studio che può causare nel cervello lo sviluppo di malattie come l’Alzheimer.

(dal mensile “La medicina biologica”, aprile-giugno 2016)
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Lo studio, condotto dai ricercatori dell’Icahn School of Medicine di Mount Sinai (New York) e pubblicato su Proceedings of the National Academy of Sciences (PNAS) mostra che una dieta con alto contenuto di AGEs produce un aumento di pericolose proteine nel cervello e un danno alla funzione cognitiva: queste sostanze hanno la capacità di modificare i processi chimici cerebrali.

Mangiare carne cotta a fuoco vivo (che sia in padella, sulla griglia o in forno) può far aumentare il rischio di demenza se, con questa si assorbono anche gli AGEs. Questi prodotti possano far aumentare l’accumulo nel cervello di proteina beta amiloide, un noto marcatore per la malattia di Alzheimer e la demenza.

La dott.ssa Helen Vlassara e colleghi già sapevano che gli AGEs sono prodotti naturalmente in piccole quantità nel nostro organismo, ma il sovrappiù viene assunto per mezzo della dieta e, in particolare, con la carne cotta. Ed è proprio il sovrappiù a poter creare dei problemi.

La gran quantità di AGEs si trovano nei prodotti a base di carne, fritti, alla griglia o al forno, ma anche in prodotti lattiero-caseari che sono stati pastorizzati o sterilizzati. Il problema principale non è tanto l’assunzione di queste sostanze, ma l’accumulo, che con il tempo e l’età può promuovere l’infiammazione cronica nel corpo. E, come si sa, proprio l’infiammazione è implicata nei processi patologici e in malattie neurodegenerative come l’Alzheimer.

Sebbene i ricercatori ritengano siano necessari ulteriori e approfonditi studi sull’uomo, auspicano la necessità di ridurre i cibi ricchi di questi composti dannosi; mangiare più alimenti a base vegetale è generalmente considerato augurabile se si vuole seguire una dieta più sana.

Franco Libero Manco

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Latte: “…un veleno al rallentatore”

Esistono 4300 specie di mammiferi sulla terra, ogni specie ha il suo latte specifico. Una volta svezzato nessun mammifero consuma latte. Noi umani continuiamo a succhiare le mammelle degli animali per tutta la vita. E’ come prendere una madre umana, strapparle il bambino, prendere il suo latte con la forza e lasciala piangere.
Se gli stessi vitelli non dipendono più dalla loro madre per la loro crescita e per il calcio dopo lo svezzamento, perché l’uomo esige il latte della mucca? Per le lobby casearie l’uomo non deve mai essere svezzato, anche se il latte non è un alimento per adulti, né è un alimento perfetto e la pastorizzazione lo rende ancora peggiore. Cinesi, indiani d’America, tribù africane, asiatiche, polinesiane ecc. non bevono mai latte dopo lo svezzamento. Il fatto che il 90% della popolazione umana sia intollerante al lattosio indica chiaramente che la natura non ha previsto sia un alimento per gli umani.

Il latte vaccino non è un cibo per gli uomini, se lo consumi preparati alle seguenti malattie o disturbi: catarro, febbre da fieno, asma, bronchite, raffreddore, rinorrea, vista debole, cataratta, obesità, otite, mal di testa, dispepsia, allergia, dissenteria, palpitazioni, malattie, cardiache, angina, calcoli renali, artrite, spondiliti, tumori e soprattutto cancro, rinorrea, otite, tosse, raffreddore, adenoidi del naso, acne, foruncoli, tonsilliti, febbri occasionali, stitichezza, debolezza, anemia, obesità e molte altre.

Il latte vaccino contiene tre volte più proteine e quasi 4 volte più calcio del latte umano ed è fatto per far crescere rapidamente un animale dalle ossa enormi e 4 stomaci; per alimentare un vitello che da 40 kg alla nascita raggiunge il peso di 900 kg in due anni. Inoltre contiene steroidi ed ormoni per la crescita veloce. Gli animali la cui dieta è ricca di proteine sviluppano prima ma muoiono anche prima.
Il lavoro pesante richiede più carboidrati non proteine. Il latte vaccino ha la metà dei carboidrati del latte umano. Ha 6 volte più fosforo, 3 volte più sodio che creano eccessi di sostanze di rifiuto nel corpo. Il vitello prende tutte le proteine dall’erba. Da dove prende il calcio il vitello i cui bisogni sono molto più alti dell’uomo? L’eccesso di calcio nell’uomo si deposita nelle articolazioni, nelle arterie o viene espulso sovraccaricando gli organi escretori.
Quando l’organismo è in stato di acidosi il calcio viene utilizzato per neutralizzare gli acidi. Il latte ed i prodotti animali sono cibi altamente acidificanti e sono una delle cause maggiori di osteoporosi. Più proteine si assumono più calcio si perde. Una dieta iperproteica non è solo la causa dell’osteoporosi ma anche delle maggiori cause di cancri, tumori, malattie renali, ecc.
Le parti indigeste delle proteine del latte vanno in putrefazione e generano ammoniaca ed altre tossine che si depositano nel sangue; quando il fegato è sovraccaricato generano il terreno adatto alla crescita cancerosa. L’eccesso di proteine porta via dal corpo minerali importanti come calcio, zinco, fosforo e magnesio. Mangiare più proteine del necessario causa acidità, tossiemia, purine, artriti, arteriosclerosi, malattie del cuore, schizofrenia, cancro.
La necessità proteica di un organismo è direttamente proporzionale alla velocità di crescita. Nel latte umano il contenuto di proteine diminuisce gradualmente dalla nascita adattandosi alla crescita sempre più lenta del corpo del bambino: inizia con 2% di proteine alla nascita per calare all1,2% e fermarsi alla fine dell’8^ settimana; in seguito si stabilizza intorno all’1%. Quindi la media in percentuale proteica del latte umano, in cui la crescita del corpo e del cervello sono più veloci, è del 1,4% di proteine. Le scimmie, notevolmente più forti degli esseri umani vivono con una percentuale proteica che va da 0,2 a 2%.
Il rapporto calcio/fosforo nel latte umano è circa 2 a 1; nel latte vaccino è 1 a 1. E solo i cibi con un rapporto calcio/fosforo di 2 a 1, o più, possono essere utilizzati come fonte principale di calcio. Nessun latte animale ha questo rapporto, perciò nell’uomo non avviene nessun assimilazione di calcio (dr. Frank Oski, pediatra, New York). A causa dell’eccessiva presenza di calcio e degli ormoni animali, gli alti livelli di calcio del latte vaccino possono sconvolgere i livelli di calcio e fosforo nel corpo umano.
La caseina, la proteina del latte, è la base delle più potenti colle usate per incollare i legni delle navi, coagula nello stomaco, forma dei grumi grandi, duri, densi e difficili da digerire, adatti ai 4 stomaci dell’apparato digerente della mucca.
Il latte vaccino produce più muco di qualsiasi altro cibo, spesso, denso e appiccicoso, irrita l’intero apparato respiratorio, ostacola gli scambi dei fluidi, le capacità eliminative e favorisce malanni; la caseina è il principale fattore che scatena i problemi della tiroide.
Dal momento in cui il bambino mette i denti inizia a consumare cibi solidi. La caseina, scissa dall’enzima rennina, è assente nello stomaco degli adulti. Dopo lo svezzamento, il corpo del bambino, da 2 a 4, non produce più la lattasi, l’enzima per scindere il lattosio. Il fegato, particolarmente coinvolto nella digestione del latte, nel bambino è tre volte più grosso che nell’adulto. Il bambino ha un ingrossamento marcato del fegato a causa dell’eccessivo carico di grasso e proteine e talvolta c’è un ingrossamento del cuore probabilmente causato da riduzione di sodio nel sangue.
Al latte manca ferro, molte vitamine, minerali e gli Omega 3; il bambino che dipende solo dal latte risulta fortemente anemico. Dice il Dr. Nand Kishore Sharm: “Ho curato e intervistato molti santoni che hanno vissuto esclusivamente con il latte, erano fortemente stitici e di solito sono morti di cancro, artrite o infarto, i denti e le gengive erano assolutamente in cattivo stato e l’apparato digerente era molto debole, la maggiore parte aveva grandi calcoli renali ed ingrossamenti della prostata e la loro vecchiaia era stata terribilmente infelice”.
Con il latte vaccino si assume un gran quantità di fosforo che nel bambino può causare convulsioni. Il latte animale provoca anemia perché privo di ferro. Ci sono doversi vegetali che contengono il doppio in ferro e calcio organico: cavolo, verza rossa, sedano, spinaci, lattuga, ravanello, pomodori, rape, crescione; tutte le noci e la frutta contengono 3 volte più calcio del latte, assimilabile al 100%.
I bambini odiano spontaneamente il latte, ma i genitori non lasciano mai che i loro figli seguano gli istinti naturali. Nei bambini che usano troppo latte si sono notati i seguenti insoliti comportamenti: atteggiamento asociale e aggressivo e spesso violenza, autolesionismo, comportamento distruttivo e vendicativo, urla incessanti, carattere incontrollabile, tosse perenne e naso gocciolante. Il comportamento diventa normale dopo una settimana dalla rimozione dei latticini.
Il latte animale non è fatto per il cervello umano. Il latte umano contiene 3 volte più lecitina e il doppio dello zucchero del latte di mucca. Il cervello umano alla nascita è proporzionalmente più grande di qualsiasi altra specie animale e si sviluppa più velocemente. Il latte fa crescere il corpo rapidamente ma ostacola lo sviluppo delle facoltà mentali. Nei test psichici l’intelligenza dei ragazzi alimentati con latte di mucca è inferiore rispetto a quelli che non ne bevono o ne bevono poco. Gli ormoni della crescita contenuti nei latti animali fanno crescere anche fibromi, sarcomi, cancri.
Legumi, cereali, tabacco, caffè, bibite industriai, sale, zucchero, antiacidi, mancanza di sole ecc. sono la maggiore causa di osteoporosi.
Il latte pastorizzato è un sudiciume batterico: un cibo morto e come tale non può dare la vita. La pastorizzazione serve a prevenire la fermentazione non ad aumentare il suo valore alimentare. La pastorizzazione distrugge sia i batteri buoni sia quelli cattivi. I batteri iniziano a svilupparsi a dismisura perché i batteri uccisi restano nel latte, si decompongono e producono tossine. I vitelli allevati con latte pastorizzato sono morti prima della maturità in 9 casi su 10. La pastorizzazione non ha alcun effetto sul bacillo della tubercolosi e del tifo, mentre sono presenti i bacilli di Welch e gli streptococchi.
Con la pastorizzazione gli enzimi e le vitamine A e C ed il complesso B sono distrutte; il calcio ed il fosforo sono resi inutilizzabili; la digeribilità rovinata; il valore delle proteine fortemente ridotto; lo zucchero agglutinato; i minerali resi insolubili. I bambini allevati con latte pastorizzato non hanno alcuna resistenza a tutte le malattie infettive. Il latte pastorizzato è la causa principale della perdita di denti e di acidosi.
Il latte non si combina bene con nessun’altro cibo per il suo alto contenuto di grasso che quando raggiunge lo stomaco coagula, per questo la natura ha previsto che nei primi mesi di vita il cucciolo consumi solo il latte. Perché non si usa riscaldare il latte umano? Perché in questo caso le proprietà nutritive verrebbero distrutte.
Lo yogurt differisce dal latte solo per la digeribilità; provoca maggiore formazione di muco dello stesso latte; ostruisce l’intestino e i vasi sanguigni interrompendo la circolazione del sangue e l’assimilazione dei nutrienti. Favorisce i dolori reumatici, artriti, stipsi, raffreddore, tosse e tutti i catarri e le malattie dell’apparato respiratorio.
Subito dopo la mungitura i batteri nel latte sono circa 900 per cc, dopo 24 ore sono circa 58 milioni. Più si spremono le mammelle e più le ghiandole mammarie saranno stimolate a produrre latte. Vi sono tribù africane in cui le donne possono allattare fino a 10 bambini per volta e il periodo di allattazione continua anche per 10-12 anni.
Il latte può essere considerato un cibo utile alla sopravvivenza, ma con molte malattie. Le persone che fanno abuso di latticini sono molto più predisposti al cancro.
Il latte contiene ormoni secreti dalla tiroide, quando la crescita umana è completata questi ormoni continuano a stimolare la crescita anormale che è la principale causa dello sviluppo del cancro. La maggior parte delle persone che hanno un cancro sono anche affette da stitichezza cronica.
Ippocrate e Galeno consentivano l’uso del latte solo a scopo medicinale. Il medico Pantaleone da Confienza nel 15° secolo dice: “Il latte è consigliabile solo alle persone che godono di perfetta salute e con molte precauzioni: dovrà essere di bestia sana, di buona qualità e appena munto; lo si berrà ad ogni caso, a digiuno, ad almeno tre ore dai pasti e astenendosi poi dall’esercizio di attività fisiche impegnative”

“Se sei determinato a continuare ad usare i derivati del latte non potrai mai sfuggire alle sue conseguenze. Durante la mia attività ho salvato migliaia di bambini e ragazzi che erano afflitti da queste malattie eliminando il latte dalla loro dieta”.

(Spunti tratti dal testo del Dr. Nand Kishore Sharm Latte, un omicida silenzioso: in India è la più importante autorità sul cancro nell’ambito della Medicina Naturale; ha trattato e curato parecchie migliaia di casi di cancro e molte altre terribili malattie; ha allevato due figli senza latte animale, senza vaccinazioni e senza malattie infantili).

Franco Libero Manco

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